Storia medievale - La lotta per le investiture (XI sec.) - schema PDF

Title Storia medievale - La lotta per le investiture (XI sec.) - schema
Author Paola Gioannini
Course Storia medievale
Institution Università degli Studi di Torino
Pages 2
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Summary

Breve schema riassuntivo della Lotta per le investiture (XI sec.) - Storia medievale...


Description

L’XI secolo vide tra i suoi eventi più significativi l’affermazione del papato romano, che divenne un punto di riferimento essenziale della società medievale. Questo avvenne sull’onda del movimento per la riforma ecclesiastica nato dalla necessità diffusa di un profondo rinnovamento della Chiesa. Le cronache dell’epoca sono, infatti, ricche di lamentele sui costumi di vita di vescovi e prelati, descritti come uomini corrotti e violenti, dediti alle pratiche di simonia, di concubinato (o nicolaismo) per aggirare l’obbligo al celibato. Tra le cause principali di questa degenerazione diffusa della condotta morale del clero era il fatto che gran parte dell’ordinamento ecclesiastico dipendeva, o era legato a quello secolare, con concessioni e beni donati dai signori e dai sovrani. Si introducono quindi condotte vita più rigorose, basate sulla regola monastica della preghiera e del lavoro: uno degli esempi più significativi di questa tendenza è il monastero di Cluny (e il movimento cluniacense), che fu posto sotto la diretta protezione papale, in modo da non subire influenze da parte dei grandi feudatari ecclesiastici e nobiliari. Il Papa, a sua volta, concesse al monastero l’autorizzazione a porre sotto la propria autorità i monasteri che accettassero il modo di vivere e la regola cluniacense. Questo conferì all’abate di Cluny una grande autorità, riconosciuta da tutti i monasteri e dai vari potentati locali in cui risiedevano. Tutte queste spinte riformatrici ponevano l’esigenza di una guida unitaria, ma il papato si dimostrò impreparato. Fu all’impero che si dovette un primo forte impulso al movimento di riforma: l’Imperatore Enrico III (1039-56) elesse Papa Leone IX, il quale condannò apertamente le pratiche simoniache e il concubinato e ribadì la preminenza della Sede romana, con la conseguente rottura con la Chiesa d’Oriente di Costantinopoli. Inoltre cambiarono anche i metodi di elezione del Papa e venne stabilito che l’elezione del Papa doveva essere riservata ai cardinali, escludendo, quindi, l’intervento diretto da parte di laici (compreso l’Imperatore). Questo comportava una forte contrapposizione tra papato e impero, focalizzata, soprattutto, sulle modalità di designazione dei vescovi, da cui il nome “lotta per le investiture”. Protagonista principale della lotta alle investiture fu Papa Gregorio VII (1073-85). Nel suo Trattato Dictatus Papae (1075) dichiara la autorità del papato superiore sia sulla Chiesa che sul potere civile. L’imperatore Enrico IV convocò una dieta a Worms (1076) in cui, sostenuto da tutti i vescovi tedeschi e da molti italiani, depose e scomunicò Gregorio VII. Il Papa nello stesso anno, reagì scomunicando a sua volta i vescovi che avevano appoggiato Enrico, compreso l’imperatore stesso: questo fatto intaccò notevolmente l’autorità imperiale, in contrasto con la grande aristocrazia tedesca. Si arrivò, comunque, a un accordo tra Imperatore e Papa nel 1122 con il concordato di Worms, che consisteva in due documenti distinti, uno papale e uno imperiale, tra i cui punti salienti c’era la netta distinzione tra la consacrazione religiosa, che competeva esclusivamente alla Chiesa, e l’investitura feudale, che spettava invece al sovrano. Con la separazione dei due poteri allora universalmente riconosciuti, Impero e Chiesa, fu quest’ultima a ricavarne i maggiori vantaggi, poiché l’imperatore dovette piegarsi a riconoscere la sua autonomia e un suo più alto valore spirituale, assumendo le caratteristiche di un vero e proprio organismo politico, non più limitato alla sola sfera sacerdotale, ma capace di diritto e di azione giuridica, come ad esempio possedere beni temporali (gli alti dignitari ecclesiastici continuarono comunque a essere titolari di domini e obblighi feudali). Forte dell’autonomia ottenuta, dalla metà del XII secolo la Chiesa romana cominciò a assumere la fisionomia religiosa e politica che poi detenne nel corso dei secoli successivi. Non fu più solo una comunità di vita religiosa ma anche, e soprattutto, un centro di governo, intervenendo sempre più nella vita della cristianità. Mutarono i rapporti tra Roma e le chiese locali, con il ridimensionamento dell’autonomia di queste ultime e dei loro vescovi, e furono sempre più numerosi gli interventi “politici” del Papato per condizionare l’operato dei vari sovrani. Questo portò anche alla nascita di nuove organizzazioni di vita religiosa, con la fondazione di nuovi ordini, quali i Cistercensi (1098), dal monastero di Citeaux in Borgogna, che miravano a una restaurazione della regola benedettina originaria e a una austerità di vita. La riforma portò

anche dissenso religioso, soprattutto da parte di laici e di riformatori capaci di radunare intorno a sé un gran numero di simpatizzanti....


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