Storia Romana dal Cap.1-Guerre Puniche PDF

Title Storia Romana dal Cap.1-Guerre Puniche
Course Storia romana
Institution Università degli Studi di Catania
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Riassunto del inizio del libro di storia romana dalle guerre puniche...


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Parte prima: I popoli dell’Italia antica e le origini di Roma. Capitolo 1: L’Italia preromana In questo periodo abbiamo dei fenomeni importanti tra cui la crescita demografica, Riduzione degli insediamenti e sfruttamento intensivo delle risorse disponibili. Insediamenti: capanne che poggiavano su una impalcatura in legno con lo scopo di creare una difesa dagli attacchi degli animali selvatici. Questi villaggi erano circondati da un argine, un fossato e attraversati da due strade perpendicolari tra di loro. Si ha pure un intensificazione dei rapporti con i greci, lungo le coste meridionali e le isole. Con l’inizio del età del ferro (tra il V e IV secolo) si ha un quadro differenziato di culture come ad esempio nel campo della sepoltura, in Italia alcuni procedono per inumazione altri per cremazione. Si ha un quadro linguistico vario (lingua latina, celtica, etrusca e sarda) Si ha la presenza di colonie della Magna Grecia fondate in Italia (Siracusa, Agrigento, Sibari, Crotone, ecc..) Capitolo 2: Gli Etruschi Gli etruschi sono la più importante popolazione del età preromana ed ebbero una grande influenza nella formazione di Roma. Per Erodoto si trattò di un gruppo di Lidi provenienti dalla regione dell’Asia minore. Dionigi di Alicarnasso li riteneva genti autoctone realizzatosi tra Toscana, Umbria e Lazio . Si è riuscito a collocare questa popolazione tra il VIII e il VII secolo a.C. Gli Etruschi si organizzarono in città indipendenti governate da sovrani. Il governo era in mano ad un gruppo ristretto di proprietari terrieri e ricchi commercianti. Decisivi per la decadenza etrusca furono due eventi accaduti nel VI secolo: - la presa della città di Veio da parte dei romani nella fine del 4 secolo - la perdita dei possedimenti nella val Padana. Nel corso del III secolo l’Etruria passo in mano ai Romani. Capitolo 3: Roma A partire dalla fine dell’ VIII l’archeologia e le fonti letterarie contribuirono a confermare la sostanziale verità sul racconto tradizionale di Roma Arcaica. I primi storici che si occuparono dell’Italia Meridionale furono i Greci che scrissero dei primi storici romani, Fabio Pittore e Cincio. Verso la fine del VII comparve la scrittura romana ma non determinò grandi cambiamenti in quanto i romani erano legati molto alla tradizione orale. I primi storici che raccontarono le narrazioni della Roma arcaica furono: - Tito Livio, (scrisse una grande storia di Roma arcaica dalla sua fondazione, noto anche come annalista) - Dionigi di Alicarnasso (scrisse le Antichità romane: si riferivano al periodo che andava dalla fondazione di Roma allo scoppio della prima guerra punica. Lo scopo di Dionigi era quello di dimostrare che i Romani erano una popolazione di origine ellenica. Noto come annalista) - Virgilio nell’Eneide si ispira alla leggenda delle origini di Roma che inserisce la fondazione di Alba Longa e la dinastia dei re Albani tra l’arrivo di Enea nel Lazio e il regno di Romolo e scrive: Albalonga è fondata dal figlio di Enea (Ascanio Iulo), 30 anni dopo la fondazione di Lavinium, la città in cui il padre da il nome alla moglie Lavinia. Virgilio mette anche in

relazione il nome di Albalonga con il prodigio della scrofa bianca (Alba) che dando alla luce 30 porcellini indica ai Troiani il numero di anni che devono trascorrere per la fondazione della nuova città. Secondo la leggenda il fondatore e primo re di Roma, Romolo, è figlio di Marte, e di Rea Silvia che a sua volta è figlia di Numitore (ultimo re di Albalonga) Il periodo monarchico di Roma va dal 754 al 509 a.C. In questo periodo a Roma avrebbero regnato 7 re: - Romolo (creazione delle prime istituzioni politiche) - Numa Pompilio (primi istituti religiosi) - Tullo Ostilio (campagne militari di conquista) - Anco Marcio (fondazione della colonia di Ostia) - Tarquinio Prisco (opere pubbliche e 2º fase della monarchia romana) - Servio Tullio (costruzione delle mura serviane, istituzione dell’assemblea elettorale e i comizi centuriati, era nato schiavo) - Tarquinio il Superbo ( tiranno) Il problema che ci si pone rispetto a un racconto così è l’attendibilità. La fondazione di Roma dovette essere il risultato di un processo formativo lento e graduale e si deve presupporre come una sorta di comunità separate che vivono sparse su singoli colli. Alcuni villaggi situati sul colle palatino possono essere considerati come il nucleo originario della città di Roma. Il Palatino era articolato in tre alture separate da avvallamenti. La vetta principale è chiamata il palatinum. Secondo il tradizionale racconto Romolo verso la metà del VIII avrebbe celebrato un rito di fondazione tracciando con l’aratro i limiti della città. Nella fondazione della città un importanza dal punto di vista religioso era rivestiva dal pomerio (linea sacra che delimitava il perimetro in corrispondenza con le mura). Attorno al Pomerio ruota la leggenda di Remo il quale non segui le regolo imposte da Romolo di non scavalcare il Pomerio e infine Remo fu ucciso. Alla base dell’organizzazione sociale dei Latini ci fu una struttura in famiglia in cui in testa stava il patres (aveva potere assoluto su tutti i componenti tra cui schiavi e clienti). La popolazione dello stato romano arcaico era divisa in gruppi religiosi e militari chiamati curie (non comprendevano gli schiavi) e praticavano riti religiosi, funzioni inerenti il diritto civile e il compito di votare la lex de imperio (conferiva potere al magistrato eletto). Originariamente esistevano tre 3 tribù : - Tities - Ramnes - Luceres Successivamente ogni tribù fu divisa in 10 curie e da ogni tribù giorni scelti 100 senatori. Tutti i cittadini romani dovevano essere iscritti ad una tribù le tribù potevano essere rustiche e urbane. La monarchia romana era elettiva. L’elezione del re era assegnata all’assemblea dei rappresentanti delle famiglie più importanti. Il re doveva poi essere affiancato da un consiglio di anziani composto dai patres. Esisteva poi un sacerdote (rex sacrorum). Ipotesi sulla struttura sociale: - Patrizi: secondo la tradizione erano i discendenti dei patres, la cui nomina si faceva risalire a Romolo. Un altra interpretazione riconosce nei Patrizi i Latini - Plebei: i clienti dei patroni Patrizi e venivano riconosciuti nei Sabini. Il predominio degli etruschi su Roma porta ad un rafforzamento monarchico. Il re esercitava funzioni politiche, militari, giudiziarie, religiose e aveva l’imperium. L’indagine archeologia ha dimostrato che tra il VII e il VI sia stato creato il comitium (luogo in

cui il popolo si riuniva per discutere). L’unica assemblea popolare in questo periodo sono i comizi curiati (sulla base gentilizia), in età repubblicana se ne aggiungeranno altri tre( comizi centuriati, comizi tributi e concilia plebis tributa) La famiglia: prima forma di aggregazione, familia in latino, facevano parte tutto coloro che ricadevano sotto l’autorità del paterfamilias al quale spettava il controllo sui beni. Facevano parte anche i figli adottati. Il padre poteva rifiutare i figli anche nel momento della nascita e rientravano a far parte della famiglia solo con atto formale. C’era il vincolo religioso. La donna: casta, che si prendeva cura della casa, lavorava la lana, ricami e tessitura.La donna aristocratica riceveva educazione intellettuale, dalla letteratura all’arte e alla danza. In epoca arcaica il marito può punire la moglie o può uccidere se ha commesso adulterio. Il padre cercavo lo sposo per figlia. La donna era destinata a fare figli. Parte seconda: la Repubblica di Roma dalle origini ai Gracchi Capitolo 1: La nascita della Repubblica 510 a.C : rivolta degli aristocratici che porta alla caduta della monarchia. Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il superbo, respinto dall’aristocratica Lucrezia la violenta. Lucrezia prima di suicidarsi narra l’accaduto al padre Spurio Lucrezio, al marito Lucio Tarquinio Collatino e ai suoi amici Lucio Giulio Bruto e Publio Valerio Publicola. Guidati da questi aristocratici scoppia una rivolta che porta alla caduta della monarchia. Tarquinio il Superbo impegnato in operazioni militari non riesce a rispondere. 509 a.C i poteri del re (Tarquinio il superbo) passano nelle mani di due magistrati eletti dal popolo (i consoli). L’anno successivo Bruto viene eletto dal popolo a Magistrato. Per tentare di ricostruire con esattezza i fatti di questo periodo, gli storici hanno dovuto basarsi sui dati della tradizione e sui Fasti (liste dei magistrati eponimi della repubblica) Si pensa che la fine della monarchia fosse dovuta ad una rivolta del patriziato romano. Tuttavia, alcuni elementi suggeriscono che l'espulsione del Superbo non sia stata immediatamente seguita dalla Repubblica, ma da un breve e confuso periodo di Roma in balia di re e capi (Porsenna, Mastarna). Il 510 a.C. fu anche l'anno in cui il tiranno Ippia fu espulso da Atene. Il sospetto è che la cronologia della nascita della repubblica a Roma sia stata modificata per creare un parallelo con la più famosa Atene. Sembra che la nascita della repubblica sia avvenuta in realtà intorno al 470-50 a.C. Mentre altri ci portano a credere che la datazione tradizionale non sia lontana dall'effettiva. I poteri del re furono affidati a due consules (o pretores) i quali esercitavano il comando dell'esercito, il mantenimento dell'ordine nella città, l'esercizio della giurisdizione civile e penale, il potere di convocare il senato e le assemblee popolari. Alcune competenze religiose non furono trasferite ai consoli, ma alla nuova figura di Rex sacrorum, che non poteva ricoprire cariche politiche. Il mandato di un anno e il fatto che i due giudici avessero uguale autorità e potenziale potere di veto limitavano fortemente i poteri dei consoli. Ogni cittadino poteva appellarsi contro il giudizio dell'Assemblea popolare contro le condanne capitali inflitte dal console:(provocatio ad populum). Le crescenti esigenze dello Stato romano hanno portato alla creazione di nuovi magistrati, caratterizzati anche da annualità e collegialità: - Questori: assistevano i consoli nelle attività finanziarie - Quaestores parricidii: incaricati di istituire i processi per delitti di sangue

- Duoviri perduellionis: si occupavano dei reato di alto tradimento - Censori: dovevano tenere il censimento. In caso di necessità i poteri della Repubblica potevano essere affidati ad un dittatore: il Dictator o originariamente magister populis (comandante dell’esercito) , nominato da un console o da un pretore su istruzione del senato. La sua carica durava massimo 6 mesi. Veniva nominato soprattutto per fronteggiare crisi militari. Veniva assistito da un magister equitum (comandante della cavalleria). I tre più importanti collegi religiosi avevano poteri che coinvolgevano direttamente la politica: - Collegio dei pontefici: guidato dalla massima autorità religiosa dello stato, il Pontefice massimo, spettava la nomina dei tre flamini (rappresentavano la personificazione terrena del dio stesso) e aveva il controllo sulla tradizione, l'interpretazione delle norme giuridiche e sul calendario. - Collegio degli àuguri: assisteva i magistrati nel loro compito di trarre auspici e di interpretare la volontà deli dei. - Duoviri sacris faciundis: erano incaricati di custodire i Libri Sibillini, (raccolta di oracoli) Il senato era composto da ex magistrati, e la carica di senatore era vitalizia. Il principale strumento in possesso del senato per influire sulla vita pubblica era l'Auctoritas Patrum, (il diritto di sanzione) Le magistrature: - Consolato - Dittatura - Rex Sacrorum - Questura - Censura - Pretura - Edilità curule Le caratteristiche delle magistrature: - Annualità - Collegialità (erano in 2) Entrambe ad esclusione della dittatura. Molto importanti anche le assemblee popolari, (vennero instaurate alla nascita della repubblica) e riservata ai maschi adulti in possesso del diritto di cittadinanza. Nella prima età repubblicana nascono due assemblee popolari: - Comizi centuriati: (sulla base del censo) costituiti da 193 centurie . A Roma non si votava per singola persona ma per centuria ed il voto dei più ricchi contava di più. Avevano funzione elettorale (eleggevano i consoli e gli altri magistrati superiori), funzione legislativa (votavano le leggi), e funzione giudiziaria (accoglievano il ricorso dei condannati a morte). - Comizi tributi: (su base territoriale, domicilio), al quale venne affidata l'elezione dei questori. Il popolo votava per tribù, facendo sì che il popolo delle campagne (che aveva più tribù rispetto alle 4 cittadine) avesse più peso di quello cittadino nella decisione dei comizi. Capitolo 2: Il conflitto tra Patrizi e Plebei

Il periodo che va dalla nascita della Repubblica al 287 a.C è dominato sia da guerre che da contrasti civili tra Patrizi e Plebei: - I patrizi: erano riuniti in stirpi (gentes), si organizzarono al loro interno con regole, capi.. - I plebei: erano contadini, commercianti, artigiani, e cercavano di inserirsi nelle istituzioni. Non avevano accesso all’elettorato. La caduta dei Tarquini, i conflitti coi Sabini, la sconfitta degli Etruschi contro Siracusa nella battaglia navale di Cuma e la relativa fine del dominio etrusco sulla Campania ebbero pesanti ripercussioni sulla situazione economica di Roma. A questi fattori esterni si aggiunsero anche problemi interni: si succedettero diverse annate di cattivo raccolto, e la popolazione, indebolita dalla fame, venne più volte colpita da epidemie ed i piccoli agricoltori furono costretti a indebitarsi per sopravvivere (il debitore poteva essere venduto in terra straniera o ucciso se non pagava il creditore). Davanti alla crisi economica, le richieste della plebe riguardavano una mitigazione delle norme sui debiti e una più equa distribuzione dell’ager publicus (terreni di proprietà dello stato). C'era inoltre un problema politico-sociale: la plebe ebbe una progressiva presa di coscienza dalla propria importanza e iniziarono a voler rivendicare una parificazione dei diritti politici tra i due ordini (il patriziato aveva assunto il completo monopolio della magistratura), e un codice scritto di leggi che ponesse il cittadino al riparo dalle arbitrarie applicazioni delle norme da parte dei pontefici (tutti patrizi). Nel V secolo a.C., anche grazie alla presa di coscienza della plebe vi fu anche un mutamento nella struttura dell'esercito: un nuovo modello tattico, la falange oplitica, con fanti in armatura pesante che combattono fianco a fianco in una struttura chiusa chiamata appunto falange e che eclissa progressivamente il modello di combattimento aristocratico a cavallo seguiti da fanti in armamento leggero. Il conflitto tra i due ordini si apre nel 494 a.C. La plebe stanca dalla crisi economica ricorre ad una sorta di sciopero generale: i plebei si ritirarono sull’ Aventino, uno dei 7 colli su cui veniva fondata Roma: (Secessione dell’Aventino). In occasione della prima secessione la plebe si diede i propri organi: - Concilia Plebis Tributa: l’assemblea poteva emanare provvedimenti che avevano valore solo per la plebe. Nel 471 a.C con la lex publilia viene regolamenta l’organizzazione dei concilia plebis. - Il tribunato della plebe: i tribuni della plebe venivano scelti come rappresentanti ed esecutori della volontà dell’assemblea, inizialmente erano in 2 ma poi crebbero fino a 10. Avevano tre poteri, Auxilium (venire in soccorso di un cittadino contro l’azione di un magistrato), Intercessio (porre il veto a un qualsiasi provvedimento di un magistrato che va a scapito della plebe) e coercitio. L’autorità dei tribuni è sacrosanta in quanto si fonda sul giuramento della plebe di sostenerla ad ogni costo - Edili plebei: rappresentanti della plebe, si occupavano dell’organizzazione dei giochi, controllo delle strade, templi ed edifici pubblici. Con la prima secessione si ottenne il riconoscimento da parte dello Stato dell’organizzazione interna della plebe. Nel 486 a.C Spurio Cassio tenta di far approvare una legge per la ridistribuzione delle terre ma viene accusato di tirannide ed ucciso. La plebe incominciò a premere affinché fosse redatto un codice di leggi scritte e cosi, nel 451 a.C viene nominata una commissione di 10 persone (decemvirato), scelti tra il patriziato e incaricati di scrivere il codice di leggi. Nel primo anno di attività i decemviri compilarono un complesso codice di norme. Nel secondo anno completarono la loro opera con 12 tavole di leggi ma iniziarono ad abusare dei loro poteri: abrogano la legge che proibiva i matrimoni tra patrizi e plebei, e quindi furono cacciati per abuso di potere. Il consolato è ripristinato e i consoli Marco Orazio

e Lucio Valerio nel 449 a.C fanno approvare un pacchetto di leggi in cui si riconosce l’apporto della plebe nella lotta contro il tentativo dei decemviri (Leges Valeriae Horatiae) attraverso la provocatio e popules (nessuno poteva avere una condanna senza prima rivolgersi al popolo). Con la lex Canuleio, nel 445 a.C viene abrogata la norma che proibiva i matrimoni tra Patrizi e plebei. Dal 444 a.C il patriziato visto minacciato ricorre ad un espediente: il senato può decidere di anno in anno se alla testa dello stato debbano esserci due consoli Patrizi con diritto di prendere gli auspici, o un certo numero di tribuni militari che potevano essere i plebei ma non avevano il diritto di prendere gli auspici. Nessuna riforma istituzionale poteva porre rimedio alle gravi difficoltà economiche della plebe. Nel 440 a.C Spurio Melio intervenne per rimediare agli effetti di una carestia distribuendo a proprie spese del grano ai poveri: venne intesa come mossa demagogica per assumere la tirannide e fu ucciso. Nel 387 a.C per rispondere alla mancanza di terre da parte della plebe, il territorio di Veio e Capena vennero suddivisi in parti e distribuiti ai cittadini romani. Pochi anni dopo Manlio Capitolino propose una riduzione dei debiti ma davanti a una presunta minaccia di tirannide fu ucciso. I tribuni della plebe Caio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano presentarono un pacchetto di proposte concernenti il problema dei debiti, la distribuzione delle terre statali e l'accesso dei plebei al consolato. I patrizi resistettero, mentre i tribuni non mostrarono alcuna intenzione di cedere. Nel 367 a.C fu chiamato alla dittatura Marco Furio Camillo per tentare di risolvere la situazione: le proposte di Licinio e Sesto divennero leggi (leges Liciniae Sextiae). Nel 366 a.C. vi furono 2 nuove cariche: - Pretore: amministrava la giustizia tra i cittadini romani e poteva essere messo alla guida di un esercito - Due edili curuli: incaricati di organizzare i Ludi Maximi (giochi pubblici) Nel 342 a.C ci fu l’accessi dei plebei al consolato. Nei fasti compare regolarmente un console Patrizio e uno Plebeo. Negli anni successivi i plebei ebbero accesso a tutte le cariche dello stato. Nel 326 a.C viene abolita la servitù per debiti. Appio Claudio Cieco tentò di accelerare il processo di riforma: nel compilare la lista dei senatori incluse persone che non avevano rivestito alcuna magistratura e tento di favorire la plebe urbana nelle tribù. Entrambe le riforme caddero. Ad Appio Claudio furono attribuite le costruzioni del primo acquedotto della città e la via Appia. Nel 287 a.C una legge Ortensia stabilì che i plebisciti votati dall’assemblea della plebe avessero valore per tutta la cittadinanza di Roma. Al posto del patriziato si venne a formare una nuova aristocrazia, la nobilitas, formata dalle famiglie plebee più ricche e da quelle patrizie che si erano meglio adattate alla nuova situazione. L’accesso alle magistrature superiori era riservato ai membri di poche famiglia. Per i personaggi che raggiunsero i vertici della carriera politica pur non avendo antenati nobili venne coniata una definizione specifica, gli homines novi. Capitolo 3 La conquista dell’Italia. Alla caduta della monarchia etrusca Roma, controllava un territorio che si estendeva dal

Tevere alla regione. Questo dato è confermato dal primo trattato romano cartaginese risalente secondo Polibio al primo anno della Repubblica. Tra la fine del VI e l’inizio del V secolo l la lega Latina attaccò Roma in una leggendaria battaglia che fu combattuta sul lago reggilo, dove i romani sconfissero le forze congiunte della lega. Tra gli esiti dello scontro si ebbe l’uscita di scena di Tarquinio che finì i suoi giorni a Cuma, Ma soprattutto ci fu la conclusione di un trattato che avrebbe ben regolato i rapporti ...


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