Stress a scuola: 12 interventi per insegnanti e dirigenti - Guglielmi, D., & Fraccaroli, F. PDF

Title Stress a scuola: 12 interventi per insegnanti e dirigenti - Guglielmi, D., & Fraccaroli, F.
Author Giuseppe Vergine
Course Benessere organizzativo e rischio burn-out nelle professioni di aiuto
Institution Università del Salento
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Summary

STRESS A SCUOLA
12 INTERVENTI PER INSEGNANTI E DIRIGENTI
CAPITOLO 1
LA SCUOLA COME ORGANIZZAZIONE
1. Gli agenti stressanti nella scuola
Il personale delle scuole (insegnanti, capi di istituto, addetti di segreteria, tecnici) è esposto ad una serie di potenziali fonti di...


Description

STRESS A SCUOLA 12 INTERVENTI PER INSEGNANTI E DIRIGENTI

CAPITOLO 1 LA SCUOLA COME ORGANIZZAZIONE

1. Gli agenti stressanti nella scuola Il personale delle scuole (insegnanti, capi di istituto, addetti di segreteria, tecnici) è esposto ad una serie di potenziali fonti di stress (stressor) che si articolano su vari piani: - Nel lavoro individuale, mentre si svolge la propria mansione - All'interno dei gruppi, quando si interagisce con i colleghi - Il rapporto all’organizzazione in generale, quando si devono rispettare vincoli e prescrizioni Le fonti di stress per gli insegnanti possono avere a che fare con la natura del compito che svolgono (insegnare), caratteristiche degli utenti (genitori, studenti), con l’organizzazione dei tempi tra vita lavorativa e vita familiare. Un altro fattore potenzialmente stressante deriva dal fatto che il lavoro educativo si svolge all’interno di una struttura organizzativa. La gerarchia, la relazione con i colleghi, i cambiamenti organizzativi dettati da nuove normative sono alcuni esempi di fattori organizzativi che regolano la vita quotidiana all'interno della scuola. Tali domande organizzative, a seconda di come sono gestite e interpretate dai diretti interessati, possono costituire un’opportunità di crescita e di sviluppo o, viceversa, possono generare tensione, insoddisfazione, disagio. L'ipotesi di fondo è che nella scuola i fattori organizzativi stanno assumendo un ruolo sempre più importante come potenziale generatore di stress. Questo a causa della maggiore complessità e articolazione dei ruoli e dei compiti che vari operatori scolastici devono assumere. Affrontare il tema dello stress nella scuola richiede quindi un approfondimento sui problemi relativi all’organizzazione del lavoro nelle realtà educative, alle modalità di relazione che si instaurano tra colleghi e alle condizioni di contesto in cui ciascun docente compie il suo compito lavorativo di insegnare.

Organizzare l'attività scolastica significa indirizzare sforzi e risorse per l'educazione e la formazione degli studenti. Ma il processo di apprendimento e maturazione di questi ultimi dipende anche da moltissimi fattori non controllabili dalla scuola e dai suoi attori. Si possono elaborare modelli didattici innovativi, sperimentare nuove pratiche valutative. Ma il prodotto finale, in termini di apprendimento e maturazione degli studenti, e resterai in balia di innumerevoli altri fattori non pienamente controllabili. 2. Processi organizzativi nella scuola Organizzare è quel processo che consente ai lavoratori di dare ordine al proprio comportamento organizzativo e di rispondere in modo adeguato alle aspettative degli altri (colleghi, utenti, altre organizzazioni). I processi principali dell’attività dell’organizzare sono i seguenti: - Finalizzazione: la scuola funziona meglio se i vari attori trovano una convergenza continua su finalità generali universalmente accettate - Differenziazione: la scuola ha bisogno di una divisione dei compiti e mansioni - Integrazione: il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione è garantito dai processi di integrazione e coordinamento - Formalizzazione: che serve per mantenere la sopravvivenza delle norme e regole nel tempo - Valutazione: processo di verifica di efficacia ed efficienza - Identificazione: con lo scopo di rafforzare la motivazione e lo stimolo all’impegno per far durare nel tempo l'organizzazione. Gli esempi di rischi di malfunzionamento organizzativo sopracitati possono essere considerati come i primi elementi di diagnosi per cogliere potenziali fattori di stress nell’organizzazione scolastica. 3. Legami deboli Nella scuola agiscono molti attori, chi con un ruolo primario (gli studenti), chi con ruoli di attiva intermediazione (gli insegnanti , dirigenti, personale), chi con ruoli da spettatore attivo (i genitori) e chi come utilizzatore finale degli outcomes scolastici (le imprese, l’università). Tutti questi attori sono connessi da legami deboli, ovvero quando due entità organizzative (dirigente-studente) sono interconnessi tra loro, ma mantengono comunque una consistente livello di autonomia e di identità.

Es. - i docenti sono responsabili del rendimento scolastico, ma hanno un ruolo marginale nella composizione delle classi in cui operano. Questo è un legame debole di tipo organizzativo che può costituire un elemento di ostacolo nei processi di valutazione dell’operato dei docenti. - Il dirigente scolastico è responsabile dell’operato del corpo docente de professori. Tuttavia ha poteri molto limitati nel selezionare all’ingresso le persone che ritiene più idonee per perseguire obiettivi e finalità specifiche del proprio Istituto. Questi esempi elencati possono essere considerati come potenziali elementi di incubazione dello stress nell'organizzazione, ma nello stesso tempo possono essere considerati anche come potenzialità organizzative e quindi come una ricca opportunità. Il contesto organizzativo a legami deboli può funzionare qualora il sistema di relazioni tra le varie entità organizzative sia particolarmente fluido, favorisca il lavoro in team, lo scambio di informazione e il feedback sugli esiti del proprio operato. Esso per funzionare ha bisogno di un elevato investimento motivazionale. 4. Fattori di stress emergenti Negli ultimi anni il sistema scolastico italiano ha subito notevoli trasformazioni sul piano della struttura organizzativa e nelle modalità di funzionamento interno grazie a numerosi interventi normativi. L'ultimo intervento di legge denominato buona scuola ha esaminato i riflessi in merito alle questioni dello stress del personale e del benessere organizzativo. I cambiamenti sociali organizzativi che hanno avuto influenza sul ruolo e sulla funzione dell'insegnante nella scuola italiana sono stati: - Struttura demografica: in Italia la classe insegnante è particolarmente matura se si considera che in ogni ordine di scuola più della metà dei docenti in ruolo a oltre 50 anni. - Carichi di lavoro: sono aumentate le responsabilità e i doveri a fronte di una stabilità dei salari - Percezioni di iniquità nello scambio: si registra un aumento della percezione di ingiustizia organizzativa e di iniquità di trattamento. In termini di contratto psicologico non sono più percepiti come equi anche perché si è indebolito nel tempo il prestigio sociale della professione di insegnante. Negli ultimi anni si è allargato il divario tra ciò che gli

insegnanti sentono di dare alla scuola e alla società e ciò che ritengono di ricevere in cambio. - Incertezza e instabilità: uno stato di incertezza e di instabilità è provocato proprio dalle continue riforme e cambiamenti che rischiano di rendere il contesto organizzativo ambiguo, privo di chiare procedure operative. - L'attenzione ai clienti: anche per studenti e genitori si possono registrare situazioni di esaurimento emotivo, tensione, ansia. L'eccessiva ansia degli studenti può costituire un problema aggiuntivo da affrontare da parte degli insegnanti. Oppure anche la possibilità di incorrere in provvedimenti giudiziari dalla parte dei genitori nei confronti degli insegnanti può creare disagi per quest'ultimi. - il carico emozionale: aumento del carico emotivo che gli insegnanti devono gestire, a seguito dell' aumento della complessità del contesto scolastico che devono fronteggiare. A questo proposito, la professione dell’insegnante può annoverarsi tra gli emotion all Jobs, una tipologia di lavori studiata negli anni più recenti proprio per l’elevata esposizione e situazioni di stress. 5. La buona scuola e l'organizzazione scolastica La legge 107/2015 ha creato molti dibattiti e a favorito alcuni cambiamenti significativi che possono richiedere l'attenzione di chi ha ruoli di coordinamento e organizzazione dentro la scuola. La nuova legge attribuisci nuove competenze al dirigente scolastico in relazione a: - azioni vecchie: come la programmazione dell'offerta formativa - azioni nuove: come la valutazione dei docenti e l'istituzione del Nuovo comitato di valutazione. Nel primo caso, la legge prevede che il piano dell’offerta formativa sia elaborato dal collegio docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione amministrazione del dirigente scolastico. Nel secondo caso, si registrano due elementi di novità molto importanti: la valutazione del personale docente e l’istituzione del Nuovo comitato di valutazione. Tale comitato, presieduto dal dirigente scolastico è composto da 3 docenti dell’istituzione scolastica, due rappresentanti dei genitori e un membro esterno individuato dall’ufficio scolastico regionale, ha il compito di individuare i criteri per la valorizzazione dei docenti. Il dirigente scolastico assegna ai docenti

una somma definita bonus, destinata a valorizzare il merito del personale docente di ruolo. Da un punto di vista organizzativo questo cambiamento introdotto dalla legge 107 può agire nella direzione di produrre ulteriore stress, al contrario come elemento motivante. A seconda di come l'operazione valutativa sarà gestita dal dirigente scolastico e dal comitato di valutazione, potrà rappresentare un primo step verso la riduzione della percezione di iniquità dello scambio e un modo per orientare i comportamenti dei docenti verso la qualità. Da un’altra prospettiva, se il dirigente e il comitato decidessero criteri non ritenuti adeguati per una vera differenziazione del merito, la valutazione potrebbe rappresentare un elemento che incrementa l’iniquità. L’esito di tale sfida dipenderà dalle capacità del dirigente scolastico ed dalla cultura organizzativa della scuola. Altro cambiamento importante introdotto dalla legge 107 riguarda l’alternanza scuola lavoro. Prima di tale decreto tale attività non era obbligatoria ne necessariamente destinata a tutti. Con la nuova legge diventa obbligatoria per tutti gli studenti del secondo biennio e del quinto anno di tutti gli ordini di scuola secondaria di secondo grado. Si tratta dunque di un percorso generalizzato. I percorsi devono essere di almeno 400 ore nel triennio per gli istituti tecnici e professionali di almeno 200 ore per i licei. Tali misure impattano fortemente sulla attività tradizionale della scuola, secondo la legge il percorso deve essere co progettato e se ne devono esplicitare gli obiettivi formativi in termini di competenze trasversali. Un altro aspetto che può avere ripercussioni da un punto di vista relazionale di valorizzazione delle persone nella scuola riguarda il piano ordinario delle assunzioni introdotto dalla legge 107 che ha previsto la creazione di una tipologia di organico che prima non era contemplata: l’organico potenziato. Nella prima annualità di applicazione l’effetto avvertito all’interno delle scuole è stato quello di sollievo. Personale in più che è stato utilizzato nei modi più svariati: recupero, sostituzione di assenze. Stando ad alcune informazioni raccolte nei vari contesti, la situazione generale è comunque a macchia di leopardo, sia riguardo gli utilizzi del nuovo personale, sia riguardo la coerenza tra caratteristiche di questi insegnanti rispetto ai bisogni della scuola. In alcuni casi estremi le scuole hanno segnalato il bisogno di 4 insegnanti di lingua e ne sono arrivati 4 di musica.

CAPITOLO 2 IL PROCESSO DELLO STRESS: ELEMENTI CHIAVE Con il termine stress si descrive uno stato di tensione, di nervosismo e irritabilità o al contempo di esaurimento, di spossatezza e di stanchezza psicologica. 2.1 I fattori in gioco Nell'ambito della psicologia delle organizzazioni vi è un'ampia condivisione circa la natura dello stress lavoro-correlato. Questopuò essere definito come l’insieme di reazioni fisiologiche e psicologiche che si manifesta quando le richieste del lavoro non sono commisurate alle capacità e risorse dell’individuo di farvi fronte. Se,ad esempio, durante la visita ad un museo con la propria classe un insegnante di scuola media si accorge di aver perso di vista uno degli studenti (evento definito stressor), avrà nell'immediato una reazione di forte attivazione fisiologica (aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna) accompagnata da una reazione psicologica (ansia, preoccupazione). tali reazioni di allarme possono essere funzionali ad una attivazione della persona nel ricercare In tempi rapidi un'adeguata risposta al problema grazie al ricorso a risorse mentali (recupero in memoria di informazioni) e comportamentali (mettersi alla ricerca dello studente). Potrai Inoltre mobilitare forme di supporto da parte di altri (come chiedere la collaborazione di colleghi e degli altri studenti nella ricerca). Se le reazioni di allarme sono eccessive (panico, disperazione), possono divenire disfunzionali e creare un ostacolo alla ricerca. Il tipo di reazione all’evento stressante dipende essenzialmente dalle caratteristiche della persona, da come questa interpreta la situazione, dalle forme di sostegno a disposizione. Ad esempio, se l’insegnante ha preso parte ad una attività preparatoria per affrontare i casi di emergenza simili avrà a disposizione un protocollo mentale di intervento che la aiuterà a far fronte al problema. Se, al contrario, la persona coinvolta a tratti di affettività negativa e tende ad amplificare I risvolti negativi della situazione, allora l’individuazione di vie d’uscita dalla situazione di emergenza rischia di essere più lenta e meno efficace.

Gli stressor Gli stressors lavorativi o organizzativi sono quelle caratteristiche ambientali che possono costituire una minaccia l'equilibrio fisiologico e psicologico del lavoratore. Ad esempio, gli stressor possono essere: - Fisici: rumore, luminosità - Relativi al compito: carico di lavoro, complessità del compito - Sociali: relazioni con utenti, colleghi e superiori - Relativi alla carriera: scarse opportunità di carriera, competizione con colleghi - Organizzativi: processi di valutazione, gestione della leadership - Relativi ai processi di cambiamento: incertezza e insicurezza - Relativi a eventi traumatici: e 20 lavorativi di elevata gravità, incidenti Gli stressors possono presentarsi in un unico momento (acuti), come nel caso di eventi traumatici, ma trascinare le proprie conseguenze per lunghi periodi di tempo. Più frequentemente gli stressor hanno un carattere ricorsivo o cronico e si ripresentano regolarmente su ampi periodi temporali. Gli stressors non si presentano agli occhi delle persone come eventi oggettivi e uniformi. Il loro impatto dipende dalla valutazione soggettiva dello stressor che l’interessato mette in atto e dalle risorse che questo possiede per farvi fronte. Trattandosi di un processo di valutazione cognitiva, non è detto che tale processo venga svolto in modo corretto e fedele. Possono esserci varie situazioni in cui lo stress viene sovrastimato o sottostimato. 2.3 Le reazioni di strain le reazioni ad un evento problematico riguardano: - Attivazioni fisiologiche dell’organismo che avvengono in modo per lo più inconsapevole incontrollato - Stati emotivi di carattere negativo (ansia, paura, rabbia) - comportamenti che possono essere più o meno funzionali al fronteggiamento della situazione problematica (aggressività, fuga) nell'esperienza lavorativa, le reazioni di strain possono essere reiterate anche in assenza dello stimolo (stressor). Se l'esperienza di strain persiste nel tempo, può assumere carattere di cronicizzazione. A lungo andare, le sintomatologie

possono sfociare in forme patologiche quali l'esaurimento emotivo e il burnout o a forme più severe come ad esempio, problemi all’apparato digestivo cardiocircolatorio. Modello del carico allostatico Il modello del carico allostatico chiama in causa il concetto di allostasi, cioè l'insieme di processi di regolazione di vari sistemi (cardiovascolare e neuroendocrino)che servono fronteggiare attacchi reali, immaginati o anticipati al sistema omeostatico.il concetto di omeostasi si riferisce il tentativo del corpo di mantenere un ambiente interno stabile, mentre la lo Stasi e la regolazione finalizzata a mantenere la stabilità del sistema fisiologico per mezzo del cambiamento. Ad esempio il cortisolo è uno stato allostatico. Secondo il modello del carico allostatico lo strains si classifica in 3 gruppi di processi: - Processi primari di iniziali adattamento: psicologici (paura, tensione, ansia) - processi secondari di regolazione del sistema immunitario, cardiovascolare e metabolico - processi allo statici terziari che riguardano gli esiti sulla salute: malattia cardiovascolare e diabete, disordini psicologici. 2.1 Le strategie di fronteggiamento Le strategie di fronteggiamento (o coping) sono dei meccanismi protettivi che le persone possono attivare per affrontare le situazioni di tensione è l’esposizione a fattori di rischio. Tali strategie possono essere classificate come: - strategie attive centrate sul problema volte alla rimozione dei fattori di rischio (o stressors) quando questo risulta possibile a risolvere alla radice il fattore di stress. - Strategie incentrate sulla salienza emozionale del problema: che intervengono sul significato dell'esperienza di stress in modo da ridurre o neutralizzare i potenziali danni psicologici e fisici derivanti dalla situazione. - Strategie che prevedono il ricorso all'aiuto e al sostegno di altri: che consiste nel chiedere aiuto a colleghi, superiori, esperti di fronte a un problema. - strategie centrate sulla capacità di risposta individuale alle situazioni stressanti: come ad esempio attività di rilassamento, di distacco dal lavoro.

2.5 Il modello domande-risorse Il modello domande-risorse (JD-R) analizza e comprende il fenomeno dello stress lavorativo nella realtà scolastica. La categoria delle richieste lavorative (job demands) riguarda tutti gli aspetti di natura organizzativa, sociale, fisica o psicologica che caratterizzano le attività lavorativa e richiedono precise abilità e sforzi da parte dell’individuo. Questi fattori comportano un dispendio di energie dal punto di vista cognitivo, emotivo e fisico (pressione dei genitori, ambiente fisico sfavorevole, conflitto tra colleghi). Tale dispendio di energie assume una connotazione negativa nel momento in cui il lavoratore non possiede risorse tali da poterle adeguatamente fronteggiare. Le risorse lavorative (job resources) fanno invece riferimento ad aspetti organizzativi, sociali, fisici e psicologici che caratterizzano il lavoro è che sono accomunate dal fatto di svolgere una delle seguenti funzioni: - ridurre il carico delle domande lavorative, - agevolare il raggiungimento degli obiettivi lavorativi, - incentivare la crescita, lo sviluppo e l'apprendimento individuale. La presenza delle risorse lavorative innesca una spirale positiva che porta ad una condizione di work engagement, definito come uno stato positivo, stabile pervasivo di relazione con il proprio lavoro caratterizzata da vigore, dedizione assorbimento. Esempi di risorse lavorative sono il supporto da parte dei colleghi, l’autonomia nello svolgimento del lavoro e le opportunità di apprendimento. 2.6 I livelli di intervento gli interventi rivolti alla prevenzione e riduzione dello stress possono essere classificati in tre gruppi: - gli interventi di prevenzione primaria che hanno lo scopo prioritario di agire sulle fonti ambientali organizzative di stress. Questi interventi hanno un carattere prevalentemente organizzativo, si tratta di misure di prevenzione che intervengono sulle condizioni di lavoro per eliminare o ridurre al minimo i rischi organizzativi. Fare prevenzione primaria significa prestare attenzione ai vari processi (finalizzazione, integrazione, differenziazione) in un'ottica di prevenzione di rischi.

- Gli interventi di prevenzione secondaria finalizzati a proteggere il benessere degli individui ed educare a gestire le situazioni di stress. Operano a livello individuale intervengono sul modo in cui le persone valutano soggettivamente li stresso forse sui primi sintomi dello stress. l'obiettivo degli interventi di prevenzione secondaria di apprezzare al meglio le persone a interpretare la qualità e quantità dei rischi organizzativi e di modificare il modo in cui essi rispondono alle situazioni stressanti per ridurre potenziali effetti negativi (counseling). - gli interventi di prevenzione terziaria che sono adottati per alleviare o curare gli effetti negativi ...


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