Teologia I - Appunti delle lezioni del professore Claudio Stercal. Questa è una dispensa PDF

Title Teologia I - Appunti delle lezioni del professore Claudio Stercal. Questa è una dispensa
Author Giulia Terzi
Course Teologia I
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Appunti delle lezioni del professore Claudio Stercal. Questa è una dispensa per soli frequentanti. ...


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Questioni fondamentali: la fede cristologica e la Sacra Scrittura Teologia I – Claudio Stercal anno accademico 2018-2019

Che cos’è la teologia? Essa è molto vicina alla filosofia → la filosofia e la teologia, nelle discipline occidentali, sono le due discipline che, nel corso dei secoli, hanno affrontato la questione del senso di ogni cosa, compresa l’esperienza umana. L’interrogativo del senso della realtà non è marginale, ma piuttosto, è fondamentale. Per interrogarsi sul senso della realtà, è necessaria la conoscenza di quest’ultima → è necessario non perdere la vista dell’insieme: soffermarsi su un dettaglio, cogliendolo nell’insieme, per poi trovarne il senso. Filosofia e teologia si occupano del senso in modo differente: • FILOSOFIA → autocomprensione dell’uomo, cioè ciò che l’uomo può capire di sé ragionando su di sé. Per fare questo, il filosofo utilizza la ragione. La filosofia si occupa anche di Dio, in quanto, ragionando sulla comprensione dell’uomo, ragiona sulla sua origine e sulla possibile esistenza di un essere trascendente. La filosofia, quindi indaga l’intera realtà utilizzando la ragione. • TEOLOGIA → anche il teologo utilizza la ragione per trovare il senso, ma ciò che differenzia le due discipline è Qa che la teologia fa riferimento all’idea di rivelazione, ovvero, l’ipotesi, all’interno di un’esperienza religiosa, che Dio si riveli, riveli se stesso. Come? Nella religione cristiana, questo accade in vari modi: già il creato è una rivelazione di Dio; oppure anche la Bibbia è una rivelazione di Dio. Il livello più centrale della rivelazione, per i cristiani, è Gesù, attraverso il quale, Dio rivela se stesso. La teologia, oltre ad utilizzare la ragione per comprendere, utilizza anche questo secondo modo di conoscenza → il mondo, la donna, l’uomo, Gesù sono elementi che ci possono aiutare ad avere una conoscenza sempre maggiore di Dio. La teologia, quindi, indaga l’intera realtà utilizzando la ragione e aggiunge a ciò l’idea di rivelazione, la quale ci porta a conoscere qualcosa di Dio. Come interpretare il termine FEDE? La Fede è l’accoglienza della rivelazione, la quale caratterizza un’esperienza religiosa. L’accoglienza della rivelazione non è casuale, ma va approfondita e questo porta alla fede. L’approfondimento non è qualcosa di intelle ttuale, ma è soprattutto qualcosa di personale. Accogliere l’intera esperienza come rivelazione di Dio, richiede un’esperienza personale profonda. Il concetto di fede, quindi, non è solo nozionistica. Della teologia spesso si dà la definizione di sapere critico della fede. PENSIERO ALLA MORTE – Paolo VI È un testo sintetico che mostra il modo con cui Paolo VI interpretava la vita. La morte non è il tema dell’intero testo, ma il tema è una riflessione del senso della vita, partendo dall’esperienza di Paolo VI. Paolo VI nacque nel 1897 e viene ordinato sacerdote nel 1920. Tra il 1924 e il 1954 ha lavorato nella segreteria di stato in Vaticano. In questi anni fa anche varie attività con gli universitari. Tra il 1954 e il 1963 fu arcivescovo di Milano. 1963 fino alla morte (1978) diventa papa → è in un periodo difficile in quanto si trova nella conclusione del Concilio Vaticano II (concluso nel 1965), deve affrontare un periodo di cambiamenti come il ’68. Il testo nasce in questo contesto. Paolo VI è un uomo di cultura, molto sensibile e questo si rispecchia nel testo. Questo testo non è datato, ma è stato trovato un Block Notes nel quale sono inseriti i testi a questo testo precedenti e successivi, i quali sono datati. I due testi sono scritti nel marzo del 1965 e nel marzo del 1966 → entrambi i momenti di Quaresima. Il testo quindi è stato scritto tra queste due date. Maggio 1965 → muore il cardinale Bevilacqua, suo maestro e amico → forse, Paolo VI viene ispirato al pensiero della morte proprio da questa morte. Il testo non è stato reso pubblico, ma è stato trovato dopo la sua morte nel block notes utilizzato per i suoi appunti e riflessioni. Il testo è scritto molto bene ed è molto corretto dal punto di vista grammaticale e formale → molto curato e questo ci mostra che questo testo è stato scritto pensando a dei futuri lettori → questo mostra che la sua riflessione sulla morte è stata scritta come se fosse una condivisione, come se la sua esperienza potesse essere utile per altri, quasi fosse un servizio. Il testo inizia con 3 citazioni in latino. Spesso i testi antichi non avevano titolo, il quale era dato dalla prima riga del testo → questa prassi è stata mantenuta nella Chiesa → Paolo VI mette il titolo, però le 3 citazioni bibliche iniziali è come se fossero il titolo o fossero delle indicazioni per mostrare il titolo. Le 3 citazioni: 1

• Timoteo → sciogliere le vele → tempo di una partenza imminente • Pietro → lasciare la tensa → tempo di una partenza imminente • Ezechiele → la fine → morte Quindi queste 3 citazioni alludono alla morte imminente. I primi 3 versi del testo contengono la parola considerazione → 3 considerazioni: 1. Vita temporanea è precaria mentre la fine è vicina. Questa prima considerazione dice “non è saggia la cecità” → non è saggio essere ciechi davanti alla morte, la quale viene definita come una disastrosa rovina (pone fine ad ogni cosa) e una misteriosa metamorfosi (che porta al compimento) 2. Lo sguardo alla vita deve essere estremamente personale e morale, in quanto è in gioco la propria persona e la propria libertà 3. Rapporto tra monologo soggettivo e dialogo → invito a non ragionare solo in un monologo soggettivo, ma è saggio comprendere se la nostra considerazione della vita è un monologo o una relazione con il divino, un dialogo con Dio. Al termine di queste 3 considerazioni c’è “credo o Signore” → si avvia ad un passo successivo, come se le 3 considerazioni fossero un’introduzione ad una considerazione più ampia sul senso dell’esistenza. Nel verso successivo egli dice di avere il presentimento della morte → fin da giovane aveva molti problemi di salute. La fine del Concilio Vaticano sembra essere appunto il punto finale della sua vita → egli sente di aver portato a termine la sua responsabilità e quindi è pronto a cedere alla stanchezza fisica. Egli si pone il problema se portare avanti il pontificato fino alla morte o di lasciare il pontificato. “sono un servo inutile” (Mt 25) → mostra come Paolo VI abbia vissuto la sua vita e il suo pontificato in termini di servizio → egli si mette a servizio degli altri per amore. La citazione successiva sembra aprire la tematica del pensiero alla morte → “Camminate finché avete la luce” (Gv 12) → cerca una luce per comprendere la tua esistenza. Egli dice che la luce che si può avere rispetto alla propria esistenza è fosca, ma è più limpida quando si è vecchi. Da dove viene la luce per la vita? 3 luci che guardano al passato: • Dalle memorie → porta alla nostalgia di un tempo irrecuperabile • Della delusione → Cercando la luce della propria vita dal cammino vissuto può portare alla delusione in quanto ci si accorge di quanto essa sia basata su beni effimeri e su false speranze • Saggezza → intravede la vanità delle cose (comprende che la vita è fragile), intravede rimorsi e vanità, ma c’è un modo sapiente di interpretare le fragilità della vita → cerca di non avere uno sguardo deludente o di rimorsi, ma di cercare anche nelle fragilità il contenuto e il senso di esse Paolo VI suggerisce quest’ultima idea come lo sguardo che egli vuole avere sulla sua vita. Cosa fare del tempo che manca? 3 considerazioni riguardo a cosa fare, in prossimità della morte e rispetto a quello che ha vissuto fino ad ora: • Riconoscenza per la vita e per il mondo → egli non vede la vita come un punto di partenza dovuto, ma anche la vita stessa è un dono non per forza dovuto. Come interpretare il nostro punto di partenza? Si può interpretare in vari modi, come un qualcosa di dovuto, un dono, una disgrazia… Paolo VI lo vede come un dono. Due grandi doni: il mondo e la vita. Una conseguenza nell’intrepretare la vita come un dono porta a vedere la vita come: o Segno di qualcosa che c’è prima o Un invito a camminare Paolo VI, nel dire questo, non smette di considerare il dolore della vita, ma dice che, oltre ad esso, c’è anche una sua parte positiva. La riconoscenza poi va verso il mondo. La riconoscenza, quindi, è per l’universo in cui l’uomo è inserito: mondo e vita. la grandezza del dono comporta in sé la grandezza della riconoscenza, ovvero la capacità di usare e guardare questo dono → ogni dono comporta con sé una grande responsabilità, ovvero dire grazie ed utilizzare questo dono. Ecco allora che, in questo punto, il testo diventa un dialogo con Dio → testo diventa una preghiera → parte in giallo. Qui Paolo VI ci vede la paternità di Dio • Pentimento → pentimento per non aver sempre utilizzato bene il dono ricevuto. Il pentimento è l’altra faccia del dono. Il pentimento quindi non nasce dallo sguardo negativo di sé, ma anzi, il contrario: più tu sei grande, più ti rendi conto della grandezza dei doni ricevuti e di non utilizzarli sempre nel modo migliore → pentimento è anche l’altra faccia della grandezza. A questo tema, Paolo VI non dà tanto spazio. C’è una severa confessione sulla propria pochezza → “miseria mia e misericordia di Dio” Sant’Agostino → fa riferimento all’adultera che Gesù difende con “chi non ha peccato scagli la prima pietra”. Forma di preghiera • Dono di sé → tema che guarda al futuro (quelle prima guardano al passato) → egli dice di fare del tempo che resta: fare della propria vita quello che ha fatto Gesù, ovvero fare dono della propria vita → egli vede come compimento della propria vita il farsi dono. Per fare questo è necessario farlo: o semplicemente → senza alcun doppio fine 2

o Umilmente → con una piena consapevolezza di sé o Fortemente → con convinzione Questo dono ha 4 caratteristiche: • Incontro personale con Gesù: vuole fare della propria vita un dono, come ha visto fare in Gesù e come si può imparare da Gesù. Interpreta la sua vocazione come essere chiamato da Gesù a fare dono della propria vita. Questa chiamata gli ha consentito di uscire dalla sua situazione di pover'uomo. Senza questa chiamata sarebbe stato chiuso in sé stesso, avrebbe vissuto un ’involuzione in sé. • La vita è un dono ricevuto gratuitamente e quindi da condividere. • Sul tema della verità dell'esistenza non c'è nessuna differenza tra chi è cristiano e chi non lo è, se una cosa è vera è vera per tutti e se il cristianesimo ha un senso dovrebbe essere vero per tutti. Allora cosa caratterizza chi è cristiano da chi non lo è? Per i cristiani la verità comune a tutti acquisisce un fondamento ulteriore: ciò che è vero per tutti, per i cristiani, è vero perché è una rivelazione. I cristiani vedono nella rivelazione di Gesù un'autentica rivelazione di ciò che è umano. I cristiani vedono in Gesù la conferma della verità. Il cristiano vede il fondamento della verità in Dio per quanto viene rivelato da Gesù. Cosa qualifica la fede cristiana rispetto a chi non ce l'ha:

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un fondamento divino alla verità umana per chi crede che Gesù è il figlio di Dio. - Il compimento dell'umano in Gesù, il quale rivela il fondamento e il compimento.

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Chi crede in Gesù vede in lui il fondamento divino dell'umano e il compimento dell'umano in lui.

È così anche per Paolo VI, che insiste molto sul compimento della sua vita in Gesù. Da cristiano, vede in Gesù un fondamento solido della propria vita e quindi orienta la sua vita verso di lui. Nell'esperienza di Gesù e dalle sue parole posso capire meglio l'esperienza umana. L'esperienza di Gesù ci permette di capire il senso dell'esistenza: se Gesù svela il senso della sua vita nella croce, che rappresenta il dono di sé, quindi svela il senso della sua vita umana, che si rivela essere il dono di sé. Così, Egli, ci propone di seguirlo. Idea di Paolo VI→Gesù offre lo spunto per vivere la vita con maggiore intensità, con una luce in più, cioè la luce della rivelazione, supposto che uno interpreti Gesù come la rivelazione di Dio. Ciascuno può scegliere di fare riferimento a Gesù per l'interpretazione della propria esistenza o meno e questo quindi distingue un cristiano da uno che non lo è. La prospettiva di Paolo Vi quindi è profondamente cristiana, perché Gesù è da lui considerato il messia. Quindi analisi prettamente cristiana per interpretare l'esistenza. • Tema del servizio: Fa bene servire per amore? Fa bene alla nostra psicologia amare, servire, aiutare reciprocamente? Un amore oblativo, non egoista, è segno di maturità. L'incontro con Gesù lo ha aiutato a vivere la propria psicologia. Amò fino alla fine: Paolo VI prende Gesù come modello del tempo che gli resta. Seguimi: il cristianesimo aggiunge l'indicazione di vivere la propria vita in relazione con Gesù. Paolo risponde: “Ti seguo”. Riferimento all'Eucarestia: nell'Eucarestia Gesù aiuta a capire qual è il senso della sua vita, cioè il dono di sé. Il pane e il vino rappresentano il dono di sé. L'Eucarestia ha un senso per i cristiani e non è la riproduzione del gesto di Gesù, un semplice ricordo, ma la partecipazione sacramentale reale all'ultima cena di Gesù, nella quale per i cristiani si realizza l'accoglienza del senso della vita di Gesù (dono di sé) e il confronto con il senso della propria vita. Paolo VI individua nell'Eucarestia • la rivelazione chiara del senso che Gesù dà alla sua vita • la possibilità per i cristiani di accogliere quel dono e condividerlo Tutto ciò rappresenta il terzo tema esposto, il dono di sé, il fondamentale per Paolo VI. Fare della propria vita un testamento d'amore, come Gesù. Paolo VI, su imitazione di Gesù, vede la sua morte come dono d'amore alla Chiesa. Segno di autenticità del suo amore: il testo contiene due atteggiamenti che sono indizio di un'autentica esperienza d'amore. In questo testo conferiscono autenticità al testo e a tutto ciò che Paolo VI ha affermato. Paolo VI dicendo queste due cose conferma che quello che ha detto prima sia autentico, non retorico, un amore dichiarato non falso.

1. Il pudore: Paolo ha quasi paura di confidare il suo amore alla Chiesa. Uno ha paura di scoprirsi perché teme di essere ferito e di non essere compreso, quando ama veramente qualcuno. Il pudore, la fatica di dire qualcosa, è un atteggiamento tipico di un’autentica esperienza d'amore.

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2. Accettare l'altro così come è: uno desidera sempre che l'altro migliori, ma un amore per essere autentico deve saper accettare e amare l'altro così come è, non come lo vorrebbe lui e come lo vorrebbe educare. Amore autentico: vedere i difetti dell'altro e accettarli. Paolo VI vede quali sono i difetti della chiesa, ma gli accetta, accetta le sue sciagure e le sue sofferenze, dice che la ama anche nei suoi aspetti meno simpatici. BENEDIZIONE FINALE La benedizione finale indica la missione che lui vede per la Chiesa e quindi per ogni persona.

1. Abbi coscienza di chi sei 2. Abbi coscienza dei talenti che hai ricevuto e delle possibilità che ti aprono 3. Guardati attorno: c'è bisogno, chi posso amare, che servizio posso fare per amore? Alcune caratteristiche di questo servizio: cammina povera (si riferisce alla Chiesa), non accumulando ricchezza. Lui interpreta la povertà non come la miseria, ma come una povertà libera, forte (con impegno) e amorosa (l'amore è al centro) verso Cristo (prospettiva esplicitamente cristiana). Alla ricerca della libertà e dell'amore, non del successo e della ricchezza materiale.

LA BIBBIA I primi testi che possono documentare per iscritto la storia dell’umanità risalgono al 4000 AC → quindi abbiamo circa 6000 anni di storia scritta e, di questo tempo, la Bibbia ne occupa gran parte. Quando è stata scritta la Bibbia? I testi più antichi entrati nella Bibbia possono risalire al 1000 a.C., mentre l’ultimo (Apocalisse di Giovanni) si colloca attorno al 100 d.C. → i testi biblici quindi hanno una fase di produzione di circa 1100 anni. Il primo personaggio storico del quale parla la Bibbia è Abramo, il quale è vissuto nel 1850 a.C. → quindi la Bibbia ci può dare informazioni anche fino al 1850 a.C. Il testo biblico resta una fonte culturale anche dopo la sua stesura. Come è stata scritta la Bibbia? Da persone diverse, in lingue diverse (ebraico, aramaico e greco), in luoghi diversi, in tempi diversi → questo ci permette di avere una visione generale di un’intera tradizione.

Genesi Genesi 12 Genesi è il primo libro della Bibbia. Abramo → personaggio iniziale della Bibbia che ha a che fare con tutte e 3 le religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo, islam) → in tutte e 3 Abramo è un punto di riferimento e si può verificare nella Bibbia e nel Corano: • Ebrei → IS 51, 1-3 • Cristiani → San Paolo 4 • Musulmani Con il Capitolo 12, in Genesi, inizia l’inizio della vicenda di Abramo e quindi dell’ebraismo → Abramo ha 75 anni. Elementi che compongono la figura e il racconto di Abramo: • Primo versetto → il Signore disse ad Abram → il testo quindi individua un principio antecedente all’uomo • Primo → vattene dalla tua terra→ si parla di un punto di partenza da cui muoversi → c’è un movimento a cerchi concentrici in quanto Dio dice ad Abram di lasciare prima la sua terra, poi la parentela e infine la casa • Versetto 2 → 2 temi riguardo al cammino comandato ad Abram: o Grandezza → della terra, del gruppo e della dimensione personale (del tuo nome) o Benedizione → diventare una benedizione per gli altri → esperienza di Abramo diventa buona per gli altri anche per intervento di Dio (versetto 3) → intervento di Dio riguarda tutte le esperienze dell’uomo, sia che siano buone sia che siano cattive: Dio interviene nel mantenimento del bene e nella lotta contro il male, quindi il termine benedizione non sta ad indicare il fatto che Dio possa essere cattivo, ma sta a sottolineare la grandezza di Dio. • Versetto 3 → tutte le famiglie della terra → universalismo → è particolare in quanto Israele è sempre stato vittima di conquiste e delle grandi potenze in quanto alla sua posizione strategica. È interessante notare che, in un’epoca in cui c’erano già questi problemi, l’azione di Abramo sarebbe stata una benedizione per tutta l’umanità → Dio di Israele è il Dio di tutti e questa è una novità, però Dio non è PER tutti, ma lo sarà solo nel momento della fine dei tempi, mentre, in quel momento, era solo per Israele. Il cristianesimo è una novità, in quanto è per tutti subito. Islam invece ha ancora un’altra interpretazione dell’universalismo, ovvero è necessaria la “conquista” dei popoli, l’esportazione della cultura islamica. Abramo così parte: 4





versetto 4 → come gli aveva ordinato il Signore → è un cammino che Abramo non fa da solo ma lo fa con Dio e questo lo porta a conoscere meglio se stesso, gli altri e Dio stesso. Il viaggio fatto da Abramo non è stato fatto in età giovanile, ma a 75 anni → la vita è un cammino fino in fondo da vivere iniziando a comprendere da dove si parte (lascia la casa di tuo padre ) versetto 7 → beni promessi nel mondo antico sono principalmente due: • Terra → grandezza nello spazio • Discendenza → continuità nel tempo La terra promessa ad Abramo era occupata dai cananei → ostacolo che Abramo deve superare → cammino proposto, pur benedetto, è pieno di fatiche e ostacoli. Abramo costruisce un altare a Dio → simboleggia l’incontro

Genesi 15 Abram non ha discendenza e tutto quello che ha deve essere dato ad un suo erede → Abram, nonostante la promessa di Dio, sembra non avere discendenza, quindi si dovrebbe parlare di un fallimento. • Versetto 4-6 → Abramo crede al Signore e continua il suo cammino. Abramo continua a credere in quanto alla contemplazione del creato → guardando la bellezza e la grandezza delle stelle egli crede in quanto pensa “se Dio ha fatto questo, può fare tutto” → Abramo infatti è vecchio ma crede che Dio possa donargli un figlio. • Versetti 13 – 16 → schiavitù in Egitto e la liberazione → probabilmente è un’inserzione successiva all’intero racconto • Versetto 17 → alleanza tra Dio e Abramo → viene fatta una “cerimonia” tipica della tradizione → si tagliavano in due gli animali e si ponevano ai lati, mentre i due che facevano l’alleanza si ponevano al centro → simboleggiava il fatto che se i due si fossero separati, sarebbero morti come quegli animali. In questo gesto celebrato da Abramo e a Dio, passa in mez...


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