Teorici e profeti Riassunti Pecchinenda Santoro PDF

Title Teorici e profeti Riassunti Pecchinenda Santoro
Course Sociologia
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Riassunti- Teorici e profeti- G. Pecchinenda, A. Santoro Introduzione La sociologia si occupa di studiare il comportamento delle collettività umane. Essa è affiancata da altre scienze- tra cui l'antropologia e la scienza politica- che vengono definite scienze sociali/umane. Tutte le discipline che rientrano in questa categorizzazione hanno in comune il riferimento al logos e ai paradigmi analitici tipici delle “scienze dure”. Eppure, il senso dell'azione umana non è determinato solamente da riferimenti razionali (cioè dal logos) ma anche dal phatos, per questo l'azione umana può essere definita come logopatica. Mythos e logos Sin dall'antichità si è fatto ricorso alle storie- organizzate in narrazioni- per spiegare il comportamento collettivo. A tal proposito ricordiamo che nell'antichità il criterio di validità a cui era affidato il controllo delle azioni umane era quello della narrazione mitica (erano gli dei raccontati nei miti a rendere legittimi o meno alcuni comportamenti). Con lo sviluppo del pensiero razionale (epoca socratica) il criterio di validità dell'esperienza è mutato: era accettabile solo ciò che poteva essere confermato mediante il logos, il pensiero razionale. Si iniziano, così a diffondere storie che mirano alla perferzione della forma con la tendenza a ricercare un sempre maggiore grado di astrazione. William James sostenva l'esistenza di due tipi di pensiero: il pensiero argomentativo e quello narrativo. James Bruner-psicologo- riprende questa distinzione affermando che il pensiero logico-paradigmatico tende alla costruzione di categorie utili ad ordinare l'esperienza, mentre il pensiero narrativo si occupa di costruire buoni racconti seguendo con cura il senso delle azioni dei personaggi. Mentre il pensiero logico-paradigmatico tende a ricercare il vero, il pensiero narrativo tende a costruire il verosimile. Il pensiero narrativo ha il compito di coniugare lo scenario dell'azione con lo scenario della coscienza, questo obiettivo ha influenzato il modello narrativo diffusosi in Occidente. La matrice L'influenza del pensiero paradigmatico-logico è stata tale che, in Occidente, si sono diffuse matrici teoriche per cui l'unico linguaggio utile a legittimare l'esperienza era quello matematico e formale. Con l'Illumismo la pretesa di ridurre la “realtà” a ciò che è speigabile attarverso la razionalità conosce il suo culmine: ciò che esterno alla ragione va ignorato. Inizia ad imporsi una matrice teorica-che ha cambiato forma nella contemporaneità ma che resta comunque in uso-che analizza la realtà riducendo il tutto ad “oggetti”. La natura processuale dell'azione umana viene riscoperta solo grazie alla fenomenologia che riporta al centro il senso dell'azione umana, introducendo il pensiero logopatico (ovvero inquinato con il corpo ed esterno alla razionalità). La nascita della sociologia Nell'affrontare la questione della nascita della sociologia, intesa come disciplina scientifica autonoma, ci si trova davanti a due distinte posizioni: quella tipica della didattica accademica che fa risalire la nascita della sociologia al post Rivoluzione francese e quello che considera la sociologia istituzionale (per intenderci quella di Comte, definita come Fisica Sociale) solo come un evento divenuto rilevante solo a casua del momento storico in cui è calato, secondo questo approccio la nascita della sociologia è da far risalire almeno a Platone (vedi Karl Popper).

Riassunti- Teorici e profeti- G. Pecchinenda, A. Santoro CAPITOLO PRIMO: ORDINE E KAOS 1.1 La sociologia, come tutte le discipline che vengono insegnate in ambito accademico, ha una sua storia ufficiale che fa rislaire la sua nascita come disciplina autonoma al filosofo positivista Auguste Comte. Negli anni si è sviluppato attorno a questa questione un lungo dibattito: agli inizi del Novecento, quando il paradigma positivista e neo-positivista venne messo in discussione dall'emergere di nuove cornici teoriche, anche i sociologi che si schieravano contro il Positivismo utilizzarono per criticarlo la sua stessa impostazione concettuale (Idea di progresso lineare e positivo!). Un contributo significativo per il dibattito fu apportato da Karl Popper che in “La società aperta e i suoi nemici” mette bene a fuoco quanto nelle opere di diversi sociologi classici (da Comte a Marx) si possono distinguere due approcci: quello profetico e quello teorico. Lineamenti per una sociologia popperiana Karl Popper in “La società aperta e i suoi nemici” (la cui prima edizione è datata 1943) propone un'analisi accurata dello sviluppo della sociologia definendo Platone come il primo sociologo. Popper riscontra come lo sviluppo delle sociologie strutturaliste (positivismo, marxismo) sia stato causato dall'aderenza di queste ultime alle teorie dello storicisimo (teorie secondo cui è possibile per l'uomo orientare il cambiamento della società, il cui sviluppo segue delle leggi universali). Un' esempio di teoria storicista dal carattere profetico è quella del popolo eletto: essa condivide con le versioni più recenti dello storicisimo (il marxismo) l'idea che sia possibile porre ordine all'interno della società definendo- in maniera esterna alla nostra coscienza, quindi delegandone la responsabilità- un popolo o una classe eletta. Un'altra tipica confusione teorica che Popper contribusice a svelare è quella tra leggi naturali e leggi normative. Le leggi naturali sono quelle che descrivono le ricorrenze della natura, esse possono essere vere o false in quanto sono immutabili. Le leggi normative sono tutte quelle norme che hanno a che fare con i valori e le azioni sociali, esse possono essere rispetate o meno ma il loro carattere convenzionale le rende mutevoli. Popper prova a spiegare l'origine di questa confusione distinguendo tra: monismo ingenuo e convenzionalismo critico. Tra queste due fasi opposte ci sono due stadi inetrmedi: il naturalismo ingenuo e il convenzionalismo ingenuo. Nel monismo ingenuo non è ancora avvenuta alcuna distinzione tra le leggi naturali e le norme sociali; segue il naturalismo ingenuo- una fase che secondo Popper non si è mai concretamente realizzata- in cui sia le norme sociali che le leggi naturali sono avvertite come estranee; il convenzionalismo ingenuo è quella fase- descritta molto bene da Eraclito in Elios e Erinni- in cui sia le leggi naturali che quelle normative sono concepite come imposte dagli dei. Il sistema tribale si sgretola quando si acquisce la consapevolezza del fatto che le leggi normative sono diverse nelle diverse tribù e che esse sono fatte rispettare mediante il controllo umano: si arriva così al dualismo critico, fase in cui si profila una netta distinzione tra leggi naturali e norme sociali. Popper, poi, distingue ancora tra il carattere convenzionale delle norme sociali e l'aribitrarietà. Nella modernità, infatti, i due termini vengono spesso confusi generando anche all'interno della sociologia alcuni fraintendimenti: il carattere convenzionale delle norme afferma che la responsabilità da esse derivanti (o dalla loro modifica) spetta solo a noi, non può essere delegata a terzi non significa che gli uomini hanno la possibilità di scegliere in maniera arbitraria tra infiniti sistemi di norme e valori.

Con l'uomo strutturale (quello di derivazione aristotelica) alle norme imposte dalla natura o da Dio,si sostiusice l'idea che le norme siano imposte dalla società (é importante ricordare il carattere essenzialista della sociologia delle origini, uomo e società sono oggetti diversi pervasi da differenti essenze). Per Popper, quindi, tutte le toerie sociologiche classiche condividono il fatto di negare la responsabilità umana nella definizione delle norme sociali. 1.2 Per studiare scientificamente la società è necessario porsi delle domande di tipo metodologico, storico ed epistemologico: per affrontare la questione dle metodo della sociologia è oramai senso comune all'interno degli insegnamenti universitari partire dall'analisi delle toerie di Comte che viene presentato come il padre della sociologia scientifica. Nonostane egli abbia introdotto alcune idee che sono state alla base di pesanti distorsioni della disciplina egli fu il primo ad interrogarsi sui metodi e le finalità dello studio della società. Riorganizzare le idee Secondo Franco Ferrarotti il principale contributo di Comte alla sociologia fu quello di mirare ad una riorganizzazione del sapere intellettuale. Egli, che visse nel periodo dell Rivoluzione Francese assistendo al crollo del sistema istituzionale fino all'ora vigente, identificò il collasso istituzionale con quello intellettuale e si propose, allora, di riorganizzare il sapere unificando il metodo delle scienze naturali e quello delle scienze sociali. Decise, quindi, di estendere alle scienze sociali l'uso del metodo scientifico al fine di eliminare l'eccessiva specializzazione che era divenuta dannosa per la produzione del sapere (la specializzazione portava gli studiosi a perdersi in dettagli allontanandosi dalla visione globale del sapere). Comte, quindi, propone due soluzioni distinte per rifondare la società dal punto di vista intelletuale: l'adozione della filosofia positiva a livello metodologico, e la creazione della sociologia come disciplina scientifica di studio della società in maniera globale ed organica. Il compito che Comte assegna alla sociologia- quello di essere sguardo d'insieme sulla società- evidenzia quello che è il compito principale della sociologia: privileggaire l'analisi della complessità in una realtà che è multidimensionale (i sociologi devono evitare di ricorrere ad eccessive semplificazioni che sviliscono la natura stessa della disciplina). La legge dei tre stadi Auguste Comte nasce a Montpellier nel 1798 e vive di riflesso le conseguenze della Rivoluzione Francese esplosa a Parigi circa dieci anni prima. Si forma nella periferia francese e lavoro allo studio di Saint-Simon un'intellettuale materialista con cui entrerà in aperta polemica. Comte, che vive il crollo delle istituzioni francesi come conseguenza della degenerazione intellettuale, è necessario individuare una legge che possa essere utile a riordinare la società partendo non dalla rifondazione delle sue istituzioni ma, piuttosto, dalla rifodnazione delle idee su cui esse si basano. I positivisti, Comte in particolare, indentificano- a differenza di Platone- la legge universale del cambiamento storico come la legge del progresso: per loro la storia è un processo positivo che è produce da un lato la stabilità e dall'altro orienta il progresso in maniera positiva. Comte deve cercare di rispondere a due ordini di priblemi: il primo è quello di riordinare la società cercando delle nuove forme stabili, il secondo è quello di riunificare il sapere che si era andato parcellizzando con la divisione del lavoro. La soluzione ai due problemi è rappresentata: dall'introduzione della filosofia positiva che unifica a livello metodologico sia le scienze “dure” che le scienze “molli”; dalla creazione di una nuova disciplina volta a studiare i fatti sociali con metodi scientifici (Fisica Sociale). Tra le varie critiche rivolte all'apparato teorico di Comte vi è anche quella di aver introdotto un iper-fattualismo nelle scienze sociali, ovvero di aver considerato rilevanti solo quei fatti che

potevano essere misurati empiricamente. Eppure, lo stesso Comte scrive che “senza una teoria preliminare, l'osservatore non saprebbe nemmeno dove guardare”. L'integrazione dell'esperienza empirica in un quadro teorico resta, quindi, cruciale per Comte. Il metodo che egli propone per l'analisi sociologica è il metodo storico-genetico che fa rifeirmento ad una teroia generale nota come “Legge dei tre stadi”. Comte divide lo sviluppo umano in tre fasi, ognua caratterizzata da una diversa organizzazione sociale: – Fase teologica: è la fase in cui gli uomini cercano di indagare la natura intima delle cose, e i fatti sociali sono conseguenza di forze sovrannaturali che modificano la natura; – Fase metafisica: in questa fase alla speigazione sovrannaturale si sostituiscono entià astratte come la natura o gli dei, ogni fatto scaturisce dall'entità astratta corrispondente; – Fase positiva: è la fase in cui l'uomo rinuncia ad indagare le cause intime dei fenomeni, per indagare le cause ultime ovvero le ricorrenze e le relazioni esistenti tra i diversi fenomeni osservabili. E' la fase in cui il metodo di indagine più diffuso è quello scientifico e positivo. La legge dei tre stadi e la classificazioni delle scienze in base all'utilizzo del metodo positivo servono a Comte per giustificare la necessità della nascita di una nuova scienza: la sociologia. Nella lezione quarantesima del suo “Introduzioni alla filosofia positiva”Comte introduce le due direzioni che devono, a suo parere, gudiare lo sviluppo della nuova disciplina: l' ordine e il progresso che sono le “proprietà essenziali” di una società guidata dallo sviluppo positivo. 1.3 Herbert Spencer fu un sociologo britannico che riprese con un certo vigore le teroie comtiane positiviste integrandole con la teroia evoluzionista di Darwin. Spencer fu il primo sociologo a concepire una similtudine- anche piuttosto spinta sul piano teorico- tra gli organismi viventi e la società. Entrambe queste entità, infatti, identificavano la loro evoluzione con il loro accrescimento e funzionavano grazie al contributo di diverse parti.Questa teoria organicista della società, contenuta in Principi primi ed altre opere successive, rintraccia la sua legge generale in quella positiva dle progresso: lo sviluppo della società, secondo Spencer, porterebbe infatti a passare da una società “militare”, in cui i motivi di coesione sono imposti dall'esterno, ad una società “organica” come quella industriale che si regolamenta in base alla crescente divisione del lavoro (che corrisponde ad un aumento della massa quindi ad un accrescimento e ad un passaggio da una forma semplice ad una più complessa!). L'approccio organicista e positivsta di Spencer- che ritrova la sua base teorica nell'idea comtiana di una legge dello sviluppo e nel mito del progresso- sarà alla base dell'impostazone teorica proposta da Emilié Durkheim. 1.4 Emilè Durkheim fu un sociologo francese che nacque sett'anni dopo uguste Comte, il padre della sociologia. Durkheim si forma in una Francia profodamente diversa da quella comntiana ma egualmente pervasa da forti fratture sociali: ancora una volta l'obiettivo dell'analisi sociologica è, quindi, quello di trovare una legge generale che permetta di ricomporre l'ordine sociale. Durkheim è fortemnte influenzato nella sua trattazione sociologica da Saint-Simon e dallo stesso Comte (da cui riprende alcune posizioni relative alla religione e alcuni aspetti metodologici) eppure la sua tratatzione ha un carattere fortemente originale e conservatore. Tra le sue opere più importanti: La divisione del lavoro sociale, Le regole del metodo sociologico, L'educazione morale, I fondamenti della vita religiosa e Il Suicidio. La Divisione del lavoro sociale è l'opera in cui più di tutte Durkheim affronta la questione dell'ordine in un quadro teorico di derivazione comntiana: in aperta polemica con i

contrattualisti (che vedevano l'origine della divisione del lavoro nei vantaggi da essa derivanti) Durkheim riconduce la necessità della divisione del lavoro all'esistenza di una coscienza collettiva che egli definisce come esterna, costrittiva e indipendente dagli indivudi che si rivela in grado di mitigare i desideri e le ambizioni personali (evitando così lo stato di guerra perenne teroizzato da Hobbes).

Solidarietà meccanica e solidarietà organica Anche Durkheim immagina la storia come un processo lineare che porta allo sviluppo; la linea dello sviluppo storico va dalle società governate da una solidarietà meccanica a quelle govrnate da una solidarietà organica. Ai due tipi di solidarietà tra gli individui sottostanno differenti strutturazioni della coscienza collettiva. Le società a solidarietà meccanica basano il loro funzionamento sulla somiglianza tra gli individui (sono le società tribali, che non posseggono il linguaggio alfabetico) e la coscienza collettiva domina tutti i campi della vita sociale (società della vergogna, vedi il corso di Pecchinenda). Nelle società a solidarietà organica, invece, a fare da collante tra gli individui è la loro differenziazione (Durkheim concepisce una sorta di individualizzazione dovuta anche alla divisione del lavoro). L'accezzione “organica” sta proprio a rivelare che secondo Durkheim la società funziona proprio perchè i diversi individui si comportano con gli organi differenziati di un organismo: ovviamente anche nel proporre questa anlisi Durkheim immagina l' uomo e società come staccati e la società come imposta agli individui. Altro problema che Durkheim condivide con gli intellettuali del suo tempo è quello di fondare una morale laica che possa sostituire la morale tradizionale oramai in crisi. Ne “L'educazione morale” (lezione tenuta alla Sorbonne nel 1902-1903, 1906-1907) Durkheim individua i tre elementi caratteristici della morale laica: lo spirito di disciplina, l'attaccamento al gruppo e l'autonomia della volontà. Per Durkheim la morale è “quell'insieme di regole che predeterminano il comportamento in situazioni specifiche”. L'autorità delle norme morali sta nel fatto che esse sono imposte agli individui da un'entità superiore: la società. Il primo elemento della moralità è la disciplina. Tutti i prodotti culturali della società (linguaggio in primis) sono il frutto della vita in società, ecco perchè la società non è soltanto esterna ma anche interna agli individui che si realizzano completamente solo al suo interno. Ne “Il Suicidio” Durkheim dimostra come la vita al di fuori della società sia insostenibile per gli individui: si evidenzia così il secondo aspetto fondante della morale, l'attaccamento al gruppo in quanto è l'appartenere ad una società che- secondo Durkheim- da sensoe valore alla nostra esistenza. Il terzo elemento caratteristico della morale laica è l'autonomia della volontà: nella società moderna la scienza ha sostituito Dio nella produzione delle norme morali, questo elemento ha reso l'uomo maggiormente libero rispetto a queste imposzioni che hanno assunto un carattere mutevole (Popper direbbe che hanno assunto un carattere convenzionale!). Durkheim nella sua analisi della morale appare ancora piuttosto radicato ai principi positivisti del progresso, Max Weber apparirà più contemporaneo nello svolgere un' analisi analoga. Per Durkheim la morale ha carattere costrittivo ed è esterna agli individui che si conformano ad essa (mediante i tre principi sopradescritti) al fine di garantirsi una vita stabile e serena. Le regole del metodo sociologico Le principali chairifcazioni sul metodo che Durkheim ritiene sia necessario adottarre nelle scienze sociali si trovano nel volume “Le regole del metodo sociologico”. In questa mografia Durkheim definisce cinque regole fondamentali per condurre una buona ricerca sociologica. La prima regola è quella di “considerare i fatti sociali come cose”. Ciò implica direttamente:

– “evitare di utilizzare concetti che si siano formati al di fuori della scienza per produrre conoscenza scientifica”; – definire in maniera rigorosa l'oggetto di indagine (definire un tipo e svolgere l'analisi su tutti i soggetti riconducibili al tipo individuato); – il concetto di esteriorità e autonomia dei fatti sociali secondo cui il sociologo deve sforzarsi, nella sua analisi, di considerare i fatti sociali slegati dalle loro singole manifestazioni. La seconda regola del metodo descritto da Durkheim mette a fuoco la distinzione tra normale e patologico definendo un fatto sociale come “normale” “quando esso si presenta in un determinato tipo, in un determinato contesto storico, nella media rispetto alla specie e alla società prese in analisi”. La terza regola teorizza un'analisi che muova dalla costruzione di tipi sociali definiti come “segmenti distinti di cosicetà appartenenti a diverse varietà”. La quarta regola teroizza la speigazione organica dei fatti sociali, effettuatata distinguendo tra la causa prima dei fatti e la funzione dei fatti stessi. La quinta, e ultima regola, ha a che fare con l'amministrazione della prova: secondo Durkheim “ad uno stesso fatto corrisponde sempre una stessa causa”per cui i fatti sociali vanno studiati seguendone lo...


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