Tesina LETT INGL 3 PDF

Title Tesina LETT INGL 3
Author Carlucc Stonky
Course Letteratura Inglese III
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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LA VERSIONE DEL SUBALTERNO Storie di punti di vista inespressi

Simona Peluso EA/04430

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“The single story creates stereotypes, and the problem with stereotypes is not that they are untrue, but that they are incomplete. They make one story become the only story.”1 Queste sono le parole pronunciate da Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice contemporanea nigeriana, durante la TED talk “The danger of a single story” tenuta nel 2009. Parole che fanno riflettere e aprono diversi campi di indagine perché la creazione di una sola storia non permette l’espressione di punti di vista diversi, come spesso accade nella letteratura e in particolare in quella occidentale. Nel corso dei secoli infatti, la produzione letteraria occidentale ha ritratto ‘lo straniero’ descrivendolo da una prospettiva falsata e condizionata dal discorso colonialista. La tradizione letteraria eurocentrica ha contribuito alla creazione dell’Africanismo inteso come l’insieme di opinioni, presupposti, interpretazioni e di conseguenza di fraintendimenti sul sapere di questi popoli. Si tratta di un’Africa inventata senza pensare che potessero emergere altri criteri al di fuori della categoria di denominazione. La presenza africanista è stata soffocata. Il silenzio riguardo la questione razziale ha dato origine a un processo di esclusione che ha governato il discorso letterario e ha impedito di arricchire il nostro bagaglio letterario quotidiano.2 “Il linguaggio oppressivo fa qualcosa di più che rappresentare la violenza; è la violenza; fa qualcosa di più che rappresentare i limiti della conoscenza; limita la conoscenza”.3 Sono state così create delle figure stereotipate che per lungo tempo non hanno avuto la possibilità di controbattere alla descrizione imposta dal mondo occidentale. Uno dei personaggi indicato dalla critica postcoloniale come vittima di un vero e proprio 1 C. N. Adichie, The danger of a single story,TED Global 2009. Il pericolo di una storia unica, “La storia unica crea stereotipi e il problema con gli stereotipi non è che non sono veri, ma che sono incompleti. Fanno sì che una storia diventi l’unica storia.” Trad. mia; 2 Cfr. Toni Morrison, Playing in the Dark. Whiteness and the Literary Imagination. Harvard U.P., 1992 (Giochi al buio. Il bianco e il nero nella letteratura trad it. F. Cavagnoli); 3 Toni Morrison, discorso Premio Nobel per la Letteratura, 1993. Trad. mia;

atto di disumanizzazione è quello di Bertha Mason, descritto da Charlotte Brontë in Jane Eyre. Romanzo che narra solo la storia di Jane Eyre passando come il canone, a discapito della storia di Antoinette Cosway/Bertha Mason, che viene appena accennata, descritta come una bestia selvaggia, una presenza mostruosa. Motivo per il quale la scrittrice Jean Rhys, di origine dominicana, vuole dare voce al suo personaggio, darle una soggettività e una storia. Nel 1966 pubblica Wide Sargasso Sea, dopo un silenzio di quasi trent’anni, che si colloca come una sorta di prequel del testo di Brontë, gli eventi narrati sono antecedenti ma temporalmente sfalsati. Vuole raccontare la condizione delle Indie Occidentali, del processo di decolonizzazione, delle donne bianche di origine creola e sfatare il mito dell’isteria prettamente femminile. Parlando di Jane Eyre, la scrittrice dice che c’è un solo lato della storia, quello inglese, le Indie Occidentali Bianche hanno un proprio lato e un proprio punto di vista.4 Ed è proprio questo che vuole far emergere. Un altro personaggio a cui viene negata la voce è quello di Desdemona, moglie di Othello, protagonista dell’omonimo dramma Shakespeariano. La figura femminile, in questo caso, viene descritta solo in funzione della progressiva passione di Othello, il Moro, la cui gelosia porterà all’omicidio di Desdemona. La sua voce verrà riportata in vita dall’aldilà da Toni Morrison, scrittrice afroamericana vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1993, con la collaborazione della cantautrice maliana Rokia Traorè. Desdemona, dramma pubblicato nel 2012 e messo in scena dal regista Peter Sellers, colloca la protagonista in un luogo impreciso e senza tempo, dove si radunano le ombre dell’aldilà. Ma soprattutto dove finalmente si racconta, rivive e offre un’altra versione di sé, fiera, determinata e ribelle. Emerge anche la figura di Barbary, la balia, secondo personaggio africano nel dramma di Shakespeare, dove 4 C. A. Howelss, Jean Rhys, cap. Six, pag. 107, Harvarest Wheatsheaf, 1991;

però viene solo menzionata, con Morrison diventerà protagonista insieme a Desdemona. Le storie di Atoinette/Bertha e Desdemona si incrociano non solo perché la loro voce è stata silenziata da quella degli uomini, prima dei loro padri e poi dei loro mariti, ma hanno in comune la perdita del loro libero arbitrio a causa di quella che possiamo definire la singola storia a cui Mr. Rochester e Othello prestano ascolto. Il personaggio di Mr. Rochester in Wide Sargasso Sea, non viene mai nominato nonostante sia la voce narrante nella seconda parte dell’opera, scelta narrativa voluta dall’autrice per privarlo dell’identità come simbolo della sconfitta coloniale. Nella seconda parte racconta il suo matrimonio con Antoinette, accordato prima con il patrigno, Mr. Mason, e poi con il fratellastro Daniel Cosway, per motivi di natura esclusivamente economica. Dopo un’iniziale senso di estraneità alla sua nuova vita, sembra adattarsi, è attratto sessualmente da Antoinette, la quale si innamora gradualmente e follemente di lui. Tuttavia, poco dopo, Daniel tramite una lettera lo informa sulla presunta vera storia della famiglia Cosway, o meglio su ciò che ritiene sia la vera ed unica storia: la madre di Antoinette era pazza come tutte le altre donne creole e di conseguenza anche sua moglie aveva lo stesso gene. Questa storia farà allontanare sempre più Rochester dalla giovane moglie, che continuerà a possedere sessualmente ma a cui cambierà il nome in Bertha cercando di modificare la sua identità. La tradirà con una domestica e farà in modo che lei li senta gemere. Successivamente la espatrierà in Inghilterra, rinchiudendola nell’attico di Thornfield Hall dove perderà del tutto il senno. Analizzando il comportamento di Mr. Rochester, possiamo dedurre che se non avesse ricevuto quella lettera o meglio se non avesse creduto alle parole del fratellastro di Antoinette/Bertha, che era solo in cerca di

denaro, la storia avrebbe avuto un epilogo differente. Ecco, questo è il pericolo insito nella narrazione univoca della singola storia. Come ci ha dimostrato la stessa Jean Rhys, la storia non può essere modificata ma solo giustificata. Antoinette/Bertha viene portata alla pazzia da una serie di scelte commesse dal marito che come tutti gli uomini della sua vita, avevano preso il controllo delle sue scelte, fin dalla sua infanzia. Allo stesso modo la vita di Desdemona è dipesa dalle scelte di Othello, generale moro da cui era stata attratta per il temperamento nobile e le eroiche avventure vissute. Il loro amore verrà ostacolato da Iago, un soldato che crede suo amico e che invece prova risentimento nei suoi confronti poiché ha preferito promuovere di grado l’amico Cassio al suo posto e poiché sospetta che abbia giaciuto con sua moglie Emilia. Tramite una serie di scaltre mosse, Iago riuscirà ad accendere la fiamma della gelosia nel Moro convincendolo dell’adulterio di Desdemona con Cassio. Anche in questo caso la singola storia porterà a un esito tragico, la morte di Desdemona. Subito dopo Emilia porterà a galla la verità e verrà uccisa da Iago e Othello, non potendo vivere nel rimorso, si toglierà la vita accasciandosi sul corpo defunto della moglie. Desdemona nell’opera di Morrison dice che il marito sapeva che Iago stava mentendo e lo stava manipolando ma che agì lo stesso per quella tacita approvazione tra maschi, la fratellanza.5 In un’ottica chiaramente femminista, grazie a Toni Morrison i morti possono raccontare ciò che non potevano dire da vivi e le donne trovano la loro voce. Desdemona in particolar modo non è più vista come un’immagine di perfezione ma come un essere umano con difetti, che ammette i propri errori e impara da questi. Hanno voce anche le madri dei giovani defunti, 5 Toni Morrison, Rokia Traorè, Desdemona, pag. 37, Oberon Books, 2012;

Emilia e Barbary, utilizzata per evocare la schiavitù africana. Morrison riprende il colore nero che marchia anche la pelle di Othello e lo riversa in un personaggio creato ex novo per alludere a un fatto storico. Come afferma il regista Peter Sellers durante un’intervista condotta da Itala Vivan per la rivista Negrizia: .

La figura di Barbary svolge quindi un ruolo molto importante, solo alla fine dell’opera si scopre che il suo vero nome è Sa’ran e che Barbary era appunto il nome con cui si identificava l’Africa. Barbary appartiene ad un contesto geografico che il drammaturgo inglese non conosceva. Dietro il suo nome si nasconde una realtà culturale fatta di simboli, abitudini sociali, tradizioni molteplici e complesse che nell’Inghilterra del XVII secolo era praticamente sconosciuta. Il tema del contrasto e della diversità etnica era presente nella fonte originale di Giambattista Cinzio .6 Dalle parole di Barbary emerge del risentimento nei confronti di Desdemona perché in realtà era sua schiava e non sua amica, le viene offerta una rivincita nella storia. I due spiriti si ritroveranno e ritroveranno il rapporto che le aveva unite in questa dimensione atemporale. Come vuole una credenza africana i morti non sono 6 Cfr. intervista a Rokia Traorè, condotta da Simona Franca per il Manifesto;

davvero morti, Desdemona e Sa’ran sono spiriti inquieti che ancora non hanno completato il proprio destino. Le due donne si uniscono in un lamento di amore e dolore, le battute di Desdemona dialogano con le canzoni di Rokia Traorè, le uniche non composte da lei sono la “Canzone del Salice” di Shakespeare, che Barbary canta mentre muore di crepacuore e che viene ricordata da Desdemona e quella scritta da Toni Morrison in contrappunto e intonata da Sa’ran.7 Anche Desdemona e Othello si rincontrano e, nonostante le difficoltà, il rimorso e il pentimento, si crea uno spazio di riconciliazione. Desdemona ricorda a Othello che, se nel momento in cui l'ha accusata di adulterio e si preparava a ucciderla, lei non ha reagito contro di lui, è stato perché il suo amore era troppo intenso, era un amore totale basato almeno per lei su una fiducia assoluta. Non reagì perché non riusciva ad accettare che lui credesse nella sua infedeltà, per questo si ribella e con rabbia afferma: 8 Des – demon – a confronta i propri demoni, riconciliandosi con il passato e preparandosi al futuro, non più sola, le scuse aspettate per quattrocento anni vengono finalmente pronunciate.9 Mentre Desdemona ha quindi la possibilità di far venire fuori la sua voce e di risolvere i conti in sospeso, per Bertha Mason non sarò lo stesso. Innanzitutto Bertha Mason è Antoinette Cosway, cambierà identità ma non per suo volere. Sin da bambina vive nell’in-between, ovvero in una situazione di frammentazione interiore, incapace di sapersi associare o riconoscere in un gruppo. Verrà costantemente rifiutata da tutte le persone che incontra sul suo cammino: l’amica Tia, verso cui corre 7 Peter Sellars, Scheda Napoli Teatro Festival Italia, 4/06/2013 – 23/06/2013. 8 T. Morrison, R. Traorè, Desdemona, cit., pag. 51, “Hai creduto a una bugia. Hai rotto il mio imene e pensato che fossi stata infedele il giorno dopo? Io?” Trad. mia; 9 Peter Sellars, Scheda cit.

incontro dopo l’incendio appiccato alla sua casa dagli ex schiavi, avrebbe voluto essere come lei ma in risposta invece riceve una pietra in volto; la madre, che non l’ha mai amata e che nella sua follia in seguito alla morte del fratellino, l’allontanerà per sempre e la comunità di Coulibri, che disprezza la sua famiglia perché ex schiavisti. Più volte verranno chiamati ‘ white niggers’ o ‘white cockroaches’,10 sottolineando la loro condizione di in-between, né bianchi né neri, non appartengono a nessuna delle due categorie e ciò viene visto maggiormente come una minaccia. Antoinette/Bertha è quindi caratterizzata da un senso di alienazione interiore e di rifiuto del mondo esterno che proietterà anche sul marito, vivendo nella paranoia e nel timore. Infatti Rochester non riuscirà a comprenderla e sarà sempre più intimorita da lei, ma soprattutto dal luogo e dall’atmosfera misteriosa che sente e che caratterizza sia l’opera di Rhys, sia quella di Brontë. Cerca di dominarla, per renderla più comprensibile ai suoi occhi fino a farla diventare Bertha Mason, la pazza mostruosa rinchiusa nell’attico di Jane Eyre. Attraverso la sua follia e la doppia personalità, Antoinette/Bertha rappresenta lo sdoppiamento culturale che le persone dalle colonie erano costrette a subire, dovendo completamente rinnegare la propria cultura di provenienza per sottomettersi a quella dominante. L’imperialismo ha esercitato e continua a esercitare tutt’ora nei confronti dei popoli colonizzati una particolare forma di violenza, definita ‘violenza epistemica’ da G. Spivak, capace di minare alla base l’autostima e la soggettività dei colonizzati. È tramite la violenza epistemica che lo spazio del colonizzato è stato brutalmente trasformato in modo tale da poter essere portato in un mondo costruito dall’eurocentrismo. È una violenza alla conoscenza, ai segni, ai valori, alla cultura e all’organizzazione della vita e della

10 Negri bianchi o scarafaggi bianchi, trad. mia;

società dei paesi colonizzati. La violenza epistemica ha brutalmente incluso lo spazio colonizzato per escluderlo.11 Inoltre nel caso di Antoinette/Bertha, l’oppressione a cui è sottoposta è data anche dalla sua condizione di donna. Nella seconda parte di Wide Sargasso Sea, verrà eliminato il suo punto di vista a favore di quello di Rochester e ciò verrà messo in risalto dalla sua progressiva trasformazione in zombi. Come riportato nel testo: “Uno zombi è una persona che sembra viva o una persona viva che è morta. 12 Oltre a cambiarle il nome, spesso l’assocerà a una marionetta, anche per assonanza col suo vero nome. E le farà ciò che vuole fino a distruggerla con l’esilio in Inghilterra. Antoinette/Bertha morirà dentro prima dell’incendio alla tenuta, analogamente a quanto accaduto alla madre, di fatto afferma: “Mia madre è morta realmente quando ero bambina. Ci sono sempre due morti, quella vera e quella che conosce la gente”. 13 Nella terza parte ritorna la sua narrazione ma ritroviamo una donna differente, Antoinette è morta definitivamente, impazzita nelle vesti di Bertha Mason. Non riconoscerà nemmeno il su volto guardandosi allo specchio e credendo di aver visto il fantasma di una donna folle che si aggira per Thornfield Hall, senza sapere di essere lei quella donna. Quella presenza misteriosa che cammina furtivamente per i corridoi, quando riesce a rubare la chiave della stanza alla sua badante, che dorme profondamente. La stessa autrice del romanzo, inizialmente voleva intitolarlo Le Revenant, che significa appunto fantasma. Una figura che ritorna per perturbare il presente, la figura di Antoinette/Bertha che va a perturbare la storia di Jane Eyre. La scelta successiva di intitolarlo poi Wide Sargasso Sea, è dovuta al fatto che il Mar dei Sargassi è denso, ricco di alghe che affiorano in masse in superfice ed è quasi totalmente privo di spiagge. Si trova in una sorta di dimensione sospesa, come la 11 Cfr. Gayatri Spivak, Can the Subaltern speak? Revised edition from the History chapter of Critique of Postcolonial Reason, Columbia University Press, New York, 2010; 12 Jean Rhys, Wide Sargasso Sea, pag.67, trad. mia Penguins Book Ltd, 2000 13 Ivi, pag.81 trad. mia;

dimensione del romanzo sospeso tra sogno e realtà. E sarà proprio dopo aver sognato il fuoco, che Bertha nel momento finale del romanzo, appiccherà l’incendio a Thornfield Hall, ricongiungendosi così tematicamente a Jane Eyre. Nonostante si tratti di un gesto folle, è attraverso questo che riprende il controllo di sé stessa, della sua mente e del suo corpo per un ultimo gesto di liberazione. Attraverso il fuoco e la morte riconquista sé stessa e si libera dallo schema di misoginia e oppressione, impedendo così di poterne essere di nuovo una vittima. Jean Rhys mostra come dietro la bestia selvaggia ci fosse in realtà una donna creola trascinata alla follia. Riscrive il suo passato e giustifica la sua condizione ma la sua storia non può essere modificata, il suo destino è quello di sacrificarsi per dare spazio all’eroina della Brontë Jane Eyre. Gayatri Spivak, filosofa femminista di origine bengalese, comparando i due romanzi nel suo saggio Three Women’s Texts and a Critique of Imperialism, fa notare come nel romanzo della Brontë il ruolo di Bertha sia puramente funzionale alla trama e subalterno agli altri personaggi. Il suo scopo è di creare parte dell’atmosfera gotica e misteriosa che circonda Thornfield Hall e Rochester e di portare avanti la storia d’amore tra i protagonisti, la quale si potrà compiere con la sua morte, facendo sì che i due si possano sposare. In un altro suo saggio Can the Subaltern speak? Spivak si chiede se la subalterna può davvero parlare e con quali strumenti, intendendo con parlare, agire tramite segni riconoscibili e quindi non essere più subalterni. Mentre con il termine ‘subalterna’ si riferisce alla donna nativa che non può parlare né essere ascoltata perché c’è sempre qualcun altro che lo fa al suo posto. Per questo Spivak vuole rivendicare il genere femminile oltrepassando il genere grammaticale inglese ‘the subaltern’. E perché questo soggetto possa eccedere bisogna avere il coraggio di

dire come stanno le cose. Spivak parte così dalla divisione internazionale del lavoro e dalla globalizzazione che, con i suoi rapporti di potere tra il primo e il terzo mondo, è incastrata dentro la storia economica, politica e culturale dell’imperialismo e del colonialismo. La subalterna è completamente silenziata mentre Bertha ha una voce nella letteratura e viene dalla classe degli ex schiavisti non da quella subalternità che non ha per nulla accesso alla parola. La sua subalternità è la pazzia, perché la condizione mentale non le permette di poter avere una sua soggettivazione. Can the Subaltern Speak? diventa il manifesto di una rottura, di una denuncia, di una rivendicazione. La domanda sul parlare dei subalterni rompe l’impostazione del Collettivo Subaltern Studies, reclama una capacità di agire, un’egemonia non convenzionale, non tanto sinonimo di potere, ma di un progetto che possa e sappia andare oltre il simbolico prestabilito. Denuncia la prospettiva degli intellettuali occidentali, che raccontano la donna partendo sempre da storie di altri, siano essi il patriarcato locale o l’Imperialismo britannico. 14 Un percorso ancora in divenire quindi, quello di emancipazione dagli schemi sociali del colonialismo. Ancora in atto poiché i valori promossi dalla pratica coloniale sono stati interiorizzati dalla società occidentale e si riflettono anche nella produzione letteraria. Un problema che merita un’analisi e una nuova definizione dello stesso concetto di femminismo. E a tal proposito vorrei citare nuovamente Chimamanda Ngozi Adichie, con un estratto dal suo saggio We should all be feminists (A Vintage Original Ebook, July 2014):

14 Cfr. G. Spivak, Can the Subaltern Speak? Reflections on the History of an Idea, Columbia University Press, New York, 2010;

.15

BIBLIOGRAFIA -

Chimamnda Ngozi Adichie, The danger of a single story,TED Global 2009;

15 Trad. mia: “Ho cercato la parola nel dizionario, diceva: "Femminista: una persona che crede nell'uguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi." La mia bisnonna, dalle storie che ho sentito, era una femminista. Scappò dalla casa dell'uomo che non voleva sposare e sposò l'uomo che scelse lei. Si rifiutò, protesto, parlò ogni volta che si sentiva privata del territorio e di accesso perché era femmina. Non conosceva la parola femminista ma non significa che non lo fosse. Molti di noi dovrebbero reclamare quella parola. La mia personale definizione è: una femminista è un uomo o una donna che dice, sì, c’è un problema di genere come è oggi e dobbiamo sistemarlo, dobbiamo migliorare. Tut...


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