Titoli DI Capitale E Titoli Ibridi PDF

Title Titoli DI Capitale E Titoli Ibridi
Course Economia degli intermediari finanziari
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Titoli DI Capitale E Titoli Ibridi...


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Titoli di capitale 1

ELEMENTI INTRODUTTIVI E DIFINITORI

1.1Definizione e confronto con i titoli di debito I titoli di capitale si distinguono da i titoli di debito a reddito fisso per il fatto che c’è un interessamento nei confronti dell’attività svolta dall’emittente e dai risultati economici conseguiti dallo stesso, per tanto abbiamo un interesse nell’attività d’impresa ove si siano investiti i capitali, detti anche capitali di rischio, per questo possiamo dire che non c’è la certezza di avere un rimborso o eventuali remunerazioni. Quindi possiamo chiamare le azioni come titoli a reddito variabile in contrapposizione dei titoli a reddito fisso già studiati. -

Non esiste la certezza delle remunerazioni investite La scadenza dell’investimento è indeterminata L’eventuale restituzione ai soci del capitale conferito è comunque subordinata al prioritario adempimento degli impegni assunti verso i creditori (può essere stabilito il valore di rimborso solo per caso di scioglimento della società o della sua liquidazione in misura proporzionale alla quota di partecipazione di ogni socio dopo però il pagamento di tutti ii debiti e dopo aver fatto salvi il diritto al rimborso di particolari categorie di azioni.) OPPURE (ci potrebbe essere il rimborso nel caso di diminuzione del capitale sociale per ESUBERO dello stesso.)

-

Il possessore di azioni che voglia liquidare il proprio investimento prima del rimborso si deve rivolgere al mercato, vendendo l’azione al prezzo (valore di mercato) che in quel momento verrà determinato dall’incontro tra la domanda e l’offerta.

SONO CONFERIMENTI DI CAPITALE SOCIALE DELLE società: S.P.A., S.A.P.A., Società COPERATIVE. 1.2 i requisiti dei titoli azionari Le azioni: 

Il valore nominale di ciascuna azione corrisponde ad una frazione del capitale sociale  La singola azione costituisce per tanto la minima misura di partecipazione ai diritti sociali  Esiste quindi l’obbligo di garantire la trasparenza delle singole posizioni dei soci e quindi è vietata qualsiasi forma di patto leonino (quindi qualsiasi forma di esclusione alla partecipazione degli utili e la sola partecipazione alle perdite)  La mancata indicazione del valore nominale delle azioni è prevista dal codice civile per le società per azioni “In mancanza di indicazione del valore nominale delle azioni, le disposizioni che ad esso si riferiscono si applicano con riguardo al loro numero in rapporto al totale delle azioni emesse “ art.2328.c2. NB. SECONDO IL C.C. POSSONO ESSERE nominative o al portatore, tuttavia leggi successive hanno introdotto e ribadito per fini fiscali la NOMINATIVITA’ obbligatoria dei titoli azionari. 2.1 I DIRITTI E LE CATEGORIE DI AZIONI 2.1.1.I diritti attribuiti al titolare delle azioni Ha diritti di natura Patrimoniale, amministrativi e di natura mista; -

Diritti patrimoniali: 1 diritto agli utili (al dividendo) (ogni azione attribuisce il diritto ad una parte PROPORZIONALE degli utili netti)

2diritto alla quota di liquidazione (in caso di liquidazione ogni socio ha diritto al ricevere una parte dei risultati raggiunti dalla società)

3 partecipazione assembleare

-

4 convocazione Diritti amministrativi 1 diritto di voto (capacità di esprimere la propria opinione su una questione definita dal c.c. o dal management) 2 diritto di impugnativa (capacità di impugnare delle decisioni prese in assemblea qualora queste rechino danni ingiusti)

-

3 visione dei libri contabili 4 denuncia Diritti di natura mista: 1 diritto di opzione (consiste nella possibilità concessa agli azionisti di sottoscrivere delle azioni in prelazione in occasione delle operazioni di aumento del capitale sociale in modo da assicurare la propria quota di partecipazione alla società ed evitare un DANNO di natura patrimoniale)

2diritto di recesso (consiste in un diritto sempre di natura mista perché da un lato abbiamo una tutela patrimoniale e dall’altra una tutela amministrativa, per esempio nel caso di assemblee che abbiamo che vertono su decisioni importanti (come per es. la modifica dell’oggetto sociale, o il trasferimento della sede sociale all’estero, la revoca dello stato di liquidazione, l’eliminazione di una o più cause di recesso dallo statuto, modifiche di calcolo per quanto riguarda la determinazione del valore dell’importo di liquidazione) il socio può recedere senza subire alcuna perdita rispetto al prezzo di mercato del titolo.) 2.2 Le categorie di azioni Intro: tutte le azioni in linea di principio conferiscono al possessore uguali diritti considerato il fratto che ogni azione rappresenta una frazione del capitale uguale per tutte le stesse azioni; però vi sono delle disposizioni del c.c. che consentono l’emissione di azioni da parte delle società aventi diritti diversi dalle “ordinarie” al momento dell’atto costitutivo e al momento della modificazione dello stesso, queste azioni vengono denominate “azioni speciali”. N.B. -> In particolare il conferimento e i diritti dati dal possesso delle azioni non è direttamente proporzionale. Rimane il LIMITE previsto dalla vecchia disciplina per la quale le azioni con voto limitato non possono superare in termini quantitativi la metà del capitale sociale, la motivazione risiede sulla tutela della diluizione del capitale sociale presso una minoranza di azionisti ordinari che governano quindi la società disponendo di modesta quota di partecipazione. TIPOLOGIA ORDINARIE (le azioni ordinarie sono nominative, quindi intestate ad una persona fisica o giuridica con relativa annotazione sul libro dei soci)

DIRITTI AMMINISTRATIVI

DIRITTI PATRIMONIALI

I possessori di queste azioni partecipano attivamente alla gestione della società poiché dispongono di pieno potere di voto.

La remunerazione di queste azioni è in relazione al dividendo e quindi alla prosecuzione dell’attività.  Si ricorda che pur in presenza di utili l’assemblea dei soci può decidere di non assegnare alcun dividendo.  Si ricorda che la remunerazione è subordinata alla remunerazione delle azioni privilegiate e di risparmio. Hanno il diritto di prelazione nel riparto degli utili e nel rimborso del capitale In genere viene stabilito un dividendo minimo annuo (calcolato in % sul valore nominale) ed uno

Voto assemblee: ordinarie, straordinarie

PRIVILIGIATE

Non conferiscono alcun diritto di voto nelle assemblee ordinarie e straordinarie

DI RISPARMIO

Non conferiscono alcun voto e quindi non partecipano alla gestione, ne sono soci a tutti gli effetti Non partecipano alle assembl. Ord. e

straord. Partecipano solo a assemb. Speciali dedite alla tutela della categoria

scarto minimo sul dividendo delle azioni ordinarie

3.2 La valutazione dei titoli azionari 3.2.1. il modello generale Le Azioni sono dei Titoli a reddito variabile pertanto questo fa capire che non ci sia ex ante la certezza di remunerazione (tuttavia la certezza c’è nel momento della liquidazione una volta soddisfatti tutti i creditori) delle somme investite. Il valore di un investimento (IL PREZZO): si ottiene calcolando il valore attuale di tutti i flussi di cassa che l’investimento genererà nella sua vita. n

P0=

∑( t =1

FCt t 1+trri )

Assunzioni relative ad aspetti delle AZIONI: 1 FLUSSI DI CASSA: Il prezzo, il valore dei dividendi percepiti nel tempo e il valore di rimborso nel caso di scioglimento della società al momento della cessazione dell’attività o il valore realizzato al momento della liquidazione quindi sul mercato dell’azione. 2PERIODO: durante il perdio si fanno le attualizzazioni dei flussi di cassa, l’arco temporale da considerare è quella che va dall’acquisto al momento in cui ritiene certa la liquidazione del titolo sul mercato. 3 TASSO DI MERCATO RICHIESTO DALL’INVESTITORE (RENDIMENTO): occorre tenere in considerazione non solo la struttura per scadenza dei rendimenti su titoli non rischiosi (govement bond) ma che la rischiosità dei titoli azionari rispetto al titolo obbligazionario. 3.2.2. I modelli del dividendo

Tra i principali modelli indirizzati a valutare il prezzo di un’azione possiamo includere quello del modello del dividendo finalizzato alla determinazione del valore teorico (detto valore intrinseco) delle azioni attraverso l’attualizzazione dei dividendi attesi. Secondo il modello generale il valore dell’intera attività finanziaria è determinato dal flusso di cassa che l’attività procura al suo possessore, per il titolo a reddito variabile detto in gergo AZIONE i flusso dicassa è dato dai dividendi, o possibile flusso di liquidazione (in caso di liquidazione societaria o vednita del titolo sul mercato) Prezzo teorico (al fair value o valore intrinseco) UNIPERIODALE:

P0=

¿1 (1+Ke)

+

P1 (1+Ke)

Ke= tasso di attualizzazione Quindi Ke=

[

( P 1−P 0+ ¿1) P0

]

* 100

[ 1]

PERIODO MULTIPERIODALE Riprendendo l’equazione n.

[ 1 ] il prezzo futuro P1 a sua volta può essere espresso come: D 2+ P 2 1+Ke

P1= E sostituendo P1 nella

P0=

D1 (1+Ke)

[ 1 ] abbiamo:

+

D 2+ P 2 (1+Ke)2

che generalizzando:

P0=

D1 1 (1+Ke)

+

D2 (1+ Ke)2

+

D3 3 (1+ Ke)

+…… +

Dn + Pn (1+ Ke)n

[2] Il fatto di considerare orizzonti temporali molto lunghi rimanda a anni sempre più lontani la necessità di operare una stima del valore di cessione. Ciò semplifica l’analisi perché il valore attuale di un flusso molto molto lontano nel tempo è di fatto piuttosto contenuto e dunque ci potrebbero essere anche eventuali errori di valutazione. NB. Il prezzo di mercato si forma con l’incontro tra la domanda e l’offerta del titolo sul mercato secondario.

Il confronto tra prezzo di mercato e prezzo di equilibrio P.mercato > P.equilibrio -> L’azione è sopravalutata in quanto sta offrendo un rendimento inferiore rispetto a quello di investimenti di pari rischiosità. Le vendite del titolo dovrebbero riportarlo su un livello vicino al prezzo di equilibrio. Pmercato < P.equilibrio -> L’azione è sottovalutata in quanto sta offrendo un rendimento superiore a quello di pari investimenti. Gli acquisti del titolo dovrebbero riportarlo su un livello vicino al prezzo di equilibrio. Abbiamo strumenti di analisi dei titoli azionari diversi in relazione all’analisi che si vuole svolgere: 1)

Analisi fondamentale: (è utile per capire in che titolo investire nel lungo periodo) fa un studio delle variabili

 

economiche e finanziarie; attraverso: Dividend discount Model (approccio finanziario/ attualizzazione) Modello price/ earning (approccio contabile/ dei multipli)

2)

Analisi tecnica (studio del prezzo del titolo e dei volumi di negoziazione)

Il DIVIDEND DISCOUNT MODEL: Riprendendo l’equazione P0=

E (D 1) 1+ Ke

+

[ 2] abbiamo:

E(D 2) (1+Ke)2

+

E(D 3) (1+Ke)3

+…… +

(Dn+Pn) n (1+ Ke)



Ma per n che tende ad ∞ diventa : P0=

∑ t =1

E(Dt ) (1+Ke)t

+

E (P ∞) (1+Ke)∞

 questo :

E (P ∞) (1+Ke)∞

in

orizzonti temporali lunghi viene trascurato. ∞

E RIMANE: P0=

∑ t =1

E(Dt ) t

(1+Ke)

Questo modello ha dei LIMITI: Infatti costringe a stimare tutti i dividendi pagati nella vita dell’impresa.

PER QUESTO IL MODELLO di Gordon SUPERA TALI LIMITI: La soluzione sta nel fatto di ipotizzare che i dividendi dell’impresa crescano ad un tasso g costante all’infinito; in modo che la formula per la determinazione dell’azione converga a:

D1 (r +g) rendimento

P0=

r= sta sempre per tasso di

Però ci sono degli assiomi del COSTANT GROWTH DIVIDEND DISCOUNT MODEL O MODELLO DI GORDON:  Il valore di P0 dipende da 3 valori: D1, r, g.  Flusso dei dividendi perpetuo  Crescita dei dividendi ad un tasso costante e pari a g.  Condizioni di rischio assunte non modificabili e non modificabile nemmeno il tasso di rendimento

richiesto.  Tasso di rendimento superiore al tasso di crescita dei dividendi.

P0=

(D 1) 1+Ke

+

D 1(1+g) D 2 (1 + g) + + 3 2 (1+r) (1+r)

+…… +

( D 1) ❑ (r −g)

G proviene da g = b * ROE ROE-> tasso che indica la redditività del capitale

r=

D1

proprio utilizzato per verificare quando rende il capitale conferito all’azienda da i soci ROE =

UTILE NETTO PATRIMONIO NETTO

x 100

b= tasso di ritenzione degli utili aziendali (gli utili che non vengono distribuiti vengono tenuti in azienda) e con (1-b) tasso di distribuzione degli utili

3.2.3 I multipli di mercato Nasce l’esigenza di valutare il prezzo di mercato dei titoli azionari in relazione ad altri aspetti desunti dal bilancio della società emittente. Per questo si utilizzano degli indicatori di semplice applicazione, a differenza da i modelli basati sui flussi di cassa che rientrano tra i modelli di valutazione assoluta, I multipli di mercato appartengono a una categoria di modelli di valutazione relativa. Gli indicatori che appartengono a questi modelli sono semplici quozienti

(ossia dei valori espressi da rapporti tra due grandezze), provengono inoltre da una valutazione del bilancio (documento storico sicuramente) ma in VIA PROSPETTICA. -La prassi operativa utilizza parecchi multipli di mercato: -> P/U – P/E = Rapporto tra il prezzo e utili per singola azione (price earning ratio) Indica quante volte la quotazione azionaria è multipla dell’utile netto unitario, il quale si ottiene dividendo utile tot., risultante dall’ultimo bilancio approvato, per il numero delle azioni in circolazione. Indica il numero di anni necessario perché l0investitore possa recuperare tramite gli utili prodotti dalla società, l’esborso finanziario Quanto minore (maggiore) risulta il rapporto P/E tanto più conveniente dovrebbe essere l’acquisto (vendita), del titolo in esame, in quanto tale rapporto starebbe ad indicare che ci si trova di fronte ad un titolo sotto valutato (sopra valutato). Se la società nella quale si vuole investire presenta l’ultimo bilancio in perdita il rapporto P/E risulta privo di significato. -> DIV/P = Dividend yield -> P/MP = Rapporto tra prezzo e mezzi propri...


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