Traduzione Catilinarie PDF

Title Traduzione Catilinarie
Course Storia medievale
Institution Università degli Studi di Ferrara
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Summary

Traduzione Catilinarie:
1.1 L’esordio
1.2-3 Gli esempi del passato
1.4 Un decreto senatorio inapplicato
1.5-6 La congiura è ormai alla luce del Sole 1.9 La notte del 6 novembre
1.32-33 Peroratio
4.23-24 Finale...


Description

Traduzione Catilinarie 1.1 L’esordio 1.2-3 Gli esempi del passato 1.4 Un decreto senatorio inapplicato 1.5-6 La congiura è ormai alla luce del Sole 1.9 La notte del 6 novembre 1.32-33 Peroratio 4.23-24 Finale [1] Fino a quando, Catilina, abuserai dunque della pazienza nostra? Quanto a lungo ancora codesta tua follia ci schernirà? A che punto si spingerà (questa tua) sfrontata audacia? Non ti ha scosso né il presidio notturno sul Palatino, né la vigilanza della città, né il timore del popolo, né l’accorrere di tutti i boni, né questo luogo assai fortificato per accogliere il senato né l’espressione [lett.: la bocca] e il volto di questi? Non senti che i tuoi piani sono scoperti, non vedi che a tua congiura è ostacolata dal fatto che tutti ne sono a conoscenza [lett.: è tenuta ristretta dalla conoscenza di tutti questi]? [2] O tempora, o mores! Il senato è a conoscenza di queste cose, il console (le) vede; questi tuttavia vive. Vive? Non solo, invero viene anche in senato, diviene partecipe alla pubblica decisione, osserva e condanna a morte chiunque dei nostri. A noi forti uomini tuttavia sembra di fare abbastanza per la repubblica, se evitiamo la follia e gli inganni di costui. Era opportuno, Catilina, che tu fossi condotto a morte sotto ordine del console già molto prima, che in te fosse raccolto il danno che tu [ormai da tempo] macchini per noi. [3] O invero Publio Scipione, uomo grandissimo, pontefice massimo, uccise da privato (cittadino) Tiberio Gracco che (tentava di) danneggiare mediocremente la condizione della repubblica; noi consoli sopporteremo Catilina, che desidera devastare il mondo intero con morte e incendi? Infatti passerò avanti a quelle cose troppo antiche, ovvero che Caio Servilio Ahala uccise di sua mano Spurio Melio, che progettava azioni rivoluzionarie. Vi fu, vi fu un tempo codesta virtù in questa repubblica, (tanto che) uomini forti costringevano a supplizi più atroci un cittadino pericoloso che un acerrimo nemico. Contro di te, Catilina, possediamo un senato consulto energico e autorevole, non manca(no) l’avvedutezza della repubblica e l’autorità di questo ordine; noi, (lo) dico apertamente, noi consoli veniamo meno (al nostro dovere). [4] Un tempo il senato decise che il console Lucio Opimio vigilasse affinché la repubblica non ricevesse qualche danno; non trascorse notte alcuna. Per qualche sospetto di sedizione fu ucciso Caio Gracco, di padre, nonno, antenati assai illustri; Fu ucciso con i (suoi) figli l’ex console Marco Fulvio. Da un simile senato consulto fu affidato lo stato ai consoli Caio Mario e Lucio Valerio. La morte e la pena dello stato hanno fatto attendere forse per un solo giorno Lucio Saturnino e il pretore Caio Servilio? E invece noi per il ventesimo giorno ormai sopportiamo che la forza dell’autorità di questi si indebolisca. Possediamo infatti un senato consulto di tale foggia, ma rinchiuso nelle scartoffie, come (una spada) chiusa nel fodero; da questo senato consulto, Catilina, conviene che tu sia ucciso. Vivi, e vivi non per abbandonare, ma per rinvigorire la (tua) audacia. Desidero, senatori, essere clemente, desidero non sembrare negligente in tanti pericoli per lo stato, ma già mi condanno di incapacità e inettitudine. [5] Vi sono accampamenti in Italia contro il popolo romano collocati alle porte dell’Etruria; di giorno in giorno [lett.: in un singolo giorno] aumenta il numero dei nemici: inoltre vediamo l’imperator di questi accampamenti e il comandante dei nemici, tra le mura e persino in senato, che smuove quotidianamente un qualche flagello intestino per lo stato. Se ormai, Catilina, ordinerò che tu sia catturato, se

(ordinerò che tu) sia ucciso, credo che dovrò temere che tutti i boni (dicano) che ciò è stato fatto troppo lentamente, più che che qualcuno dica (che ciò è stato fatto) troppo crudelmente. In realtà io per una precisa motivazione non sono ancora spinto a fare ciò che già precedentemente era opportuno fosse stato fatto. Allora infine sarai ucciso, poiché non si potrà più trovare nessuno tanto disonesto, tanto depravato, tanto simile a te, che non dichiari che ciò sia stato fatto secondo giustizia. [6] Fintanto che ci sarà qualcuno che oserà difenderti, vivrai così come vivi, assediato dai miei molti e irremovibili presidi, perché tu non possa agire contro lo stato. Anche gli occhi e le orecchie di molti, così come hanno fatto finora, ti guarderanno e sorveglieranno senza che tu lo sappia. [32] Per questa cosa si allontanino i disonesti, si separino dai boni, siano riuniti in un unico luogo, infine con un muro, che ormai ho citato spesso, siano divisi da noi; smettano di tramare nella patria del loro console, di circondare il tribunale del pretore urbano, di assediare con le spade la curia, di preparare fiaccole e proiettili incendiari per bruciare la città; sia quindi scritto sulla fronte di ciascuno che cosa prova per lo stato. Vi prometto questo, senatori, che ci sarà tanta attenzione in noi consoli, tanta autorità in voi, tanto valore nei cavalieri romani, tanto accordo in tutti i boni, che vedrete con la partenza di Catilina che tutti gli avvenimenti saranno chiariti, spiegati, oppressi, vendicati. [33] Per tutti i presagi, Catilina, per la salvezza della repubblica, per tua calamità e danno, per la distruzione di tutti coloro, che si unirono con te in ogni delitto e parricidio, parti per l’empia e nefasta guerra. Tu, Giove, che sei stato fondato da Romolo con gli stessi auspici, per i quali (ha fondato) la città, che chiamiamo giustamente Statore di questa città e del potere, trattieni questo e gli alleati di questo dai tuoi (altari) e da tutti i templi, dai tetti della città e dalle mura, dalla vita e dal destino dei cittadini, e uccidi con eterni supplizi, vivi e morti, gli uomini avversi ai boni, nemici della patria, ladri dell’Italia, legati dal patto di crimini e da una nefasta alleanza. [23] A questo punto, in cambio del comando supremo, dell'esercito e della provincia che non ho voluto, in cambio del trionfo e di altre dimostrazioni di onore cui ho rinunciato per provvedere alla vostra salvezza e a quella di Roma, in cambio dei rapporti di clientela e di ospitalità nelle province, rapporti che, con le mie risorse in città tutelo con la stessa fatica con cui li amplio, insomma, in cambio di tutti questi vantaggi, in cambio della singolare devozione che vi ho dimostrato e della mia solerzia nel salvare lo Stato, di cui avete testimonianza, non vi chiedo altro se non di ricordare questo momento e tutto il mio consolato. Finché questo ricordo rimarrà fisso nella vostra mente, riterrà di essere protetto dal muro più saldo. E se la forza dei sovversivi riuscisse a tradire le mie aspettative e ad avere la meglio, vi raccomando il mio figlioletto, cui non mancherà certo la vostra protezione nella vita e nella carriera politica, se rammenterete che è figlio di colui che ha salvato tutto questo a rischio della sua sola esistenza. [24] Sta a voi, adesso, prendere una decisione con la stessa solerzia e con la stessa fermezza con cui avete iniziato: è in discussione la sicurezza vostra e del popolo romano, la vita delle vostre mogli e dei vostri figli, gli altari e i focolari sacri, i templi e i santuari, le case e le abitazioni dell'intera città, l'impero e la libertà, la vita dell'Italia, lo Stato nel suo complesso. Avete un console che non esiterà a eseguire i vostri decreti e a difendere quanto stabilirete, finché vivrà. Egli potrà garantire di persona....


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