Traduzione dei saggi facenti parte del programma di corso 2020-2021 (Svetlana Boym e Fabio Cleto) e riassunto libro Present Shock PDF

Title Traduzione dei saggi facenti parte del programma di corso 2020-2021 (Svetlana Boym e Fabio Cleto) e riassunto libro Present Shock
Author ILARIA MANZONI
Course Cultural Theory
Institution Università degli Studi di Bergamo
Pages 14
File Size 355.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 3
Total Views 147

Summary

SVETALANA BOYMLA NOSTALGIA E LE SUE INSODDIFSAZIONIDA PAG. 10L’allettante oggetto della nostalgia è notoriamente sfuggente. Questo sentimento ambivalente traspare nella cultura popolare dove la tecnologia avanza e gli effetti speciali sono spesso utilizzati per ricreare visioni del passato. Mentre m...


Description

SVETALANA BOYM LA NOSTALGIA E LE SUE INSODDIFSAZIONI DA PAG. 10 L’allettante oggetto della nostalgia è notoriamente sfuggente. Questo sentimento ambivalente traspare nella cultura popolare dove la tecnologia avanza e gli effetti speciali sono spesso utilizzati per ricreare visioni del passato. Mentre molti pensatori del diciannovesimo secolo credevano che il progresso e l’illuminismo avrebbero curato la nostalgia, l’hanno invece esacerbata. La tecnologia è diventata molto più veloce del desiderio di nostalgia. Più precisamente nostalgia e tecnologia sono diventate co-dipendenti: la nuova tecnologia e il marketing avanzato stimolano la nostalgia ersatz – per le cose che non hai mai pensato di perdere – e la nostalgia anticipatrice – per il presente che scivola via alla velocità di un click. C’è un’epidemia globale di nostalgia. Riappare come un meccanismo di difesa in un tempo di ritmi accelerati di vita e sconvolgimenti storici. Ma questo meccanismo di difesa ha i suoi effetti collaterali. Scoppi di nostalgia spesso sono seguiti da rivoluzioni: la Rivoluzione francese del 1789, la Rivoluzione russa e la rivoluzione di “velluto” nell’Europa dell’est sono state accompagnate da manifestazioni culturali e politiche di desiderio. In Francia non fu solo l’Ancien Regime che produsse la rivoluzione, ma, in certo molto, la rivoluzione produsse l’Ancien regime, dandogli una forma, un senso di chiusura e un’aura dorata. In maniera simile, l’epoca rivoluzionaria della Perestroika e la fine dell’Unione Sovietica produsse un’immagine degli ultimi sovietici, di tempo di stagnazione, o in alternativa di un’età dell’oro sovietica di stabilità, forza e “normalità”. La nostalgia che io qui esploro è per i sogni non realizzati del passato e per la visione del futuro che sono diventati obsoleti. Una storia della nostalgia può aiutarci a guardare alla storia moderna non solo alla ricerca di novità e progresso tecnologico ma anche per possibilità irrealizzate, svolte impreviste e punti di svolta. La più comune valuta del globalismo esportata in tutto il mondo sono i soldi e la cultura popolare. Anche la nostalgia, è uno strumento della cultura globale, ma richiede una moneta differente. Lo studio della nostalgia non appartiene a nessuna disciplina specifica; è frustrante per gli psicologi, i sociologi, i teorici della letteratura e i filosofi. L’enorme sovrabbondanza di artefatti nostalgici marchiati dall’industria dell’intrattenimento, riflette la paura di un indomabile desiderio e di un tempo mercificato. Nel buon vecchio passato. La nostalgia era una malattia curabile. Mentre proponeva il trattamento per questa malattia, Hofer sembrava essere orgoglioso di alcuni dei suoi pazienti; per lui la nostalgia era a dimostrazione di un patriottismo dei suoi compatrioti che amavano il fascino della lor terra natia al punto di ammalarsi. L’esplosione di nostalgia allo stesso tempo rafforzava e sfidava l’emergere di una concezione di patriottismo e di spirito nazionale. Durante la Rivoluzione francese del 1789, il dottore francese Jourdain Le Cointe suggerì che la nostalgia fosse curata incitando al dolore e al terrore. Come prova scientifica offrì il resoconto di un drastico trattamento di nostalgia sottoposto con successo ai Russi. Nel 1733 le forze armate russe vennero colpite dalla nostalgia appena entrati in Germania; la situazione divenne grave abbastanza che il genarle fu obbligato a sottoporre tutti ad un radicale trattamento contro il virus nostalgia. Li spaventò tutti sostenendo che “il primo a stare male sarebbe stato bruciato vivo”. Questa punizione fu proposta in due o tre occasioni, curando felicemente la nostalgia nelle forze armate russe. Come epidemia pubblica, la nostalgia si basava su un senso di perdita non limitata alla storia personale. La nostalgia divento sempre meno curabile. Dalla fine del XVIII secolo i medici scoprirono che un ritorno a casa non sempre trattava i sintomi. Infatti, una volta a casa, i pazienti spesso morivano. Un dottore affermò che la nostalgia era una ipocondria del cuore che vive dei suoi sintomi. Da malattia curabile, divenne incurabile. La maladie du pays, divenne malattia dei tempi moderni, “il male del secolo”. 1

Le mie ipotesi sono che la diffusione della nostalgia non ha a che fare solo con la dislocazione nello spazio ma anche con un cambiamento nel concetto di tempo. La nostalgia veniva diagnosticata in un tempo in cui l’arte e la scienza non avevano ancora tagliato interamente il loro cordone ombelicale e quando mente e corpo erano trattati insieme. La nostalgia moderna è un lamento dell’impossibilità al ritorno mitico, per la perdita del “mondo incantato” con chiari confini e valori. Potrebbe essere una secolare espressione di desiderio spirituale, la nostalgia per un assoluto, per una casa che è sia fisica che spirituale, per l’unità paradisiaca del tempo e dello spazio prima di entrare nella storia. Il nostalgico sta cercando un indirizzo spirituale. Incontrando il silenzio, cerca segni memorabili, fraintendendoli disperatamente. In risposta il romanticismo inizia a celebrare il particolarismo del sentimento. Il desiderio di casa diventa un punto nevralgico del “nazionalismo romantico”. Non sorprende che la consapevolezza nazionale arrivi dal di fuori della comunità più che dal suo interno. Il nostalgico non è mai un nativo, ma una persona dislocata che medita tra il locale e l’universale. Curiosamente, gli intellettuali e i poeti di differenti tradizioni nazionali iniziarono a reclamare di avere una parola speciale per la mancanza di casa che era radicalmente intraducibile: in portoghese era saudade, in russo… in spagnolo mal de corazón. Mentre i dettagli e i sapori differivano, la grammatica delle nostalgie romantiche intorno al mondo è pressoché la medesima: “io desidero, quindi sono!”. Questo il motto romantico. Nella metà del diciannovesimo secolo, la nostalgia fu istituzionalizzata nei musei nazionali e provinciali, fondazioni di patrimonio e memoriali urbani. Il passato diventò “patrimonio”. Presto questa ossessione peri l passato rivelò un abisso di dimenticanze e prese il posto in proporzione inversa sulla sua reale preservazione. I siti memoriali, sono istituzionalmente stabiliti dove gli ambienti della memoria, spariscono. È come se il rituale della commemorazione potesse aiutarci a ricucire l’irreversibilità del tempo. Invece che una cura magica per la nostalgia, vi offrirò una tipologia che potrebbe illuminare alcuni dei meccanismi di nostalgia di seduzione e manipolazione. Io distinguo in due tipi di nostalgia: la restaurativa e la riflessiva. La restaurativa si focalizza su NOSTOS (casa) e si sforza in una ricostruzione transtorica della casa perduta. La nostalgia riflessiva mira ad ALGIA (la bramosia in sé) e ritarda il ritorno a casa, ansiosamente, ironicamente, disperatamente. Queste distinzioni non sono assolutamente binarie. Io voglio identificare le maggiori tendenze e strutture narrative nel “tramare” la nostalgia. La nostalgia restaurativa non pensa a sé stessa come nostalgia, ma più come verità e tradizione. La nostalgia riflessiva risiede nell’ambivalenza tra desiderio e appartenenza umana e non fugge dalle contraddizioni della modernità. La nostalgia restaurativa protegge la verità assoluta mentre la nostalgia riflessiva richiama ai dubbi. La nostalgia restaurativa è il cuore del revival nazionale e religioso recenti. Conosce due principali trame – il ritorno alle origini e la cospirazione. La nostalgia riflessiva non segue una trama unica ma esplora modi di vivere diversi luoghi nello stesso momento ed immaginando tempi diversi. Ama i dettagli non i simboli. Può presentare una sfida etica e creativa. Questa tipologia di nostalgia mi permette di distinguere tra memoria nazionale che è basata sulla singola versione di una identità nazionale, e la memoria sociale, che consiste nei frammenti collettivi che marcano ma non definiscono la memoria individuale. La retorica della memoria restaurativa non è il passato ma spesso è riferita a valori universali come la famiglia, la casa, la verità. La retorica della nostalgia riflessiva è invece riferita a riprendere il tempo fuori dal tempo e afferrare il presente che vola via. Per comprendere la nostalgia restaurativa è importante distinguere tra le abitudini del passato e le abitudini del passato RESTAURATO. Le nuove tradizioni sono caratterizzate da un maggiore grado di formalizzazione e ritualizzazione simbolica. E qui ci sono due paradossi. Il primo è che più è rapido il cambiamento della modernizzazione, maggiormente saranno conservative e non modificabili le nuove tradizioni che vi nasceranno. Secondo, più è accentuata e forte la continuità con il passato storico e l’enfasi sui valori 2

tradizionali, più verrà presentato in maniera selettiva il passato. Certamente, “tradizione inventata” non vuole dire tradizione creata dal nulla. Si costruisce sul senso di perdita della comunità e coesione e offre un confortevole copione collettivo per la bramosia individuale. C’è una percezione che come il risultato dell’industrializzazione e secolarizzazione della società inizia nel diciannovesimo secolo, un certo spirito di cancellazione del significato sociale e spirituale. Ciò di cui si necessita è una trasformazione secolare della “fatalità nella continuità, contingenza nel significato”. Ma questa trasformazione può avere differenti svolte. Può aumentare le possibilità di emancipazione delle scelte individuali, offrendo “comunità immaginate” multiple e ha significato di appartenenza, non solo basata su principi etnici o nazionali. Può anche essere manipolata politicamente attraverso le nuove pratiche di commemorazione ricreate con l’obiettivo di re-stabilire la coesione sociale, un senso di sicurezza ed una relazione di obbedienza nei confronti dell’autorità. La nostalgia restaurativa conosce due principali trame: la restaurazione delle origini e la teoria della cospirazione. La visione cospirativa del mondo riflette una nostalgia per una cosmologia trascendentale e un semplice concetto premoderno di buono e cattivo. Questa visione del mondo è basata su una singola trama, la battaglia tra bene e male del MANICHEISMO e l’inevitabile capro espiatorio del nemico mitologico. In maniera ambivalente, la complessità della storia, la varietà di prove contradditorie e la specificità delle circostanze moderne sono quindi cancellate. La teoria cospiratoria estremista immagina che la casa è sempre sotto assedio, richiedendo difesa contro il nemico tramante. Restaurativo (da re-staure – ri-stabilire) significa un ritorno alle origini, al momento prelapsariano (innocenza). Mentre la nostalgia restaurativa ritorna e ricostruisce una casa con determinazione paranoica, la nostalgia riflessiva, teme il ritorno con la stessa passione. Invece della ricreazione della casa perduta, la nostalgia riflessiva può prevedere la creazione di una individualità estetica. La nostalgia riflessiva a che fare con il tempo storico ed individuale, con l’irrevocabilità del passato e la limitatezza umana. RI-flettere significa nuova flessibilità, non il ristabilire della stasi. Il focus qui non è nella cura di quello che è percepito come verità assoluta, ma nella meditazione sulla storia e sul passare del tempo. I nostalgici di questo tipo sono spesso, nelle parole di Nabokov “amatori del tempo, epicurei della durata” che resistono alla pressione dell’efficienza esterna e godono di un sensuale piacere nel tessuto del tempo non misurabile dagli orologi e dai calendari. Le nostalgie restaurativa e riflessiva potrebbero sovrapporsi nei loro frames di referenza ma non coincidono nelle loro narrative e trame di identità. In altre parole, possono innescare le stesse memorie e simboli, le stesse Madelaine di Proust ma raccontare storie differenti al riguardo. La nostalgia restaurativa gravita attorno simboli pittorici collettivi e cultura orale. La nostalgia riflessiva è più orientata verso la narrativa individuale che racconta dettagli e segni memoriali rinviando continuamente al ritorno a casa in sé. Se la nostalgia restaurativa finisce ricostruendo emblemi e rituali di casa e ritorno a casa in uno sforzo per conquistare e spazializzare il tempo, la nostalgia riflessiva custodisce frammenti distrutti di memoria e temporalizza lo spazio. La nostalgia restaurativa si prende maledettamente sul serio. La nostalgia riflessiva può essere ironica e umoristica. Rivela che il desiderio e il pensiero critico non sono opposte l’una all’altra, come le memorie affettive non assolvono dalla pietà, giudizio o riflessione critica. La nostalgia riflessiva non pretende di ricostruire il posto mitico chiamato casa; è “innamorato della distanza, non del referente stesso”. Questo tipo di narrativa nostalgica è ironica, inclusiva e frammentata. I nostalgici di secondo tipo sono consapevoli del divario tra identità e somiglianza; la casa è in rovina, o, al contrario è appena stata rinnovata e imborghesita dietro il riconoscimento. È questo precisa defamiliarizzazione e senso della distanza che li porta a raccontare la loro storia, a narrare la relazione tra passato, presente e futuro. Attraverso questo desiderio, scoprono che il passato non è quello che esiste più, ma, per citare Bergson, il passato è qualcosa che “può agire, e agirà inserendo sé stesso nella sensazione del 3

presente dal quale prende la sua vitalità”. Il passato non è fatto nell’immagine del presente o visto come presagio di un disastro presente; spesso, il passato apre ad una moltitudine di potenzialità, possibilità nonteologiche di sviluppo storico. Non necessitiamo di un computer per accedere alla virtualità della nostra immaginazione: la nostalgia riflessiva apre a piani multipli di consapevolezza. Per Marcel Proust, il ricordo è un’avventura imprevedibile nella percezione sincretica dove le parole la sensazione tattile si sovrappongono. I nomi dei luoghi aprono a mappe mentali e lo spazio si piega nel tempo. “La memoria di una particolare immagine altro non è che un momento particolare; e le case, le strade, le vie sono sfuggenti, ahimè, come gli anni” scrive Proust alla fine di Alla ricerca del tempo perduto (Swann’s way). È questa memorabile e letterale fuga che interessa, non il ritorno a casa. Nel XX secolo milioni di persone si trovano dislocati dal loro luogo di nascita, vivendo in un esilio volontario o involontario. Le storie di immigrati sono le migliori storie di nostalgia – non solo perché soffrono attraverso la nostalgia, ma anche perché la sfidano. Queste storie sono spesso frammenti di proiezioni per la nostalgia degli altri che parlano da un posto molto più sicuro. Gli immigrati comprendono le limitazioni della nostalgia e la tenerezza di quella che si chiama “intimità diasporica”, che si prende cura delle affinità non native ed elettive. L’intimità diasporica non è opposta agli sradicamenti e de-familiarizzazione ma ne è da esse costituita. Quindi molto è stato fatto dal lieto ritorno a casa che è il tempo per dare giustizia alle storie del non-ritorno è all’elogio riluttante dell’esilio. Il non ritorno a casa nel caso di scrittori esiliati e artisti torna come punto spinta artistica, in un testo o un’opera casalinghe, così come una strategia di sopravvivenza. Gli esili ordinari spesso diventano artisti in vita che rimarcano sé stessi e le loro seconde case con grande ingenuità. L’inabilità al ritorno a casa è sia una tragedia personale che una forza abilitante. Questo non vuole dire che non c’è nostalgia lì, solo che quel tipo di nostalgia preclude la restaurazione del passato. L’intimità diasporica non promette una fusione emozionale non mediata, ma solo un’affezione precaria – non meno profonda, solo attenta alla sua caducità. Le costruzioni architettoniche contemporanee e le ricostruzioni offrono differenti possibilità di incarnazione della nostalgia. Nella Mosca post-soviet l’inizio della svolta nostalgica nel regno pubblico fu segnato dalla ricostruzione della Cattedrale di Cristo Salvatore (1994-7) che fu brutalmente distrutta negli anni 30. L’iniziale fruttuoso dibattito riguardo le possibilità architettoniche per il sito, che ispirarono vari grandi progetti e molte decostruzioni, fu chiusa con la costruzione di una esatta replica della Cattedrale in concreto e la cancellazione di tutte le memorie politiche e architettoniche contestatrici e connesse al sito. Similarmente, nei territori della Jugoslavia, uno scopre che le vecchie chiese e le moschee stanno via via sparendo, mentre nuove e immense cattedrali e moschee sono costruite fuori dai centri urbani storicamente ed etnicamente multi-costituiti. Mentre sono globali nello stile e nel finanziamento, impongono la ricostruzione di identità locali e religiose, spesso immaginata dall’estero – esempi di nostalgia restaurativa che va oltre e spesso contro la restaurazione di sopravvivenza mista del tessuto urbano. In contrasto, i nostalgici riflessivi nel regno dell’architettura apprezzano un certo tipo di apprezzamento per le rovine (ruinophilia) nel regno pubblico, un amore e tolleranza per le rovine moderne che tengono vive le memorie della distruzione e di storie multiple contestate e temporalità coesistenti. Diversi edifici contemporanei – dalla Tate Modern a progetti più piccoli di architetture temporanee e transnazionali – incorporano e preservano le rovine industriali, ri-abitando creativamente, e riciclandoli. Le rovine della modernità puntano ad un errore nella tecnologia moderna, ricordandoci della nostra comune malattia del mondo e storia materiale. La prima decade del XXI secolo non è caratterizzata dalla ricerca della novità, ma dalla proliferazione di nostalgie che sono spesso in contrasto l’una con l’altra. Cyberpunks nostalgici e hippies nostalgici, nazionalisti nostalgici e cosmopolita nostalgici, ambientalisti nostalgici e amanti della città nostalgici. La nostalgia, come la globalizzazione, esiste nella pluralità. Studiare sociologia, politica ed etnografi della nostalgia, le sue micro-pratiche e mega-narrative, rimane urgente più che mai. È sempre molto importante domandarsi: Chi sta parlando nel nome della nostalgia? Chi è il suo ventriloquo? La nostalgia del XXI secolo, 4

come la sua controparte del XVII secolo, produce finte epidemiche nostalgie. Per esempio, il problema della nostalgia nell’Europa dell’Est sembra essere molto più onnipresente di quanto realmente sia. Questo potrebbe apparire contro intuitivo. Gli europei dell’Ovest spesso proiettano la nostalgia dentro l’Europa dell’Est come una maniera per legittimare “l’arretratezza” e non confrontando le differenze nelle loro storie culturali. Un esempio sintomatico è stato il successo del recente film GOODBYE LENIN! che parla del paradosso OSTALGIA in Germania per un ampio richiamo nostalgico. Il film ha un’umoristica presunzione: un vero sostenitore della Germania dell’Est, che incarna i sogni del regime di Honecker, ha un terribile incidente e rimane in coma mentre il Muro sta cadendo. Quando si sveglierà, i suoi amati figli lavoreranno duro per preservare la sua nostalgica illusione, completata dalla sparizione nella Germania dell’Est dei cetrioli e dai report televisivi censurati. Negli occhi di qualche “ossies” il film è il lavoro di filmmaker “wessi” che cercano di immaginare e impacchettare la OST-ALGIA dei loro amici cittadini fuori dal muro. La OST-ALGIA del film è una collaborazione: mixa sogni dell’ovest del terzo tipo e miti dell’est del mondo. Il desiderio mimetico per le nostalgie degli altri vanno oltre l’Est-Ovest dell’Europa: spesso europei e americani scrupolosi nel loro più o meno genuino desiderio di comprendere l’altro dell’est, cambiano il loro sogno di multiculturalismo in un capovolto esoticismo. Esagerano l’altezza degli altri, preservando differenze nostalgiche mentre trascurano le differenze tra le culture straniere e le loro forme di autoritarismi politici e manipolazioni dei media. Anche se è un problema di lagnanze del passato o di auto-affermazioni del presente, l’uno deve sempre riconoscere la modernità dell’altro, la condivisione del mondo moderno nelle sue tradizioni reinventate e i sogni transnazionali individuali per la riforma e il miglioramento. Mentre la storia che i nostalgici raccontano è una del ritorno a casa locale, la forma di quella storia è fortemente locale. Le nostalgie contemporanee possono essere comprese come una serie di trame cross-...


Similar Free PDFs