31 Nono Vagone - francesco paolo romeo PDF

Title 31 Nono Vagone - francesco paolo romeo
Author Clelia Bargagli
Course Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento
Institution Università Telematica Pegaso
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francesco paolo romeo...


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“IL NONO VA GONE DEL TRENINO DIDATTT ICCO: L ’A UL A D DID ATT ICA D DECE NT RATA”

PROF . FR AN NC ESCO PAOL O R OM MEO

Università Telematica Pegaso

Il nono vagone del trenino didattico: l’aula didattica decentrata

Indice 1

I RAMI DEL SISTEMA FORMATIVO POLICENTRICO ----------------------------------------------------------- 3

2

IL SISTEMA INTEGRATO E IL PATTO PEDAGOGICO ---------------------------------------------------------- 6

3

IL CAVALLO DI TROIA DELL’INNOVAZIONE--------------------------------------------------------------------- 9

BIBLIOGRAFIA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------11

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633)

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Il nono vagone del trenino didattico: l’aula didattica decentrata

1 I rami del sistema formativo policentrico Siamo quasi giunti alla fine del nostro metaforico trenino/didattico. Il nono vagone che attraversiamo insieme è rappresentato dall’aula didattica decentrata, anche questa un’irrinunciabile strategia curricolare1. La società della conoscenza mobilita bisogni soggettivi, e tra questi anche quelli formativi, che aprono scenari urbani e metropolitani di indubbio valore pedagogico. Potremmo dire che l’attuale sistema formativo sia di fatto un sistema policentrico, ma constatare una tale ramificazione dell’offerta formativa non vuole assolutamente negare l’importanza di un’intenzionale linea progettuale e di un condiviso patto pedagogico. Allora qui è importante semmai distinguere i “rami” di questo sistema formativo policentrico che si allungano verso almeno tre direzioni: quella formale, non formale e informale. Nello specifico, e sempre metaforicamente, il ramo che tende verso la direzione formale rappresenta la scuola, quello che tende verso la direzione non formale rappresenta la famiglia, le associazioni, il mondo del lavoro e delle organizzazioni, le chiese, gli enti locali, ecc., e, infine, quello che tende verso la direzione informale, generalmente a pagamento e con finalità non intenzionalmente formative, è rappresentato dalle offerte socio-culturali e ricreative. Questi tre “rami formativi” devono integrarsi tra loro, intrecciarsi, meglio allearsi l’un l’altro, accreditando così per le nuove generazioni l ’ambiente urbano e quello naturalistico a crocevia dei saperi e dei meta-saperi. Questo vale ancora di più se pensiamo alla scuola del post-obbligo scolastico e formativo, quella cioè che prepara gli studenti che desiderano imparare una professione, sulla base dei propri

1

Cfr. F. FRABBONI, F. PINTO MINERVA, Manuale di pedagogia e didattica, Laterza, Roma-Bari, 2013.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633)

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interessi e delle loro specifiche capacità, frequentando percorsi di qualifica, sempre rientranti nella tipologia degli itinerari integrati di istruzione e formazione sanciti dalla legge, fino al sedicesimo e da questo al diciottesimo anno di età2. La scuola del terzo millennio, ovvero la scuola inclusiva e digitale, quella laboratoriale e attenta alle biografie dei suoi studenti, alle loro memorie e a quelle della collettività cui appartengono, non può che porsi in modo autonomo e personale di fronte ai processi di alfabetizzazione primaria e secondaria, dunque le competenze cognitive di base del leggere, scrivere e far di conto da un lato e le competenze cognitive superiori di analisi-sintesi, induzione-abduzionededuzione e intuizione-invenzione dall’altro, entrambi strategici per comprendere e modellare i sistemi simbolico-culturali di chi siede tra i banchi a partire da una maggiore comprensione ed educabilità dei loro sguardi sul mondo, ovvero degli habitus mentali e comportamentali di questa delicatissima utenza. Secondo F. Frabboni, proprio perchè campeggia alla confluenza di queste tre direttrici, di questi tre “rami formativi” abbiamo detto, la strada della scuola, dell’extrascuola e del post-scuola,

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È obbligatoria l’istruzione impartita per almeno 10 anni e riguarda la fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni. L’adempimento dell’obbligo di istruzione è finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro i 18 anni. L’istruzione obbligatoria, gratuita, può essere assolta nelle scuole statali e paritarie, nelle strutture accreditate dalle Regioni per la formazione professionale o attraverso l’istruzione parentale . L’adempimento dell’obbligo scolastico è disciplinato dalla Circolare Ministeriale n. 101 del 30/12/2010, che all’art. 1 dispone che “nell’attuale ordinamento l’obbligo di istruzione riguarda la fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni”, dal Decreto Ministeriale n. 139 del 22/08/2007, che all’art. 1 dispone che “l’istruzione obbligatoria è impartita per almeno 10 anni e si realizza secondo le disposizioni indicate all’articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296” e dalla Legge n. 296 del 27/12/2006, che all’articolo 1 comma 622 dispone che “l’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno d’età”. Diverso è l’adempimento dell’obbligo formativo, ossia il diritto/dovere dei giovani che hanno assolto all’obbligo scolastico, di frequentare attività formative fino all’età di 18 anni. Ogni giovane, potrà, sulla base dei propri interessi e talenti, proseguire gli studi nel sistema dell’istruzione scolastica, frequentare il sistema della formazione professionale la cui competenza è della Regione e della Provincia, frequentare un corso di istruzione per adulti presso un Centro Provinciale per l’istruzione degli adulti o iniziare il percorso di apprendistato. Quest’ultimo è un contratto di lavoro a contenuto formativo finalizzato a favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di un mestiere e/o di una professionalità specifica ed è finalizzato al conseguimento di una qualifica professionale. Fonte MIUR, consultabile all’indirizzo: http://www.istruzione.it/urp/obbligo_scolastico.shtml. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633)

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il cielo della conoscenza ha il compito di illuminare il mappamondo che sta fuori dal sistema di istruzione a cui siamo tradizionalmente abituati3. Per dare luce a ciò che è fuori la scuola, sarebbe auspicabile progettare una città, meglio intenderla sin da subito una comunità, che riuscisse realmente a rispondere all ’incontrollabile mobilità dei bisogni soggettivi, all’espansione degli interessi, anche i più futili come per esempio la necessità di frequentare le sale da giochi e da videogiochi, le palestre e gli altri luoghi dove si praticano altre attività fisico-ginniche, ecc., e alla dilatazione delle domande di chi le abita attraverso un’offerta diversificata, flessibile, gradevole, conviviale, ludica, ricreativa e sociale4.

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Cfr. F. FRABBONI, F. PINTO MINERVA, Manuale di pedagogia e didattica , op., cit., p. 248. Ibidem, p. 249.

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2 Il sistema integrato e il patto pedagogico Aprire scenari urbani e comunitari nuovi, che sappiano rispondere cioè ai tanti bisogni soggettivi di cui gli individui sono oggi portatori, che indubbiamente fa diventare la formazione un sistema integrato scuola-territorio, interdipendente e interconnesso, oltre che renderla una questione più democratica, partecipata e variegata, impone però di scrivere con attenzione un articolato patto pedagogico. Questo significa che occorre in qualche maniera occuparsi della costruzione di una buona intesa, di un’alleanza, prima di tutto favorendo l’intreccio dei “rami formativi” rappresentati dal sistema formale, ovvero la scuola, e dal sistema non formale, ovvero la famiglia, gli enti locali, le associazioni, le chiese, ecc., entrambi con una vocazione più consapevolmente formativa, dando solo in seguito la possibilità al terzo ramo, il sistema informale, quello più dipendente dalle leggi del mercato, dal variare della domanda e dell’offerta, dai gusti individuali, dalle mode e dai momenti storici, di potersi legare assieme agli altri due. Se allora, continua Frabboni, è vero che il territorio si presenta come potenzialmente disseminato di luoghi naturali e culturali dagli elevati coefficienti interdisciplinari, è altrettanto vero che una scuola che voglia concretamente liberarsi dei suoi mattoni, delle sue porte e delle sue a volte troppo strette aule, andando oltre insomma l’istituto di istruzione, deve fare anche lo sforzo ulteriore, e con una maggiore intenzionalità pedagogica, di pensare a quei luoghi, mi riferisco per esempio ai fiumi, al parco, al lago, ai boschi, ma anche alle biblioteche, ai musei, ai siti di interesse storico di cui tutte le città della nostra penisola sono ricchi, ecc., come a delle vere e proprie aule decentrate da apprezzare non soltanto per gli alfabeti culturali che riusciranno a veicolare, ma soprattutto per le opportunità di fare formazione attraverso gli alfabeti relazionali, cioè quelli che

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della relazione con l’altro, della gestione delle emozioni, della loro soddisfazione come bisogno primario e della maturazione della competenza affettiva si sostanziano5. L’ambiente naturale sprona, quindi, gli studenti a staccare lo sguardo dal proprio libro di testo, per esempio dalle pagine di quello di geografia, per dirigerlo verso il libro della natura, altresì impegnandoli in percorsi di studio alternativi entro cui raggiungere la consapevolezza che la collaborazione, per esempio ad individuare gli indizi sul terreno e tra gli arbusti di un boschetto nel quale si è deciso di tenere una lezione, le spie, del passaggio di una determinata specie animale, rende più piacevole la riflessione e la risoluzione dei problemi posti dall’insegnante. L’impegno, la disponibilità, la collaborazione e la solidarietà sono tutti aspetti che possono essere più facilmente consolidati all ’interno di un ’aula didattica estesa, esterna, naturale e decentrata, comportamenti tesi a massimizzare gli sforzi di quella che sarà la comunità del futuro, ma che ancora è soltanto una piccola comunità, una classe che si sta esercitando a farsi più grande e matura, a preservare il nostro paesaggio e a difenderlo come se fosse un ambiente ecologico che di loro è parte integrante. Le aule didattiche decentrate, naturalmente, favoriscono secondo gli studiosi di più discipline sempre rientranti nel campo delle scienze dell’educazione, come la pedagogia, la psicologia, la sociologia e l ’antropologia, la pratica laboratoriale che per un momento mette da parte quel classico modo, ovvero il modello didattico tradizionale, di fare lezione prima in maniera trasmissiva e in seguito riproduttiva. Accanto al fare laboratoriale, difendiamo poi la certezza che fare lezione entro aule didattiche decentrate permette di sviluppare in ogni studente il senso della ricerca, inteso come

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Cfr. F. FRABBONI, F. MONTANARI, (a cura di), La città educativa e i bambini, Franco Angeli, Milano, 2006, p. 30.

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avventura culturale, dato che il curiosare in gruppo, o da soli, in un territorio esteso rende le menti più pronte a cogliere, serendipitosamente, l’imprevisto e ciò che non si stava cercando6. Ancora, l’aula didattica decentrata può permettere l’effettiva inclusione degli studenti con difficoltà di socializzazione e di apprendimento, oltre che l’integrazione di quelli portatori di una specifica disabilità fisica7.

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Cfr. R.K. MERTON, E.G. BARBER , Viaggi e avventure della serendipity , Il Mulino, Bologna, 2002. Ibidem, p. 31.

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3 Il cavallo di Troia dell’innovazione Secondo alcuni autori, pur essendo lontano il tempo in cui l ’etologo K. Lorenz asseriva che la migliore scuola nella quale far crescere un giovane era quella che lo metteva più a stretto contatto con la natura, e pur modificandosi costantemente l’idea stessa che noi tutti, specie i giovani, abbiamo di questa, basti pensare ai cambiamenti culturali che le nuove tecnologie e la televisione hanno agevolato nel corso del Novecento, la grande metafora dell ’ambiente è stata diffusamente adottata all’interno del contesto didattico proprio con l ’intento di dimostrare il suo elevato grado di innovatività8. Secondo F. Azzali, M. Bertacci e F. Berti, che riflettono all ’interno di un paradigma sostanzialmente di stampo ecologico, l ’ambiente esterno alla classe può rendere lo studente non soltanto più consapevole della delicatezza delle questioni ecologiche che riguardano tanto il nostro pianeta, quanto i territori da noi tutti più prossimamente abitati, ma favorire in lui quell’educazione alla sostenibilità indispensabile per fare e rielaborare le esperienze, costruire significati nuovi, accogliere l’altro, delineare scelte, trasferire i saperi acquisiti in differenti contesti, risolvere i problemi reali e misurarsi, anche attraverso scontri costruttivi, con altri punti di vista. Quanto appena detto evidenzia come interessarsi di ambiente, cercare al suo interno le aule decentrate dove meglio insegnare e favorire l’apprendimento negli studenti, anche educare alla sostenibilità, siano tutti obiettivi che possono collocarsi all’interno del progetto complessivo della scuola, e dei suoi obiettivi, altresì arricchendo la sua offerta formativa e la sua qualificazione didattica.

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Cfr. F. AZZALI, M. BERTACCI, F. BERTI, Curricolo e paradigma ecologico. Progettare la formazione con un approccio olistico e relazionale, Erickson, Trento, 2013. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633)

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Il curricolo, inteso come un sistema di scelte che include esperienze, protagonismo del soggetto, elaborazione di significati e la costruzione di competenze che hanno a che fare più con la vita che con i libri di testo, l’insegnante, inteso quale professionista riflessivo che sceglie con consapevolezza pedagogica setting, strumenti e metodologie per i suoi insegnamenti, anche quelli di vita appunto, e la progettazione, intesa quale capacità di intendere le classi come immature comunità che necessitano di sostegno, cura ed emozioni condivise per farsi mature e fucine di crescita di identità, e non soltanto professionale legata quindi alla disciplina prima studiata e poi magari approfondita in futuro durante il percorso della carriera lavorativa, sono soltanto alcuni dei punti, dei passaggi evolutivi, che trasformano la scuola e le aule didattiche decentrate in ecosistemi entro cui, valorizzando sia la complessità, sia l’individualità di cui ognuno è portatore, è possibile costruire un progetto comune capitalizzante risorse abbondanti, o anche minime e residuali, presenti e passate.

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Bibliografia Azzali F., Bertacci M., Berti F., Curricolo e paradigma ecologico. Progettare la formazione con un approccio olistico e relazionale, Erickson, Trento, 2013. Frabboni F., Montanari F., (a cura di), La città educativa e i bambini, Franco Angeli, Milano, 2006. Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Laterza, Roma-Bari, 2013. Merton R.K., Barber E.G., Viaggi e avventure della serendipity, Il Mulino, Bologna, 2002.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633)

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