4. Alda Merini - Silvia Zangrandi PDF

Title 4. Alda Merini - Silvia Zangrandi
Course Letteratura Italiana
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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Summary

Silvia Zangrandi...


Description

Alda Merini 21/11 Ha vissuto una vita molto travagliata, pur avendo sempre cercato un lato positivo. Alda Merini nasce a Milano nel 1931, il 21 marzo. I genitori sono in contrasto sull’importanza data all’educazione: il padre è il suo maestro primo mentre la madre preferirebbe che la figlia si rilassasse e che non passasse il tempo a studiare. Negli anni della sua adolescenza scoppia la Seconda guerra mondiale e viene chiesto al padre di entrare nel movimento fascista; egli si rifiuta e viene mandato al confino. La famiglia Merini, senza supporto economico, è costretta a ritirarsi nelle campagne del vercellese. Alda è costretta a lavorare e ad abbandonare gli studi. Dopo la fine della guerra la famiglia si riunisce e si trasferiscono a Milano, dove Alda conosce Spagnoletti. Giacinto Spagnoletti: accoglie Alda in casa come una figlia aprendole le porte della società poetica milanese. Conosce personaggi come Giorgio Manganelli e Salvatore Quasimodo, con i quali ebbe relazioni lavorative e personali. I primi segni della sua malattia: Nel 47’ viene internata per la prima volta a Villa Turro. I dottori parlano di disturbi di un’anima inquieta (Rifiuto della realtà, Disturbo bipolare, Attacchi d’ira, Aggressività) 1953, matrimonio con Ettore Carniti 2 figlie: Emanuela e Flavia (poi ne avrà altri 2) La cadregata, spiegata nel Diario di una diversa. “Non tornava, allora ho preso una sedia enorme, non so come ho fatto a trovare tanta forza, e gliel'ho spaccata in testa. Gli ho rotto la testa, poi ha chiamato l'ambulanza. [...] Non volevo ammazzarlo, volevo dargli semplicemente una cadregata, gli ho spaccato la testa, siamo finiti tutti e due in ospedale.” Nei primi anni di matrimonio, Merini dà alla stampa Paura di Dio, Nozze Romane e Tu sei Pietro, dedicato al pediatra della sua primogenita, che non corrispondeva, però, il suo amore. Viene internata nel manicomio “Paolo Pini” di Affori dal 1962 al 1972. Il Paolo Pini non forgiò solo la sua immagine e la sua vita ma anche gli affetti soprattutto quelli delle figlie. Le vengono portate via dal tribunale di Milano. Negli anni successivi le fu molto difficile andare a trovarle perché le famiglie non le permettevano di incontrarle in quanto era considerata pazza. Conosce due personaggi importanti per la sua vita: il dottor Gabrici e Pierre. Pierre è l’uomo con cui Alda ha avuto una relazione, si pensa che sia il padre di una dei figli di Alda, Con il primo instaura una sorta di rapporto padre-figlia (la esonera dagli elettroshock etc); di fatti il dottor G era convinto che la scrittura fosse un buon mezzo per raggiungere la guarigione, dunque regalò ad Alda una

macchina da scrivere. Alda dedica moltissime opere al dottor G, raccolte successivamente nel 2008 “Lettere al dottor G” scritte sia nel manicomio che negli anni successivi; le opere contenute riguardano svariati argomenti ma tutte presentano la dedica al dottor G il quale nella prefazione afferma di non esser mai stato a conoscenza di questi documenti. Quando esce dal manicomio, si ha un periodo in cui si alternano salute e malattia. Scrive alcune opere tra cui Destinati a Morire (1979), La Terra Santa (1983), Le rime petrose e La gazza ladra 1985. In questi anni lavora alla stesura de L’altra verità. Diario di una diversa (= linguaggio schietto, realistico. Riguarda gli anni in manicomio) (1986) Nel 1981 muore il marito Ettore Dall’81 all’84 Merini ospita un senzatetto di nome Titanio malato di AIDS; lo accoglie in casa perché capisce perfettamente la situazione di Titanio, isolato dalla società e incompreso. Nel 1984 sposa Michele Pierri, molto più anziano ma amante della poesia proprio come Alda. A Taranto, traferitasi con il marito, riinizia a scrivere e vive un periodo sereno. 1985 Le Rime Petrose e La Gazza Ladra. Stesura de L’altra Verità. Diario di una diversa. Nel ’86 muore Pierri e Alda è costretta a tornare a Milano a causa del rapporto conflittuale con i figli di Pierri, dopo aver passato alcuni mesi in un manicomio al Vergani di Taranto. Nel 1991 pubblica Vuoto d’amore in cui confluiscono poesie già pubblicate, manoscritti, componimenti inediti. Suddivisa in 4 sezioni, l’ultima ripropone i versi già contenuti ne La Terra Santa. Nel 1994 pubblica Reato di Vita, e l’anno dopo pubblica La pazza della porta accanto. In questi anni vince diversi premi, confermandola come grande poetessa della letteratura italiana. Viene nominata la Nobel. Negli ultimi anni alterna l’oralità (detta le opere telefonicamente) al misticismo = religione (Corpo D’Amore, Poema della croce, Francesco, Magnificat). Nel 2004 pubblica Clinica dell’abbandono e nel 2006 La Nera Novella (genere noir, ultima opera) Maria Corti, una dei suoi maestri, l’ha sempre spronata a scrivere. Nel 2009 muore a causa di un tumore. Si spegne a 78 anni, il 1°novembre 2009 scendendo in «quel gorgo di inaudita dolcezza», in «quel miele tumefatto e impreciso che è la morte di ogni poeta». La Terra Santa È evidente un parallelo tra la Terra Santa e il manicomio. Merini è sempre stata una donna molto credente, in manicomio non ha mai perso la sua fede, ma anzi era un qualcosa a cui aggrapparsi, conforto e speranza. 1. “Gerico” è una sineddoche per intendere la Palestina citata nel verso successivo. 2. “Pozza d’acqua infettata ci ha battezzati...” era una prassi comune lavare i pazienti dei manicomi, nell’acqua evidentemente sporca, e asciugati con lo stesso straccio

3. “battezzati” si sanciva l’entrata del paziente del manicomio 4. “ebrei” scritto con la lettera minuscola per indicare la poca importanza di essi, ossia dei pazienti, “Farisei” con la maiuscola (medici, società) 5. Il riferimento al Messia sembrerebbe voler evidenziare le frequenti visioni dovute ad effetti collaterali delle medicine 6. “asceti” ossia coloro che rinunciano a tutti i beni terreni, proprio come i pazienti del manicomio 7. “Pazzo che urla al cielo: coloro che entrano al Paolo Pini 8. “uccelli” in realtà dunque sono liberi perché non avevano preoccupazioni 9. “rete oscura” elettroshock; oscura perché fa paura oppure perché si rifà al buio nella mente dei pazienti dopo l’elettroshock 10. “Cristo il salvatore” l’elettroshock a detta dei medici dovrebbe portare alla salvezza 11. “lavati e sepolti” in opposizione, in quanto sepolti fa riferimento alla morte mentre il battesimo fa riferimento alla vita. “sepolti” anche perché una volta entrati nel manicomio per la società erano morti. 12. “un pazzo non può amare nessuno” fa riferimento al rapporto tra Alda e Pierre. Pierre dopo la loro relazione viene allontanato dal Paolo Pini, mentre a Merini fu dato l’elettroshock. 13. “L’avello” ossia il sepolcro di Cristo. È tornata a vivere. 14. “Ma non sono salita ai cieli” dopo essere uscita dal manicomio vive un periodo in cui si alternano alti e bassi (non aveva soldi perché non veniva pagata, non era stata accettata dalla società…): è scesa all’inferno. 15. “Sono discesa all’inferno da dove riguardo stupida le mura di Gerico antica” è così disperata che ripensa e rimpiange il manicomio. Ho conosciuto Gerico, ho avuto anch'io la mia Palestina, le mura del manicomio erano le mura di Gerico e una pozza di acqua infettata ci ha battezzati tutti. Lì dentro eravamo ebrei e i Farisei erano in alto e c'era anche il Messia confuso dentro la folla: un pazzo che urlava al Cielo tutto il suo amore in Dio. Noi tutti, branco di asceti eravamo come gli uccelli e ogni tanto una rete oscura ci imprigionava ma andavamo verso la messe, la messe di nostro Signore e Cristo il Salvatore.

Fummo lavati e sepolti, odoravamo di incenso. E dopo, quando amavamo ci facevano gli elettrochoc perché, dicevano, un pazzo non può amare nessuno. Ma un giorno da dentro l'avello anch'io mi sono ridestata e anch'io come Gesù ho avuto la mia resurrezione, ma non sono salita ai cieli sono discesa all'inferno da dove riguardo stupita le mura di Gerico antica. La scrittura a) Lessico diretto, non filtrato, scurrile, non teme di urtare la sensibilità del lettore con immagini cruente o parolacce. b) Stile limpido incisivo con cui descrive perfettamente il suo mondo interiore. c) Scrive perché intende testimoniare la sua sofferenza e la sua verità, e nella scrittura trova rifugio e riscatto. La sensibilità di Alda era talmente grande che agli occhi degli altri risultava essere pazza, quando in realtà era semplicemente estremamente empatica. I Poeti Lavorano di Notte a) “Buio” inteso come notte o come parte profonda del nostro io, tranquillità, pace; b) Falco ed usignolo sono volatili notturni, e vedono oltre quello che c’è normalmente c) “Canto” è la poesia d) “Temono di offendere Iddio” secondo Alda i poeti sono al pari di Dio nei termini in cui essi possono creare mondi nuovi, persone, situazioni. e) Negli ultimi versi si ha un ossimoro f) Sia le stelle che i poeti dall’alto vegliano su di noi e ci proteggono. I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere iddio ma i poeti nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle.

Mette in chiaro quello che è per lei il ruolo del poeta. La poesia viene pubblicata su Testamento, la raccolta pubblicata nel 1988 a scherno dei figli dell’ex marito....


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