4 LA Riforma Luterana - Riassunto Profilo di storia moderna: Dalla Formazione Degli Stati Nazionali Alle Egemonie Internazionali PDF

Title 4 LA Riforma Luterana - Riassunto Profilo di storia moderna: Dalla Formazione Degli Stati Nazionali Alle Egemonie Internazionali
Course Scienze politiche e relazioni internazionali
Institution Sapienza - Università di Roma
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quarto capitolo ...


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LA RIFORMA LUTERANA:

I cattolici, abituati alla rigidità culturale scolastica e alle regole del canone, fecero di Lutero l’ultima delle sette teste dell’Idra dell’eresia. Lutero trovava dunque la sua collocazione demonizzante e controversistica, destinata a pesare a lungo nella tradizione storiografica ecclesiastica e cattolica. Agli inizi del 1500, dunque, non sopravviveva nessuna eresia, a parte il Libero Spirito, mentre apparivano le tensioni e le guerre Hussite: Jan Hus (1369-1415), teologo boemo, aveva sollevato questioni inizialmente di rigore morale. L’insistenza di Hus sulla necessità di risollevare la vita spirituale e la disciplina morale del clero, non aveva in sé nulla di eterodosso. Promosse un movimento religioso basato sulle idee di John Wycliff (basate sulla Bibbia come unica fonte di verità e sulla negazione della transustanziazione) e i suoi seguaci divennero noti come Hussiti. Hus fu più volte richiamato da Roma, in seguito alla sua opposizione alla vendita di nuove indulgenze da parte del pontefice (cancellazione dei peccati in cambio di denaro). In seguito alle numerose proteste, fu richiesto al re di soffocarle: all'ordine del re di non predicare, in un primo momento obbedisce ma qualche settimana dopo riprende le sue prediche nei paesi della Boemia. Nel 1413 conclude quello che resta il suo scritto più noto, il De ecclesia. Si tenne il Concilio di Costanza, affinché si affrontasse il problema dell'unità della Chiesa, eleggendo un nuovo papa, e affinché si combattesse la corruzione ecclesiastica e si ponesse fine alle dispute dottrinali, affrontando anche il caso Hus: fu dapprima arrestato, e poi gli viene intimato di ritrattare le sue affermazioni, considerate eretiche. Fu condannato a morte e bruciato sul rogo a Costanza nel 1415. Nonostante la sua morte, si formò la Chiesa Hussita. MARTIN LUTERO:

Martin Lutero (Luther) nacque in Turingia nel 1483. Secondo alcuni studi sulla sua vita, Lutero non conservò un ricordo sereno della propria infanzia: avrebbe più volte parlato dell’eccessivo e traumatizzante clima di rigore

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familiare, da cui scaturiscono i suoi tratti rivoluzionari nei confronti dell’autorità (la Chiesa). Nel 1501 iniziò gli studi di Giurisprudenza nell’Università di Erfurt: tuttavia sospese gli studi giuridici per occuparsi di quelli teologici, poiché qui ad Erfurt conobbe un convento agostiniano, dove vi avrebbe trascorso il periodo di noviziato, professato i voti, ricevuta l’ordinazione sacerdotale e celebrato nel 1507 la prima messa. Completò lo studio della teologia all’Università di Wittenberg, fino ad insegnarvi. Le Università tedesche erano gli ambienti di formazione culturale di Lutero, e al loro interno vagheggiava una tradizione agostiniana, secondo cui l’umanità intera, vittima del peccato, doveva attendere la salvezza per mano di Dio, che tramite Cristo entra nell’umanità per redimerla: ma la salvezza era un dono attribuito solo ad alcuni, i predestinati. GLI INIZI e I MOTIVI DELLA RIFORMA: Una delle prime scintille che fecero, dopo qualche anno, accendere il fuoco del protestantesimo (poco prima di Lutero), insieme alla critica sulla vendita delle indulgenze, fu l’analisi filologica alla Donazione di Costantino da parte dell’umanista Lorenzo Valla (1440). La Donazione di Costantino è un documento, dichiarato poi falso da Valla, con il quale l’imperatore dell’Impero Romano Costantino dona il potere temporale e i territori dell’Impero al pontefice Silvestro I (circa 334 d.C). Questa tradizione filologica umanistica si diffuse nell’alta cultura europea centro-settentrionale, e Erasmo da Rotterdam ne fu un massimo esponente: pur rimanendo cattolico, i suoi libri vennero censurati dalla Chiesa. Il senso di ribellione e riscatto sociale acquisiva una connotazione religiosa antiromana: era il popolo tedesco a sentirsi oppresso da autorità lontane ed esterne alla sua tradizione politica e religiosa. Leone X, appena eletto pontefice (1513), aveva concesso il prolungamento della vendita delle indulgenze (diventata ormai una prassi da molto tempo in tutta l’Europa cristiana) affinché venissero finanziati i lavori per la basilica di S. Pietro, avviati qualche anno prima. Il cumulo dei benefici ecclesiastici consentiva ad una stessa persona di essere vescovo di più diocesi, percependone la rendita senza nemmeno l’obbligo di risiedere in una qualsiasi delle diocesi di cui era titolare. Lutero assistette a questo problema

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religioso e giuridico dei suoi fedeli, che pagavano il domenicano Tetzel (a cui non era stata consentita l’esazione indulgenziale) per aver diritto all’assoluzione da ogni peccato: la sua reazione a questa sbrigativa prassi portò all’ultima delle tante scintille incendiarie della Riforma protestante; che non è tuttavia rappresentata dall’affissione delle 95 tesi luterane alla cattedrale di Wittenberg nel 1517, poiché in realtà quell’affissione non avvenne mai (se si tiene conto di questa tradizione, infatti, Lutero avrebbe dovuto affiggere le 95 tesi dopo la sua morte. Si tratta di una Prefazione scritta in quell’anno da Melantone), e mai Lutero stesso ne fece mai cenno nelle sue opere. Lutero, nel 1517, scrisse una lettera all’arcivescovo di Magonza, invitandolo a sorvegliare e correggere le prassi del Tetzel, e nel post-scriptum vi allegava le sue 95 tesi. Queste 95 tesi erano punti di discussione riservata ai vescovi e ai colleghi delle vicine Università, e non vi era nulla di rivoluzionario, in quanto veniva nuovamente attaccata la prassi indulgenziale, e l’autorità del papa non veniva (per ora) messa in discussione. Secondo Lutero, la considerazione del genere umano, corrotto insanabilmente dal peccato originale e impossibilitato di cooperare alla propria salvezza è la base essenziale per comprendere la teologia protestante. La giustizia non è direttamente raggiungibile dall’umanità, e Dio è costretto ad entrare in essa tramite Cristo per salvarla. Se l’uomo non può uscire da solo dallo stato di peccato, la grazia che lo porterà alla fede nel Cristo salvatore non può che essere dono di Dio; dono riservato ai suoi eletti, ai predestinati alla salvezza. Sempre secondo la dottrina luterana, la Chiesa è il raduno dei fedeli, senza gerarchie e istituzioni ecclesiastiche e senza l’autorità del papa. LA RISPOSTA DELLA CHIESA: Pur venendo condannate dal Papa 41 proposizioni di Lutero, la bolla Exsurge Domine non giungeva alla scomunica e al bando, ma gli concedeva 60 giorni di tempo per la ritrattazione, dopo di che avrebbe dovuto essere considerato eretico e i suoi scritti bruciati. Nel 1520 veniva pubblicata la prima opera della trilogia luterana di quell’anno, “Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca”, in cui sosteneva che nessuno ha potuto riformare la Chiesa cattolica in quanto essa si è difesa, e l’intera cristianità è

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pertanto decaduta. Era quindi evidente che Lutero non avrebbe mai ritrattato le sue tesi, e mai si sarebbe arreso dinnanzi alla Chiesa romana. Egli appellava per contro alla libertà d’esercizio dell’autorità politica cristiana anche contro le gerarchie ecclesiastiche, e così affermava “perché mai noi tedeschi dobbiamo tollerare una tale ladroneria e un tale sperpero dei nostri soldi da parte del papa?”. Questo scritto vide 4000 copie, presto esaurite e seguite da nuove edizioni e ristampe necessarie a rispondere alle richieste popolari. Con una nuova bolla immediatamente seguente (1521) Lutero veniva scomunicato, minacciando anche le città che l’avessero ospitato. Ma Lutero aveva ormai acquisito il favore popolare, diventando il campione della lotta per le libertà tedesche contro la tirannia politico-religiosa romana. LA RISPOSTA DELL’IMPERO: La cancelleria di Carlo V, in particolare l’ascoltatissimo Mercurino da Gattinara, erasmiano come tutti i suoi colleghi, non era affatto disposto a spingere a fondo per la condanna imperiale di Lutero. Prevalevano in questo caso considerazioni di natura più politica che religiosa: la necessità cioè di non provocare radicali strappi socio-nazionali al’interno dei confini dell’Impero. La Dieta imperiale di Worms (1521) non fu convocata per esaminare da parte dell’autorità politica il caso Lutero, bensì aveva all’ordine del giorno la discussione di tutt’altri punti, come i contributi finanziari a Carlo V e problemi di politica estera ecc. Tuttavia, rimaneva un fatto di cui Carlo V doveva occuparsi personalmente, e dunque Lutero fu chiamato a Worms. Durante un’udienza, gli fu domandato soltanto se riconosceva come suoi i libri che gli erano mostrati, e se era disposto a ritrattarne le dottrine: rifiutò, e lasciò Worms. Fu così pubblicato un testo di condanna e bando di Lutero, il cosiddetto “editto di Worms”, seguito da un simbolico rogo delle sue opere. Ma sulla strada del ritorno Lutero fu rapito (da Federico il Saggio) e condotto al sicuro nel castello di Wartburg, dove visse in segreto per dieci mesi, fino al 1522: qui tradusse in lingua tedesca la Bibbia dalla versione erasmiana del 1516, e divenne un’opera che influì profondamente sulla vita religiosa e culturale della Germania evangelica. Nel frattempo operavano in sua vece dei collaboratori, in particolare Melantone, il cui compito era

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quello di mantenere viva la riforma. Tuttavia, il 27 dicembre 1521, tre "profeti" apparvero a Wittenberg, provenienti da Zwickau: Thomas Dreschel, Nicolas Storch e Mark Thomas Stübner. La riforma di Lutero non era per loro abbastanza. La situazione stava per piegare verso esiti radicali: così Melantone, impotente di fronte all'entusiasmo con cui anche il suo co-riformatore Carlostadio simpatizzava con gli insorti, si appellò a Lutero, ancora nascosto nel Wartburg. Ciò spinse Lutero a lasciare il castello di Wartburg e a recarsi a Wittenberg, dove in abito monastico iniziò un ciclo di prediche contro le novità radicali introdotte nella liturgia, ripristinando l’uso del latino nella messa. ERASMO E LUTERO: Su alcuni punti tra Erasmo e Lutero rimaneva una differenza sostanziale. Il primo, malgrado difficoltà e postume condanne, era dentro la Chiesa cattolica; il secondo fuori. Erasmo, come Lutero, criticava il decadimento morale del clero e l'ostentata ricchezza dei vescovi, un’esplosione di interessi nazionalistici e inutili alla vera dottrina cristiana. Tuttavia, nelle sue critiche rivolte alle "follie" clericali e agli eccessi della Chiesa, Erasmo aveva sempre tenuto a precisare di non volere attaccare la Chiesa come istituzione e di non essere mosso da inimicizia nei confronti del clero. Erasmo condivideva, inoltre, molti aspetti delle critiche di Lutero alla Chiesa cattolica, ad esempio nei confronti delle indulgenze e dei formalismi esteriori del clero, ma ciò che teneva divisi i due personaggi era proprio il punto centrale della dottrina luterana (quello che negava l'esistenza del libero arbitrio); e con l’arrivo della protesta di Lutero, il doversi per forza schierare era un’idea contraria sia al suo carattere sia ai suoi costumi. Lutero credeva di poter collaborare con Erasmo in una nuova opera, ma l’umanista declinò l’invito ad impegnarsi, affermando che se avesse seguito tale invito, avrebbe messo in pericolo la propria posizione di guida di un movimento puramente intellettuale, che riteneva essere lo scopo della propria vita. Erasmo rifiutò dunque di cambiare confessione, ritenendo che vi fossero possibilità di una riforma anche nell’ambito delle strutture esistenti della Chiesa cattolica. LA GUERRA DEI CONTADINI: La guerra dei contadini fu una rivolta popolare nel Sacro Romano Impero, che si

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svolse tra il 1524 e il 1526. La guerra consisteva in un insieme di rivolte economiche e religiose, da parte di contadini, abitanti delle città e nobili, ma non possedeva un programma comune. Vi si trovavano ragioni etiche, teoriche e teologiche nella riforma protestante, le cui critiche ai privilegi e alla corruzione della Chiesa Cattolica Romana sfidarono l'ordine religioso e politico costituito. Ma la guerra dei contadini rifletté anche un radicato malcontento sociale: per comprenderne le cause si devono esaminare le strutture mutanti delle classi sociali in Germania e le loro mutue relazioni. Queste classi erano quelle dei principi, dei nobili minori, dei prelati, dei patrizi, dei borghigiani, dei plebei e dei contadini. Durante questo periodo, Lutero proclamò la sua dottrina rivoluzionaria su religione e politica con crescente veemenza, e per quanto riguardava le classi più basse, con sempre maggior successo. Anche per questo motivo, Lutero, già condannato come eretico, fu accusato di aver fomentato la lotta: ma egli additò in Müntzer la fonte d’ispirazione rivoluzionaria dei contadini, rigettò le richieste degli insorti e sostenne il diritto dei governanti tedeschi di sopprimere le rivolte. In origine rivolta contro l'oppressione feudale, essa divenne, sotto la guida di Müntzer (ex seguace di Lutero), una guerra contro tutte le autorità costituite, e un tentativo di stabilire con la forza il suo ideale di comunità cristiana, con l'uguaglianza assoluta e la comunione dei beni. La sconfitta totale degli insorti, guidati da Müntzer, nella Battaglia di Frankenhausen (1525), soffocò la rivolta: la sua sconfitta fu definitiva dopo che negli altri scontri militari furono debellate completamente le formazioni e le bande contadine esistenti. Il problema, però, fu che veniva considerata luterana la tragica rivolta dei contadini.

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