Appunti geografia 6 cfu prof. Lucchesi 2019/20 PDF

Title Appunti geografia 6 cfu prof. Lucchesi 2019/20
Author Beatrice Secchi
Course Geografia
Institution Università degli Studi di Milano
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Appunti geografia 6 cfu prof. Lucchesi 2019/20...


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GEOGRAFIA – MODULO A 11/02/19 La geografia umana è una disciplina biforme: scientifica (geografia scientifica) ed umanistiche (geografia umana/antropica) I geografi fisici si occupano di glaciologia, climatologia etc. Invece i geografi umani delle macroregioni, della popolazione, dello sviluppo, dell’economia etc. ES. Geografia economica > si suddivide in una serie di sottosettori dell’economia, analizzando il settore primario, secondario e terziario. Geografia culturale = nuova branca della geografia umana, la quale studia la religione, le lingue, detta anche geografia umanistica – studia con approccio geografico delle fonti che non sono fonti tradizionalmente geografiche. Un esempio è la geografialetteratura, quindi il ruolo dell’ambiente o dello spazio, ad esempio, all’interno di un romanzo. (Nasce la “letteratura di viaggio”) Oppure viene preso in considerazione il ruolo di un luogo posto all’interno di un film cinematografico. Oppure il ruolo dell’ambiente visto ed analizzato all’interno delle varie correnti letterarie, come nel Verismo. Conosciamo anche la geografia politica, la quale si occupa del concetto di Stato, di Nazione e di confini, non solo territoriali. Concetto di ‘area di frangia’ = segna il confine tra campagna e città,non rientra né nell’una né nell’altra.

12/02/19 Fino a quando risalire nel tempo per individuare delle fonti geografiche o testimonianze secondo le quali gli uomini hanno avuto un’esigenza geografica? Epoche preistoriche > geografia e cartografia sono andate di paripasso, quest’ultima è diventata poi una disciplina a sé. Esempi di protocartografia li ritroviamo ad esempio nella Civiltà dei Camuni con le raffigurazioni rupresti che possono richiamarci a delle rappresentazioni del paesaggio circostante nella Val Camonica appunto. Tracciare la storia della geografia, pertanto, significa tracciare l’interpretazione che gli uomini hanno dato sulla fisionomia della terra. Altre testimonianze di carte disegnate su papiro risalgono all’età di Ramsete II (XIII sec. a.C) - Anassimandro da Mileto, filosofo greco della scuola ionica (VI sec), ha elaborato forme di proiezioni geografiche, tracciando una delle prime raffigurazioni della terra stessa. Nell’antichità naturalmente geografia e cartografia si svilupparono in relazione ai viaggi di scoperta, esempi dateci dai Fenici prima, dai Carteginesi poi. Soprattutto la spedizione di Alessandro Magno IV sec a.C portò a conoscere terre prima ignote. - Erodoto (V sec.), storico e non geografo. Nacque nel 490 a.C ad Alicarnasso, città retta dalla sovrana Artemisia, vassalla del Gran Re Serse, la cui audacia venne dimostrata soprattutto nella bataglia di Salamina nel 480. A lei succedette un tiranno, ciò causo diversi disagi e lotte interne che costrinsero poi anche la famiglia di Erodoto ad abbandonare il luogo natio e andare in esilio a Samo. Erodoto fu un grande viaggiatore ed esploratore. Egli percorse quasi tutte le coste dell’Egeo, fu in Egitto, in Tracia, anche ad Atene e qui strinse dei rapporti con Sofocle e con Pericle, basti pensare che nel 444 a.C contribuì alla fondazione della città di Turi, sulle coste ioniche della Calabria, voluto proprio da Pericle. Quì morì tra il 430/420 a.C. Erodoto viene considerato ‘Ulisside insonne’, sempre alla ricerca smisurata di conoscere ed incessante volontà di scoprire. La sua opera è ‘Le Storie’, nella quale egli narra le guerre persiane, abbracciando il periodo storico compreso tra il 546 al 478. I primi 6 libri sono significativi perché dedicati alla descrizione dei luoghi e delle usanze dei vari popoli, motivo per il quale verrà considerato anche un etnografo. Erodoto si distacca dalla tradizione dei logografi, in quanto attraverso l’autopsia sarà in grado di discernere ciò che ha visto da quanto gli viene raccontato, quindi sarà in grado di scrivere prima e tramandare poi episodi veritieri, attraverso criteri obbiettivi. Si pone diversi interrogativi: “Qual è il primo popolo apparso sulla Terra? Quale lingua?”. Nel

terzo libro egli affermerà: “Pare che le regioni estreme che circondano il resto del mondo e lo racchiudono dentro abbiano solo in sé, e solo in esse, quelle cose che a noi sembrano le più belle e le più rare” > con queste parole sintetizza il fascino dell’ignoto, ciò che si può definire come l’altro e l’altrove. - Strabone (I sec a.C/I sec d.C), studiò a Roma e viaggiò, si interessò sia di storia che di geografia, motivo per cui egli scrisse due opere: “Storia” e “Geografia”. La prima opera “Storia”, suddivisa in 43 libri, è un’opera monumentale e non ci è pervenuta. La seconda, “Geografia”, che consta di 17 libri, ci è pervenuta interamente e mancano solo delle piccole parti. Strabone si rivolge ad un pubblico vasto affinché tutti potessero essere a conoscenza degli argomenti trattati, scrivendo dunque libri di lettura piacevole. Nel I e II libro abbiamo l’introduzione all’opera e fine della stessa; dal III al X libro descrive l’Europa, soffermandosi sulla Gallia, Iberia, Italia e Peloponesso; dall’XI al XVI troviamo la descrizione dell’Asia minore; Il XVII libro, infine, è dedicato all’Africa (attuale Libia ed Egitto). Il suo approccio è storico-antropologico, a differenza dello studio di Tolomeo che presentò un’impronta più matematica. - Tolomeo (II sec. d.C), autore dell’ “Introduzione geografica”, la quale può essere considerata la summa delle conoscenze geografiche nell’antichità. Egli fu un astronomo, matematico, fisico, fondatore della trigonometria e sostenitore della teoria geocentrica. Con la caduta dell’impero romano nasce il “medioevo geografico” (III-XV sec.) > stagnazione culturale, mancanza e difficoltà nel riperimento delle informazioni e negli spostamenti. Ci furono però anche caratteri di natura diversa: non mancano i viaggiatori, come Marco Polo, con scoperte di nuovi territori. I Normanni si espansero a macchia d’olio, viaggiarono molto. Ci furono le crociate, le quali sono considerate coem il primo esempio di imprese coloniali europee. Ci furono anche spostamenti di peregrini in altre terre per motivi religiosi. Tra il XVI ed il XVII sec. assistiamo al ‘secolo aureo’ della geografia > nascono i grandi imperi coloniali e commerciali. L’ecumene (terre conosciute) si allarga e diventano più circoscritte, invece, le zone anecumeniche. - Copernico ripudiò la teoria geocentrica per far spazio alla teoria eliocentrica, appoggiata da Galieli, Bruno, Newton. - Giordano Bruno morì sul rogo nel 1600 a Roma per aver attaccato la concezione aristotelica del cosmo chiuso e limitato, sostenendo l’infinità dell’universo e dell’eliocentrismo. - Galileo Galilei fece varie scoperte e osservazioni, ad esempio, sulle macchie solari. - Keplero riconobbe la vera natgura delle orbite planetarie, rielaborò le leggi sui moti. Bisogna poi ricordare la figura di G. Kremer, detto il ‘Mercatore’, originario delle Friande. Egli elaborò una proiezione geografica, detta proiezione cilindrica conforme, che conservava gli angoli nelle cartografazioni. La sua proiezione, quasi perfetta, venne utilizzata per molto tempo per la navigazione. - Varenio, olandese, scrisse “Geographia generalis”, ossia una sintesi critica delle conoscenze geografiche del tempo, discernendo la geografia generale dalla geografia speciale o regionale. L’Illuminismo fu il periodo in cui la geografia diventa disciplina indipendente e materia d’insegnamento all’università, prima fra tutte quella di Berlino, assumendo così un ruolo istituzionale e riconoscimento di rilievo.

13/02/19 La geografia moderna nacque in Germania a partire dalla seconda metà del ‘700. Humboldt (1769-1859) e Ritter (1779-1859) sono i due massimi esponenti del periodo. Entrambi tedeschi, il primo scrisse “Cosmos”, il secondo invece “Geografia generale comparata”, tra le opere più importanti. Sulla base delle teorie che idearono si è

supposto che H. fosse un tardo-illuminista, mentre R. un pre-romantico. - HUMBOLDT: geografo-esploratore, ecclettico, viaggiò molto e ci ha lasciato resoconti di viaggio, i quali hanno una caratteristica che lo rese anomalo per il periodo > scopo divulgativo dei testi con uso di uno stile e tono piani e sobri. Il suo obbiettivo fu quello di affrontare le difficoltà e necessità di rivestire la scienza di una forma letteraria, motivo per il quale al suo tempo venne particolarmente criticato dai suoi contemporanei, secondo cui, infatti, “il suo modo di scrivere degenerava in una prosa poetica, senza scienze”: non si capiva la profondità dei contenuti, abbagliati dalla forma. Uno dei suoi più importanti viaggi fu quello che compì nelle regioni equinoziali del nuovo continente (in Venezuela, Perù, Colombia etc..), che durò 5 anni, dal 1799 al 1804. Durante questo viaggio fece diverse ricerche in molte discipline, occupandosi di geologia, botanica, fisica, chimica, linguistica ed il suo fine era quello di “investigare le interconnesioni ed intrecci di tutte le forze naturali, l’influenza della natura inorganica sulla vita delle piante e degli animali”, cercando di capire dunque il rapporto tra la natura e l’uomo. Humboldt personalmente si sovvenzionò tali viaggi, senza alcun appoggio politico/economico, poiché voleva essere indipendente, presentandosi non come un conquistatore, ma come un esploratore. Non a caso le sue spedizioni sono state considerate viaggi puramente scientifici. Egli concepisce un “cosmos”, una descrizione della terra completa e olistica: tutte le strutture della terra interagiscono in un unico grande organismo. Mentre H. è considerato il padre della geografia fisica, Ritter della geografia umana, questa distinzione in realtà è convenzionale e non del tutto vera perché entrambi si occuparono di diverse ambiti disciplinari, se al contrario prendessimo in considerazione la loro formazione culturale potremmo, in un senso lato, affermare ciò: Humboldt fu un naturalista, Kritter invece uno storico. ES. Interessante passo di Humboldt che ci fa capire il suo linguaggio e mette in risalto l’uso di ecnicismi scientifici: ci troviamo in Venezuela ed egli descrive il lago di Valencia, che gli Indiani chiamavano Tacaraigua (rispetto verso la popolazione locale), che è un lago più grande del lago svizzero e la cui forma richiamava quello del lago di Ginevra. Spoglie diverse: a sud zone desertiche, alti monti che rimandavano ad un’aria cupa; la riva settentrionale invece è ridente, camprestre, con la presenza di colture di caffè e cotone, case circondate da un boschetto. - RITTER: detto “geografo da tavolino” perché non viaggi e gli giungevano tutte le informazioni inviate dagli esploratori e che poi metteva a confronto. Emerge un’idealogia preromantica, una visione della storia non causale, ma provvidenziale. Inoltre pare che Hegel si sia rifatto prorpio a Ritter per la sua attenzione allo spirito che gestisce la materia. Anche lui fu un divulgatore e le sue teorie colpirono soprattutto il fratello di Humboldt, fondatore dell’Università di Berlino, tanto che renderà Ritter il primo docente universitario con cattedra di goegrafia. La fama ed il successo di Humboldt e Ritter però verranno presto offuscati da un loro successore, RATZEL (1844 – 1904), il quale scrisse “Antropogeografia”. La sua figura è interessante perché è strettamente connessa all’epoca storica in cui visse, ossia quella del Positivismo > movimento sviluppatosi in Europa nella seconda metà dell’800, inteso come metodo scientifico e concezione filosofica del mondo, più precisamente come un empirismo induttivo razionalista decisamente antimetafisico. Il metodo induttivo è il processo logico che muove dal particolare al generale, dai fatti osservati alle leggi. Vi è un atteggiamento naturalista e un riduzionismo scientifico: le scienze della natura divengono il modello di ogni scientificità. Obbiettivo dei positivisti era quello di prevedere, fare delle previsioni, perché esiste un ordine costante e necessario dei fenomeni naturali. Tutto ciò vale per la natura e per l’uomo/la società. Persino le scienze sociali devono cercare di costruirsi in conformità a questo modello, riducendo la vita ad un complesso di fenomeni fisicochimici, giungendo a conoscere i fatti psicologici come funzioni cerebrali e come emanazioni del cervello.

18/02/19 Il mondo psichico e fisico sono due manifestazioni distinte, ma appartenenti alla stessa

realtà. Altro riferimento è l’evoluzionismo darwiniano, il concetto di ereditarietà, di lotta e di selezione naturale. Ratzel è il padre del determinismo ambientale, ossia una corrente geografica di epoca positivista. Egli si è, appunto, rifatto a Darwin da cui riprende diversi principi. La sua teoria sosteneva l’adattamento dell’uomo all’ambiente. L’uomo riceve dall’ambiente condizionamenti tali che lo portano ad evolversi per potersi adattare all’ambiente stesso. L’umanità e la natura vengono visti come un tutt’uno: l’essere umano fa parte della natura e, come tale, va studiato secondo leggi naturali. Anche nella vita sociale pertanto devono applicarsi leggi naturali che la reggono. Con Ratzel si taglia il nodo tra geografia umana e geografia fisica, che ora vanno a coincidere. Le società sono la sommatoria di singoli individui che hanno tutti le stesse caratteristiche perché vivono in quel determinato ambiente. Quando poi Ratzel parla di umanità parla di individui biologici. Le società si coagulano al loro interno e si differenziano all’esterno perché gli individui che ne fanno parte agiscono allo stesso modo in funzione dell’ambiente in cui si trovano. L’ambiente determina l’uomo. Concetto di ‘razza’ > insieme degli individui biologici che hanno assunto caratteristiche somatiche determinate dall’ambiente in cui vivono. Questo poi porta i gruppi umani a riconoscersi in organizzazioni di tipo politico, come gli Stati, i quali sono la concretizzazione della presa d’atto di un riconoscersi simili, che avviene nelle razze, nei popoli e negli Stati. Lo Stato non è più un’entità superiore, ma un prodotto di passaggi successivi, un prodotto logico e naturale. Anche per lo Stato sono valide le stessi leggi naturali che esistono per gli individui. Ratzel spiega così la nascita e la decandenza dei grandi Imperi. Quella di Ratzel è una geografia e anche una storia dell’umanità spiegata in chiave materialista e legata ad un positivismo evoluzionista. Le sue dottrine vennero poi strumentalizzate per motivare il diffondersi del razzismo e lo sviluppo del nazismo. Le sue teorie pertanto vanno a coincidere con un periodo in cui la geografia stava avendo un grande riscontro: gli anni in cui le grandi potenze si stavano spartendo il mondo, gli occidentali avevano bisogno di conquiste geografiche e la necessità di una conoscenza pura ed interpretazioni che inquadrassero il loro operato. Gli Europei sono superiori alle altre civiltà, con il diritto di esserlo ed il dovere di civilizzare l’esterno > il fardello dell’uomo bianco con il compito di portare la torcia della conoscenza. Nascono le società geografiche come quella italiana del 1867, che ad oggi ha sede a Roma. Lettura passo > emerge la necessità da parte dei popoli ‘’più dotati’’ di espandersi. Nell’America del nord gli Indiani sono statti cacciati, infatti la civiltà superiore si sente attratta dal territorio migliore e la popolazione meno dotata, di conseguenza, non può opporsi. Reazioni anti-Ratzel > Geografia storicista (Fine 800/primi decenni del ‘900). Il rapporto tra l’uomo e l’ambiente non si può prescindere da fattori di spazio e di tempo. Il rapporto umanità-ambiente diventa, per questo, storicizzato, collocato in un preciso quadro temporale e territoriale. Non esistono norme generali di tipo naturalistico con la stessa validità di quelle biologiche e fisiche. L’uomo, l’umanità e la società non sono fenomeni naturali, ma sociali, storici e culturali. Siamo nell’epoca nelle quali vi è la ripresa di idee di età romantica e l’allontanamento di quelle positiviste. // I geografi italiano erano di impostazione storica, umanistica e letteraria, interessandosi sulla storia delle esplorazioni e sulla cartografia. Anche i geografi italiani si sarebbero convertiti ad una geografia di stampo positivista, influenzati dalle teorie di Ratzel, ma non abbandonarono mai i loro interessi per la storia. Per questa ragione quando Ratzel venne criticato e vi fu il ‘’collasso’’ delle sue idee, in realtà, la geografia italiana non venne sconvolta completamente.

19/02/19 Uomo e società non sono fenomeni naturali ma sociali, storici. Reazioni a Ratzel: prima di queste si sviluppa proprio in Germania, prende il nome di Landerkunde. Questo tipo di geografia vede il suo fondatore in un geografo tedesco Hettner, siamo negli anni ’90 dell’800, nome assolutamente non casuale. Tradotta in italiano con il termine

corologia, da coros regione, studio in modo scientifico le regioni. Evidenzia l’importanza della geografia regionale intesa come studio delle differenze esistenti sulla superficie terrestre in spazi geografici circoscritti. La regione è il risultato della costruzione storica di quel particolare gruppo umano in quel particolare periodo. Inevitabilmente presenta degli aspetti di unicità che la distinguono rispetto a regioni diverse. Seconda corrente che si oppone a Ratzel si esce dalla Germania, geographie humaine, nota anche come possibilismo. In Francia la reazione a Ratzel fu particolarmente forte anche perché era una reazione non solo dei geografi ma della Francia contro la Germania. Sono gli anni del nazionalismo francese. Anche questa scuola di pensiero ricalca il punto di partenza di Hettner, ovvero l’importanza della storicità nei rapporti tra uomo e ambiente. Questi rapporti non si possono basare solo su leggi e fenomeni generali proprio perché le società moderne hanno uno sviluppo articolato. Vidal De La Blache , padre del possibilismo. Contesto culturale in cui si sviluppa il possibilismo: siamo a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900, in questo periodo in Francia ebbero grande risonanza le teorie del contingentismo elaborate dal filosofo Boutroux. Criticava fortemente il positivismo concepito come scientismo e in particolare criticava la fiducia del pensiero positivista nel rigido concatenarsi di nessi, causa effetto, all’interno della realtà. giunse persino a decostruire interamente il concetto di determinismo. Le scienze nella loro varietà, diversità, sono autonome, non comportano dei passaggi necessari dall’una all’altra, sono pertanto contingenti. Pensiero di B. legato anche allo spiritualismo che si fonda sulla polemica con il materialismo, in sostegno alla spiritualità, forte accentuazione del momento della trascendenza rispetto a ogni forma di immanenza. Seconda La Blache la natura offre all’uomo delle possibilità sono poi le date civiltà che considerato loro bagaglio culturale, tecnologia, saranno capaci di sfruttare o meno alcune di queste possibilità che la natura offre. La natura determina l’uomo per Ratzel, per de la Blache la natura offre delle possibilità, sarà poi una civiltà in un certo territorio e periodo che sarà in grado o meno di sfruttare queste possibilità. Non è ambiente che determina l’uomo ma le capacità di quella determinata società. rapporto umanità-ambiente non è predeterminato ma regolato dalle possibilità che l’ambiente offre. Di conseguenza una serie di interessanti concetti che La Blache sostenne e approfondì, uno di questi è quello di paesaggio. Fondamentale perché è lo spazio che ha assunto quelle particolari caratteristiche perché è stato il palco in cui quella determinata società si è sviluppata. Quindi ogni paesaggio è unico, possiede una propria individualità perché ha avuto una propria storia. Altro concetto importante è quello di genere di vita, ogni società è riuscita a elaborare proprio genere di vita specifico che l’ha portata a disegnare proprio paesaggio. Con il possibilismo stiamo parlando di questa concezione idiografica e non nomotetica. In questo periodo vengono prodotte soprattutto monografie regionali. Il possibilismo si riassume così: l’ambiente permette l’uomo dispone. In effetti Vidal de la Blache tornò spesso su questo punto, sostituendo a concezione di umanità sottomessa alla natura quella di una che interagisce con la natura, non la subisce. Le società hanno ruolo di causa e non di effetto nelle relazioni con l’ambiente. L’ambiente è il risultato di molteplici interrelazioni con l’uomo in cui uomo ha ruolo sempre c...


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