ARISTOTELE - vita e dottrina (con esempi) PDF

Title ARISTOTELE - vita e dottrina (con esempi)
Author Federica Cerracchio
Course Filosofia
Institution Liceo (Italia)
Pages 33
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Summary

Appunti su tutto ciò che ti possano chiedere durante un'interrogazione su Aristotele.
Ricchi di esempi (semplici) che ti facciano capire al meglio la filosofia di uno dei capisaldi...


Description

ARISTOTELE LA VITA: Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C e, a soli 17 anni, divenne discepolo di Platone entrando nella sua scuola dove vi rimase fino alla morte del suo maestro avvenuta nel 347 a.C. Quindi, Aristotele rimase nella scuola di Platone per ben 20 anni, un periodo di tempo molto lungo per imparare la filosofia del suo maestro e anche per realizzare la sua personale teoria filosofica che, in parte, si discosta dalla filosofia di Platone tant’è che, qualcuno ha addirittura puntato il dito contro Aristotele ritenendolo ingrato nei confronti del suo insegnante. In realtà Aristotele, pur facendo una sua personale filosofia rimase sempre molto legato a Platone a cui era molto grato. A dimostrazione di ciò c’è un pezzo dell’Etica Nicomachea in cui Aristotele dice: “l’amicizia e la verità sono entrambe care, ma è cosa santa onorare di più la verità”. Come abbiamo visto, Aristotele rimase nella scuola di Platone fino alla sua morte. Dopo la sua morte, lasciò la scuola per trasferirsi ad Asso e costituire, insieme ad altri due scolari di Platone una piccola comunità platonica dove iniziò ad insegnare e a scrivere le sue opere di biologia. Fu in quell’epoca che Aristotele si sposò con la sorella di Ermia, uno dei due scolari con il quale creò la sua comunità. Nel 342 a.C. fu assunto dal re di Macedonia per educare suo figlio Alessandro, sul quale ebbe una grandissima influenza. Al futuro conquistatore Alessandro, Aristotele insegnò che la cultura greca era superiore a tutte le altre e, per questo, grazie ad una forte unità politica, sarebbe stato possibile conquistare il mondo. Le cose non andarono come sperava Aristotele perché Alessandro, salito al potere, decise di far assumere al suo governo le forme di un principato orientale. Per questo, Aristotele tornò ad Atene dopo ben 13 anni al suo servizio. Egli però mantenne comunque un ottimo rapporto con il re macedone e grazie a questa importante amicizia ebbe l’opportunità di avere a disposizione molti strumenti per le sue ricerche filosofiche. Aristotele fondò il LICEO, che era costituito da un edificio, da un giardino e da una passeggiata dove il filosofo e i suoi scolari potevano tenere lezioni, fare ricerche e riflettere sulla loro filosofia.

Purtroppo, però, nel 323 a.C, Alessandro morì e questa morte portò ad una forte insurrezione del partito nazionalista ateniese contro il dominio dei macedoni. Aristotele era in pericolo perché tutti sapevano dell’amicizia con il re appena morto e scappò da Atene. Egli morì un anno dopo nel 322 a.C. per una malattia allo stomaco. Adesso che abbiamo conosciuto meglio la vita di Aristotele, cerchiamo di contestualizzare meglio Aristotele nella sua epoca anche perché, se è vero che non passano tanti anni da Platone, è vero però che la situazione sociale e politica è completamente diversa. Nell’epoca di Aristotele, assistiamo ad una crisi della polis, già presente durante Platone, che però ora sembra ormai irreversibile soprattutto in virtù della conquista da parte della potenza macedone con Alessandro. La libertà nelle poleis viene meno e i cittadini non vengono più coinvolti nella vita politica e, di rimando, perdono ogni interesse e passione nei confronti della politica dalla quale si allontanano. Gli interessi dei greci si spostano verso qualcos’altro, lontano dalla politica, verso l’etica e la conoscenza, due capisaldi dell’età ellenistica. GLI SCRITTI: Iniziamo a dividere gli scritti di Aristotele che ci sono pervenuti in: 1. scritti acroamatici o esoterici che sono gli scritti scolastici che Aristotele compose come aiuto nell’insegnamento, come appunti per le sue lezioni. Questi scritti comprendono diverse tematiche: logica, metafisica, fisica, storia naturale, matematica, psicologia, etica, politica, economia, poetica, retorica. 2. scritti essoterici che sono scritti in forma dialogica e destinati al pubblico dove Aristotele fornisce in modo più approfondito le sue teorie grazie anche all’utilizzo di miti che, anche lui, come Platone utilizza per spiegare in modo chiaro ed esaustivo la sua filosofia. Purtroppo, però, degli scritti essoterici sono rimasti soltanto dei frammenti seppur importanti. Di questi dialoghi, Aristotele riprese la forma letteraria utilizzata dal maestro scrivendo un suo Simposio, un Politico, un Sofista, un Menessene; poi scrisse il Grillo o Della Retorica che corrisponde al Gorgia, il Protrettico (corrispondente all’Eutidemo) che è un’esortazione

alla filosofia. Infatti, in questo scritto dice: “O si deve filosofare o non si deve: ma per decidere di non filosofare è pur sempre necessario filosofare: dunque in ogni caso filosofare è necessario”, poi scrisse l’Eudemo o Dell’anima (corrispondente al Fedone) e anche un piccolo trattato chiamato Delle idee. ARISTOTELE VS PLATONE: Innanzitutto, dobbiamo dire che entrambi sono appartenuti all’età classica ma, contrariamente a Platone, Aristotele era già proiettato verso l’epoca successiva, quella ellenistica. In più lui (Aristotele) visse in un periodo socio politico molto difficile per i greci caratterizzato dalla dominazione dei macedoni e dalla perdita di interesse politico da parte dei greci assoggettati ai macedoni. Queste importanti differenze portarono i due filosofi ad avere una concezione diversa della filosofia, del suo scopo e della sua struttura. Abbiamo visto che Platone crede fermamente nello scopo politico della filosofia tant’è che concepisce il filosofo come l’eletto che deve portare conoscenza ed educazione a tutti gli ignoranti schiavi incatenati dentro la caverna (il mito della caverna). Ecco, se Platone attribuiva alla filosofia un ruolo politico molto importante, in Aristotele invece non riscontriamo questa esigenza anche perché, come abbiamo detto, i greci con la dominazione macedone avevano perso interesse nei confronti della politica riversando le proprie riflessioni su altri argomenti quali l’etica e la conoscenza. Aristotele, quindi, vede la filosofia avulsa dalla realtà, come conoscenza slegata dalla realtà, che si disinteressa ad essa. Il filosofo diventa un sapiente, un professore, uno scienziato della conoscenza, della sapienza e, per questo, focalizzato sull’insegnamento e la ricerca filosofica. Quindi, abbiamo proprio due finalità diverse. In Platone la finalità è politica ed educativa mentre in Aristotele è conoscitiva e scientifica. Questa diversa finalità della filosofia causa, di conseguenza, un diverso modo di concepire la struttura del sapere e della realtà. Per Platone, il mondo è visto da un punto di vista verticale e gerarchico. Infatti ricordiamo che Platone distingue tra mondo delle cose e mondo delle idee e, all’interno del mondo delle idee, c’è una distinzione ben precisa. Inizialmente, Aristotele segue le orme del suo maestro ritenendo che

l’oggetto della filosofia sia il divino ma poi cambia completamente prospettiva assumendo un punto di vista orizzontale e unitario dove tutte le scienze e tutte le realtà sono poste allo stesso livello, non esiste quindi più una gerarchia ma tutto è posto sullo stesso piano e assumere la stessa dignità gnoseologica. Attenzione, però, la sua visione unitaria della realtà prevede però anche una suddivisione di questa unità in tante piccole “regioni” e, ogni regione, costituisce l’oggetto di studio di un gruppo di scienze che hanno dei propri principi. Ecco che quell’unità che è, però, costituita da una serie di regioni, costituisce un enciclopedia del sapere grazie al quale si scopre la multiformità dell’essere. In parole povere: 1. Platone e Aristotele sono appartenuti all’età classica, ma Aristotele era già proiettato verso l’età ellenistica 2. I due filosofi ad avere una concezione diversa della filosofia, del suo scopo e della sua struttura 3. Per Platone, la filosofia ha una finalità politica ed educativa mentre per Aristotele è conoscitiva e scientifica 4. Per Platone, il mondo è visto da un punto di vista verticale e gerarchico mentre per Aristotele è orizzontale e unitario 5. Esiste un enciclopedia del sapere grazie al quale si scopre la multiformità dell’essere. L’ENCICLOPEDIA DEL SAPERE: Abbiamo visto che la visione di Aristotele è una visione orizzontale e non verticale e gerarchica come quella di Platone che vedeva le scienze secondo un ordine prestabilito e inglobato all’interno di un sistema filosofico piramidale. Aristotele ridona pari dignità e autonomia a tutte le scienze che hanno una propria finalità e un proprio specifico settore di competenza. Partendo da questo presupposto, la filosofia diventa per Aristotele la scienza prima. esempio→ utilizziamo la metafora del puzzle. Secondo il filosofo, ogni scienza studia un pezzo del puzzle e quel pezzo del puzzle corrisponde ad una parte dell’essere e della realtà, un piccolo pezzo. Invece, la filosofia è una scienza prima perché studia tutto il puzzle

completo, non si limita solo ad un pezzo del puzzle ma mira a studiare e a riflettere sull’essere e sulla realtà in quanto tali, a prescindere da un campo specifico di applicazione. Quindi la filosofia studia l’essere che è l’oggetto comune di tutte le scienze, studia tutto il puzzle completo di tutti i pezzi. Quindi, è la filosofia che tiene uniti tutti i pezzi del puzzle perché solo lei può vedere il risultato finale, e quindi è il collante che tiene insieme e che organizza tutte le scienze diventando quindi la regina delle scienze, colei che unifica e organizza tutte le scienze. LE TIPOLOGIE DI SCIENZE: Secondo Aristotele, esistono tre gruppi di scienze: le scienze teoretiche, le scienze pratiche e le scienze poietiche o produttive.  Scienze teoretiche: sono quelle scienze che studiano ciò che è necessario ossia ciò che non può essere in altro modo diverso da come è. L’obiettivo è, quindi, quello di conoscere la realtà in maniera disinteressata, senza interesse alcuno e come metodo hanno il metodo dimostrativo che consiste nel dimostrare quella specifica tesi partendo da delle ipotesi. Le scienze teoretiche sono la metafisica, la fisica e la matematica.  Scienze pratiche e scienze poietiche (da poiein che significa fare): questi due gruppi di scienze hanno lo stesso oggetto di studi, lo stesso metodo ma obiettivi distinti. Infatti, entrambe queste scienze hanno come oggetto di studio il possibile, ossia tutto ciò che può essere diverso da quello che è (contrariamente alle scienze teoretiche che abbiamo visto studiare tutto ciò che non può essere diversamente). Il metodo utilizzato non è dimostrativo ed è valido “per lo più”. Le scienze pratiche, che sono l’etica e la politica, hanno come scopo l’orientamento dell’agire ossia come si orienta il nostro modo di operare nel mondo. E, in effetti, l’etica e la politica sono due bussole che ci

orientano nel modo di agire quotidiano e che vertono quindi su un oggetto che si risolve nell’azione stessa. Le scienze poietiche, invece, sono le arti belle e le tecniche che hanno come scopo la produzione di opere o la manipolazione degli oggetti che acquisiscono, quindi, vita a sé stante rispetto al soggetto che le ha realizzate. LA METAFISICA: Aristotele definisce ben quattro definizioni di metafisica: 1. innanzitutto la metafisica “studia le cause e i principi primi”; 2. inoltre, la metafisica “studia l’essere in quanto essere”; 3. poi, la metafisica “studia la sostanza”; 4. ed, infine, la metafisica “studia Dio e la sostanza immobile”. Sicuramente, tra i quattro significati, quello sul quale Aristotele si concentrò maggiormente fu il secondo ossia che la metafisica studia l’essere in quanto essere. Soffermiamoci proprio su questo significato. La metafisica studia l’essere in quanto essere, significa che la metafisica va oltre il particolare della realtà ma guarda la realtà nel suo insieme, nel generale, quindi guarda tutto il pezzo del puzzle. Infatti, prendiamo sempre l’esempio del puzzle →La realtà è fatta di tanti pezzi che sono le varie scienze (teoretiche, pratiche e poietiche) ed è come se in ogni pezzo di questo puzzle ci sia scritto la parola “essere”. C’è il pezzo della matematica che è una scienza teoretica e che ha come oggetto di studio la quantità, poi c’è il pezzo del puzzle della fisica che studia invece il movimento e via dicendo. La metafisica non studia il singolo pezzo dell’essere ma studia tutto il puzzle, ossia l’essere totale, fondamentale e comune a tutti gli altri esseri. Soffermiamoci proprio sulle parole “fondamentale” e “comune”. “Fondamentale” perché il puzzle completo è essenziale per dare una ragion d’essere a tutti i pezzi del puzzle. “Comune” perché ogni pezzo del puzzle ha in comune la totalità che è tutto il puzzle completo. Senza la totalità non avrebbero alcun senso. È per questo che la metafisica, che ripeto è tutto il puzzle completo, è denominata da Aristotele “filosofia prima”, mentre le altre scienze sono considerate “filosofie seconde”.

Quindi, dal punto di vista di Aristotele, l’essere in quanto essere ingloba al suo interno tutto quanto e, quindi, anche cose che non hanno nulla in comune come un albero e un uomo fanno comunque parte della stessa macrocategoria che è l’essere in quanto tale. In questo senso, Aristotele si discosta molto da Platone e da tutti gli altri filosofi del passato perché è stato il primo a ritenere che ci sia una scienza che studia l’essere in quanto tale e che conferisce alla filosofia la massima universalità rispetto all’indagine sull’essere proprio perché la filosofia è alla base di ogni ricerca dell’essere. Tutto parte dalla filosofia ed è imprescindibile da essa. L’ESSERE: la metafisica per il filosofo studia l’essere. Ma cos’è l’Essere? L’essere, per il filosofo non è univoco e non è equivoco ma è polivoco. Iniziamo con l’essere che non è per Aristotele univoco. Per univoco si intende che l’essere è sempre uguale in tutte le sue occorrenze, ossia in tutte le volte in cui l’essere è. Facciamo un esempio utilizzando questa frase “Questa matita non è gialla”. Se l’essere fosse univoco, io negherei non solo che la matita è gialla ma negherei anche l’esistenza della matita. Perché con il verbo essere inserito in questa frase, io indicherei in modo univoco l’esistenza complessiva di tutta la frase e quindi, se utilizzo la negazione “non” allora negherò tutta la frase perché negherò non solo l’attributo (giallo in questo caso) ma anche l’esistenza del soggetto. C’è un filosofo che abbiamo già incontrato che ritiene che l’essere sia univoco ed è Parmenide che ritiene che si può definire essere solo ciò che è mentre tutto il resto non può definirsi tale. Per Aristotele questa posizione è assurda e, quindi, per lui l’essere non è univoco ossia non è uguale in tutte le sue occorrenze. Inoltre, l’essere non è equivoco perché, come suggerisce la parola, non è interpretabile ogni volta in modo diverso a seconda del contesto perché questo genererebbe il caos. Ossia, nell’interpretazione dell’essere come qualcosa di univoco tu hai un solo pezzo attraverso cui interpretare il mondo, nella visione equivoca abbiamo infiniti pezzi e noi esseri umani non riusciremmo più a comunicare proprio perché le interpretazioni

dell’essere sono infinite. Quindi da un lato abbiamo una visione restrittiva, dall’altro una visione troppo dispersiva. Quindi, secondo Aristotele, l’essere è polivoco perché, come sostiene lo stesso filosofo, “si dice in molti sensi”. Aristotele vuole trovare un compromesso tra le due visioni che abbiamo visto prima, sostenendo che l’essere deve essere concepito in parte in modo univoco e in parte in modo diverso a seconda del contesto. E per chiarire il suo punto di vista, facciamo un esempio con tre frasi. “La mela è un alimento sano” “Luca è sano” “Il colorito di Luca è sano” Nella prima frase il verbo essere intendo un rapporto causale tra la mela e la salute correlandole insieme e dicendo che la mela ha un effetto benefico sulla nostra salute. Nella seconda frase, invece, il verbo essere è un rapporto di possesso perché si intende che Luca ha una buona salute. Infine, nella terza frase, il verbo essere indica una proprietà di Luca (ossia il fatto di godere di buona salute) attraverso una sua caratteristica fisica (ossia il fatto di avere un colorito sano). In queste tre frasi abbiamo quindi tre significati diversi del verbo essere anche se, però, sono comunque affini perché in tutte le frasi il verbo essere collega un soggetto a un predicato che ne specifica la sua esistenza e le sue qualità. L’ESSERE COME CATEGORIE: Gli aspetti supremi dell’essere che Aristotele ha raccolto in una apposita “tavola” sono 4: 1. l’essere come accidente 2. l’essere come categoria (o “essere per sé”) 3. l’essere come vero 4. l’essere come atto e potenza. Soffermiamoci sull’Essere come categoria. Le categorie dell’essere sono per il filosofo quelle caratteristiche fondamentali e strutturali

dell’essere che lo rendono tale e che non può fare a meno di avere. Le categorie sono 8: 1. la sostanza 2. la qualità 3. la quantità 4. la relazione 5. l’agire 6. il subire 7. il dove (il luogo) 8. il quando (il tempo) In aggiunta a queste otto categorie, alcune volte Aristotele ne aggiunge altre due che sono l’avere e il giacere. L’avere indica uno stato (come, per esempio, “io porto i pantaloni”), il giacere indica lo stare in una certa situazione (ad esempio “io sto seduto"). Dobbiamo a questo punto distinguere due punti di vista: quello ontologico e quello logico. Dal punto di vista ontologico, le categorie sono quelle caratteristiche fondamentali e supreme dell’essere. Fondamentali perché non possono essere altrimenti. E supreme perché sono il massimo livello di categorizzazione dell’essere. Dal punto di vista logico, invece, le categorie sono viste come i modi in cui l’essere si manifesta nelle cose. Ad esempio, di un uomo possiamo dire che è bello o brutto (qualità), che è alto o basso (quantità), che è vicino o lontano (relazione), che si trova in quel luogo e in quella situazione (luogo e tempo). Ritornando alle nostre categorie, la sostanza è la categoria suprema perché tutte le altre categorie la presuppongono perché la qualità è sempre qualità di una sostanza, la quantità è sempre quantità di una sostanza, e via dicendo. La sostanza è, quindi, il punto di riferimento, il collante di tutte le altre categorie. IL PRINCIPIO DI NON-CONTRADDIZIONE: Aristotele per dimostrare che la sostanza è la categoria suprema usa il principio di non-

contraddizione. L’obiettivo fondamentale del principio di noncontraddizione è che la filosofia riduca tutti i molteplici significati dell’essere ad un unico significato che rappresenta l’essere in quanto tale. Questo è l’assioma fondamentale della filosofia, quello di ridurre la molteplicità dei significati dell’essere in un solo e unico significato. E questo è possibile grazie al principio di non-contraddizione che Aristotele spiega con due frasi che adesso analizziamo: "è impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa e secondo il medesimo rispetto". (Metafisica, IV, 3) "è impossibile che la stessa cosa sia e insieme non sia". (Metafisica, IV, 4) Iniziamo con la prima formula che è: è impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa e secondo il medesimo rispetto. (Metafisica, IV, 3) Per spiegare questa formula facciamo il classico esempio con le frasi: “l’uomo è un animale sociale” e “l’uomo non è un animale sociale”. Una frase esclude l’altra perché la seconda è la negazione della prima. Quindi, se una delle due frasi è vera, necessariamente sarà falsa l’altra. questa formula spiega dal punto di vista logico che è impossibile affermare e al tempo stesso negare lo stesso predicato (in questo caso il verbo essere) attorno allo stesso soggetto (in questo caso l’uomo). Veniamo alla seconda formula: "è impossibile che la stessa cosa sia e insieme non sia". (Metafisica, IV, 4). Questa formula non guarda più il livello logico ma quello ontologico, quello dell’essere perché se una cosa è non può non essere. Quindi, riprendendo l’esempio di prima se diciamo che l’uomo è un animale sociale, dobbiamo affermare che ogni uomo è un animale sociale perché ho detto una frase che ingloba tutti gli uomini altrimenti, se negassimo questo assunto, dovremmo negare il fatto di essere uomini. Perché, se l’uomo è un animale sociale allora la socialità è una sostanza dell’uomo, fa parte del suo essere. Quindi, la sostanza è la natura necess...


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