Breznev e Gorbaciov PDF

Title Breznev e Gorbaciov
Course Storia Contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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Breznev e Gorbaciov...


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Breznev: rafforzamento militare e indebolimento economico e sociale Le politiche di Breznev furono funzionali all’aumento dell’arsenale militare ma povere negli investimenti nell’agricoltura e nella produzione di beni, in linea con la storia dell’URSS. I piani quinquennali che si avviarono sotto Breznev furono carichi di propaganda ma scarni negli effetti. In particolare, il X piano quinquennale (1976-1980) prevedeva elementi di apertura al sistema capitalistico, come l’introduzione del profitto d’azienda, che venne osteggiato palesemente dalle frange più intransigenti del PCUS. Inoltre, come detto, il comparto dell’industria bellica continuava ad aspirare la maggior parte delle risorse monetarie a scapito dell’agricoltura. La superiorità sovietica militare, rispetto a quella americana, rimaneva logisticamente schiacciante fino all’introduzione dei missili Pershing e Cruise nel 1979-1981 e numericamente superiore in termini di uomini schierati lungo la cortina di ferro. Nel 1975 Breznev sottoscrisse gli accordi di Helsinki, che come sappiamo riconoscevano i diritti umani e di libertà per i vari paesi europei e questo concorse ad alimentare i sentimenti anticomunisti di molte nazioni del Patto, Polonia in primis con Lech Walesa e Solidarnosc. Sul fronte economico, inoltre, la crisi petrolifera del 1973 pose le condizioni per massicci investimenti nella trivellazione petrolifera, che però non generò profitti in quanto l’URSS vendette petrolio a prezzi politici ai paesi del Patto per mantenere quiete le tensioni sociali. Le relazioni con la Cina si interruppero a seguito degli incidenti sul fiume Ussuri (1969), con scambio di colpi d’arma tra gli eserciti russi e cinesi. Gli USA non appoggiarono le richieste sovietiche di annientamento degli impianti nucleari in Cina. Di fatto, L’URSS rimaneva un Paese ancora in transizione da stato agricolo a stato industriale dopo sessant’anni dalla rivoluzione. Il 25% della manodopera era impegnata nei campi senza avere mezzi adeguati per una produttività maggiore, come il concime e macchine agricole adeguate. Andò meglio nella produzione industriale, aumentata dal 1964 al 1982, anno della morte di Breznev, dell’8%. La figura di Breznev venne, specie negli ultimi anni, raggiunta da un culto della personalità paragonabile a quello di Stalin, dovuto all’accentramento che fece del potere nel corso degli anni, inglobando sotto la sua guida tutto il vertice politico del PCUS. Il regime, come detto, in seguito all’adozione dei trattai di Helsinki (1975) subì forti moti di dissenso in seno ai paesi satellite, come accadde in Polonia, con Lech Walesa e la forte influenza di Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), polacco di origine, che subì un attentato il 13 maggio 1981 ad opera del turco Alì Agca, probabilmente (ma non confermato) su mandato di KGB e Stasi. Gorbaciov e la transizione fallita Breznev morì nell’ottobre 1982. Nei 3 anni successivi si susseguirono due segretari generali del PCUS, morti di malattia in rapida successione: Jurij Andropov (1982-1984) e Constantin Cernenko, delfino di Breznev (1984-1985). Alla morte di Cernenko gli succedette Michail Gorbaciov. Gorbaciov impostò la sua linea politica su due parole divenute celeberrime: perestrojka (ristrutturazione) e glasnost (trasparenza). - Le politiche della perestrojka e della glasnost riguardavano per l’appunto la ristrutturazione del PCUS in ottica democratica, accompagnato da un'azione di governo volta alla trasparenza delle sue azioni e ad una profonda ristrutturazione dell’economia, con introduzioni di liberalizzazioni ed economia di mercato costruiti sui modelli della NEP di Lenin.

Il fallimento delle politiche rinnovative di Gorbaciov hanno molte cause: il passaggio repentino da socialismo a capitalismo portò ad allargare la forbice tra ricchi e poveri. Inoltre, il crollo dei prezzi del petrolio degli anni 80 tolse risorse fondamentali all’economia sovietica. Concorsero sul bilancio, poi, i prezzi militari della guerra in Afghanistan, che si prolungò fino al 1989 e che terminò con l’abbandono sovietico del Paese, il disastro nucleare di Chernobyl (26 aprile 1986) e il devastante terremoto che distrusse l’Armenia (1988). Gorbaciov inoltre fallì perché cercare di riformare produzione e distribuzione dei beni senza liberalizzazione i prezzi al mercato era una contraddizione in termini, perché in un'economia capitalistica è il prezzo finale del prodotto che determina il successo di un'impresa economica. La Cecoslovacchia e l’eco della Conferenza di Helsinki In Cecoslovacchia, il governo della “normalizzazione” di Husak fu assai repressivo. Nacque il movimento Carta’77, capeggiato dal futuro presidente Vaclav Havel, condannato insieme ad altri intellettuali al carcere duro. Le nuove politiche di Gorbaciov, che visitò Praga nel 1987, accelerarono la fine del comunismo in Cecoslovacchia a vent’anni dalle repressioni della Primavera di Praga (1988) e del regime di Husak. Il nuovo presidente (1989), divenne Valcav Havel. L’esaurimento del regime comunista in Ungheria In Ungheria si assistette allo stesso copione cecoslovacco. Il regime di Kadar aveva attuato, sin dalla fine degli anni 60, un modello di economia mista e nel 1982 l’Ungheria aderì al FMI. Nel 1985 le prime elezioni parzialmente libere fecero eleggere i primi parlamentari estranei al Partito Comunista. Nel 1987 nasce il Forum democratico. Nel 1988 Kadar viene sostituito da Grosz, nel tentativo di arrestare lo sgretolamento avviatosi con l’avvento di Gorbaciov. Nel 1989 ci furono i funerali solenni per Imre Nagy, ex patriota ungherese e simbolo delle repressioni del 1956. Il regime comunista in Ungheria finì con le elezioni del 1990, in cui il Partito Comunista fu annichilito. Polonia. Solidarnosc piega il regime Diversamente, in Polonia la situazione fu più acre e il processo di democratizzazione più lungo. ● La grave situazione economica del Paese favorì la formazioni di gruppi operai clandestini, soprattutto di matrice cattolica, che iniziarono una grande opera di contestazione del regime nei primi anni 70. ● Le violente repressioni perpetrate da Gomulka costrinsero i sovietici a rimuoverlo, sostituendolo con Gierek. Nel 1976 si costituì il KOR, che iniziò ad organizzare scioperi sempre più intensi e duraturi. Nel 1978, inoltre, venne eletto Papa Karol Woitjila, con il nome di Giovanni Paolo II, che appoggiò apertamente i movimenti operai contro il regime sovietico. Gli scioperi del 1980 fecero risaltare la figura dell’elettricista di Danzica Lech Walesa, che riuscì a strappare a Gierek l’accordo per la formazione di un sindacato autonomo, Solidarnosc, che raccolse fin da subito milioni di iscritti. I sovietici, constatata l’incapacità di Gierek nel gestire un movimento come quello di Solidarnosc e per paura di una sommossa popolare, lo sostituirono con il generale Wojciech Jaruzelski, che proclamò la legge marziale, mise fuorilegge Solidanosc e fece arrestare e imprigionare Lech Walesa. - La legge marziale venne poi tolta nel 1983, in occasione della seconda visita del Papa. Nel 1985 Jaruzelski divenne presidente della repubblica e nel 1986 la Polonia aderì al FMI, troppo vessata dal debito estero contratto. Il PCUS dovette scendere a patti con l’ormai affermato movimento di Solidarnosc, stabilendo che alla camera il 35% dei seggi sarebbe stato elettivo mentre il restante di nomina governativa, mentre il senato sarebbe stato

eletto tutto su base elettiva. Le elezioni del giugno del 1989 consegnarono la quasi totalità dei seggi elettivi a Solidarnosc. Il regime comunista finì e venne eletto un leader di ispirazione cattolica, Mazowiecki....


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