C. Azzara, A. M. Rapetti, La Chiesa nel Medioevo PDF

Title C. Azzara, A. M. Rapetti, La Chiesa nel Medioevo
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi di Brescia
Pages 26
File Size 591 KB
File Type PDF
Total Downloads 48
Total Views 131

Summary

C. Azzara, A. M. Rapetti, La Chiesa nel Medioevo...


Description

La chiesa nel medioevo Impero romano e genesi delle istituzioni ecclesiastiche La situazione del tardo impero romano, nel 3 secolo, favorì l affermarsi di un culto, quello cristiano, nato nella Palestina dei ceti piu umili, visto come uno strumento di salvezza rispetto all'antico culto politeista derivante dal pantheon greco; l'insicurezza e la crisi (interna ed esterna) dell impero permisero la sua diffusione, nonostante le violente persecuzioni di Decio e Diocleziano, per diversi motivi. In occidente attecchì per primo nei colti ceti cittadini, abituati alla speculazione filosofica (propensi agli elementi teologici e dottrinali), mentre in campagna ci volle molto più tempo e fatica (attraverso le pievi e altri edifici, che risacralizzavano il paesaggio, e le antiche feste, in chiave cristiana), tanto che il termine pagani deriva dal latino pagus, cioe villaggio rurale. La veloce ascesa cominciò con l'Editto di Milano emanato da Costantino nel 313, in cui ammetteva la professione del cristianesimo; il ruolo di primo re cristiano è esagerato (leggenda del sogno premonitore), in quanto prevalse in lui un atteggiamento sincretico e anche di vantaggio politico. La svolta decisiva fu con Teodosio e il suo Editto di Tessalonica del 380: la religione cristiana divenne quella ufficiale, gli altri culti furono messi al bando. Dopo tali avvenimenti, il cristianesimo potè espandersi a dismisura, tanto che impero e religione vennero a coincidere in un ottica di impero universale cristiano, tramite il sostegno reciproco dei poteri/istituzioni politici e religiosi. Per alcuni ceti elevati, come quelli senatori, abbandonare in realtà quei culti dei padri da cui derivava il loro stesso rango sociale non fu subito facile, ma con l'appoggio degli imperatori dopo Costantino e il rapido diffondersi, si raggiunse anche questo. Si arrivò alla situazione opposta: Teodosio condannò gli altri culti, che vennero quindi a loro volta perseguitati dai cristiani, fino a che ufficialmente il paganesimo scomparve, per quanto credenze e tradizioni si manterranno a lungo, quasi sempre camuffati nella nuova religione (neoplatonismo, credenze contadine). Anche l'ebraismo fu attaccato, si arrivò ad escludere gli ebrei dalla vita pubblica, ciò è spiegato da Azzara come la decisione di separare due religioni molto simili, per evitare passaggi dall una all altra e separare i vincenti dai perdenti. Una caratteristica interessante del primo cristianesimo fu l eterogeneità del suo culto e delle stesse istituzioni; vista la mancanza di un controllo centrale, così come le diverse interpretazioni del vangelo, diverse in base all ambiente di diffusione. Lo stesso papato romano non aveva alcuna supremazia effettiva sugli altri episcopati, solo dal V secolo cominciò un processo di affermazione del vescovo di Roma (grazie inizialmente alla caratura di alcuni papi, processo che si concluderà nell anno Mille), col pretesto di essere successori del primo apostolo, Pietro. Proprio a causa di questa frammentazione culturale e istituzionale, da subito si decise di definire almeno i dogmi fondamentali e unici, tramite dei collegi di vescovi, i concili o sinodi. A partire da quelli locali del II secolo, si arriva a quelli ecumenici/universali dei secoli successivi, cui partecipava l imperatore stesso, come garante per l applicazione delle decisioni. Uno dei primi temi teologici dibattuti fu la natura di Cristo, che comportò la nascita di diverse correnti di pensiero: l arianesimo del 4 secolo, dal sacerdote di Alessandria Ario, il quale affermava l inferiorita di Cristo a Dio (condannato dal concilio di Nicea del 325 da Costantino e stroncato del tutto in Oriente nel 6 secolo da Giustiniano; ebbe successo tra le tribù barbare occidentali come alternativa ai cattolici), il monofisismo (divenne vera e propria chiesa in Siria ed Egitto, definita unica natura divina) e il nestorianesimo dal patriarca Nestorio (duofisismo). Il concilio di Calcedonia del 451 stabilì la doppia natura inscindibile di Cristo, affermando di fatto, con i Concili di Nicea, Costantinopoli (381), Efeso (431), che i dogmi della chiesa erano decisi dai concili, frutto

dell interpretazione ortodossa delle scritture: da quel momento, tutto ciò che deviava da questo era considerato eretico. Questa esigenza di affermare un unica regola portò poi alle persecuzioni di Giustiniano, che intervenne anche in questioni dogmatiche, provocando lo scisma dei Tre Capitoli (condannò tre scritti poichè troppo tendenti al duofisismo nestoriano; cercava di recuperare i favori dei numerosi monofisisti presenti a oriente). Da queste vicende si capisce come da un lato la sorte del cristianesimo ortodosso/romano fosse legato a quello dell imperatore, chi era nemico o contestatore di uno, lo diveniva anche del secondo, ma allo stesso tempo le ostilità provinciali contro il potere centrale si abbinava ai dissensi religiosi: il donatismo dei contadini berberi, il monofisismo in siria ed egitto, la scisma dei tre capitoli in italia. (attenzione alla differenza tra Editti, emenati dall imperatore in ambito politico, e Concilii, che riguardano ambito religioso) Anche dal punto di vista organizzativo, specialmente dopo l editto di Tessalonica, le istituzioni ecclesiastiche si diedero un ordine preciso: il vescovo/episcopus era responsabile della comunità singola di fedeli; il prete (presbiteri) si occupava delle funzioni quotidiane, coadiuvato dall ultima figura, il diacono. Per quanto anche i laici partecipassero alle elezioni vescovili, da subito furono esclusi dall amministrazioni del patrimonio ecclesiastico, sempre più grande grazie al legame con l imperatore. Schiavi e affrancati erano cmq esclusi dal clero. La diocesi era l organizzazione di riferimento del vescovo, identificata solo in un secondo momento con un preciso ambito territoriale; sembra che in molti casi ci si ispirò al modello amministrativo romano. Gruppi di diocesi facevano capo ad un arcivescovo, o metropolita, mentre alcuni grandi centri erano considerati patriarcati: Roma, Gerusalemme, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli. Comparvero poi nelle campagne pievi/parrocchie. I vescovi sin dal 4 secolo godettero anche di poteri di giurisdizione civile, quindi partecipavano attivamente alla vita politica delle città; il loro prestigio crebbe molto grazie ad alcuni padri della chisa, divenuti vescovi, come Ambrogio di Milano, Agostino d'Ippona e altri. La loro importanza crebbe col tempo, in quanto rimasero poi unico punto di riferimento al tempo delle invasioni per le popolazioni romane; divennero anche santi con il culto per i defunti, vennero ritenuti veri e propri intermediari con dio anche dopo la morte, attraverso le proprie reliquie. Il monachesimo si sviluppò parallelamente al clero secolare, a partire dall egitto del 3 secolo con i primi esempi di vita ascetica (monaco deriva dal greco, "uno che sta da solo"); se in oriente, culla del monachesimo, si diffuse molto l eremitismo, in occidente ebbe più successo il cenobitismo: membri di famiglie aristocratiche facevano voto di povertà e castità, vivendo in modo molto rigido, senza però una precisa regola. Col tempo, queste regole si moltiplicarono, tanto che si arrivò a definirne solo una, almeno per il monachesimo occidentale, durante il concilio di Aquisgrana dell 816, quella Benedettina. La regola di Benedetto da Norcia prevedeva un connubio di studio, lavoro e preghiera, rifiutando l estremismo dei primi monaci orientali; il movimento benedettino, con i suoi monasteri, costituirà il nucleo centrale della comunità cristiana europea/occidentale, oltre ad essere centri di produzione e raccolta delle principali opere scritte (agiografie, ma anche qualche opera storiografica di spicco, oltre che registri amministrativi). Dai monasteri provenirono alcuni grandi personaggi del tempo, come Gregorio Magno (grande papa, ebbe ottimi rapporti diplomatici con franchi e visigoti, convertì i britanni, riformò alcuni canti liturgici). Una parentesi a parte vorrebbe il monachiesimo d'Irlanda, non toccata dai romani, convertita da Patrizio nel V secolo; ammirati per il loro rigore morale anche in europa, fondarono numerso monasteri (basti pensare al famoso San Colombano) e aiutarono il clero secolare ad insinuare più a fondo i valori cristinai, specie tra i merovingi e i longobardi, diffondendo pratiche importanti come la penitenza. Un ulteriore aspetto caratteristico fu il culto dei santi e martiri, tra cui gli stessi vescovi, che le opere agiografiche provvisero a diffondere come esempi da emulare (si pensi alla Vita di Martino di Tours); in seguito si diffonderanno anche i santi-monaci, come Benedetto di Norcia. Il culto si diffuse anche in relazione alle capacità particolari dei santi e delle loro reliquie, come la possibilità di compiere miracoli (ci

fu in questo senso una sorta di specializzazione, come a riprodurre i diversi ambiti degli dei pagani); il culto delle reliquie, resti umani o oggetti appartenuti a santi, si diffuse rapidamente tramite donazioni, ma anche furti e vendite di mercanti appositi. Gli stessi luoghi in cui erano custodite divennero meta di pellegrinaggi, altro grande fenomeno molto diffuso e di antiche origini. Da sottolineare che, dopo la presa araba di Gerusalemme (1187), Roma tu sempre più invasa dai fedeli, si costruì anche un apposito percorso per quelli d'oltralpe (strada Francigena), mentre in città fiorirono le attività commerciali legate all accoglienza degli innumerevoli pellegrini.

Evangelizzazione dell'occidente barbaro Il complesso di etnie al di fuori dei confini romani ricevette inizialmente una predicazione di stampo ariano, considerato come sappiamo eretico dal concilio di Nicea del 325 voluto da Costantino. Se ciò avvenne anche grazie alla traduzione gotica della bibbia per conto del vescovo goto ariano Ulfila, 4 secolo, rappresentò allo stesso tempo un modo per evitare la completa assimilazioni da parte dei romani, per mantenere cioè una propria identità. Tale necessità decadde poi nel tempo, con la fusione delle etnie locali e degli invasori. Ci furono però delle eccezioni, come il caso dei Vandali che invasero l Africa dalla Spagna e mantennero l arianesimo, o gli stesso Goti in italia (493/553), i quali affiancarono alla divisione religiosa quella amministrativa e culturale (presenza di due burocrazie). Se ciò si tramandò nelle fonti sotto l'aspetto di persecuzioni ai danni dei cattolici, si deve pensare che gli stessi cristiani considerarono i barbari prima veri demoni (Ambrogio li identificava con Gog e Magog), come punizione divina, come disse Agostino dopo il sacco di Roma del 410. Ma una volta superato il ribrezzo iniziale, papato, vescovi e monaci videro nelle masse barbariche migliaia di infedeli da convertire, cominciando così una vasta opera missionaria che cambiò in base al contesto. Come detto, i vescovi furono le figure di riferimento dopo il disfacimento della struttura imperiale, e furono quindi i primi ad iniziare l'opera di conversione: Remigio di Reims, Leandro di Siviglia e altri portarono al cattolicesimo i re barbari occidentali, da Clodoveo, a Sigismondo e Reccaredo. Clodoveo fu il primo di tutti, e passò direttamente al cattolicesimo senza toccare l eresia ariana (primi anni 500); le sue furono motivazioni tutte politiche, per quanto ne dica la Historia Francorum di Gregorio di Tours, in quanto capì che la conversione gli avrebbe dato un maggiore appoggio delle aristicrazie galloromane. Così avvenne, e nel regno dei franchi da quel momento ci fu sempre una forte compartecipazione del clero alla vita politica del paese. Nella spagna visigotica, cio avvenne a fine 6 secolo con Reccaredo, il quale usò la strategia opposta del padre, che invece provò a fondare tutto sull aristocrazia di stirpe; il figlio, divenuto cattolico, ottenne l appoggio delle elite romane (forse è meglio dire romanizzate, vedi libro Gasparri), legittimando un potere non tanto etnico quanto a base territoriale. I Longobardi seguirono una strada leggermente diversa; arrivati ariani, con Agilulfo, la cui moglie Teodolinda fu cattolica, tentò un apertura sempre per legittimare una concezione più territoriale che etnica, ma a suo figlio, battezzato cattolico, si rivoltò contro l aristicrazia di stirpe. Bisognerà aspettare il 7 secolo per un lento passaggio al cattolicesimo, unitamente ad una più generale fusione tra genti romane e germaniche, con il ripudio dell arianesimo di re Ariperto (653/661). L'Inghilterra rappresenta un caso a parte, in quanto conobbe la conversione per esplicito volere del papa Gregorio Magno, quindi per una forte azione esterna tramite la predicazione di benedettini guidati da Agostino. Ma l approccio e il risultato stesso furono molto diversi, poichè l'autorità rimase legata ai legami di sangue delle stirpi, così la nuova religione più che soppiantare i riti preesistenti, gli si affiancò; per quanto riguarda poi le motivazioni di Gregorio Magno, ci sono diverse interpretazioni (pg 39). In rapporto alle culture tradizionali delle diverse gentes barbare, oggi si pensa che il cristianesimo abbia fatto da ulteriore collante e accelleratore di processi molto complessi, nati dall incontro/scontro con la civiltà romana e da evoluzioni interne alle tribù; non si pensi quindi che da sola la nuova religione abbia creato

repentini sviluppi culturali, una sorta di veloce ammodernamento, come si credeva nella storiografia non troppo lontana. Oltre al fatto che molti elementi pagani sopravvissero sotto lo strato superficiale cristiano, bisogna anche tener presente delle numerosi differenze tra gli stessi culti barbarici, troppo spesso identificati semplicisticamente sotto il termine di paganesimo: culti celtici, germanici, pratiche orientali (sciamanesimo), lo stesso paganesimo mediterraneo. Ognuno di essi comportò, come si è detto, un diverso adattamento alla conversione. I Re furono fondamentali nel passaggio, in quanto partendo dal capo riusciva poi facile passare ad aristocratici e masse popolari; gli stessi motivi che convinsero molti re ad un passaggio più o meno spontaneo (allargamento base di autorità, legame con Roma, sostegno elite romane) comportarono in più casi la rivolta dei nobili di stirpe, indeboliti dal potere centrale e dalle alte cariche ecclestiastiche. La persistenza di credenze si trova in diverse fonti (pg 42); le stesse regine svolsero ruoli importanti nei diversi passaggi, come la gia citata Teodolinda. È molto interessante notare come, posta la necessità di convertire i sovrani, gli alti prelati affrontarono i diversi contesti, basti pensare alle istruzioni di Gregorio Magno: se al re inglese suggerì di eliminare ogni possibile resistenza, distruggendo i luoghi di culto pagani, ai suoi missionari invece ordinò di affrontare la aspre terre del nord in modo molto più oculata. Essi dovevano ridefinire in senso cristiano luoghi e feste pagane degli angli, di modo da lasciare elementi familiari cui riferirsi. A ciò si affiancano le sempre presenti reliquie dalle proprietà taumaturgiche (similitudie con amuleti/pratiche di magia), oltre alla famosa leggenda di Costantino che vinse nel sengo della croce. L'autore cita poi due esempi per dimostrare come le istituzioni ecclesistiche si insinuarono nella vita sociale e politica dei regni, sia che dovessero formarsi ex novo (angli) sia che trovassero una struttura già esistenze (italia fu una via di mezzo, per lo scontro longobardi-impero). In Inghilterrra dopo la morte di Agostino, dominavano i due metropoliti (arcivescovi) indipendenti di Londra e della più lontana York; ma se in teoria la struttura era assicurata dall elezione da parte di questi di 12 vescovi per uno, in realtà il processo subì notevoli rallentamenti per il costante ritorno di fiamme pagane, sfociate in scontri politico-militari, fino alla fine del 7 secolo; il papato si dimostrò sempre molto presente, tanto da creare un forte legame col mondo anglosassone (fedeli inglesi molto legati figura di Pietro). Nell altro esempio, la spagna visigotica, andò in tutt'altro modo. Qui la monarchia legò molto con le gerarchie ecclesiastiche del paese, e attraverso lo strumento dei concili/sinodi, cui il re partecipava con poteri molto ampi, si creò una sorta di simbiosi tra i due poteri. Dal 633 i concili divennero prassi per le decisioni di importanza globale nel regno, oltre che per questioni di fede. Questo tipo di rapporto, derivante da interessi comuni di chiesa e re, portarono alla rarefazione dei rapporti col papato romano, che in alcuni casi sfociò in aperta contestazione. Vediamo allora come si impose il papato romano sugli altri, diventanto il punto di riferimento per l ortodossia cattolica; gia dal 3 secolo cominciò a circolare che i papi romani fossero successori di Pietro, che in base al vangelo di Matteo era stato investito da Cristo del potere di fondare la sua chiesa, una sorta di superiorità evangelica. L'affermazione del suo primato fu lenta nel tempo e con l opposizione di altre importanti citta, prima fra tutte la nuova Roma, Costantinopoli; da Gelasio I a fine 400 si inizia a definire Papa solo il vescovo romano, che si erge sugli altri per il primato sulle sedi occidentali nell ambito di decisioni dottrinali, anche se questo potere fu piu teorico che pratico (altre sedi continuarono in via molto autonoma). Lo stesso Gelasio, con una lettere all imperatore Attanasio, proponeva un punto di incontro tra di due poteri, religioso e politico, anche se in realtà era sottintesa la superiorità del primo, in quanto il papa era arbitro del comportamento degli imperatori in terra. Quindi scontro tra sedi episcopali e il potere secolare. Bisogna tener presente che dopo il 476 la situazione era molto cambiata: all impero si erano sostituiti una serie di regni barbari, in Italia prima Odoacre poi i Goti di Teodorico avevano portato notevoli cambiamenti; i vescovi di roma divennero sempre piu punti di riferimento nonostante la situazione molto difficile (leggenda di Leone I che persuade Attila sulle rive del Mincio), portando al contempo ad una ulteriore indipendenza delle singole diocesi. Se gia Teodorico cambiera la sua linea di azione verso la chiesa, portando alla morte di papa Giovanni I, con

l'invasione longobarda del 569 le cose peggiorarono ulteriormente: nacque il regno nel centro-nord, cosi come i ducati di Spoleto e Benevento molto vicini a Roma. L'esempio per tutti fu Gregorio Magno, papa dal 590, che operò numerose trattative con i violenti invasori, cercando al contempo di gestire la disastrosa trama delle sedi episcopali. Oltre a ciò, essi divennero anche veri e propri amministratori, pensando all approvvigionamento delle citta, alle difese, all edificazione di nuove strutture, come risulta dalle fonti scritte e dall acheologia. Dall 8 secolo poi ci fu una notevole spinta verso costruzioni pubbliche come acquedotti, ospizi e mura cittadine; ciò fu possibile con la razionalizzazione delle proprità della chiesa, dando vita ad una efficiente burocrazia il cui nucleo era la cancelleria pontificia. Documenti, atti amministrativi, tutto veniva copiato e archiviato, aumentando il prestigio di roma, cui le altre sedi episcopali si rivolgevano per risolvere problemi di vario tipo. L autonomia delle altre sedi occidentali rimase però elevata fino al pieno 8 secolo, quando il legame tra papato romano e l'emergente potenza carolingia porterà alla legittimazione del papa romano.

Roma e l'Oriente Dopo la breve parentesi gotica, con Giustiniano (meta 6 secolo) ci fu un altrettanto breve riaffermazione dell impero in italia, seguendo la logica collaborativa tra i due poteri, politico e religioso, che si era affermata a partire da Costantino; simbolo di questo rapporto è la Prammatica Sanzione di Giustiniano, che dava pieni poteri al papa Vigilio per ripristinare istituzioni e regole dopo la guerra con i goti. Ma seguendo proprio la logica di stretto rapporto tra politica e religione, lo stesso principe cristiano intervenne poi nelle azioni della chiesa, umiliando piu volte il potere dei vescovi di Roma. Per citare un esempio, lo stesso Vigilio fu in pratica obbligato da Giustiniano a firmare l editto di condanna dei Tre Capitoli, mossa politica per ingraziarsi gli eretici monofisiti, in piena contrapposizione con il concilio di Calcedonia del 451. Lo stesso Gregorio Magno, che dovette affrontare la violenta invasione longobarda (569)...


Similar Free PDFs