Celebre logografo e abile oratore PDF

Title Celebre logografo e abile oratore
Course Letteratura Greca
Institution Università degli Studi di Messina
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LISIA Celebre logografo e abile oratore, nacque ad Atene verso il 450 a.C., Lisia non era cittadino ateniese: il padre Cefalo si era da poco trasferito da Siracusa aprendo una redditizia fabbrica di scudi e dunque lui e la sua famiglia erano meteci, stranieri immigrati. Nel 430 Lisia si recò a Turii, in Magna Grecia, dove perfezionò la sua arte retorica, forse con il retore Tisia; ritornò ad Atene nel 415, dove ebbe fama di “sofista”. Negli anni 404-403 la sua famiglia fu perseguitata dai Trenta Tiranni e perse i propri beni: suo fratello Polemarco fu ucciso e Lisia fuggì a Megara; dopo la caduta dei Trenta cercò di ottenere la cittadinanza ateniese e di recuperare il patrimonio, ma invano. Visse allora ad Atene da isòtele (cioè forestiero assimilato ai cittadini per gli obblighi tributari) e fronteggiò difficili condizioni economiche mettendo a frutto la sua abilità oratoria come logografo, scrittore di discorsi giudiziari per terzi dietro compenso. Morì dopo il 380. La tradizione antica conosceva 425 discorsi attribuiti a Lisia, appartenenti a tutti i generi oratori, di cui 233 erano considerati autentici. Restano 34 orazioni, non tutte autentiche, e molti frammenti, che coprono circa un ventennio di storia giudiziaria ateniese, dal 403 al 380. Alcuni discorsi giudiziari sono meritatamente famosi sia come testimonianze della vita sociale e della cronaca nera del tempo, sia per l’arte narrativa e argomentativa che Lisia vi ha profuso: vediamo alcuni esempi. L’Apologia per l’uccisione di Eratostene fu scritta per il contadino Eufileto, citato in giudizio per avere ucciso Eratostene di Oe còlto in flagranza di adulterio con sua moglie. Tutta la difesa è tesa da un lato a dimostrare la bonarietà, la fiducia e la totale mancanza di sospetti di Eufileto, che aveva considerato sua moglie «la migliore di tutte le donne»; dall’altro a ritrarre Eratostene come un cinico astuto e spregiudicato. Benché Lisia accentui la semplicità caratteriale di Eufileto, non sfugge l’abile ricostruzione dei fatti e l’astuta presentazione delle leggi pertinenti. Uno dei discorsi più vivaci e movimentati è pronunciato da un Ateniese contro un tale di nome Simone (Contro Simone): l’oggetto della contesa è un giovinetto di Platea, Teodoto, amante dell’Ateniese, ma che Simone rivendica per sé sulla base di un contratto di 300 dracme. Infuriato di passione e di gelosia, Simone è giunto al punto di sfondare la porta della casa dell’Ateniese e di penetrare nel ginecèo nel cuore della notte, spaventandone la sorella e le figlie: non essendo riuscito a catturare Teodoto, ha organizzato un rapimento terminato con una spettacolare rissa al Pireo. L’Ateniese punta la difesa sull’incredulità di fronte all’arroganza di Simone che, benché aggressore, osa citare in tribunale un cittadino onesto e riservato come lui. Oltre che per l’efficacia nel rendere l’idea della scena del rapimento, della rivalità d’amore, degli isterismi dei due amanti e del carattere sanguigno di Simone, l’orazione è importante come documento di aspetti sociali e legali dell’omosessualità ad Atene in epoca classica. Un altro spaccato di vita sociale, diverso dai precedenti ma altrettanto efficace, ci si spalanca nell’orazione Per l’invalido. Un cittadino ateniese si difende dall’accusa di percepire illegalmente un sussidio concesso dallo Stato per una sua menomazione fisica. L’orazione si distingue per la vivacità della difesa, tesa a sminuire e ridicolizzare le accuse della parte avversa: in mancanza di riferimenti a fatti concreti (cosicché ignoriamo chi ha sostenuto l’accusa, come pure la data e l’esito del processo), il sapido discorso è interamente volto a catturare la comprensione dei giudici contro l’invidia dell’accusatore nei confronti di un uomo vecchio e menomato. Uno spazio a sé nella produzione giudiziaria di Lisia deve essere riservato alle orazioni a carattere marcatamente politico, cui fanno da sfondo i torbidi anni del regime autoritario e sanguinario dei Trenta Tiranni e il successivo periodo di restaurazione della democrazia, non meno aspro per il diffuso desiderio di rappresaglia. Il discorso Contro

Eratostene, uno dei Trenta Tiranni, fu pronunciato da Lisia in persona per ottenere la condanna del responsabile della morte del fratello Polemarco. La ricostruzione dei fatti è condotta con uno stile sobrio, veloce, che scandisce le nefandezze dei Trenta, in uno scenario di autentica cronaca nera. Le angherie, le sopraffazioni, l’avidità degli oligarchi sono presentate in un crescendo, che ha come oggetto la drammatica persecuzione contro i meteci di Atene, la perquisizione della casa di Lisia, la sua fuga da Atene e la sentenza di morte contro Polemarco, eseguita come un barbaro crimine. I fatti risalgono al 404/3, ma non si sa con precisione quando avvenne il processo e anche l’esito è discusso. Grazie all’orazione, è possibile ricostruire i momenti più drammatici del governo dei Trenta, oltre che frangenti della vita di Lisia e della sua famiglia. Un documento storico affine e altrettanto importante sugli anni successivi al governo dei Trenta è Contro Agorato, in cui una spia del regime è chiamata a rispondere dei suoi delitti. Al genere epidittico appartiene l’Epitafio per i caduti in difesa di Corinto, in cui l’oratore, celebrando gli Ateniesi morti sul campo durante la guerra di Corinto (394-386), esalta Atene e la sua storia. Benché l’orazione sia inclusa nel corpus di Lisia, la critica è incerta se attribuirla a lui o a un imitatore, perché lo stile presenta un esagerato accumulo di figure retoriche e un periodare meno fluido rispetto all’uso lisiano; e suscita dubbio che l’importante celebrazione fosse stata affidata a un meteco. Un discorso epidittico è anche l’Olimpico, pronunciato durante un raduno panellenico a Olimpia (forse nel 388 o nel 384): anche se ne resta soltanto l’incipit, sappiamo che Lisia vi incitava i Greci a scalzare dal potere il tiranno di Siracusa Dionisio I. Conosciamo un solo discorso lisiano di genere deliberativo, Sulla necessità di non abbattere la costituzione dei padri ad Atene, forse composto all’indomani della restaurazione democratica. Scritto per un importante politico ateniese, di cui ignoriamo l’identità, esalta i valori della costituzione democratica di Atene, contro chi intendeva ridurre il numero dei cittadini di pieno diritto. Gli antichi sono concordi nell’individuare nella semplicità e nella chiarezza i punti di forza dello stile lisiano, sempre essenziale, vivace, dominato dalle simmetrie. Per l’economia dei mezzi espressivi, siamo agli antipodi rispetto allo stile figurato gorgiano e alla dura ipotassi di Tucidide. Gli antichi riconoscevano che, con la piacevolezza di uno stile breve, chiaro e curato, Lisia riusciva a persuadere il suo uditorio senza che questo se ne accorgesse e ne ammiravano la capacità di suscitare emozioni. A ciò corrisponde un lessico vicino al registro quotidiano della lingua attica....


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