Decameron: X Giornata V Novella PDF

Title Decameron: X Giornata V Novella
Course Letteratura italiana 
Institution Università degli Studi di Udine
Pages 5
File Size 87.4 KB
File Type PDF
Total Downloads 2
Total Views 151

Summary

Download Decameron: X Giornata V Novella PDF


Description

10 GIORNATA: INTRODUZIONE Finisce la nona giornata del Decameron: incomincia la decima e ultima, nella quale, sotto il governo di Panfilo (= tutto amore), si discute di chi con liberalità oppure magnificenza abbia compiuto un’opera riguardo le questioni di amore o di altre cose 5 NOVELLA: Madonna Dianora VERSO 126: Madonna Dianora chiede a Messer Ansaldo un giardino, di gennaio, bello come fosse quello di maggio; Messer Ansaldo, chiamato un negromante, con un contratto, glielo dà; il marito permette che ella faccia il piacere di Messer Ansaldo, il quale vista la liberalità del marito, la libera dalla promessa; il negromante scioglie Messer Ansaldo dal pagargli quanto convenuto. Da ognuno della lieta brigata era appena stato innalzato fino al cielo con le massime lodi Messer Gentile (protagonista precedente), quando il re impose a Emilia che proseguisse; la quale con sicurezza, quasi bramosa di raccontare, cominciò così: “Delicate donne, nessuno potrà dire che Messer Ansaldo non abbia agito con magnificenza, ma se si volesse dire che non si può essere ancora di più magnifici, non sarà difficile dimostrare il contrario, cioè che si possa esserlo di più: io credo di raccontarvi questa mia novelletta” In Friuli, anche se è un paese freddo è allietato da belle montagne, da molti fiumi e limpide sorgenti, c’è una città chiamata Udine, nella quale già da un tempo abitò una signora bella e nobile, che si chiamava Madonna Dianora e moglie di un signore molto ricco chiamato Gilberto, di bei modi e di aspetto gentile. E questa donna, per il suo valore, meritò di essere amata sommamente da un nobile signore di alto rango e conosciuto ovunque per le sue qualità professionali e culturali, che si chiamava Messer Ansaldo da Grado. Il quale (Messer Ansaldo), amandola ardentemente e facendo ogni cosa che poteva essere fatta per essere amato da lei e a questo scopo, sollecitandola attraverso delle sue ambasciate, si affaticava vanamente. Ed essendo a Dianora pesanti e fastidiose le sollecitazioni di Ansaldo, e rendendosi conto che, per quanto gli negasse ogni cosa che le richiedeva, non smetteva di amarla e di sollecitarla e pensò di toglierselo di torno con una singolare richiesta, a suo giudizio impossibile da realizzare. E a una donna, da parte di messer Ansaldo, che andava da lei molto frequentemente, Dianora poi un giorno così disse: “Brava donna, tu mi hai detto molte volte che Messer Ansaldo mi ama sopra ogni cosa e mi ha offerto doni meravigliosi da parte sua: i quali (doni) non li voglio, perché mai sarei portata ad amarlo o compiacerlo grazie a loro. Ma se potessi essere certa che egli mi amasse tanto quanto tu dici, certamente mi indurrei ad amarlo e a fare ciò che lui volesse; pertanto, se mi volesse dare prova certa del suo amore con quello che gli chiederò di fare, io sarò pronta ad eseguire i suoi ordini”. La brava donna disse: “Cos’è, mia signora, quello che voi desiderate lui faccia?” Dianora rispose: “Ecco cosa io desidero: nel prossimo mese di gennaio io voglio, nei pressi di questa città, un giardino pieno di erba verde, fiori e frondosi alberi, fatto in modo non diverso da come sarebbe se fosse maggio; e se non lo farà, non mi mandi più nè te né altri, perché se continuasse a sollecitarmi, come ho finora tenuto del tutto nascosto a mio marito e ai miei parenti il suo corteggiamento, così, lamentandomi con loro, farei in modo di togliermelo di dosso”. Il cavaliere (Ansaldo), sentita la richiesta e la proposta della sua donna, malgrado fosse una cosa difficile e quasi impossibile da dover fare e avesse capito che la donna gli chiedeva questo solo per toglierlo da ogni sua speranza, si propose comunque di voler tentare tutto quello che fosse possibile fare e a questo

proposito e mandò a cercare in giro per il mondo se si potesse trovare qualcuno che gli desse aiuto o consiglio; e gli capitò tra le mani uno che sosteneva di poterlo fare con l’arte della negromanzia, se fosse stato ben pagato. Messer Ansaldo si accordò con il negromante per un compenso altissimo, e si mise ad aspettare la scadenza fissata nell’accordo; il quale una volta giunto, essendoci un forte freddo ed ogni cosa piena di neve e di ghiaccio, l’eccezionale uomo, in un bellissimo prato vicino alla città, con le sue arti, fece sì durante la notte alla quale seguiva il primo giorno di gennaio, che la mattina seguente apparve, come testimoniavano coloro che lo avevano visto, uno dei più bei giardini che si fosse mai visto con erbe, alberi e frutti di ogni tipo. Il quale (giardino) non appena Messer Ansaldo lo vide felicissimo, fatti raccogliere i frutti e i fiori più belli che c’erano, li fece mostrare di nascosto alla sua donna e la fece invitare a vedere il giardino che aveva chiesto, affinché potesse, da quella prova superata, riconoscere che lui l’amava e ricordarsi della promessa che gli aveva fatto e confermata con giuramento, e poi fare in modo di mantenerla, realizzandola, come donna leale. Dianora, visti i fiori e i frutti e avendo sentito parlare ormai da molti del meraviglioso giardino, si incominciò a pentire della sua promessa, ma nonostante il pentimento, da quella donna curiosa di vedere cose mai viste, andò a vedere il giardino con molte altre donne; e lodatolo molto non senza stupore, se ne ritornò a casa addolorata più di qualsiasi altra donna pensando a quello a cui era obbligata. E il dolore fu talmente grande, che non riuscendo a nasconderlo bene li dentro, fu inevitabile che, manifestandosi apertamente, il marito se ne accorgesse; e volle sapere da lei la causa di tutto quello. In un primo momento la moglie tacque a lungo per la vergogna, ma infine, costretta, gli confidò tutto in modo ordinato. Gilberto da principio sentendo ciò si arrabbiò molto: poi considerando la pura intenzione della moglie, sincera e onesta, con più meditata valutazione, allontanata l’ira, disse: “Dianora, non è un comportamento né da donna savia né da donna onesta ascoltare una qualsiasi di queste ambasciate, né di accordare la castità con qualcuno. Le parole che il cuore riceve attraverso l’udito hanno più forza di quello che molti non pensino, e quasi ogni cosa diventa possibile per coloro che amano. Perciò hai fatto male prima ad ascoltare e poi ad accordare; siccome io conosco la purezza del tuo animo, per scioglierti dal vincolo della promessa, ti concederò quello che forse nessun altro farebbe, spingendomi ancora di più verso la paura del mago, dal quale forse Messer Ansaldo, se tu lo beffassi, potrebbe far fare qualcosa che ci renderebbe infelici. Voglio che tu vada da lui e, se in qualche modo è possibile, tu fai in modo che, conservata la tua onestà, tu sia sciolta dalla promessa: ma se non si potesse fare altrimenti, per questa volta soltanto gli concederai il corpo ma non l’animo”. Dianora, ascoltando il marito, piangeva e si rifiutava una tale grazia da suo marito. Anche se la moglie insisteva molto nel rifiuto, Gilberto volle che fosse così: per la qual cosa, venuto il mattino dopo, verso l’aurora, senza farsi troppo bella, con due uomini della servitù davanti e con una cameriera accanto, la donna se ne andò a casa di Messer Ansaldo. Messer Ansaldo, sentendo che la signora del suo cuore era andata da lui, si meravigliò molto, e alzatosi e fatto chiamare il mago, gli disse: “Io voglio che tu veda quanto bene la tua arte mi abbia fatto avere”; e, senza essere succube di qualsiasi slancio di incontinenza, la ricevette dignitosamente e tutti entrarono in una bella stanza vicino ad un grande fuoco: e fattala sedere disse: “Mia signora, vi prego, se l’amore di lungo tempo che vi ho portato merita una qualsiasi ricompensa, che non vi dispiaccia di confidarmi il vero motivo che vi ha fatto venire qui a quest’ora e con tale compagnia”. La donna, vergognandosi e quasi piangendo, ripose: “Signore, non mi conducono qui né amore per voi né la promessa che ho fatto, ma mi conduce qui l'ordine di

mio marito che, avendo avuto verso le cose che avete fatto per il vostro amore maggior rispetto che al suo e mio onore, mi ha fatto venire; e per suo ordine sono disposta, per questa volta, a tutti i vostri desideri.” Messer Ansaldo, udendo le parole di Dianora, incominciò a meravigliarsi molto di più: e dalla liberalità di Gilberto, cominciando a cambiare la sua ardente passione amorosa in un sentimento di sofferenza condivisa, disse alla donna: “Madonna Dio non voglia mai che io sia il distruttore dell’onore di chi dimostra di essere partecipe del mio amore; perciò il vostro essere qui sarà come se foste mia sorella, per tutto il tempo che vorrete, e quando vi sarà gradito potrete andarvene liberamente, a condizione che ringraziate vostro marito, nel modo che riterrete più appropriato, della cortesia tanto grande, quanto è stata la sua, avendo me in futuro come fratello e servitore”. Dianora, udendo queste parole, più felice che mai disse: “Nulla mi poté mai far credere, avendo osservato attentamente i vostri costumi, che per la mia visita qui avrebbe potuto capitarmi altro se non quello che ora vedo che voi state facendo; di questa cosa io rimarrò sempre in debito”. E congedatasi, opportunamente accompagnata, ritornò da Gilberto e gli raccontò ciò che era successo; per questo i due “gentil uomini” furono, da quel momento, congiunti da una strettissima amicizia fondata sulla lealtà. Il mago, verso cui Messer Ansaldo si preparava a versare il compenso promesso, vista la liberalità di Gilberto verso Ansaldo e quella di Ansaldo verso la donna, disse: “Che Dio non voglia, dopo che ho visto Gilberto liberale del suo onore e voi Messer Ansaldo liberale del vostro amore, che io allo stesso modo non sia liberale per quel che riguarda il mio compenso; e perciò sapendo che il mio compenso si addice a voi, voglio che sia vostro”. Ansaldo si vergognò e cercò in tutti i modi di fargli ricevere una parte o tutto il compenso; ma siccome si sforzava invano, avendo il mago fatto sparire, dopo il terzo giorno, il suo giardino e volendo partire, lo raccomandò a Dio (il soggetto è Ansaldo): e spento del tutto il fuoco dell’amore sensuale, verso la donna rimase acceso un grande amore puro.

COMMENTO Nella decima giornata verrà discusso di chi abbia scritto, con generosità (estrema quasi senza limiti) o con magnificenza (è la grandezza dell’azione) un’opera riguardante le questioni d’amore o simili. Emilia propone un esempio di magnificenza in materia d’amore. Riprende inoltre, dal racconto precedente, il motivo della richiesta e soprattutto della conversione del “concupiscibile amore” in “onesta carità”. Dianora sposata con Gilberto, per liberarsi del cavaliere Ansaldo che la ama appassionatamente, gli fa una richiesta che crede impossibile da soddisfare:

ottenere un giardino fiorito in pieno inverno. L’amante realizza il prodigio con l’aiuto di un negromante (la negromanzia viene dal greco “negromantia”, che significa l’arte del parlare con i morti. Si intende la magia nera), e di conseguenza Dianora è indotta dal marito a presentarsi a lui per soddisfare quanto promesso. Ansaldo, colpito dalla generosità di Gilberto, rimanda a casa Dianora promettendo di considerarla d’allora in poi come una sorella e che sarà suo “Servidore”: questo vocabolo attrae un valore quasi tecnico, poiché l’uomo è al servizio della dama; è colui che serve e, essendo sempre presente, è pronto a temperare i desideri della donna. L’onestà, cui peraltro anche il marito Gilberto si è raccomandato, non riguarda dunque la sola integrità corporea, ma copre l’intero ambito della personalità. Essere onesto significa essere onorevoli, comportarsi decorosamente, secondo regole condivise. L’avere grazia, invece, è un dono di particolare grandezza che si può trasmettere da un essere umano all’altro. Anche Messer Ansaldo, attraverso tale comportamento, si può definire un gran signore poiché, oltre a lasciar andare Dianora, la tratta anche da signora. È un gentiluomo, infatti quando sente ciò che ha detto Gilberto alla moglie, non può più comportarsi da amante (colui che ama) poichè si inserisce negli schemi dell’amor cortese. Dopodiché il negromante, che pure aveva richiesto una somma ingente per realizzare il prodigio del giardino, colpito dalla gara di liberalità a cui ha assistito, a sua volta rinuncia al pagamento. Ansaldo si vergognò perché l’obbligo che lo lega al mago è un contratto di prestazione professionale e non un codice culturale e dunque è imbarazzante, per il debitore, che non sia rispettato. La narratrice vuole mostrare il primato dei valori cortesi anche rispetto alle forze d’amore. Dal punto di vista narrativo, ciò rende piuttosto astratta la vicenda, la cui ambientazione nella gelida Udine sembra solo utile a rendere ancora più prodigiosa l’apparizione del giardino invernale. Emilia, commentando in conclusione il racconto, ribadisce la superiorità di Ansaldo rispetto al protagonista della novella precedente, stimolando le sue compagne a una lunga discussione sull’argomento. CARATTERISTICHE DELLA NOVELLA Una delle caratteristiche dell’amor cortese era l’insistenza: in questo tipo di amore, la donna poteva essere corteggiata da tanti o pochi uomini e, indipendentemente da questo, doveva valutare attentamente il valore del corteggiatore (da ricordare: poemi cavallereschi c’erano le signore che per mettere alla prova il corteggiatore chiedevano di svolgere, il più delle volte, imprese terrificanti). Dato che Gilberto e Dianora sono una coppia felice, a Dianora l’insistenza di Ansaldo incomincia a pesare, ma col marito decide di tacere, poiché non prova nessun tipo di vanità. Caratteristica positiva dell’amor cortese: Ansaldo è un amante tenace, l’obiettivo del suo amore viene perseguito con costanza, tenacia e pazienza. CONCLUSIONE Questa novella Boccaccio l’aveva già inserita nel “filocolo” (romanzo). È una novella che non sembrerebbe abbia avuto dei precedenti. C’è una costante contrapposizione tra il fuoco e il ghiaccio, perché l’amore di Ansaldo è fervente; il Friuli viene raccontato come luogo freddo; la richiesta di Dianora ha un fine, come se avesse voluto gelare l’amore di Ansaldo. Un ulteriore interesse è la sequenza di rinunce: la prima è la rinuncia di Gilberto verso il proprio onore (parte fisica della moglie) a vantaggio dell’amante. Ansaldo vede la rottura dello schema dell’amor cortese poichè rinuncia a Dianora. L’operatore dell’occulto vedendo questi due grandi atti di nobiltà (il negromante è presente all’incontro di Dianora poiché Ansaldo lo ha fatto chiamare), non vuole più neanche lui il suo ricompenso. Questo atto di rifiuto è disonorevole...


Similar Free PDFs