dizionario della moda PDF

Title dizionario della moda
Author Gloria Provaglio
Course Culture e tecniche della moda
Institution Università di Bologna
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Summary

riassunto dell'introduzione del "dizionario della moda" di Mariella Lorusso...


Description

WORDROBE Il dizionario della moda composto da Mariella Lorusso è nato nel 2017 con lo scopo di collegare due lingue per favorirne la comunicazione interlinguistica, insieme alla moda che come la lingua è un veicolo di trasmissione di cultura che si manifesta con espressioni materiali (abiti, accessori…) e immateriali (lingua e pensiero) . Dall’inizio degli anni ’80 del 900 sono stati fatti numerosi studi sui molteplici aspetti della moda, i FASHION STUDIES, che riescono a rompere il bigotto pensiero della moda come argomento frivolo e superficiale, e a farla percepire oggi come fenomeno culturale. Due delle più importanti madri fondatrici dei fashion Studies sono: - Elizabeth Wilson, che con il suo testo “Adorned in dreams” pubblicato nel 1985 esamina l’abbigliamento come un fenomeno culturale, un mezzo estetico per l’espressione di idee, desideri e credenze che circolano nella società. Wilson sottolinea l’ostile atteggiamento femminista degli anni ’70 che intendeva la moda come una forma umiliante di schiavitù, poiché confinava le donne a gretti stereotipi di femminilità e di bellezza spesso limitando addirittura la loro capacità di movimento. E da qui Valerie Steele fonda nel 1997 la rivista scientifica sulla moda FASHION THEORY, la prima rivista scientifica ad occuparsi seriamente delle connessioni tra abito corpo e cultura. Il crescente interesse e la globalizzazione dello studio della moda ha portato l’assunzione della lingua inglese come lingua veicolare della comunicazione della moda, che dalla fine degli anni 90 diviene definitivamente la lingua della moda per eccellenza. Lo studio della lingua della moda, come quello della moda in Generale, è stato parecchio trascurato, tant’è che non esisteva un dizionario bilingue sui termini di moda e risulta difficile anche una corrispondenza terminologica nel campo delle mostre e degli archivi della moda. La professoressa Simona Segre Reinach evidenzia due punti di debolezza molto importanti: 1) la difficoltà di individuare un “vocabolario” puntuale per descrivere e catalogare tessuti e prodotti, 2) la necessità di prestare maggiore attenzione alla situazione contestuale. Questo dizionario si può classificare come dizionario tecnico, arricchito però dall’introduzione di informazioni ed elementi aggiuntivi caratteristici dei dizionari bilingue. STRUTTURA DELL’OPERA Le voci sono disposte in ordine alfabetico ordinate in base a un lemma principale. Vengono indicati vari elementi tra cui: sub-lemmi, variante grafica o sinonimica, categoria grammaticale, genere, lingua di provenienza, campo semantico, indicatore per i colori, falsi amici, modi di dire, varianti, indicatore UK/US, forme specifiche. In appendice: tabella delle misure e delle taglie. CARATTERISTICHE GENERALI La lingua si può definire l’anima della moda, in quanto oltre a descrivere precisamente i prodotti , permettere di comunicare informazioni non tangibili, ma evocative di realtà sottili. La lingua, quindi, non solo permette di definire il punto di vista della moda, ma anche come questa viene percepita dalla società.

Nella prima metà del novecento sarà il francese la lingua dominante della moda, poi in Italia ci sarà una pausa di nazionalismo linguistico intorno agli anni ’30 che prevederà il divieto di usare parole straniere. E infine, a partire dalla seconda metà del 900, con il dopoguerra, comincia ad imporsi l’influsso dell’inglese, che perdura fino ad oggi. La lingua della moda viene da molti definita come una lingua specialistica, cioè una lingua utilizzata da una sfera ridotta di utenti. Al pari della moda, la lingua è varibile. 1) variazione diacronica: poiché la moda è essenzialmente un fenomeno diacronico, la variazione della lingua nel tempo è un aspetto importante da considerare. Nel corso della storia e del tempo, termini o strutture possono cambiare o diventare obsolete, possono modificarsi lo spelling e il significato, anche quando la parola è tradotta in un’altra lingua, come nel caso dei neologismi semantici, cioè anglicismi con significati aggiuntivi rispetto a quelli originali (il GOLF, in inglese si riferisce a uno sport, in italiano indica anche una maglia). 2) variazione diafasica. Si collocano le varietà situazionali e referenziali, cioè relative alla funzione svolta dalla lingua nel contesto e nell’argomento che si sta trattando. (la lingua utilizzata per un convegno sulla moda è diversa da quella parlata Inn un negozio piuttosto che in una sartoria..) ASPETTI MORFOSINTATTICI Quella della moda è una lingua caratterizzata da: - un marcato ibridismo, - Un’alta densità di tecnicismi, - Dalla necessità di compattezza e sinteticità. Per alleggerire la struttura sintattica si evitano frasi relative, preferendo le subordinate implicite e si utilizza il metodo dei noun strings (catene di parole) cioè delle successioni di nomi e aggettivi che formano frasi nominali ad alta densità lessicale (es. cream satin wedding dress). Lo stile nominale dunque mette in evidenza le parti essenziali con un metodo coinciso ma pregnante. Vengono utilizzati anche strategie analogiche come la metonimia (es. “la donna Armani”, “rosso Valentino”), la metafora (es. “nido d’ape”) o la sineddoche ( una parte per il tutto es. “girocollo”) IL LESSICO DELLA MODA Il lessico è un elemento fondamentale perchè differenzia una lingua comune da una lingua speciale. Il lessico della moda è caratterizzato in parte da un alto livello di specializzazione. La terminologia è molto vasta: parole tecniche, semi-tecniche, termini comuni ma con significato specialistico, e si fa riferimento a vari campi semantici quali la flora, la fauna, i colori e i minerali. vi è un enorme presenza di neologismi ( fantasia di stilisti, giornalisti e blogger) e occasionalismi (non destinati a durare nel tempo). Sono presenti anche i falsi amici, parole molto simili nella forma ma con significati diversi (es. “smoking” in inglese è “tuxedo” o “dinner jacket”, gli “slip” in inglese sono “briefs”)

LA COSTRUZIONE DELLE PAROLE Strategie linguistiche molto usate nella formazione delle parole di moda: 1. Processo di derivazione: aggiunta di prefissi o suffissi (es. anti-pioggia/rainproof) 2. Uso dei composti (es. abito-camicia/chemise-dress) 3. I forestierismi o prestiti: riflettono il continuo rinnovamento della moda. I prestiti si distinguono in: - adottati : parole plasmate sulla fonologia del termine italiano - non adottati: termini usati nella loro forma originaria - prestiti di necessità : parole non provenienti da un’altra lingua, non lessicalizzate in italiano e che non possono essere tradotte in italiano o espresse in altro modo (es. tulle, paillettes, jeans, kimono..) - prestiti di lusso : parole che hanno la traduzione italiana ma che vengono usati per dare un senso maggiore di prestigio (es. look, designer, trend, lingerie) - I calchi: traduzione letterale (es. miniskirt/minigonna, pret-a-porter/pronto moda..) - Prestiti legati al loro luogo di provenienza geografia: • Francia = carrè, chiffon, chemisier, loche, coulisse, il pois, il revers, la ruche, il tailleur… • Germania = strass.. • Gran Bretagna = blazer, pullover, cardigan, hipster, twin-set, il body, il bomber… • Scozia = kilt, tweed, tartan… • Grecia = peplo, il chitone, la clamide, il petaso.. • Spagna = espadrillas, mantiglia, i camperos… • Usa e Messico= mocassini, parka, eskimo • Sud America = l’alpaca, la manta, il sombrero… • Giappone = il kimono, l’haori… 4. toponimi: abiti, accessori, tessuti che prendono il nome della propria provenienza geografica indicando città, regione o paese. • Italia = jeans, casentino… • Gran Bretagna = jersey, oxford, chesterfield.. • Scozia = tweed, shetland… • Francia = tulle, denim, chantilly, valenciennes… • Belgio = fiandra… • Svizzera = sangallo • Iraq = mussola 5. I troncamenti e le abbreviazioni: es. da brassiere a bra, da bodysuit a body, da trench coat a trench… 6. Le modificazioni di campo semantico: tramite il cambio di numero o categoria grammaticale. (es. short = corto, shorts= pantaloncini.) 7. La formazione di neologismi semantici: nel passaggio da una lingua all’altra il termine cmbia significato (es. slip in ita= mutande, in ingle = sottoveste) 8. Elementi di lingua comune che con delle perifrasi linguistiche cambiano significato (es. collo della giacca, vita della gonna) 9. Gli eponimi: nomi comuni derivati da personaggi famosi: - Chanel = borsetta iconica 2.55, tailleur.. - montgomery, raglan, principe di galles, - Beatles boots, giacca di Micheal jackson,

- Scollatura Sabrina indossata da Audrey Hepburn nel film sabrina. 10. Voci legate ai marchi: le crocs, le clarks.. 11. Dal regno animale: pelliccia (es. visone, volpe..), tessuti ( cammello, angora, alpaca..), il pipistrello come forma della manica (bat sleeve), le locuzioni “a zampa d’elefante”, “a coda di rondine”. 12. Dalla flora i termini di fibre e tessuti come cotone, lino, raffia.. 13. I cromonimi: spesso con forme composte come “rosa confetto/candy pink” .. 14. Le voci onomatopeiche che imitano il suono prodotto da tessuti fruscianti, frappe o chiusure: frou frou, zip.. ASPETTI TESTUALI E SINTATTICI Il registro della lingua di moda è principalmente tecnico e divulgativo. Il testo di moda possiede economicità, dovuta al suo scopo persuasivo, pubblicitario, espressa con frasi brevi, semplici ma pregnanti di sostantivi. La ripetizione è un elemento importante per dare maggiore chiarezza al testo e perchè spesso termini specifici non hanno sinonimi. L’uso dei verbi è ristretto e limitato al tempo presente e spesso al modo dell’imperativo. Molto frequenti sono invece gli aggettivi superlativi assoluti, i diminutivi e i suffissi alterativi (es. orecchio- orecchino). MOTIVAZIONE E SCOPO DELL’OPERA Lo scopo è dunque quello di trasmettere le conoscenze tecnico-linguistiche tra le due comunità linguistiche oltre che a tradurne i termini per fini di studi, commerciali, lavorativi. È necessaria una certa creatività traduttiva che corrisponda a una creatività lessicale. METODOLOGIA E CRITERI DI SCELTA Nella scelta dei termini vengono presi in considerazione soprattutto i termini tecnici contemporanei ma anche quelli che hanno un interesse storico (per l’ispirazione degli stilisti o utili alla costumistica teatrale) presi sia dalla cultura occidentale che da quelle non. In alcune voci vengono aggiunti dei tag, dei sinonimi, locuzioni, illustrazioni, la provenienza del lemma… MAGGIORI OSTACOLI INCONTRATI DURANTI LA STESURA Partendo del fatto che la letteratura e gli studi di moda siano scarsi, al discorso della “velocità” della lingua della moda che necessita dunque uno studio per comprendere quali siano le forme neologiche destinate a durare e quali quelle “occasionali” fino alla specificità geografica (molti termini non hanno traduzione perchè si riferiscono a particolari tecniche, tessuti.. non presenti in altri paesi) o alla scelta del genere (maschile o femminile) dei forestierismi: questi elencati come i maggiori ostacoli. ANALISI DELLA TRADUZIONE Il compito del traduttore è quello di riformulare il messaggio dalla lingua di partenza a quella di arrivo, di renderlo comprensibile selezionando attentamente fra le alternative disponibili nella lingua d’arrivo mantenendo lo stesso preciso significato. Per equivalenza interlinguistica si intende l’attribuzione dello stesso significato lessicale fra la lingua di partenza e quella di arrivo, ed è necessaria, anche se, per le diverse culture, una

giusta traduzione può non esistere o del tutto esplicativa in questo caso vengono usate perifrasi, o parole nuove tra virgolette (traduzione letterale)....


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