EL Jarama Scheda di sintesi PDF

Title EL Jarama Scheda di sintesi
Author Nevena Dinić
Course Letteratura Spagnola I
Institution Università degli Studi di Parma
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R. Sánchez Ferlosio, El Jarama LA TRAMA Un gruppo di amici (sei ragazzi e una ragazza) che appartengono alla classe medio bassa (lavorano in bar, fabbriche e officine) si recano in gita al fiume Jarama, in corrispondenza di San Fernando de Henares, a Puente Viveros, a 16 km da Madrid. È una domenica mattina di agosto e i ragazzi lasciano le loro cose nella venta di Mauricio, che attende l’arrivo di molti madrileni per trascorrere la giornata vicino al fiume. Nel locale ci sono i clienti abituali, gente del posto, che arrivano man mano e discorrono tra loro, rivelando vite anonime e semplici. I giovani che formano il gruppo fanno il bagno, giocano a carte, bevono e parlano di cose quotidiane, banali. Le loro conversazioni sono triviali, prive di inquietudini e temi profondi. All’ora del pranzo due di loro risalgono alla venta per prendere il pranzo portato da casa, che all’arrivo avevano lasciato da Mauricio. Poi pranzano e riposano all’ombra, continuando a dialogare di temi irrilevanti. Nel pomeriggio i ragazzi si separano: un gruppo sale al giardino del locale a ballare e gli altri preferiscono rimanere sulle sponde del fiume. Tra coloro che restano ci sono Tito e Lucita, che hanno bevuto troppo vino. Lucita è una ragazza fragile, la più timida e vulnerabile del gruppo. Alla venta di Mauricio, intanto, arrivano nell’arco della giornata diversi clienti. Lucio, ex presidiario (carcerato), ex panettiere, è il più mattiniero e alle nove meno un quarto è già nel locale. Ci sono anche il vecchio tedesco Esnéider, la guardia Carmelo, Aniano, un impiegato del comune, l’innominabile hombre de los zapatos blancos e il paralitico Coca-Coña. Mauricio riceve anche la visita di un tassista di Madrid, Felipe Ocaña, conosciuto durante una convalescenza in ospedale, il quale arriva per trascorrere la giornata con la moglie e i quattro figli. Mauricio ha una figlia, Justina, che lo aiuta qualche volta a servire nel bar; quel giorno litiga con il fidanzato, irritato perché non vuole che la ragazza giochi con i clienti a la rana1. Quando incomincia a farsi buio, Sebastián e la fidanzata Paulina decidono di fare un ultimo bagno per rinfrescarsi. Lo fa anche Lucita ma subito dopo essere entrata in acqua ha un malore e muore annegata, senza che nessuno possa fare niente per salvarla, nonostante l’intervento degli amici e di alcune persone che si trovano in riva al fiume. Daniel sale alla venta per avvisare gli altri del gruppo. Viene chiamato il magistrato di Alcalá de Henares, che interroga i presenti e fa spostare il cadavere nel deposito perché il medico legale possa fare l’autopsia. Dopo la tragedia la narrazione prosegue, con lo stesso ritmo lento, per arrivare alla fine della lunga giornata. I ragazzi risalgono alla venta, sconvolti e angosciati all’idea di dovere comunicare la notizia alla madre di Lucita. Si avviano poi per tornare a Madrid, annichiliti dalla tragedia. Lucio è l’ultimo a lasciare il locale di Mauricio, all’una meno un quarto di notte. Tutto finisce come è iniziato, con la descrizione del fiume Jarama. LA STRUTTURA El Jarama è formato da 57 sequenze di diversa lunghezza che combinano il dialogo e la descrizione.

LO SPAZIO E IL TEMPO 1 Gioco molto comune nella Spagna dell’epoca e che si può trovare anche oggi; consiste nel lanciare dischetti o monete di ferro verso un mobiletto, detto ‘della rana’ appunto, che ha varie fessure e al centro una rana con la bocca aperta. Ciascun giocatore ha diritto a dieci tiri, se la moneta entra nella bocca della rana ottiene il punteggio massimo, se nelle fessure un punteggio diverso a seconda della difficoltà.

A cominciare dal titolo, l’opera rimanda a una localizzazione concreta, il fiume Jarama. Il primo paragrafo del libro, che descrive il corso del fiume, proviene da un trattato di Casiano de Prado (come Sánchez Ferlosio dichiara nel prologo alla 6° edizione). Una citazione dello stesso trattato chiude il romanzo. La narrazione vera e propria si svolge in due spazi, la riva del Jarama dove il gruppo trascorre la giornata, e la venta di Mauricio, frequentata da clienti abituali del paese e clienti occasionali. Nei due spazi trascorrono le 16 ore di durata del racconto, dalle 8.45 del mattino di domenica alle 12.50 della notte tra domenica e lunedì mattina. Il trascorrere del tempo è indicato in forma esplicita nella prima sequenza (dopo la descrizione iniziale del fiume): “Cuando el pito del tren llegó hasta sus oídos, habló el ventero: - Las nueve menos cuarto”. e nell’ultima sequenza (prima della descrizione finale del fiume): “Tiene que ser ya muy tarde (…). – La una menos diez – dijo Mauricio”. Altre volte il trascorrere del tempo appare in forma implicita, con riferimenti ai cambiamenti dell’ambiente circostante lungo la giornata: “Ya empezaban los chopos a estirar sus sombras hacia Levante” oppure con l’allusione al sopraggiungere dell’oscurità nel locale di Mauricio, al fiume e sulla strada; si segnala con il comparire delle luci elettriche e della luna; allora predominano le percezioni uditive su quelle visive: “Llegaba el alboroto, las voces de juerga, la música incesante de las radios”. La novela si sviluppa attraverso una serie di sequenze localizzate alternativamente nella venta di Mauricio o al fiume; nelle sequenze i protagonisti sono i clienti del locale o il gruppo di giovani, ma il tempo non corrisponde a momenti successivi, come avviene nella novela tradicional, bensì a momenti simultanei: i personaggi, nei due spazi o localizzazioni principali, condividono uno stesso tempo, le 16 ore della narrazione. Infatti l’aspetto più significativo è il movimento da uno spazio all’altro, espresso talvolta da sequenze miste, cioè focalizzate in entrambi gli spazi. LA LINGUA E LO STILE I due spazi corrispondono a due gruppi sociali: al proletariato industriale della città di Madrid e ai lavoratori rurali, e a due generazioni diverse con una diversa concezione del mondo e della vita. Il bar di Mauricio è il luogo dei lavoratori rurali che hanno vissuto la guerra civile (193639), mentre il fiume è il luogo dei più giovani, che l’hanno vissuta marginalmente durante l’infanzia. Allo stesso modo, il linguaggio è diverso nei due gruppi: più espressivo negli uomini del paese che si riuniscono alla venta di Mauricio, ricco di espressioni popolari e fraseologia; impoverito e impersonale nel dialogo dell’altro gruppo (cosa che ha richiesto un notevole sforzo da parte dell’autore per trasformare in lingua letteraria il registro colloquiale piatto e anonimo). La veridicità della lingua dei personaggi di Sánchez Ferlosio è qualcosa di unico. Le espressioni quotidiane più autentiche sono presenti continuamente, aspetto che determina un incredibile verismo dei dialoghi. Il dialogo è interrotto, a tratti, da belle descrizioni che rivelano una poeticità assente nelle conversazioni dei protagonisti (perché in questi casi è il narratore che parla).

LA TECNICA La narrazione avviene in terza persona e la voce narrante si limita a essere testimone di quello che succede: “ver lo que sucede en un tiempo y en un espacio acotado” dice lo stesso Sánchez Ferlosio (“vedere cosa succede in un tempo e in uno spazio limitato”). L’autore utilizza la técnica objetivista e il suo romanzo è stato considerato come il paradigma di questa tecnica. Lo strumento per applicarla è il dialogo, che occupa i due terzi del romanzo. Come si è detto, l’autore non interviene nella narrazione con giudizi o riflessioni su ciò che accade. La sua presenza è appena percettibile nelle descrizioni di paesaggi. Bisgna ricordare che Sánchez Ferlosio è uno degli scrittori più consapevoli dei problemi di tecnica narrativa che da sempre si presentano all’autore di novelas. In tutte le sue opere c’è uno sforzo evidente di sperimentare tecniche nuove, per esplorare le possibilità inedite di cui la novela si può servire (a partire dal primo romanzo Alfanhuí, che racconta le avventure di un ragazzo, una creatura innocente e stravagante, rivisitando il genere classico del racconto picaresco). Il gusto per la sperimentazione è confermato dal secondo romanzo, El Jarama. Il primo aspetto che richiama l’attenzione è, in effetti, la tecnica utilizzata; sembra che l’intenzione dell’autore sia dimostrare fino a che punto poteva spingersi in una sfida che consiste nel riunire una moltitudine di personaggi e abbandonarli a se stessi e al loro dialogo, preoccupandosi che lungo quasi tutta la narrazione non succeda nulla, tranne la tragedia finale. Sánchez Ferlosio porta al limite l’oggettivismo che sperimenta: dei suoi personaggi non presenta nessuna analisi psicologica; non ci dice, da narratore onnisciente, quello che succede nell’animo delle sue creature (tra l’altro, dato il numero dei personaggi, sarebbe stata un’impresa difficile). E tuttavia queste creature vivono, acquisiscono realtà agli occhi del lettore e hanno un’individualità ben riconoscibile. Paradossalmente, l’assenza di analisi psicologica ha come effetto una ricchezza psicologica inaspettata; la stessa “opacità” dei personaggi contribuisce a dotarli di quello spessore peculiare dell’essere umano, qualcosa che non sempre avevano i personaggi “trasparenti” (cioè messi a nudo nei minimi dettagli) del romanzo introspettivo tradizionale. Così una tecnica nuova, un nuovo modo di scrivere romanzi, anziché impoverire la narrazione, porta a un arricchimento delle sue possibilità. È giusto però riconoscere anche che questo risultato porta ad alcune “perdite” importanti. In primo luogo una mancanza di economia narrativa: i dialoghi (grazie ai quali i personaggi si vanno caratterizzando poco a poco) si moltiplicano in modo indefinito e diventano molto lenti per essere rigorosamente oggettivi; in nessun momento si realizza una sintesi del significato di quello che sta succedendo (così comune nel romanzo tradizionale) perché richiederebbe un intervento dell’autore. La narrazione appare quasi monotona, e a questo contribuisce il fatto che, fino a un certo punto, non accade quasi nulla. Inoltre, l’autore non usa un argomento vero e proprio, o un tema in senso tradizionale, e questo causa la “fatica” o lentezza con la quale si svolge a volte la narrazione. L’autore controlla con precisione matematica l’apparizione dei personaggi, senza permettere che in nessun momento nessuno di essi si metta al centro della narrazione. Attraverso i loro dialoghi diventiamo spettatori del modo in cui queste vite volgari si sviluppano, delle trame di interessi, preoccupazioni, progetti che formano le loro esistenze; vediamo come l’amore, il risentimento, la gelosia, la vanità, l’orgoglio danno tensione al clima umano (ma senza eccessivo rilievo, senza che la passione acquisti un’importanza smisurata, come nel romanzo tradizionale “borghese”).

Fino a quando, nel finale, tutto quel tessuto di volgarità, luoghi comuni, vaghe speranze e eterne preoccupazioni si spezzano brutalmente di fronte alla comparsa, inesorabile, della tragedia. Le ultime pagine nella loro semplicità oggettiva sono toccanti. È una catarsi cui partecipano tutti i personaggi insieme al lettore. Tutto rimane dimenticato, e solo l’uomo rimane lì, indifeso nella sua condizione umana. Il fiume Jarama personificato, nell’interpretazione di coloro che si trovano alla venta di Mauricio, si colloca dalla parte della gente del posto e punisce le masse cittadine che sconvolgono la pace della vita rurale, e la vittima è Luci. Il fiume personaggio è un assassino che ha bisogno di prendersi delle vite, persino degli animali che pascolano nelle vicinanze. Uno dei clienti dice addirittura: “Si un día se negara la gente a meterse en el río, saldría él a buscar a la gente”. Le vite che il fiume si prende sono vite di madrileni, non della gente del posto, che conosce la malvagità del Jarama. È come se il fiume si vendicasse delle aggressioni dei madrileni che turbano la pace rurale. Per capire il SIGNIFICATO dell’opera è importante la citazione di Leonardo da Vinci posta all’inizio: esprime l’idea di Eraclito del “pantha rei” (tutto scorre niente rimane uguale, non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. Questo “phanta rei” è rappresentato dalla corrente del fiume Jarama, che si rinnova costantemente e nello stesso tempo il suo corso è immutabile. Il Jarama una corrente di acqua perpetua che va dal lato sud del Somosierra fino al Tajo, che raccoglie le su acque e le porta fino a occidente, al Portogallo, all’Oceano Atlantico. E in un momento concreto del suo corso, a Puente Viveros, si inserisce l’azione con dei personaggi; in un giorno determinato e in un momento preciso si produce lo scontro tra il tempo umano, quello di Luci, e il tempo del fiume (“Luci muere y el Jarama sigue su curso”). La descrizione geografica del fiume non è qualcosa di casuale o privo di significato all’interno dell’opera. Al contrario, il romanzo appare come una parentesi tra l’inizio e la fine della descrizione del fiume. Il romanzo narra ciò che la descrizione geografica non dice: l’incontro tra il fiume e gli uomini. Ricezione del romanzo: Il romanzo fu accolto molto bene dai lettori e dalla critica in modo quasi unanime, anche se qualche critico dopo la pubblicazione lo definì inconsistente e noioso, e considerò la morte finale di Luci inverosimile, ritenendo che il romanzo dovesse finire come era iniziato, senza che succedesse nulla. Tuttavia, gli studiosi più accreditati considerano El Jarama come un capolavoro, un’opera rivoluzionaria nel contesto dell’epoca....


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