Eugenio Montale italiano PDF

Title Eugenio Montale italiano
Course italiano
Institution Liceo Scientifico e Linguistico G. Marconi
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Summary

EUGENIO MONTALELa VitaMontale, nasce a Genova, è ligure, nel 1896 , appartiene a una famiglia numerosa, era il sesto figlio. I genitori erano commercianti molto colti, commerciavano piante esotiche. Lui diventa ragioniere, non era la sua vocazione ma tuttavia rimane molto legato ai suoi studi e nell...


Description

EUGENIO MONTALE La Vita Montale, nasce a Genova, è ligure, nel 1896, appartiene a una famiglia numerosa, era il sesto figlio. I genitori erano commercianti molto colti, commerciavano piante esotiche. Lui diventa ragioniere, non era la sua vocazione ma tuttavia rimane molto legato ai suoi studi e nello stesso tempo però porta avanti altri interessi. Frequenta la scuola di canto perché era un baritono molto quotato e dotato, probabilmente sarebbe stato anche portato ma smetterà i suoi studi e parteciperà alla prima guerra mondiale. Forse poteva essere una carriera quella del canto, la musica lo ha sempre molto interessato tant'è vero che dopo la seconda guerra mondiale, diventerà anche consulente al punto di vista musicale, la musica rimarrà sempre una sua passione e una sua competenza. → Partecipa con il grado di sottotenente la prima guerra mondiale. Nella sua giovinezza per diversi anni, ha trascorso le estati in una località, Monterosso, nelle cinque terre in cui i genitori avevano una casa. Questa permanenza estiva nella villa di Monterosso gli permette di conoscere e frequentare una giovane donna: Anna degli Uberti, che sarà presente nella sua produzione poetica. Dobbiamo sottolineare che la poesia di Montale è una poesia ricca di figure femminili, tutte chiamate con uno pseudonimo, tutte con quel Segnal (dalla poesia provenzale, la donna non veniva ovviamente nominata ma, per difenderne l’onore, Il poeta, il trovatore, usava il famoso segnal, che era uno pseudonimo). Infatti Anna degli Uberti ha lo pseudonimo di Arletta o Annetta. Nel frattempo Montale conosce molti poeti importanti, famosi, Reboiras, Barbaro (poeti che conosce durante la prima guerra mondiale) poi frequenta anche degli ambienti di avanguardia molto interessanti e che lo spingono sempre di più a coltivare il suo interesse poetico. Il 1925 è un anno molto importante per Montale nella sua carriera, ma anche importante per noi: -É l’anno di pubblicazione della sua prima grande raccolta “Ossi di seppia”. - Anno in cui Montale, nella rivista ”L'esame” (nella critica Montale è uno dei più giovani) criticherà un articolo, saggio intitolato: “Omaggio a Italo Svevo” in cui elogia la qualità e l’importanza di questo scrittore, narratore → unica voce in Italia a favore della grandezza di Italo Svevo. -Anno in cui Montale firma il manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce e quindi si schiera apertamente dal punto di Vista politico. Altra data da ricordare è il 1927, anno in cui si trasferisce a Firenze, dove ha modo di collaborare per una famosa casa editrice: Bemporad , nel 1929 diventa anche il rettore del famoso Gabinetto scientifico letterario di Vieusseux → Quindi ottiene un incarico veramente di grande pregio , un incarico che poi gli sarà tolto dal fascismo nel ‘38. Un altro anno molto importante, è il 1933, anno in cui lui conosce una donna che avrà importanza nella sua vita, un’americana, ebrea: Irma Brandeis , lei assumerà nella sua poesia un nome poetico cioè Clizia (mito del girasole). Irma è una giovane donna bella, americana, con la quale lui avrà una storia d’amore, fino a che Clizia a causa delle leggi razziali del ‘38 dovrà tornare in America; Montale terrà in conto sempre di seguirla ma questo non succederà mai.

Altre considerazioni: collabora con la casa editrice Einaudi, sempre antifascista, poi collabora con la rivista Antologia americana di Elio Vittorini, altro grande scrittore personaggio. Dal ‘39, convive con l’ultima donna della sua vita, cioè Drusilla Tanzi: una donna che non potrà sposare subito, la sposerà solo nel ‘62 e la chiamerà con un altro nome poetico: Mosca e questo perché era molto miope e a causa di questi occhiali la chiama Mosca. Nel ‘42 siamo in piena guerra, lui ha rischiato moltissimo perché ha difeso, ha ospitato presso la sua casa di Monterosso, Umberto Saba ebreo e Carlo Levi ebreo, ha dimostrato una forte amicizia, ha dato prova di mantenersi coerente con le sue idee libertarie e contro il razzismo. Poi si iscrive anche al partito di azione, uno dei partiti antifascisti della guerra. Dopo la guerra si trasferisce a Milano e lì appunto collabora al Corriere della Sera, ha poi altre esperienze artistiche, pubblica diversi saggi, come “Montale commenta Montale” oppure “Sulla poesia”. Ricordiamo in particolar modo tra le sue raccolte “Satura” del ‘71 di cui fanno parte anche Xenia (dal greco, senos dal latino ce lo ricorda, fa riferimento a dei biglietti di auguri che si consegnavano, che si scambiavano dedicati alla memoria della moglie Drusilla, che nel frattempo aveva lasciato). C’è anche da ricordare che nel 1977, tutte le raccolte poetiche pubblicate nel tempo, vengono pubblicate da Mondadori sotto il titolo “Tutte le poesie”. Poi verrà ripubblicato sotto le edizione Einaudi, più tardi, nel 1980. Morirà a Milano il 12 settembre del 1981, noi possediamo molte testimonianze dirette di Montale, molti interventi televisivi Interessanti, molte interviste che ha fatto, essendo morto nell'81 possiamo vedere tanto. Sia Pirandello che Montale sono stati insigniti del premio Nobel Per la letteratura e Montale lo ha ricevuto nel 1975. Eugenio Montale è un personaggio molto interessante, con una vita piena di interessi, ha combattuto nella prima guerra mondiale, è stato attivo durante il fascismo A Firenze ha frequentato il famoso caè delle Giubbe rosse che ancora oggi c’è a Firenze, che si trova nella piazza dove c’è la sede della Nazione, giornale di Firenze; era un caè letterario, dove si incontravano intellettuali, poeti anche fascisti. É stato un poeta, un intellettuale che si è dedicato, si è fatto conoscere nella traduzione per la letteratura americana, ha tradotto Menville, insomma un personaggio veramente interessante. Ancora più interessante e la sua attività poetica.

RACCOLTA OSSI DI SEPPIA

pa. 297

Andiamo a prendere in esame la sua prima raccolta “ Ossi di seppia” del 1925. Partendo dal titolo: gli ossi di seppia sono quello che resta del mollusco la seppia, hanno forma ausolata, schiacciata, asciuttissima, secchissima e calcarea. Come mai un titolo di questo genere? Si spiega indubbiamente con quello che poi è la poetica di Ossi di seppia. Siamo nella prima fase della produzione, in Montale anche non ci sarà un cambiamento dal punto di vista ideologico, nei confronti della vita e dei valori della vita, ci sarà un’evoluzione dal punto di vista poetico. IDEOLOGIA: Il titolo rispecchia la poetica si parte dall’idea che la vita non ci riserva assolutamente nulla, la vita ci nega tutto, è prevalentemente soerenza sotto ogni punto di vista: quindi dal punto di vista fisico, psicologico, esistenziale. → Poi c’è “il superamento”, ciò che dierenzia Montale e un po’ i poeti del 900 dal decadentismo ⇨la vita ci nega assolutamente la possibilità di conoscere il perché della vita stessa, il fine della vita stessa,

l’essenza vera della realtà e cioè non è possibile in nessun modo oltrepassare, andare oltre quel muro che è la vita stessa. Mettendo a confronto questo e la visione della vita e del mondo da parte dei decadenti capiamo benissimo qual'è la dierenza: per i decadenti sappiamo per certo che era soltanto un privilegio del poeta dell’artista poter giungere all’essenza della del mondo, poter penetrare il mistero e giungere al di là delle cose; per Montale questo non è consentito. Andando avanti nell’esaminare Ossi di seppia vedremo come non solo ci impedisce di superare il muro, di andare oltre, ci sono momenti in cui ci sembra di poter cogliere il perché dell’esistenza, di poter entrare nelsegreto delle cose ma è solo un attimo perchè poi tutto svanisce e tutto torna come prima, rimaniamo nella nostra inconsapevolezza con tutti i dubbi che sorgono e nell’incapacità di capire perché viviamo → questo poi il dramma. ⇨Quindi la vita è asciutta, non ci regala nulla, non ci concede nulla, a questo modo di vedere la vita, la realtà, la scelta dei contenuti e del linguaggio. Nella scelta dei contenuti se niente trascende la realtà, se la nostra vita è arida perché priva di significato, di senso, allora diciamo che la maggior parte delle poesie che costituiscono Ossi di seppia sono ambientate in quel luogo dove lui ha trascorso tante estati della sua vita e cioè il mare, la zona di Monterosso, la zona delle scogliere di quella regione che ritorna nelle sue poesie. Quindi qui c’è l’estate, l’aridità del suolo, Il sole, che non è un sole che è vita, che è vitalità che è calore benefico, come abbiamo visto in D’Annunzio, è un sole che inaridisce, che asciuga, che fa sorire la natura, un sole che prosciuga, che riduce all’essenziale, è anche un sole che abbaglia. → Tutto questo caratterizza i versi di Ossi di seppia. Quindi motivi esistenziali vengono resi da questa ambientazione che rende in maniera dolorosa, ma molto realistica e soprattutto coraggiosa senza nessun tentativo di illusione, quello che è il pensiero di Montale. Il muro diventa un simbolo in Montale, simbolo che ci fa cogliere benissimo quella impossibilità di arrivare ad dare un senso alla vita; una muraglia, addirittura in “Meriggiare pallido e assorto” diventerà una muraglia con in cima “cocci aguzzi di bottiglia”, come si vede in alcuni recinti, in alcune recensioni → i cocci di bottiglia che è un po’ decorano ma che sono ostacolo per chi volesse passare dall’altra parte. Troviamo poi la natura salmastra, sommersa dal sole, bruciata dalla salsedine del mare e poi ovviamente dobbiamo arrivare anche al linguaggio. Ma prima di arrivare al linguaggio, c’è un altro motivo che è inquietante sembra ricorrere in Ossi di seppia: il tempo. Il tempo ⇨ in Ossi di seppia è una dimensione che sembra procedere e andare sempre avanti, ma in realtà secondo Montale torna sempre su se stesso in una ripetitività che non cambia mai, qualcosa che pur sembrando procedere in una certa direzione, torna sempre. Montale definisce bene quello che intende, lo intende con un’espressione ossimorica, quindi con un ossimoro ma che esprime moltissimo, esprime tutta la sua idea di tempo della vita, del mondo della storia: lo definisce un “immoto andare”, da qui capiamo benissimo che è un ossimoro perché l’espressione è composta da due parole in contraddizione, opposte fra di loro. Questo perché anche se i tempi cambiano e anche se la storia è fatta di tanti eventi, nel corso del tempo, e anche la vita dell’uomo, di ognuno di noi va avanti, l’esistenza umana, rimane sempre la stessa, la vita rimane sempre la stessa e quindi il concetto della vita è sempre lo stesso. → tutto rimane sempre uguale in un immoto andare. Il tempo ci dà l’illusione del movimento, ma è solo un’illusione.

Lo spazio in cui ambienta ossi di seppia è uno spazio che ci crea malessere esistenziale, quasi angoscia esistenziale, anche il concetto di tempo ci crea questa sorta di angoscia perché lui i minuti in ossi di seppia, i concepisce fissi in questo immoto andare; tutto è immobile perché la vita è immobile, l’esistenza è immobile → in questa concezione di tempo dobbiamo anche accostare anche l’idea che Montale ha della memoria. ⇩ Non vi può essere salvezza neppure nella memoria che, riportando in vita il passato, dovrebbe spezzare il ritorno ciclico del tempo: a memoria per Montale non è che”morto sviluppo”, si riduce “a poca nebbia”; nonostante ogni sforzo di recuperarlo e di salvarlo , il passato “si deforma…, si fa vecchio, appartiene a un altro”. Fra memoria ricordo c’è dierenza: la memoria di eventi, di quello che gli eventi hanno causato, di tutto ciò che dovrebbe invece apparentemente e rimanere per Montale non è possibile, non è possibile mantenere niente. Quindi il tempo torna sempre su se stesso nel senso che ritorna ma poi scompare di nuovo e lui lo rende molto chiaro nell’idea della memoria. Il male di vivere è un’espressione di Montare, in cui esprime in maniera così intensa quella che è la soerenza che proviamo, quella aridità che sentiamo dentro di noi, quella impossibilità di arrivare a cogliere un senso a tutte le soerenze umane, l’impossibilità di provare sentimenti vivi, intensi; questo è a livello individuale e collettivo. Il male di vivere si spiega in che modo? E come si riesce a non farsi travolgere, sopravvivere al male di vivere? Montale proprio nel componimento intitolato “Male di vivere“ esprime il malessere esistenziale, la soerenza, che angoscia e soprattutto ci da il suo antidoto, quello che lui propone come possibilità. L’antidoto è soltanto l’indierenza, l’indierenza che lui chiamerà “divina indierenza” perché è l’unico modo che noi abbiamo per poterci di staccare per poter sopravvivere a tutto quello che ci hai riservato nella vita. Questo atteggiamento ci dovrebbe portare a Leopardi perché anche Leopardi dopo aver preso coscienza del pessimismo cosmico, assumerà un atteggiamento contemplativo, cioè un atteggiamento di piena consapevolezza e di assoluto coraggio di fronte alla vita e di fronte al dolore della vita, e quindi una indierenza che si può declinare in un atteggiamento contemplativo e coraggioso senza negarti nulla, senza nessuna illusione ma con la piena consapevolezza e presa di coscienza.

IL VARCO Il varco è un termine poetico di Montale, come altre espressioni molto significative che rendono benissimo quello che lui intende. Lui definisce il varco come “una maglia rotta nella rete che ci stringe” cioè un momento, un attimo, oppure l’anello che non tiene, il filo da sbrogliare e che finalmente ci mette nel mezzo della verità. Montale con questa espressione ci vuole dire che la natura a volte può trasmetterci un’improvvisa percezione, un momento in cui ci sembra di riuscire a cogliere la verità, il momento in cui abbiamo l’illusione di penetrare quel muro, di arrivare a capire il senso della vita. Ovviamente è chiaro che in Ossi di seppia, poi vedremo qualcosa che cambierà in lui ma molto relativamente. In ossi di seppia indubbiamente non c’è trascendenza in nessun modo, neppure quella apparente trascendenza che c’era per i decadenti (apparente perché nella realtà si rimaneva sempre nell’ambito della vita terrena e quindi che si riusciva soltanto a

cogliere quell’universo che c’è aldilà delle cose e che mette tutto in relazione con quella corrispondenza fra tutti gli aspetti della realtà). Quella percezione improvvisa che abbiamo, in realtà è solo ingannevole, non esiste, non è niente che ci possa dare un senso alla nostra vita, che possa spiegare il senso della nostra vita.

Il linguaggio In una visione così desolata, così asciutta, così arida, così arsa, ci sono termini che si riferiscono all’ambientazione e quindi anche ai contenuti: alla sua concezione della vita non può corrispondere un linguaggio armonico, un linguaggio che possa essere aulico, solenne, niente di tutto questo. Infatti il linguaggio in Montale sarà un linguaggio essenziale, un linguaggio altrettanto arido, disarmonico, dissonante, un linguaggio che stride, che è il contrario della musicalità che invece ha caratterizzato la poesia dei decadenti e di Ungaretti. In Montale invece troviamo disarmonia, dissonanza, i suoni sono in contrasto fra di loro, tutto ciò è voluto dal poeta. Il correlativo oggettivo⇨ Correlativo significa che è qualcosa che mette in correlazione due elementi, oggettivo perché riguarda qualcosa che è oggettivamente riscontrabile, misurabile, che si può chiaramente verificare. Correlativo oggettivo significa che nella poesia di Montale noi incontriamo degli elementi che sono reali, delle immagini che lui riporta nei suoi versi, ma che corrispondono a qualcosa di astratto, ad un concetto astratto: quindi mettono in relazione un oggetto reale, un’immagine reale con un concetto astratto. Ad esempio nella poesia il male di vivere ...

POESIA

“SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO ” pag. 310

È una poesia significativa di Montale, è il componimento che ci dà l’idea da subito di quello che è la poetica di Montale. “Il male di vivere” è un’espressione significativa, identifica quella soerenza esistenziale propria dell’uomo che lui ha saputo esprimere in maniera così felice, con quell’espressione. Primo verso: “ spesso il male di vivere ho incontrato” , ecco il termine il male di vivere. Questa è la poesia che ci fa cogliere in maniera assolutamente chiara Il male esistenziale che lui esprime con il male di vivere appunto; altro elemento è il correlativo oggettivo, perché qui ce ne sono e sono molto chiari. Spesso Montale ha incontrato il male di vivere, lo vedeva nel rivo strozzato che gorgoglia, quindi un rigagnolo, un torrente che non ce la fa scorrere perché in qualche modo è impedito, questo dà idea di soerenza. Così come una foglia accartocciata, quindi riarsa, è una foglia che ha soerto per arrivare ad essere così secca e così accartocciata. E poi il cavallo stramazzato, noi un cavallo lo vediamo galoppare, trottare, come un animale pieno di energia, di vita, mentre un cavallo stramazzato a terra è un cavallo finito, un cavallo che ci può dare solo l’idea del dolore, della soerenza e allora il male di vivere dato che è un concetto astratto lo mette in relazione con questi tre elementi che danno l’idea del male e della soerenza. Proseguendo nella seconda strofa lui non ha conosciuto niente di positivo, “bene non seppi” se non l’indierenza, quindi cercare di prendere coscienza di tutto e vivere in questa

consapevolezza amara, dolorosa. È fuori del prodigio che schiude la divina indierenza, la divina indierenza è il soggetto che gli dà la possibilità fuori del prodigio. I correlativi oggettivi della Divina indierenza sono la statua, che rimane lì indierente all’ora del meriggio, l’ora più calda che brucia, la nuvola che lassù in alto rimane indierente al dolore del mondo, il falco che vola in alto. Queste due strofe sono due strofe di estrema intensità.

“ MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO” pa.308 Già ad una prima lettura, quello che risalta dal primo all’ultimo verso è l’assoluta corrispondenza fra la concezione che Montale ha della vita e il paesaggio che troviamo in questi versi. Il momento del giorno è il meriggiare, ma è un meriggiare pallido e assorto, e a questo pallido e assorto potremmo trovare anche un minimo di collegamento con meriggio di D’Annunzio perché in meriggio in realtà il momento panico era anche caratterizzato da una luce sousa, biancastra, un momento in cui tutto era quasi allucinato, quindi questo “assorto” ce lo potrebbe suggerire. Però appena continuiamo nella lettura di Montale tutto cambia perché prima leggiamo meriggiare pallido assorto, ma nel secondo verso c’è “presso un rovente muro d’orto” quindi siamo nell’ora più calda, c’è un muro che è rovente. Cominciamo anche a notare la ripetizione, l’allitterazione della R in maniera particolare, tutto comincia a stridere. “ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli frusci di serpi” → Le parole sono forti, l’allitterazione è continua, ci sono parole onomatopeiche come schiocchi, frusci, serpi o sterpi, capiamo benissimo che si tratta di una natura bruciata, secca, arsa. “Nelle crepe e del suolo o sulla veccia” → c’è un suolo arido, la terra che si crepa, tutto è estremamente arido e asciutto. Veccia → pianta erbacea dai fiori rossi usata come foraggio. “spiare le file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora si intrecciano a sommo di minuscole biche“ → le biche sono i mucchi di grano, i mucchietti di terra sulla cui cima vanno e vengono le formiche. Le formiche che ora si rompono e ora si intrecciano di continuo in maniera istintiva, meccanica quasi, sono un correlativo oggettivo cioè: le possiamo vedere tutti in un formicaio tutti, ma in correlazione con la vita dell’uomo, le formiche sono gli uomini sulla terra e nella società: vivono e si muovono come automi, senza un senso perché la loro vita non ha un senso, e non riescono a darglielo questo senso. Poi c’è questo “palpitare” che messo insieme a “osservare”, è una sinestesia che mette in correlazione due sensi, perché il palpitare si sente dal punto di vista del tatto e quindi è una mescolanza di sensi, un coinvolgimento plurisensoriale. Però si osserva lontano, il palpitare di scaglie di mare. Per Montale il mare può assumere in alcuni casi Il senso di libertà e della vita ma qui il mare, le onde, il movimento, appaiono come scaglie, quindi anche le scaglie fanno pensare ad una analogia forte, le scaglie del pesce, di un...


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