“Non chiederci la parola” - Eugenio Montale PDF

Title “Non chiederci la parola” - Eugenio Montale
Author Elisa Basso
Course Italiano
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Analisi di non chiedermi la parola di Montale fatta in preparazione all’esame di maturità...


Description

“Non chiederci la parola” - Eugenio Montale ________________________________________________________________________________________________! I rapporti con il contesto culturale Il componimento" “Non chiederci la parola”" apre la prima raccolta di Eugenio Montale, ovvero" “Ossi di seppia” pubblicata nel 1925. Il titolo fa riferimento alla conchiglia interna della seppia (di colore bianco e dalla consistenza schiumosa) che è la testimonianza di un organismo vivente che è stato scartato dal mare. Montale"ritiene che le sue poesie abbiano la stessa caratteristica, in quanto sono tracce"di ciò che rimane di una vita consumata dalla presa di coscienza di non poter comprendere il senso dell’esistenza, del dolore, d’impotenza provato dall’uomo. Proprio per questo motivo, la lirica" “Non chiederci la parola”" viene considerata un vero e proprio manifesto poetico, in cui si esprimono la crisi spirituale di Montale e di un’intera generazione d’intellettuali che, negli anni in cui si afferma il Fascismo, rifiuta di compromettersi col regime. Gli intellettuali di cultura liberale si trovano di fronte ad un senso di impotenza, essi rifiutano una realtà ripugnante alla loro coscienza, e riescono a trovare la propria dignità solo nella negazione, isolandosi nella propria solitudine e rifiutando la realtà. ! Con questo mutamento profondo del clima culturale, Montale si contrappone a D’Annunzio e Pascoli: facendo parte del periodo decadente, D’Annunzio proclamava che “il verso è tutto”, e riteneva che la poetica fosse “la suprema scienza e forza del mondo”, mentre Pascoli era convinto che la poesia trasporti l’uomo verso la verità. Al contrario, Montale esprime chiaramente che la poesia non è in grado di proporre messaggi positivi, ma può solo definire una condizione in negativo, esprimendo anche la condizione di un’esigenza priva di certezze conoscitive e valori alternativi (vv.11-12). Montale spiega come la poetica non sia più, per l’uomo moderno, fonte di conoscenza e saggezza di fronte ai drammi che caratterizzano l’epoca in cui il poeta vive. ! Testo “Non chiederci la parola” 1. Non chiederci la parola che squadri da ogni lato 2. l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco 3. lo dichiari e risplenda come un croco 4. perduto in mezzo a un polveroso prato. 5. Ah l’uomo che se ne va sicuro, 6. agli altri ed a se stesso amico, 7. e l’ombra sua non cura che la canicola 8. stampa sopra uno scalcinato muro! 9. Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, 10. sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. 11. Codesto solo oggi possiamo dirti, 12. ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Le figure retoriche Enjambements:!vv. 3-4 (croco/perduto); 7-8 (canicola/stampa).! Metafora: "lettere di fuoco" (v. 2).! Similitudine: "risplenda come un croco" (v. 3).! Similitudine: "secca come un ramo" (v. 10).! Anafora:" ripetizione di "Non" a inizio verso (vv. 1 e 9).! Allitterazione della "r":"(chiederci, domandarci, croco).! Allitterazione della "p": (perduto, polveroso, prato).! Allitterazione"della "s": (sì, storta, sillaba, secca).! Antitesi: "squadri" (v. 1) e "informe" (v. 2).! Antitesi: "croco" (v. 3) e "ramo" (v. 10).! Epifonema: "Codesto solo oggi possiamo dirti,ciò che non siamo, ciò che non vogliamo". Consiste nell'esprimere un motto sentenzioso che, solitamente, chiude con enfasi un discorso. !

Analisi La raccolta contiene ventidue brevi liriche semplici e chiare, con un linguaggio semplice e comune, che testimoniano la solitudine esistenziale del poeta." Secondo Montale, la poesia ha il compito di esplorare il male di vivere dell’uomo del ‘900" e di spiegare la sofferenza provata da quest’ultimo, ma la mancanza di certezze portano ad un’unica certezza, in negativo: “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” (v. 12). I poeti non hanno più lo sguardo da veggente da loro posseduto in passato, come riteneva, ad esempio, D’Annunzio,"e sono smarriti come tutti gli uomini comuni. La poesia è divisa in tre quartine di versi di varia lunghezza, in cui l’autore si rivolge direttamente ad un ipotetico interlocutore, che si identifica con il lettore stesso. Inoltre, Montale utilizza la prima persona plurale per rendere più evidente la relazione che accomuna tutti gli uomini, che parte da l’autore stesso, per poi inglobare anche gli altri intellettuali, uomini e la poesia stessa.! Nella prima strofa"Montale" si rivolge ad un ipotetico lettore abituato ad ascoltare formule rassicuranti e lo invita a non chiedergli più certezze positive, in grado di spiegare tutto, poiché la poesia non è in grado di portare ordine nel caos interiore dell’uomo, o di esprimere gli impulsi e i sentimenti confusi e contraddittori che l’uomo percepisce. Come è solito in quasi tutte i componimenti di Montale, anche in questo caso la poesia riflette la poetica degli oggetti, secondo cui all’astratto viene dato una forma concreta, attraverso degli oggetti che vengono citati per agire nelle parti più oscure dell’anima e poter, anche, suscitare delle impressioni o suggestioni. Gli oggetti, infatti, sono citati come equivalenti di concetti astratti o della condizione interiore del soggetto; ad esempio “parola che squadri” (v.1), che renda quindi regolare e uniforme, che si contrappone poi con “l’animo nostro informe”, e anche al v.2 con “lettere di fuoco”, ovvero parole che illuminano. Al verso 3, l’autore dichiara che la poesia non è in grado di esporre ed “illuminare” in modo chiaro l’interiorità dell’uomo, contrapponendo invece il “croco”, un fiore di colore giallo che esprime pienezza vitale, luce, come ne “I limoni”: come il croco, la parola poetica dovrebbe suscitare vitalità e illuminare il vivere quotidiano. Tuttavia, Montale afferma che la poesia non è in grado di svolgere questo compito, se non quello di esprimere solamente la negatività che circonda l’uomo, sia nella realtà interna sia in quella esterna.! All’inizio della seconda quartina, Montale si schiera contro gli uomini fiduciosi nella vita, i conformisti, che non si preoccupano dei dubbi esistenziali e non sono consapevoli della precarietà della vita, non si preoccupano dell’indecifrabilità della realtà, per cui fanno sfoggio della loro apparente sicurezza. Lo “scalcinato muro” (v.8) e il “polveroso prato” (v.4) sottolineano l’aridità del vivere, che corrispondono al correlativo oggettivo, cioè un oggetto che evoca un concetto e un’emozione; il muro potrebbe rappresentare il “varco” che consente di uscire dalla prigionia esistenziale. Anche la vampa del sole trasmette il concetto di aridità, in quanto la luce mette in evidenza “l’ombra”, la parte oscura di sé e del mondo circostante, lo stato di prigionia in cui si trova l’uomo, al contrario del conformista che non si rende conto di questo lato negativo dell’esistenza. ! Nell’ultima strofa Montale sottolinea di non possedere" delle “formule” in grado di rivelare la verità e di non poter fornire alcuna certezza, ma di poter soltanto accettare il male del vivere; infatti, gli ultimi due versi finali esprimono la condizione di un’esistenza priva di certezze conoscitive o valori alternativi. L’inizio della quartina riprende la prima quartina (v.1 -v.9). La “formula” che introduce l’essenza segreta delle cose viene, invece, ridotta a “qualche storta sillaba e secca” (v.10). ! Commento ! La scelta di analizzare e presentare questa poesia deriva dal fatto che, secondo la mia opinione, questo testo abbraccia interamente la poetica di Montale, in tutti i suoi aspetti; il ruolo della poesia, la ricerca di un “varco”, il tema dell’aridità, ma mette anche in luce le tecniche utilizzate dall’autore per spiegare la sua posizione, come, ad esempio, l’utilizzo della poetica degli oggetti. Mi sembra interessante il paragone con Pascoli e D’Annunzio, di come questi tre autori possano avere concezioni diverse sul ruolo della poesia e, più in generale, del linguaggio; il linguaggio può portare alla verità, oppure può semplicemente limitarsi a descrivere l’ambiente storico-culturale dell’epoca, in tutti i suoi aspetti, positivi e, soprattutto, negativi. Ritengo che Montale riesca ad esprimere in modo chiaro come l’uomo moderno si sentiva e come il mondo, e il clima, venivano percepiti, soprattutto se si considera il contesto storico in cui la poesia venne scritta.!...


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