Fare formazione PDF

Title Fare formazione
Author Giovanni Borghetto
Course Metodologia della formazione
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Summary

Capitolo 1: La formazione oggiLa situazione attuale della formazione professionale è considerata molto complessa.Periodizzazione: con il passare degli anni si riconosce una linea evolutiva nella direzione semplice  complesso.Complessità e riconoscere in che cosa esso consista sono due operazioni di...


Description

Capitolo 1: La formazione oggi La situazione attuale della formazione professionale è considerata molto complessa. Periodizzazione: con il passare degli anni si riconosce una linea evolutiva nella direzione semplice  complesso. Complessità e riconoscere in che cosa esso consista sono due operazioni differenti: riconoscere la complessità significa ricorrere a un pensiero complesso rispetto agli schemi più semplici utilizzati nei periodi precedenti. La complessità viene definita come un carattere di una situazione o di un fenomeno inteso nel senso problematico della ricerca di una definizione dell’oggetto (formazione) e della ricerca di nuovi strumenti di definizione. Sembra che gli operatori della formazione abbiano condiviso un’immagine della formazione stessa orientata a non porsi il problema della complessità come “evento o eventualità” e che taluni comportamenti rendono la complessità attuale necessaria, perché la complessità è una realtà multiforme e mutevole. Il carattere della complessità coincide con la configurazione della situazione attuale della formazione e i caratteri più specifici sono riconducibili a: -

Espansione della domanda: crescente richiesta di attività e interventi formativi, crescente ricorso alla formazione da un lato e dall’altro aumento delle occasioni, dei motivi e dei “luoghi” di formazione che porta ad un crescente bisogno e progressiva istituzionalizzazione.

-

Stallo dell’offerta: sono i segnali di ripetitività e routinizzazione di certe attività di formazione e alcune tendenze al mantenimento. Questo termine riprende la concezione di una sfasatura rispetto alla domanda, ovvero una difficoltà a stare dietro alla domanda e quindi una limitatezza nella capacità di risposta.

-

Animazione della comunità degli operatori: turbolenza di un sistema sociale composto dai professionisti della formazione. In primo luogo, il concetto riporta ad un crescente numero degli operatori. Significa poi crescita di un gruppo professionale ma anche consolidamento di figure professionale grazie ad una accettazione istituzionale e dunque si ottiene un riconoscimento sociale e specialistico connesso al “mestiere”, dentro e fuori l’organizzazione.

I mutamenti radicali dei contenuti del lavoro rendono la formazione il luogo e il momento cruciale per l’assunzione e la risoluzione dei problemi che ne conseguono. In questo contesto la formazione assume un ruolo strategico. Carattere dell’espansione della formazione: fare formazione è inevitabile, non fare formazione è indispensabile. Quindi diviene imprescindibile impegnarsi per teorizzare sulla formazione stessa.

I motivi che spiegano lo stallo dell’offerta si ricollegano alla necessità di compiere il salto della teoria sullo stato della formazione alla teoria sulla formazione. Essi sono riconducibili ai seguenti: a) Il processo di istruzione non gode di un’immagine positiva né priva di profonde ambivalenze: esiste una stretta e conseguente relazione tra sapere e potere, è evidente che risulta preferibile esplicitare quanto piuttosto la scissione tra imparare e fare. b) L’interesse per il mondo degli adulti nei risvolti educativi trova scarsa teorizzazione e la logica della strumentalità del sapere sembra prevalente: domina una teoria dell’apprendimento come prodotto dell’azione educativa finalizzata ed eterodiretta. c) Pochi accettano l’equivalenza tra processo educativo e fatica. In generale sembra mancare per questa equivalenza il necessario e dovuto riconoscimento sociale. Quindi lo stallo dell’offerta si spiega come esito di un mancato riconoscimento. Infine, l’animazione della comunità degli operatori si spiega come logica e necessaria conseguenza di quanto sopra accennato: si tratta di una legittima richiesta, emergente dai formatori, di una professionalità che si esprima in termini di preparazione, tecnologia, efficacia e soddisfazione. Evidente contraddittorietà di una situazione caratterizzata da domanda crescente e offerta “poco convinta”. L’animazione della comunità degli operatori non può che essere il risultato delle due condizioni precedenti, come del bisogno di definire un nuovo livello di qualificazione professionale e al tempo stesso di qualità del lavoro. La qualità della formazione sembra coniugarsi ormai difficilmente con l’adozione dei “vecchi modelli” delle teorie tradizionali, dei modi abituali di pensare e condurre un progetto educativo. La problematica si nota nel contenuto di informazioni al quale la formazione è stata realizzata: da un lato non basta più, ovvero è insufficiente, dall’altro non si rivela più valido, ovvero è inadeguato. Il vero problema è il cosiddetto “vuoto di teoria” che condiziona l’efficacia dell’azione formativa: a) Negazione: si tende a negare che la teoria abbia in tutto questo un qualche ruolo e dunque una qualche importanza. Vuoto di teoria è determinato da uno svuotamento di significati, dal principio che “la teoria è vuota”. Senza teoria non vi è consapevolezza di azione. Vi è solo la fatica, senza teoria, di ricominciare ogni volta daccapo senza mai apprendere dall’esperienza. b) Disinvestimento: convinzione che teoria non subisca processo evolutivo, di trasformazione e che le teorie non si oppongano in realtà tra loro e quindi si arriva ad un progressivo disinvestimento dal piano della teoria che è una perdita di confidenza e quindi un progressivo allontanamento e, anch’esso, è un contributore del vuoto di teoria. c) Scissione: ricorso costante al “principio della concretezza” come prova della teoria e si giunge ad operare a un livello di parzializzazione, di frammentazione dei componenti, senza che a questa

operazione di smontaggio corrisponda un’analoga operazione di montaggio restituisca alla teoria la necessaria unitarietà. In altre parole, la scissione è la rottura del circolo “parti” e “tutto”: condizione per la pienezza della teoria.

Per risolvere le difficoltà che la formazione sta incontrando se non riproponendo il problema della teoria: nessuna operazione di innovazione di contenuti o di strumenti educativi risulta solidamente fondata se evita di affrontare questo problema. Il rischio è la progressiva perdita di efficacia nel medio periodo, un ulteriore rafforzamento del carattere di stallo dell’offerta. Vuoto di teoria significa azione alla cieca, il che a sua volta significa impossibilità di apprendimento e dunque preclusione di ogni accumulo di esperienza ed è il problema che origina il circolo vizioso “vuoto di consapevolezza della teoria” “vuoto di consapevolezza della formazione”. Si parla di consapevolezza perché la teoria esiste ma non viene riconosciuta come tale.

Un punto di vista sulla formazione La formazione è un’attività educativa e dunque il suo obiettivo è il sapere e tutto quello che circola attorno al concetto ovvero la promozione, diffusione e aggiornamento dei modi di utilizzo di tale sapere. L’attività educativa lega apprendimento e cambiamento a un primo più generale livello. Risulta più evidente se si passa a considerare la formazione nelle sue determinazioni di attività educativa interna a un’organizzazione dove la sua finalizzazione, oltre al sapere dei soggetti, è traguardata in rapporto al sistema organizzativo  statoproblema. A questo secondo livello, la possibilità presente di operare una scissione tra i due termini, apprendimento e cambiamento. Il rischio consiste nel pensare che i soggetti imparino e le organizzazioni cambiano e che tutto questo è opera della formazione e che in ultima analisi la formazione è un’attività organizzativa. Precisare che i soggetti cambiano in quanto apprendono, mentre le organizzazioni apprendono in quanto cambiano. Per i soggetti il legame apprendimento – cambiamento è fattuale mentre per le organizzazioni il legame cambiamento – apprendimento è solo possibile ma solo a certe condizioni. Tra queste condizioni si tratta di riconoscere che: 1.

La formazione deve essere pensata e realizzata in termini di processo tramite lo schema nelle 4 tappe

ovvero analisi dei bisogni, della progettazione, dell’azione formativa e della valutazione dei risultati che hanno due differenti ordini di sistemi. Da un lato sistema informativo inteso come insieme di istruzioni finalizzate ad alimentare una banca-dati indispensabile per la guida e l’orientamento della formazione; dall’altro in sistema operativo finalizzato all’esecuzione. L’efficacia della formazione e la possibilità di definire il legame tra apprendimento individuale e il cambiamento organizzativo risultano vincolate dall’attrezzatura di istruzioni e procedure dei due sistemi.

2.

La formazione condivide un significato e un orientamento strategico per vari motivi come l’impatto

degli scostamenti ambientali sui sistemi organizzativi, sia nel senso della crescente accelerazione dei processi, sia in quello della crescente interdipendenza, diviene cruciale in particolar modo in riferimento all’elemento “lavoro”. Tutto ciò chiama in causa, in primo luogo come presidio dei processi di trasmissione del sapere e adeguamento del know-how ma anche come veicolo di riqualificazione e crescita professionale. Altri motivi sono riconducibili ai processi di trasformazione in atto che coinvolgono i sistemi di relazione e i sistemi di valore. Sembra confermare che il nodo-problema delle organizzazioni sarà rappresentato dai soggetti sia in termini di rapporto con la tecnologia, sia in termini di mutate condizioni relazionali, sia infine di emergenze di nuovi valori. Da queste considerazioni il ruolo emergente della formazione si orienta in senso strategico: l’orizzonte è il medio-lungo periodo. L’orizzonte di breve periodo che ricollega la formazione a ruoli e posizioni gestionali, risulta fortemente vincolato a una logica della strumentalità, della rapidità della risposta, del “tempo reale”. I tempi dell’apprendimento e del cambiamento sono tutto meno di che breve periodo, e il percorso sotteso dal legame tra apprendimento individuale e cambiamento organizzativo è di tale complessità da sconsigliare ogni illusione su di una formazione che voglia ottenere risultati immediati. ottica strategica significa così orientare l’azione educativa non già allo stato-problema quanto alla logica dello stato-progetto, ovvero il traguardo; inoltre assumere un’ottica strategica significa inoltre ritrovare più precisi collegamenti tra il processo formativo e il e alcuni sottosistemi organizzativi: in particolare il sistema di gestione del personale e il sistema di pianificazione strategica le quali risultano fonti privilegiate di alimentazione della banca-dati espressa dal sistema informativo e dunque fattori cruciali di orientamento e guida del sistema operativo. Una parte significativa dell’attività formativa non possa che configurarsi con caratteri di routine; infatti, il sistema di innovazione non esclude l’attività formativa di routine: svolge piuttosto una funzione di contenimento della formazione la cui qualità è insoddisfacente. 3.

La formazione richiede tecnologia ed espressione di valori: la formazione va orientata secondo la

configurazione della complessità. Essa richiede una tecnologia adeguata che è in parte disponibile e in parte da costruire ma inconciliabile con ogni tendenza alla semplificazione al “ready to”. L’uso della tecnologia povera, di strumenti tradizionali e di irrilevanti investimenti nell’attrezzatura è un evidente ostacolo alla ricerca di più elevati livelli di efficacia dell’attività educativa che porta un ulteriore progressivo impoverimento. Ma tecnologia sofisticata, o salto di tecnologia, significa attrezzatura più ricca e teoria più solida. La configurazione della complessità richiede non solo di tecnologie più sofisticate ma anche espressioni di valori. Sembra infatti che la formazione sia andata perdendo capacità di esprimersi anche sul piano dei valori vincolandosi a un piano del sapere individuato secondo criteri di pura e semplice strumentalità. La “perdita di confidenza” è il risultato più evidente della tendenza alla razionalizzazione spinta dell’attività educativa all’ottimizzazione dall’apprendimento in chiave budgetaria. La condivisone di tale tendenza porta alla

perdita del soggetto dal processo educativo. Il recupero del soggetto del progetto educativo diviene allora per la formazione stessa un atto di valore e il passaggio obbligato per il recupero della capacità di esprimere valori. Tecnologia sofisticata ed espressione di valori sono complementari e quindi si confermano reciprocamente. Dunque, formazione come processo, orientamento strategico, tecnologia ed espressione di valori rappresentano le condizioni vincolanti ogni attività formativa al pieno raggiungimento delle finalità individuate dal legame tra apprendimento individuale e cambiamento organizzativo. Ma “condizioni vincolanti” significa anche ciò di cui la formazione ha bisogno ovvero deve dotarsi in conformità con la configurazione di complessità della situazione attuale: significa certo carico di compito ma anche patrimonio di risorse da ricercare e costruire per uscire dallo stallo dell’offerta, per fronteggiare l’espansione della domanda, per soddisfare i bisogni emergenti degli operatori e si individuano aspetti come l’efficacia del sistema informativo, quello operativo e la compatibilità fra loro, l’efficacia del sistema dell’innovazione che sta nell’attrezzatura e nel funzionamento, la compatibilità tra processo di formazione e sistema di innovazione, la compatibilità tra processo di formazione e sottosistemi organizzativi, la tecnologia sofisticata, il recupero del soggetto e l’espressione dei valori. È possibile definire meglio il concetto di attrezzatura che presiede al funzionamento del processo di formazione come insieme di dispositivi articolati a tre differenti livelli: 

Principi generali: come apparato di teoria.



Modelli procedurali: come dotazioni di schemi operativi.



Soluzioni tecniche: come complesso di specifiche modalità operative.

Prospettive di una Teoria Generale della Formazione L’esigenza di definire una teoria della formazione manageriale come punto di convergenza di tre differenti campi teorici: una teoria dell’organizzazione, una teoria del management e una teoria dell’apprendimento/cambiamento. Burgoyne e Stuart conducono la loro riflessione a partire da un quesito: a quale ordine di fatti sono riconducibili gli effetti prodotti da un’azione formativa. A un primo livello essi riconoscono tali fatti nelle caratteristiche specifiche dell’azione formativa, ovvero negli elementi che compongono il programma; ma fermandosi al primo livello non si ottengono elementi per una risposta soddisfacente e completa al quesito posto, perché ogni processo articola processi periferici e processi nucleari; in secondo luogo perché ogni processo trasformativo è guidato, orientato, controllato da processi sovraordinati. In questa linea gli elementi del programma ottengono certi risultati più evidenti/manifesti. Occorre però supporre un altro ordine di fatti che intervengono nel determinare tali risultati, connessi proprio con i processi sovraordinati. Questo secondo ordine di fatti va individuato nell’insieme delle ipotesi, dei concetti,

degli schemi di riferimento che hanno guidato, orientato e controllato la costruzione prima e la realizzazione poi dell’azione formativa: quest’ultima non sarebbe altro che il luogo e il momento in cui tali ipotesi, concetti e schemi di rifermento sono passati all’atto. Questo secondo ordine di fatti ha a che vedere anche con i temi dell’apprendimento a un livello non manifesto. Quindi ipotesi, concetti e schemi di riferimento sono dunque altrettanti elementi di una teoria dell’apprendimento. Ora si pone il problema del collegamento tra ordine di fatti impliciti, corresponsabili dei risultati ottenuti dall’azione formativa e livello di consapevolezza posseduto dal formatore quanto alla “presenza” di essi: quanto alla sua teoria dell’azione formativa stessa come vera e propria teoria dell’apprendimento. È possibile considerare come l’efficacia dell’azione formativa non possa che risultare fortemente vincolata proprio dalle caratteristiche della “teoria-guida”  completezza/articolazione/congruenza vs. limitatezza/disarticolazione/incongruenza. Teoria è un insieme di conoscenze che consentono la lettura di un certo oggetto; consentendo la lettura di un certo oggetto, fornendocene cioè conoscenza che rappresentano un prezioso strumento per orientare il nostro rapporto con l’oggetto stesso anche nel senso dell’anticipazione di un evento. L’esperienza personale consente accumulo, consolidamento, trasformazione di teorie. Le proposizioni che compaiono in una teoria ufficiale debbono soddisfare alcuni criteri: in particolare un criterio esterno di ordine empirico quanto alla verificabilità delle proposizioni stesse e un criterio interno di ordine logico quanto alla coerenza tra esse. Il vero problema è rappresentato dal fatto che non vi è un campo di conoscenze che oggi si esprima attraverso un’unica teoria perché sono sempre più di una e più o meno divergenti tra loro più o meno forti e deboli nel confronto e con “alti e bassi” nel tempo. Altro problema è rappresentato dal fatto che non solo per ciascun campo di sapere si danno tante o poche teorie ma sempre più di una, bensì che ciascun campo di azioni può richiedere il ricorso contemporaneo a conoscenze di più di una teoria di altrettanti oggetti tra loro più o meno attinenti e pertinenti  il problema dell’elaborazione di un set di teorie. È possibile chiarire come oggetto di analisi successiva sarà la formazione dal punto di vista: -

Sua complessità di oggetto e dunque della pluralità degli elementi componenti.

-

Dei differenti campi di sapere richiamati da ciascuno di tali elementi.

-

Delle teorie incluse in ciascuno di tali campi di sapere o meglio dei problemi di teoria essi connessi.

-

Del “set di teorie” della formazione come insieme di più teorie di altrettanti campi di sapere.

-

Dei criteri che vincolano differenti livelli di congruenza tra i componenti il set di teorie.

-

Della riformulazione del set di teorie come teorie generale.

Il primo quesito si attiene alla complessità dell’oggetto – formazione dal punto di vista della “teoria-guida”. Possono valere le seguenti considerazioni: 

La complessità dell’oggetto – formazione è riconducibile alla sua definizione di attività educativa e

alla sua finalizzazione nel senso del legame tra apprendimento individuale e cambiamento organizzativo. 

I campi di sapere richiamati si posizionano entro un’area di sapere pedagogico e un’area di sapere

organizzativo. 

La definizione di attività educativa implica un necessario chiarimento tra processo di formazione e

attività formativa conseguente alla compresenza delle finalità individuali e organizzative: comporta il richiamo a un’area di sapere pedagogica in riferimento all’azione formativa e a un’area di sapere tecnico in riferimento al processo di formazione. L’azione formativa si identifica infatti nel solo sistema operativo. 

Ciascuno dei tre campi di sapere (collegati il primo con la definizione di attività educativa come

processo di formazione, il secondo con le finalità individuali e il terzo con le finalità organizzative) articola differenti sottocampi di conoscenze per ciascuno degli elementi che individuano gli oggetti cui si collegano. 

Infine, ciascun campo di sapere contiene più di una teoria.

Viene rappresentato graficamente l’intreccio dei campi di sapere e degli ambiti di teoria individuati dall’oggetto – formazione. Il riferimento è una Teoria Generale della Formazione (TGF) come sistema di sapere complessivo e sovraordinato che tende a configurarsi nel senso di una pedagogia degli adulti. Il campo di sapere connesso alle finalità del cambiamento organizzativo include così: Teoria del Sistema Organizzativo come opzione di conoscenze sulla natura e il funzionamento

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