Frustrazione E Aggressivita’ PDF

Title Frustrazione E Aggressivita’
Author Lucia D'anello
Course psicologia sociale
Institution Universidad Fundepos Alma Mater
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tema riassunto esame di stato
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FRUSTRAZIONE E AGGRESSIVITA’ La frustrazione è una reazione psicologica e comportamentale, accompagnata da sintomi vegetativi, che si presenta quando un ostacolo interferisce nel raggiungimento di un obiettivo, oppure quando viene minacciata la propria autostima, oppure quando non è possibile gratificare un bisogno. La rabbia generata dai fattori personali, materiali o ambientali che provocano la frustrazione può scaricarsi sulla causa reale che ha prodotto l’impedimento oppure trasferirsi su un altro oggetto o un’altra persona. Talvolta la frustrazione non conduce ad un atto aggressivo esplicito, ma anche a covare rancori oppure a rivolgere la rabbia contro se stessi. Quindi, la frustrazione è la condizione in cui viene a trovarsi l’organismo quando è ostacolato in modo permanente o temporaneo, nella soddisfazione dei propri bisogni. Incontrare ostacoli nella soddisfazione dei propri bisogni è da considerarsi una condizione normale dell’esistenza dell’individuo. L’esempio classico è fornito dall’educazione al controllo degli sfinteri che il bambino subisce, ma che lo porta ad incorporare le regole della società in cui vive. Sin dalla nascita il bambino è esposto ad una lenta ed oculata somministrazione di frustrazioni da parte dei genitori (Freud). Questi dovranno cercare di somministrarle in modo tollerabile; il dosaggio delle frustrazioni assume così una funzione nel sano sviluppo della personalità. Le cause della frustrazione possono essere di diversa natura: • derivanti dall’ambiente fisico (clima, facilità di comunicazione, distanza fisica); • dall’ambiente sociale (ambiente lavorativo, universitario, relazioni sociali); • cause familiari (autoritarismo, incoerenza educativa); • cause personali (difetti psichici, fisici, sconfitte, fallimenti). Con il termine aggressività ci si riferisce all’inclinazione a manifestare comportamenti che hanno lo scopo di causare danno o dolore ad altri da sé. L’aggressività può assumere diverse forme e può essere distinta in: - Aggressività strumentale: comportamento messo in atto a freddo, calcolato e riconducibile ad una motivazione di affermare sé stessi

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attraverso il raggiungimento di obiettivi specifici; si aggredisce per ottenere qualcosa che è di proprietà della vittima; Aggressività ostile: si aggredisce per il solo scopo di far del male a qualcuno; è da ricondurre ad una motivazione personale ad essere violenti; Violenza emotiva: esplode a caldo sotto l’influsso della rabbia; è un’inclinazione ad essere aggressivi piuttosto che assertivi; Violenza difensiva: attuata al solo scopo di difendersi; Violenza criminale: atti delinquenziali compiuti all’interno di un crimine; Violenza dissociale: allo scopo di ottenere approvazione da un gruppo particolare; è da ricondurre più all’assertività che all’aggressività; Violenza bizzarra: crimini di tipo psicopatico.

Numerosi studi hanno indagato i rapporti tra frustrazione ed aggressività arrivando a stabilire che: - la forza della reazione aggressiva è in rapporto diretto con l’intensità della motivazione frustrata; - la forza della reazione aggressiva cresce in funzione della prossimità dell’oggetto o dell’evento desiderato (cioè se la frustrazione accade nella fase che precede immediatamente la soddisfazione del bisogno); - la forza della reazione aggressiva cresce al crescere dei comportamenti soggetti a frustrazione (cioè quanto maggiore è il numero delle vie di soddisfazione precluse); - indipendentemente dalla forza della motivazione frustrata, la reazione aggressiva è meno frequente ed intensa se la frustrazione è accompagnata da una giustificazione accettabile che tolga il carattere arbitrario all’agente frustrante. Infine, alle variabili sopra esposte occorre aggiungere la “costituzione” (il substrato biologico dell’individuo) e l’“inibizione”, una variabile condizionata sia dalla costituzione sia dall’ambiente sociale e familiare. MODELLI TEORICI: Sono state effettuate diverse teorie e ricerche che riguardano la frustrazioneaggressività. Approcci biologici:

- Prospettiva etologica: maggior esponente Lorenz che considera il comportamento aggressivo degli animali e degli umani come guidato da un’energia interna che è rilasciata da stimoli legati all’aggressività. Nel suo noto modello della caldaia a vapore, assume che l’energia aggressiva sia prodotta continuamente dall’organismo e che se supera un certo livello senza che sia rilasciata per uno stimolo esterno, essa strariperà, portando ad aggressioni spontanee. Gli psicologi hanno messo in dubbio l’applicazione al comportamento umano degli studi di Lorenz sugli animali. - Prospettiva genetica del comportamento: esaminano il grado i cui le differenze individuali nel comportamento aggressivo possono essere legate a differenze nel patrimonio genetico. - Ricerche biologiche legate al ruolo degli ormoni: l’aumento drastico del testosterone, l’ormone sessuale maschile, nei ragazzi in pubertà è stato collegato all’incremento delle condotte aggressive in questo periodo dello sviluppo. Approcci psicologici: - Ambito psicoanalitico: Freud ha analizzato le reazioni successive alla mancanza di una gratificazione dell’Es; - Ambito gestaltista: la frustrazione è stata studiata con Lewin che ha analizzato con esperimenti gli effetti dell’agitazione e ansia dovuti all’interruzione forzata di un compito. (APPROFONDITA) - Ipotesi frustrazione-aggressività: (Dollard e Miller 1939) è una delle prime teorie sull’origine dei comportamenti aggressivi verificate empiricamente. Essa afferma che “la frustrazione causa un’istigazione a diversi tipi di risposte, una delle quali è l’istigazione a una qualche forma di aggressività”. In questa prospettiva, l’aggressività non è la sola, ma una delle possibili risposte alla frustrazione. Se una frustrazione porterà o meno a una risposta aggressiva, dipenderà dall’influenza di altre variabili individuali o ambientali. La paura di essere puniti per un’aggressione palese o la mancanza della fonte di frustrazione sono tra i fattori che inibiscono l’aggressività. Quindi, la frustrazione determina sempre l’aggressività e l’aggressività è sempre conseguenza della frustrazione. Tuttavia, la frustrazione che non può essere

espressa sotto forma di ritorsione aggressiva verso la fonte originale è spesso DEVIATA, cioè diretta verso una persona bersaglio innocente a cui è possibile accedere con maggiore facilità o è meno minacciosa. Una variabile che si è dimostrata in grado di incrementare la possibilità di una risposta aggressiva alla frustrazione è la presenza di STIMOLI AGGRESSIVI. Essi sono quegli aspetti della situazione che conducono l’attenzione dell’attore verso la possibilità di una risposta aggressiva, come per esempio vedere delle fotografie di persone che lottano o aver letto i nomi di famosi campioni di boxe. L’auto aggressività si manifesta, invece, quando il soggetto considera sé stesso l’agente frustrante o quando l’aggressività è inibita dal soggetto invece che da cause esterne. RICERCHE: A sostegno della frustrazione deviata, Marcus-Newhall (2000) in una meta-analisi condotta su 49 studi, rilevarono un risultato ricorrente: le persone frustrate mostrano una deviazione dell’aggressività dalla fonte di frustrazione verso bersagli meno potenti o più accessibili. A sostegno degli stimoli aggressivi che inducono l’attore verso l’aggressività, uno studio di Berkowitz e colleghi (1967) dimostrarono che partecipanti frustrati dall’aver ricevuto in precedenza delle valutazioni negative somministravano un numero maggiore di scosse elettriche (misura dell’aggressività) in presenza di armi, cioè di stimoli aggressivi, che in presenza di una racchetta da volano, cioè di un oggetto neutro. LIMITI: -Il limite più importante riguarda la relazione causale tra frustrazione e aggressività, in quanto ritenuta troppo semplicistica. Infatti, non sempre la frustrazione segue l’aggressività: ci sono persone che la inibiscono, ci possono essere esiti depressivi, oppure esiste semplicemente l’aggressività senza frustrazione. -Dollard è stato criticato per la non scientificità, in quanto non utilizza il metodo sperimentale, ma quello osservativo. - Neossociazionismo: Berkowitz (1993) estese l’ipotesi frustrazioneaggressività ad una teoria più generale per superare i limiti della teoria di Dollard. Egli ipotizzò che la frustrazione sia uno degli stimoli in

grado di suscitare un’attivazione affettiva negativa, e che altri stimoli avversivi, come il dolore o il rumore, possono allo stesso modo far scattare delle risposte aggressive. Berkowitz ha soffermato l’attenzione sugli “indizi aggressivi”, cioè gli oggetti presenti nell’ambiente e che rinviano alla violenza e finiscono per suggerire un’azione distruttiva e quasi a “legittimarla” in quanto “idonea” al contesto. In un esperimento di Berkowitz e La Page, alcuni soggetti sperimentali vennero divisi in due gruppi: ciascun soggetto veniva addestrato da un complice dello sperimentatore a svolgere un compito e riceveva una scossa quando non lo eseguiva correttamente. Su uno dei due gruppi si cercò di indurre uno stato di frustrazione attraverso continue provocazioni, e somministrando più scosse per punire gli errori. In una seconda fase dell’esperimento, i ruoli venivano invertiti, dunque doveva essere il soggetto sperimentale ad insegnare al complice dello sperimentatore punirlo con le scosse in caso si errore. I soggetti vennero ridistribuiti formando 3 gruppi: il primo gruppo operava in un contesto privo di armi, il secondo in un contesto dove erano presenti armi, il terzo in un contesto dove erano presenti armi appartenenti al complice dello sperimentatore che prima aveva somministratole scosse. I soggetti di quest’ultimo gruppo si rivelarono i più aggressivi: da qui si teorizzò “l’effetto arma”. Quando esistono pregresse condizioni di frustrazione e risentimento, le armi in vista si prestano a trasformare questo stato emotivo in comportamento aggressivo, offrendo un appiglio per innescare una sequenza distruttiva. Ciò si osserva, ad esempio, nei casi di disordini pubblici, quando la sola vista dei poliziotti e l’avere a portata di mano manganelli o bastoni può scatenare una reazione di attacco da parte di manifestanti già ribelli e adirati. - Apprendimento e aggressività: APPROFONDITA (paradigma comportamentista) Bandura (1983) sostiene che le esperienze apprese nel corso dei processi di socializzazione sono senza alcun dubbio importanti, nell’influenzare lo sviluppo di schemi di comportamento aggressivo. L’apprendimento viene definito come il cambiamento del comportamento tramite l’esperienza, a due meccanismi in particolare guidano l’acquisizione di comportamenti aggressivi: il rinforzo diretto e modellamento (rinforzo vicario). Con rinforzo diretto ci si riferisce

all’esperienza di essere premiato per un comportamento aggressivo, sia perché si raggiunge uno scopo desiderato tramite l’atto aggressivo o perché si viene ammirati socialmente per aver mostrato un comportamento aggressivo. Es: i bambini che vengono incitati dai propri genitori a “cavarsela da soli” dopo essere stati provocati, o quelli che riescono a prendere un giocattolo che volevano strappandolo a un altro bambino, imparano che essere aggressivi premia e sono incoraggiati dagli effetti positivi del proprio comportamento a mettere in atto azioni altrettanto aggressive in futuro. Il modellamento si riferisce all’apprendimento per imitazione. Anche osservare altre persone che vengono premiate per i loro comportamenti aggressivi aumenta la probabilità di azioni aggressive da parte degli spettatori. La prospettiva dell’apprendimento sociale, è uno dei principali approcci teorici per comprendere gli effetti dei media violenti sui comportamenti aggressivi, che può essere considerato come un caso paradigmatico di apprendimento per osservazione. RICERCA: Studio di Bandura, Ross e Ross (1963), introdussero il paradigma Bobo Doll. Nell’esperimento furono reclutati 72 bambini in età prescolare, suddivisi in tre gruppi: 24 bambini vennero esposti a modelli adulti che si comportavano in modo aggressivo nei confronti del grande pupazzo gonfiabile Bobo, 24 bambini vennero esposti ad un modello non aggressivo e i restanti nel gruppo di controllo il bambino era solo nella stanza e giocava liberamente. I bambini furono suddivisi per ciascun gruppo in metà femmine e metà maschi. Ogni bambino fu sottoposto alla scena singolarmente, in modo da non essere influenzato dagli altri bambini. In seguito si diede ai bambini la possibilità di giocare con il pupazzo. I bambini che avevano osservato i modelli aggressivi, a sostegno della teoria, mostrarono più comportamenti aggressivi nei confronti del pupazzo rispetto a coloro che avevano osservato dei modelli non aggressivi. Inoltre sia i maschi che le femmine, esposti a modelli aggressivi dello stesso sesso, mettevano in atto più comportamenti aggressivi rispetto a quelli esposti a modelli esposti del sesso opposto (i maschi con una percentuale maggiore).

LIMITI: -La teoria presenta punti di debolezza che vengono individuati nel permanere di un’eccessiva enfasi sul comportamento e su un apprendimento di tipo cumulativo. -Mancano chiare spiegazioni sul come avvenga l’apprendimento osservativo; -Insufficiente valorizzazione dell’emotività e della qualità dei processi cognitivi. - Modelli socio-cognitivi: questi modelli si concentrano sul ruolo delle rappresentazioni cognitive come predittori dei comportamenti aggressivi. Huesmann (1998), ipotizzò che il comportamento sociale, in generale, e quello aggressivo in particolare, si formi sulla base di rappresentazioni astratte dei comportamenti appropriati in diverse situazioni e contesti. Queste rappresentazioni sono script aggressivi, cioè delle linee guida per decidere se mettere in pratica o meno un comportamento aggressivo in una data situazione. Lo script contiene anche le credenze normative, che indicano quando è appropriato mostrarsi aggressivi e quali tra le diverse varianti dello script mettere in atto. Anderson e colleghi (2000), hanno combinato le diverse possibilità di conoscenza e le spiegazioni psicologiche che portano ai comportamenti aggressivi, nel MODELLO GENERALE DELL’AGGRESSIVITA’, integrando le diverse variabili in gioco: differenze individuali, situazionali, stato interno, cognizioni accessibili (script), emozioni e attivazione percepita, valutazione automatica e controllata e esito di comportamento. Le ricerche mostrano che il comportamento aggressivo varia sia in funzione di variabili individuali che del contesto. L’aggressività di tratto e l’interpretazione delle azioni altrui come espressione ai scopi ostili (bias di attribuzione ostile) predicono differenze nella facilità con cui possono essere messe in atto risposte aggressive. Il consumo di alcol e l’esposizione a media violenti, possono aumentare la messa in atto di aggressività. Tuttavia una lunga esposizione a violenza dei media produce assefuazione. Infine ci sono differenze di genere secondo cui gli uomini sarebbero più aggressivi fisicamente, mentre le donne tendono ad essere aggressive a livello relazionale attraverso la manipolazione psicologica, esclusione

sociale o mettendo in atto strategie per deteriorare le relazioni (calunnie e bugie). STRUMENTI: TEST PROIETTIVI: il test Rorschach e il PFS (Picture Frustration Study) di Rosenzweig. Il Picture Frustation Study (Rosenzweig, 1978) è uno strumento semi-proiettivo, costituito da 24 vignette rappresentanti una figura destra frustrante e un’altra a sinistra con il balloon in bianco da completare. L’autore individua due categorie di analisi: la direzione dell’aggressività (che può essere extra-aggressività, intra-aggressività o repressa) e il tipo di aggressività (quelle prevalenti sono: dominanza dell’ostacolo, la difesa dell’Io e la persistenza del bisogno; l’ultima è la più adattiva perché il soggetto propone soluzioni all’ostacolo frustrante. -BDHI (Buss Durkee Hostility Inventory, 1957)= indaga non solo il tipo di aggressività, ma anche la modalità con cui viene manifestata. Misura i diversi aspetti dell’aggressività verso se stessi e verso gli altri (aggressività diretta o fisica, indiretta o contro le cose, verbale, irritabilità, oppositività, risentimento, sospettosità e senso di colpa) e permette la costruzione di un profilo di comportamento aggressivo. Gli item, dicotomi (Vero/Falso), definiscono sette tipi di condotte aggressive (Aggressività Diretta, Indiretta e Aggressività Verbale, Irritabilità, Negativismo, Risentimento e Sospettosità), la Colpa, l’Aggressività totale ed un Indice di inibizione/ disinibizione dell’aggressività, che è il risultato del rapporto fra aggressività totale e colpa. -DSHI (Deliberate Self-Harm Inventory)= è un questionario self report composto da 17 item che permette di rilevare la messa in atto di diverse forme di autolesionismo intenzionale, inteso come quella condotta diretta e deliberata volta a danneggiare il proprio corpo o una parte di esso senza che vi sia un intento suicidario cosciente; -MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory,1940)= presenta la sottoscala della deviazione psicopatica che fornisce informazioni sulle attitudini aggressive dei soggetti e dunque consente di contestualizzare questo comportamento in un quadro più completo di personalità;

-L’Aggressive Scale of the Child Behavior Checklist - CBCL (Achenbach, 1978; Achenbach e Edelbrock, 1979) è una scala composta da 118 item, valutati con un punteggio da 0 a 3, che indaga il comportamento del bambino nei 12 mesi precedenti l’intervista. Di questo strumento ne esiste anche una versione per gli insegnanti, la Teacher’s Report Form — TRF (Edelbrock e Achenbach, 1984), un questionario che deve essere compilato dagli insegnanti e che valuta su una scala da 0 a 5 i 118 item della CBCL più 4 item aggiuntivi sul funzionamento adattivo, valutati con un punteggio da 0 a 7. Diversi studi hanno messo però in discussione la validità di questo strumento di valutazione. -HDHQ

(Hostility and Direction of Hostility Questionnaire) valuta la tendenza all’acting-out dell’ostilità, la critica degli altri, il sentimento di colpa, l’autocritica, l’ostilità proiettata all’esterno. AMBITI APPLICATIVI: PSICOLOGIA SCOLASTICA: negli ultimi decenni è diventato di fondamentale importanza il ruolo della scuola nella prevenzione dei comportamenti aggressivi, soprattutto con la diffusione del fenomeno del bullismo. È importante che nelle scuole vengano attuati programmi di prevenzione e intervento mirati a sviluppare un’educazione alla non violenza. Lo scopo dovrebbe essere quello di aiutare i ragazzi e bambini ad affrontare in modo appropriato tutte le situazioni che potenzialmente sono in grado di suscitare reazioni violente ed aggressive. Esistono giochi ed esercizi di interazioni per cui i ragazzi che si trovano in situazioni di rabbia e aggressività vengono portati in situazioni di tensione dove il superamento dei problemi e la ricerca di soluzioni non aggressive si fa più accessibile. In alcuni giochi ed esercizi i ragazzi vengono portati in una situazione di tensione dove il superamento dei problemi e la ricerca di soluzioni non aggressive si fa più accessibile. L’esercizio “Missili in partenza” vede ragazzi che: tamburellano con le dita sul tavolo, dapprima lentamente poi sempre più forte e velocemente; in seguito, battono il palmo della mano sul tavolo o battono le mani sempre più forte; battono i piedi per terra, prima lentamente poi sempre più forte; un leggero ronzio diventa un forte grido; rumore e movimento sono sempre più forti e i ragazzi si mettono in piedi e portano in aria le braccia urlando: il missile è partito. Lentamente si

rimettono a posto e i loro movimenti si calmano e il rumore diventa un ronzio fino al silenzio: il missile è scomparso tra le nuvole. Il gioco “Se fossi arrabbiato” consiste nello scrivere, ciascuno per conto proprio, in che modo hanno superato la propria rabbia, e scrivere le idee più originali su un cartellone della classe; alcune modalità per superare i momenti di collera sono state: andare in bicicletta, fischiare, tirare un pallone contro il muro, ascoltare musica. PSICOLOGIA SOCIALE: con lo scopo di analizzare i fenomeni aggressivi nei contesti di interazione tra in-group e out-group, nei contesti politici e n...


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