geografia delle comunicazioni e del commercio internazionale 8 PDF

Title geografia delle comunicazioni e del commercio internazionale 8
Course Geografia delle comunicazioni e del commercio internazionale  
Institution Università degli Studi di Verona
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Geografia delle Comunicazionie del CommercioInternazionale - SaviGeografia Economica Università degli Studi di Verona 117 pag.Document shared on docsity1GEOGRAFIASPAZIO : concetto base della geografia / oggetto centrale della riflessione geografica. Nel linguaggio comune è spesso sovrapposto al conc...


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Geografia delle Comunicazioni e del Commercio Internazionale - Savi Geografia Economica Università degli Studi di Verona 117 pag.

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GEOGRAFIA SPAZIO: concetto base della geografia / oggetto centrale della riflessione geografica. Nel linguaggio comune è spesso sovrapposto al concetto di “territorio”, in realtà i due differiscono per significato. Lo spazio, infatti, è soggetto ad alcune conseguenze di diversi fenomeni, come quelli economici. Lo spazio è sostanzialmente una rappresentazione che noi diamo, dunque non ha niente di assoluto. La distanza fisica e kilometrica non è importante, è importante quella che chiamiamo distanza funzionale, ovvero quello che non si misura in termini di km, ma in tempi di percorrenza dello spazio o in costi di trasporto. Lo spazio geografico è uno spazio relazionale, in quanto prende in analisi le relazioni tra singoli oggetti geografici. Gli oggetti analizzati comprendono le rispettive relazioni e non sono presi solo specificatamente. Ne sono un esempio le imprese o le città. Lo spazio geoeconomico è l’oggetto di studio della geografia economica. ! La geografia analizza tutti i fenomeni nel loro impatto spaziale. Un tempo la geografia:  Andava a vedere la localizzazione degli oggetti nello spazio, cioè la posizione esatta rispetto a sistemi di riferimento come la latitudine e la longitudine  Classificava questi oggetti  Li analizzava rispetto alla distanza che li separava  Li trasferiva sulla carta geografica MA non c’è nulla di assoluto neanche nella rappresentazione. Faceva riferimento ad un’idea di spazio assoluto. Ne derivava una geografia chiamata nozionistica, che si occupava dell’individuazione e della localizzazione di oggetti geografici. Prendendo in considerazione aspetti economici, si avrà una geografia di tipo economico. La geografia economica si occupa / studia le relazioni (relazioni economiche) che intercorrono tra oggetti geografici in uno spazio (spazio geo-economico). Le relazioni si distinguono in: - orizzontali (o interazioni spaziali): relazioni che collegano i vari punti / oggetti nello spazio, legano cioè aree con maggiori scambi tra di loro in cui i collegamenti sono molto più densi. Questi flussi collegano direttamente i vari oggetti, come le imprese, le regioni e, in scala ancora maggiore, i paesi. Queste relazioni, nonostante siano flussi immateriali, sono molto più concrete di quanto in realtà possano sembrare. Questi flussi vengono descritti grazie ad indicatori di carattere quantitativo / statistico. Es. flussi commerciali di import / export, flussi turistici di persone, flussi di scambio, flussi di commercio estero. Esistono anche relazioni orizzontali di tipo immateriali. Es. flussi finanziari, di denaro. Es. flussi d’informazione - verticali (o ecologiche): legano un oggetto geografico (es. un’impresa) al luogo in cui è localizzato. Ne sono un esempio la relazione tra un’impresa e la risorsa mineraria da cui trae 1

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la materia prima, le conoscenze o le dotazioni infrastrutturali localizzate in un determinato territorio. Questi sono tutti fattori che danno una determinata specificità al territorio. ! Relazioni orizzontali + verticali → TERRITORIO (è più di semplice spazio). Ha una definizione molto meno astratta rispetto allo spazio ed ha una valenza più concreta e specifica.  ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE: forma che assumono relazioni orizzontali e verticali in un determinato luogo e in un determinato momento. L’organizzazione territoriale è rappresentata con il concetto di sistema territoriale locale, il quale diventa a sua volta un oggetto geografico. Il sistema locale territoriale è un insieme di relazioni orizzontali tra oggetti, circoscritte in un determinato luogo che può essere più o meno ampio. Per questo motivo esistono reti locali e sovralocali, che hanno la funzione di mettere ordine concettualmente all’interno del territorio. AMBIENTE: componente del territorio (perché comprende la risorse fisiche). aspetti fisico-naturali che influiscono sul territorio. Comprende l’ecosistema in cui siamo immersi, ovvero un insieme di relazioni che ci permettono di connetterci con l’esterno. SCALA GEOGRAFICA (≠ cartografica): rapporto tra una lunghezza che misura sulla carta e la corrispondente lunghezza reale. È’ la grandezza che permette di leggere le carte geografiche. Esempio. Scala che va dal quartiere alla città. Qualunque riflessione geografica è sempre rapportata a una scala, si dice infatti che studiamo i fenomeni in senso trans-scalare. Non bisogna confondere però la scala cartografica (rapporto tra una misura sulla superficie terrestre e la sua rappresentazione sulla carta) con la scala geografica (livello spaziale in cui rapportiamo i nostri fenomeni). Un esempio di quest’ultima è la scala globale, che rappresenta i rapporti tra i veri paesi in termini di relazioni orizzontali. Scendendo ci sono scale più piccole (nazionali, regionali, provinciale). ! Per valutare i flussi di commercio estero occorre valutare una scala di tipo globale. ! Per valutare flussi turistici è possibile valutare più di una scala. ! Ogni fenomeno ha una SUA scala, o più di una. TEMPO: dimensione che influisce su spazio e territorio e in particolar modo sui suoi cambiamenti. L’organizzazione territoriale attuale dipende da tutta una serie di precedenti organizzazioni territoriali. ! Spazio e tempo sono variabili strettamente legate.

Globalizzazione: riduzione dello spazio e del tempo, che si accompagna a una diffusione di prodotti di qualunque tipo e in qualsiasi luogo del globo in tempi brevissimi. Questa riduzione è determinata dal progresso dei mezzi di comunicazione, che ha portato a una comunicazione più diretta e più veloce, alla diffusione di prodotti “simbolo” di grandi multinazionali (Coca Cola, Nutella), dall’omogeneizzazione dei gusti e delle culture, dalla formazione di non luoghi (Marc Augé) e infine da fenomeni globali come le crisi economiche, la disoccupazione, il terrorismo, il cambiamento climatico. 2

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→ “annullamento” spazio-tempo Il significato del concetto di “distanza” sembra avere sempre meno importanza. Per effetto delle nuove tecnologie della comunicazione, la dimensione spaziale si riduce ma spazio e tempo non si annullano. → diffusione globale di prodotti e servizi e prodotti “simbolo” Es. beni alimentari, tecnologici, farmaceutici, agricoli, ma anche beni immateriali (denaro) e persone. Si tratta di prodotti, ma anche servizi, delle grandi imprese multinazionali, un tempo controllati da pochi Paesi. Es. Coca-Cola, McDonald’s, Apple, Benetton, Lenovo Anche in Italia esistono prodotti diventati multinazionali. Es. Nutella, nata da una piccolissima impresa, prima della fine della seconda guerra mondiale nel territorio di Alba (Cuneo). → omogeneizzazione dei gusti e delle culture e formazione dei “non luoghi” ! “non luoghi” (Auge’): luoghi privi di una propria identità ma simili tra di loro, dove si incrociano grandi flussi di persone senza in realtà incontrarsi. Es. grandi luoghi della distribuzione (grandi centri commerciali), grandi stazioni e aeroporti.

Abbiamo due definizioni di globalizzazione: 1. M. McLuhan sosteneva si stesse formando un “villaggio globale”, poiché quelli che allora erano i moderni media stavano producendo una certa forma di omologazione culturale su tutto il pianeta. A quei tempi si riferiva in particolar modo alla televisione. L’omogeneizzazione dei gusti avrebbe ravvicinato il mondo. All’interno del mondo circolano gli stessi prodotti, informazioni, modelli. 2. T. Levitt (economica americano) sosteneva la globalizzazione avrebbe portato ad un’integrazione economica su scala mondiale; il mondo sarebbe diventato un unico mercato. Descrive processi di carattere prettamente economico. Oggi queste due definizioni sono un po’ superate, in quanto è preferibile ragionare in termini di cambiamento di scala, cambiando dunque l’ottica con cui si leggono i fenomeni economici. Da ciò derivano altre definizioni più attuali. 1. «Ampliamento, intensificazione e accelerazione delle relazioni tra soggetti localizzati in differenti aree del pianeta, che coinvolge più dimensioni (economica, ambientale, culturale …) e che deriva da un percorso storico» (Dematteis et al., 2010). Secondo la definizione di Dematteis, dobbiamo adottare una prospettiva di carattere storico per risalire alle varie fasi di globalizzazione, in quanto il mondo è sempre stato aperto verso nuove relazioni. Dematteis sostiene molti fenomeni cambino scala, creando un’intensificazione / ampliamento / accelerazione delle relazioni tra soggetti localizzati in differenti aree del pianeta. Coinvolge più dimensioni. La globalizzazione non è un fenomeno nuovo che appare all’improvviso ma è il risultato di un processo storico ( ! variabile tempo). Una prima globalizzazione si colloca come 3

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conseguenza della rivoluzione industriale perché si è diffuso un modo di produzione capitalistico progressivamente a tutto il mondo e perché con tutte le innovazioni si è aperto un primo importante spazio commerciale. La prima fase risale all’800, quando lo spazio globale era dominato dall’impero. a questo periodo vediamo già dei processi di omologazione, in quanto il modello inglese si diffonde prima in tutta la Gran Bretagna, poi negli Usa e successivamente in tutto il mondo. Ad accompagnare dobbiamo ricordare le innovazioni nel settore dei trasporti che hanno reso possibile questa prima globalizzazione. I flussi commerciali si dimostrarono in continua crescita. La seconda globalizzazione (prima parte del ‘900) si lega al progressivo sviluppo del modello di produzione fordista, con le innovazioni dei trasporti del primo dopoguerra, della grande impresa multinazionale (= impresa che conquista mercati anche lontani e va a produrre in luoghi diversi da quelli in cui ha sede la sua realtà economica). Si tratta di strategie assunte anche da imprese di medie e piccole dimensioni. Negli ultimi decenni del ‘900 fenomeni di carattere geopolitico (= processi di liberalizzazione) hanno dato impulso al commercio internazionale e agli investimenti esteri da parte delle multinazionali → tendenza alla deregulation economica. La terza ha avuto inizio negli anni finali del secolo scorso e la stiamo vivendo ancora oggi. Alla fine degli anni ‘80 sono venuti a convergere una serie di fattori che hanno fatto detonare queste relazioni accelerando il processo di apertura che i vari paesi hanno tra di loro. Tra questi possiamo individuare in primis un processo di liberalizzazione commerciale, il quale ha portato a una vera e propria esplosione del commercio internazionale. Ad esso si aggiunge la deliberalizzazione del mercato dei capitali, grazie al quale sono state abbattute le barriere che bloccavano la libera circolazione dei capitali. Inoltre troviamo anche cambiamenti di carattere geopolitico (come la caduta del muro di Berlino) che hanno aperto a una serie di scambi prima inesistenti, in particolar modo tra l’Europa occidentale e orientale, innovazioni nel settore dei trasporti fisici che hanno abbassato costi e tempi di percorrenza, ed infine l’effetto dirompente della rivoluzione informatica, la quale permette una frammentazione spaziale della produzione su scala globale e consiste nella realizzazione e nell’assemblaggio di diverse componenti in paesi diversi e spesso lontani tra loro. 2. «Aumento delle interdipendenze territoriali in cui giocano un ruolo rilevante la scala globale e quella locale» (Veltz, 1998) Veltz sostiene la globalizzazione non abbia portato solo ad una standardizzazione dei modi di produrre ma anche a delle reazioni di culture e produzioni locali. La globalizzazione ha dunque spinto gli enti locali a specializzarsi per poter competere. È rilevante un aumento della localizzazione più che della globalizzazione. Il locale si interseca con il globale e assume diverse dimensioni. Es. caffetteria Starbuck’s a Dubai; pizza & kebap. 3. Il fenomeno della globalizzazione può essere interpretato come un’esperienza sociale: compressione spazio-temporale» (Harvey, 1989) Harvey si riferisce alla globalizzazione come esperienza sociale. Si chiede se tutti la percepiscano. Esistono ancora spazi che non sono entrati all’interno di queste dinamiche. Secondo Harvey la percezione della globalizzazione è molto variabile e la compressione spazio-temporale dipende molto 4

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dal luogo in cui viviamo. Si è sicuramente verificata un’intensificazione dei rapporti e un’estensione geografica, ma ci sono ancora paesi e individui che rimangono fuori dal processo di globalizzazione. ! La produzione nell’era della globalizzazione non riguarda più solo la diversa distribuzione delle materie prime, delle industrie e dei mercati, ma ora coinvolge anche i diversi momenti del processo produttivo. ! Le tecnologie circolano a livello globale ma la difficoltà sta nell’avere la possibilità di incorporarle.

MISURAZIONE E CHIAVI DI LETTURA DELLA GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA Fattori (soprattutto nel secondo dopoguerra) che segnano l’apertura del sistema degli scambi commerciali, gli investimenti diretti esteri, i flussi finanziari, dunque in senso più ampio la globalizzazione: - I trasporti e le nuove tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni (ICT), dietro alle quali opera l’innovazione tecnologica che cambia anche l’organizzazione stessa della produzione - La divisione internazionale del lavoro, dietro alla quale operano le imprese multinazionali (principali attori) - Le politiche di liberalizzazione, dietro alle quali operano le grandi organizzazioni sovranazionali (soprattutto la WTO) ! Crescita scambi commerciali + investimenti diretti esteri + flussi finanziari = globalizzazione Il fenomeno degli scambi commerciali internazionali deve essere letto assieme agli altri due indicatori, ovvero gli investimenti diretti esteri e i flussi finanziari, poiché tutti e tre sono in crescita esponenziale da alcuni decenni e insieme costituiscono un misuratore per il processo di globalizzazione dell’economia.  Flussi finanziari = riguardano scambi di monete, titoli azionari, obbligazioni che hanno un carattere prevalentemente di tipo speculativo / finanziario. CRESCITA DEL COMMERCIO MONDIALE Se gli investimenti esteri e i flussi finanziari sono un fenomeno più recente, il commercio è invece sempre esistito in diverse forme ed espressioni, nella storia dell’uomo, è cambiato solo il suo raggio geografico e la sua intensità. Anche prima della comparsa della moneta, si scambiavano merci contro merci (baratto). Analizzando il grafico, possiamo risalire alle cause di questi fenomeni. Una di queste è la divisione internazionale del lavoro, la quale consiste in una frammentazione dello stesso tra i vari paesi del globo. La seconda causa è l’esponenziale evoluzione dei trasporti e delle comunicazioni 5

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(ICT), la quale ha facilitato il trasferimento delle merci, ma allo stesso ha cambiato i metodi di produzione. L’ultima causa sono le politiche di liberalizzazione, che hanno portato nel corso del tempo ad un progressivo abbattimento delle barriere e dei dazi, facilitando il trasferimento di beni e servizi. Dietro queste tre grandi cause ci sono dei processi come l’innovazione tecnologica, la quale influisce sugli scenari economici mondiali, sui modi di produrre e sulle decisioni localizzative delle imprese stesse. Un soggetto che interviene nello scenario globale economico e politico è individuabile nelle grandi imprese multinazionali, poiché alla base delle reti di divisione internazionale del lavoro e del commercio estero stesso con i suoi investimenti c’è la loro azione e l’esercizio delle loro strategie sullo scenario globale e internazionale. Tuttavia, anche le piccole imprese e i distretti industriali giocano un ruolo fondamentale nel mercato internazionale dell’import/export. Infine, dietro le politiche di liberalizzazione troviamo degli “attori”, le organizzazioni sovranazionali, in particolar modo la W.T.O. (World Trade Organization). Il grafico ci indica una crescita progressiva durante la rivoluzione industriale (un’apertura dei primi scambi internazionali), la quale è tuttavia nettamente inferiore al boom e alla crescita esponenziale che si è verificato nella seconda metà del secolo scorso. Attraverso i flussi si è verificata una crescente integrazione delle economie mondiali, la cui intensità può variare a seconda delle aree e delle economie dei rispettivi paesi. Gli ultimi decenni del ‘900 vedono un’impennata. Negli ultimi due decenni del ‘900, il commercio internazionale cresce annualmente ad una dimensione doppia rispetto al PIL mondiale. COMPOSIZIONE DELLE ESPORTAZIONI DI MERCI Al giorno d’oggi, la quota più importante degli scambi è data dai prodotti manifatturieri. Lo spostamento dal settore primario a quello secondario è coerente con il cambiamento economico del secondo dopoguerra, in quanto nei paesi più avanzati l’agricoltura ha perso importanza lasciando spazio al settore secondario e a quello dei servizi. All’interno della quota dell’export dei prodotti manifatturieri circolano tante componenti e tanti semi-lavorati che costituiscono un commercio intraaziendale tra le varie multinazionali, le quali non si limitano a scambiare prodotti finiti, piuttosto si concentrano su parti di prodotti che poi saranno assemblati in un paese finale. Nei flussi del commercio internazione perde d’importanza l’agricoltura, in primo luogo nei paesi industrializzati (economicamente avanzati). La quota va dall’8%, per poi risalire al 10%. Aumenta la quota di prodotti manifatturieri. Le esportazioni di merci sono costituite prevalentemente da prodotti manifatturieri. Il settore “manifattura” comprende i semilavorati, componenti, input che si cambiano le imprese per realizzare il prodotto finito. ANDAMENTO DEL COMMERCIO MONDIALE DI BENI L’andamento è molto più altalenante rispetto al passato. Fino al 2008 si è verificata una crescita consistente, ma dopo la crisi economica e finanziaria del 2009 si nota una brusca caduta del commercio internazionale, in quanto essa ha avuto un impatto immediato su tutto il sistema. Si ha una ripresa dei flussi e una crescita, accompagnata da una piccola stasi del 2011-2012, anni in cui si è verificato un secondo contraccolpo della crisi. Dopo una nuova crescita, gli anni 2015/2016 vedono una ricaduta ma anche un’immediata ripresa nel 2017. Vi sono diverse opinioni riguardo a questo 6

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trend altalenante: secondo alcuni studiosi questi dati sono indice di un rallentamento totale della globalizzazione; secondo altri essi sono legati a fenomeni congiunturali come la caduta del prezzo del petrolio o il momentaneo blocco della crescita di paesi come la Cina. Il periodo precedente era dominato da un processo didegli scambi, promosso dalla WTO. Il fenomeno della globalizzazione sicuramente non è più all’apice come agli anni ’90, ma è da considerarsi in una fase di assestamento, la quale non indica tuttavia una crisi totale e un fallimento del sistema. ANDAMENTO DEL COMMERCIO MONDIALE DI SERVIZI Le principali economie mondiali si sono fortemente terziarizzate nel corso degli ultimi anni, infatti anche il trend del settore terziario rispecchia l’andamento delle merci e dei beni: crescita, caduta nel 2008, assestamento, caduta, ripresa.. I servizi prevalentemente scambiati su scala globale riguardano il turismo, i trasporti e la finanza. Il volume dei servizi è nettamente inferiore rispetto alle merci, in quanto questi vivono ancora di vicinanza e prossimità tra domanda e offerta. Quote di mercato sulle esportazioni mondiali di merci per area geografica Le quote di mercato ci permettono di capire i rapporti di forza tra le varie aree geografiche nel valore totale dell’export mondiale di beni e merci. Il commerci...


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