Gesuiti e giansenisti PDF

Title Gesuiti e giansenisti
Course Storia dei modelli
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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Riassunto libro Gesuiti e giansenisti ...


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Gesuiti e giansenisti GESUITI E GIANSENISTI. Modelli e metodi educa educativi tivi a confronto. Capitolo 1: due modelli dif difffer erenti enti tra XVI e XVII secolo secolo.. 1.1.La La reno renovatio vatio tra Rifor Riforma ma e Controrifor Controriforma ma ma. I recenti orientamenti storiografici considerano la Riforma protestante, come un evento traumatico, scismatico ed eretico, insieme che, nel corso secolo XVI, separa dalla chiesa di Roma gran parte dei cristiani dell’Europa centro settentrionale creando alle Chiese dette protestanti. Questa lacerazione è dovuta a molteplici ragioni, di ordine morale: la corruzione e la mondanizzazione del clero, il cumulo dei benefici ecclesiastici conferito agli altri prelati. Accanto alle ragioni morali e religiose, ci sono anche motivazioni politiche ed economiche. A ciò si affianca il clima culturale dell’umanesimo che, mentre in Italia è stato: un movimento per pochi staccato dal popolo, nel resto d’Europa corrisponde alle esigenze di una nuova spiritualità. L’opera degli umanisti, che contrappone la semplicità dell’Evangelo alle complicazioni della teologia medioevale, contribuisce a creare terreno fertile per le idee che poi sfociano nella Riforma. Chi avvia la Riforma è Martin Lutero, frate tedesco dell’ordine degli Agostiniani, che assillato dal pensiero del peccato e della dannazione, sente fortemente l’impotenza dell’uomo di fronte all’altezza inaccessibile di Dio. Meditando sugli scritti di San Paolo egli giunge alla certezza che l’uomo non si salva per i propri meriti ma per i meriti di Gesù Cristo morto per lui sulla croce purché abbia una grande fede; formula così la sua dottrina della salvezza, nota come dottrina della giustificazione per fede, che modifica la concezione di Dio presentata dalla Chiesa medioevale: non più un giudice inflessibile dei peccati dell’uomo ma un padre buono per chi ha fede. Lutero elimina il valore liturgico a tutti i sacramenti, eccetto il battesimo e l’eucarestia, riducendoli a momenti dell’individuale e libera esperienza religiosa. In questo modo il rapporto religioso si trasforma in un mistico colloquio tra il credente e Dio. Nello stesso tempo, Lutero, insiste sull’importanza di garantire gratuitamente a tutto il popolo, l’istruzione e l’educazione affinché tutti possano essere in grado di leggere e scrivere e interpretare le Sacre Scritture. La dottrina della giustificazione per fedenon conduce subito alla rottura con Roma. Lo strappo clamoroso avviene in occasione della concessione di una speciale indulgenza proclamata nel 1514, da Leone X allo scopo di raccogliere fondi per la costruzione della nuova basilica di San Pietro. I credenti sono sollecitati a versare offerte in denaro per ottenere per sé o per i propri defunti la remissione delle pene ultraterrene. E dopo questo evento che Lutero affligge, il 31 ottobre 1517, sulla porta della Cattedrale di Wittemberg uno scritto contenente novantacinque tesi che, partendo dal principio della giustificazione per opera della sola fede, confuta non solo la validità delle indulgenze ai fini della salvezza, ma la facoltà stessa della Chiesa di concederle, dato che alla salvezza dell’uomo basta la fede in Cristo. Questa presa di posizione fa divampare l’incendio della riforma. Leone X, nel 1520 emette contro Lutero la Bolla di scomunica, che questi brucia pubblicamente a Wittemburg.

In seguito Lutero, messo al bando dell’impero di Carlo V, usufruisce della protezione dei Principi tedeschi che trovano nella protesta luterana sia l’occasione per strappare al clero romano le terre che la Chiesa di Roma possedeva in Germania sia una giustificazione ideale alla loro lotta secolare contro il potere centrale rappresentato dall’Imperatore. La lotta tra Carlo V, e i Principi protestanti, si finisce con la pace di Augusta (1555) con la quale è riconosciuta ai Principi la libertà religiosa. La Riforma protestante s’intende quindi nell’Europa centro-settentrionale, con la nascita di Chiese riformate diverse tra loro ma accomunate dall’unica radice luterana. La più importante che queste Chiese diviene quella fondata a Ginevra nel 1541 da Calvino. Calvino sviluppa le premesse dottrinali di Lutero in modo autonomo, dando luogo a un movimento riformatore, il calvinismo. Peculiarità del calvinismo, è la dottrina della predestinazione secondo la quale Dio avrebbe scelto gli eletti, i pochi cioè destinati a salvarsi dall’eterna dannazione cui tutti gli uomini sono condannati dal peccato originale. Dal canto suo, la Chiesa cattolica di fronte alla Riforma protestante, reagisce seguendo due diverse strategie:1) la lotta contro ogni eresia per la restaurazione dell’unità di fede che va sotto il nome di Controriforma; 2)la riforma interna, che va anche sotto il nome di Riforma Cattolica. La Controriforma rappresenta la dura controffensiva lanciata dalla Chiesa cattolica allo scopo di impedire al luteranesimo e al calvinismo ulteriori processi. Tale controffensiva è sancita dal Concilio di Trento, indetto da Paolo III nel 1545 e chiuso nel 1563, con il documento conclusivo Professio fidei tridentinae. In realtà però, la chiesa di Roma mette in atto la lotta contro l’eresia già prima che il Concilio di Trento si chiuda; tale lotta è impostata da Paolo III con l’istituzione del tribunale dell’Inquisizione, che raggiunge tutta la sua efficacia sotto il pontificato di Paolo IV Carafa, deciso ad annientare l’eresia con tutti i mezzi a sua disposizione: l’inquisizione, il rogo degli eretici, l’Indice dei libri proibiti. Con l’istituzione dell’Indice il cattolicesimo si chiude al progresso scientifico e filosofico, condannando alla distruzione molte delle opere che hanno contribuito alla storia del pensiero. I tribunali dell’Inquisizione indagano sulla vita e sulle convinzioni dei presunti eretici, sottoponendoli a interrogatori o tortura. Coloro che sono ritenuti colpevoli, se non ritrattano, sono mandati al rogo; vittime illustri sono: Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Galileo Galilei. 1.2.Due visioni antinomiche nella Controriforma: gesuiti o giansenisti. La riforma protestante con l’intento di riportare il Cristianesimo alla purezza delle origini si è rifatta alla dottrina di Sant’Agostino, che considera l’essere umano dopo il peccato originale incapace di scoprire la verità, la sua volontà corrotta lo spinge verso il male egli desidererebbe operare bene; egli può solo sperare che Dio, illuminando la sua mente e fortificando la sua volontà, lo conduca verso la salvezza. I cattolici, e in particolare i gesuiti, non accettano che si debba degradare a tal punto l’essere umano. Hanno una visione più ottimista secondo la quale nell’uomo c’è un residuo di bontà e generosità anche dopo il peccato di Adamo. L’uomo dunque non attende tutto da Dio, come pensano i calvinisti, ma può cooperare alla sua salvezza. I gesuiti riconoscono l’esistenza della libertà umana. Per conciliare liberta umana e Grazia di Dio, la Molina afferma che dopo il peccato originale, Dio dona a tutti una grazia sufficiente che l’essere umano può liberamente accettare o rifiutare. Se accetta, questa diventa grazia efficace e gli consente di salvarsi. La Riforma protestante ha acuito, con la teoria calvinista della predestinazione, il problema non risolto del reciproco rapporto tra volere divino e liberta dell’agire umano. Nel Concilio di Trento si delineano due visioni contrapposte del credo cattolico. Una sostenuta con la forza da domenicani e agostiniani, che asserisce la completa dipendenza dell’uomo da Dio e con essa la predestinazione, per cui si salvano solo gli eletti scelti dalla volontà divina. L’altra, maggioritaria ritiene che occorra attenuare, nella dottrina dei Padri della Chiesa, gli aspetti troppo contrastanti con i

valori dell’umanesimo come il senso della dignità umana, della ragione, della capacità di autodeterminarsi. Questa fu elaborata e attuata dalla compagnia di Gesù, fondata nel 1540 dallo spagnolo Loyola essa, si presenta come milizia cristiana dedita sia alla conversione degli infedeli sia alla difesa della Chiesa e del papato. Infatti, nei confronti degli8 altri Ordini religiosi, i gesuiti aggiungono voti monacali (povertà, castità, obbedienza) un quarto voto, dell’assoluta obbedienza del Papa. La concezione di religiosità abbracciata dai gesuiti incontra aspre resistenze all’interno di vasti settori del mondo cattolico, infatti, chiamarono modernismo gesuitico, i mutamenti sia di dottrina sia di pratica senza tradire il volere di Dio. Nel 1640 è pubblicato l’Augustinus di Giansenio che in vita era avverso ai gesuiti. Egli esprime l’idea che tutti gli uomini nascono dopo il peccato originale, in uno stato di domnatio da cui è possibile uscire con la grazia che Dio concede ad alcuni soltanto i peculiariter selectos, che avranno, quindi i beneficia liberationis. Inoltre Giansenio sostenendo di interpretare il pensiero di Agostino, afferma che l’uomo ha ricevuto da Dio, all’atto della creazione, il dono del libero arbitrio; ma poiché Adamo ha usato tale dono per abbandonarsi alla libidine e alla concupiscenza, tutta l’umanità è stata condannata alla pena del peccato senza alcuna possibilità di risollevarsi. E solo la grazia divina concessa ai pochi eletti da Dio può restituire a questi la libertà del volere. Nel 1642 papa Urbano VIII condanna l’Augustinus per aver violato le deliberazioni di Pio Ve Paolo V che vietano la stampa di tali opere, mentre nel 1653, Innocenzo X, con la Bolla Cum occasione condanna cinque proposizioni tratte dall’Augustinus, però i giansenisti rispondono che nessuno di loro, né mai Giansenio ha professato le idee espresse nelle proposizioni, sono state intese da Giansenio nel senso condannato. Da allora il giansenismo si consolida come movimento di pensiero francese caratterizzato da un fiero spirito anti-gesuitico. Alla diffusione del movimento concorre l’adesione a esso di personaggi di alto profilo intellettuale e morale, tra cui spicca la figura di Blaise Pascal. Altri due personaggi sono abate di Saint-Cyran e Arnauld. L’abate di Saint-Cyrian è ritenuto il vero fondatore del giansenismo francese, egli venne imprigionato x ordine del cardinale Richelieu nel 1638 ed esce solo nel 1643. Le motivazioni reali che hanno portato Richelieu a ordinare la detenzione dell’abate vanno forse ricercate invece nella sua amicizia, con Giansenio di cui condivide le idee contro l’assolutismo della chiesa. Saint-Cyran è un uomo di grande ingegno ed ha con Giansenio un rapporto strettissimo, tanto che insieme concertano l’idea di scrivere l’Augustinus, ambedue concorrono a stabilire la dottrina di Port-Royal; il primo fornisce l’aporto dogmatico, mentre l’altro si dedica all’espressione mistica della dottrina di cui accoglie la sostanza introducendovi però elementi di maggiore serenità. Saint-Cyran fonda il suo progetto sulla necessità di guidare con grande attenzione le anime deboli dei bambini verso la grazia scegliendo con cura il precettore, cioè un pastore di anime che riesce a guidare ogni piccolo conforme alla volontà di Dio e ai genitori che vogliono aspirare alla salvezza, compete l’obbligo di fornire ai propri figli un’educazione cristiana, tesa a realizzare un cristianesimo capace di un coraggio che insegni: ”a non temere la morte ma, invece, a cercarla esponendosi ai pericoli, non soltanto per Dio, ma anche per il bene pubblico e per l’interesse del Re della terra. Arnauld è un teologo cristiano, ritiene che il cristianesimo non debba tentare di adeguarsi alle mutate esigenze della civiltà del suo secolo ma che ebbe promuovere un movimento opposto, dei credenti verso le norme immutabili della Chiesa. In seguito alla condanna del Papa delle cinque proposizioni dell’Augustinus di Giansenio egli si pone alla testa del movimento giansenista. Quando entra in contatto con Saint-Cyran, Antonio Arnauld è uno studente di teologia alla Sorbona, l’incontro con l’abate è fulminante perché lo induce, nella tesi di laurea, a dichiararsi apertamente a favore della dottrina agostiniana secondo l’interpretazione giansenistica, contro il suo professore Lescot. Il professore ferito, si vendicò impedendogli di essere accolto nella società della Sorbona. Su consiglio dell’abate di Saint-Cyran egli pubblica nel 1643 l’opera frequente comunione in cui sostiene, in opposizione ai gesuiti, che la comunione è un sacramento che richiede una preparazione adeguata, e quindi non può essere somministrata con leggerezza. Lo scritto di Arnauld viene violentemente attaccato dai gesuiti. Egli decide

di difendere la tradizione di sant’Agostino e dopo la morte dell’abate di Saint-Cyran si pone alla teta del movimento che rivendica il valore di verità della dottrina antica della Chiesa e dell’Augustinus, mettendosi così in collisione con i gesuiti. Intanto i nemici di Arnauld individuano nello scritto alcuni punti deboli e decidono di attaccarlo così portano il numero dei monaci degli Ordini mendicanti da 8 membri votanti a 30 nelle prime sedute e poi fino a 40. Arnauld si difende inviando dei chiarimenti senza alcun esito perché la sentenza è già decisa. Arnauld condannato perde il suo titolo di dottore e con lui i teologi che l’hanno difeso.

1.3 La polemica antigiansen antigiansenista ista e il caso del car cardinale dinale Albizzi. Nella vicenda che segna la contrapposizione tra giansenisti e antigiansenisti, un ruolo decisivo viene investito dal cardinale Francesco Albizzi, che si schiera contro il movimento giansenista. Nel 1641 Albizzi prende la prima misura ufficiale contro il giansenismo emanando un decreto che tende a sottrarre al placet reale la conferma di validità di una bolla del Papa e sostituendo il responsabile della Nunziatura di Bruxelles per incapacità di rappresentare le esigenze della Chiesa. Esercita inoltre la sua influenza sul tribunale della sacra Rota chiamato a giudicare il vescovo di Gand, già amico di Giansenio. Poi lavora alla stesura della bolla In eminenti in cui condanna l’Augustinus, poi convince il Papa, attraverso una Relazione finale, dalla necessità di agire contro i giansenisti: il Papa il 31 marzo 1653 appone la sua firma sulla bolla cui condanna le 5 proposizioni attribuite a Giansenio senza che ai rappresentanti del movimento giansenista, sia stato consentito di esprimere le proprie ragioni. La bolla viene intanto pubblicata il 31 maggio 1653 e Arnauld e i suoi amici accettano la bolla, però aggiunge che tali proposizioni non sono contenute nell’Augustinus e nel 1654 Albizzi emette un decreto in cui condanna tutti gli scritti giansenisti apparsi dal 1650 al 1654. Quando morì, Innocenzo X venne eletto Alessandro VII antigiansenista buon amico del cardinale Albizzi. Alcuni esponenti dell’antigiansenismo chiedono ad Albizzi una terza bolla papale ci fu così la bolla Ad Sanctam Beati Petri Sedem, che conferma la condanna delle cinque proposizioni estratte dall’Augustinus e chiama”figli d’iniquità”i giansenisti perché si ribellano alla condanna.

CAPIT CAPITOLO OLO 2: IL MODELLO ED EDUCA UCA UCATI TI TIV VO DEI GIANSENISTI. 2.1. Le Piccole Suole di P Por or ortt R Roy oy oyal. al. Port-Royal des Champs nasce come convento femmi8nile. Nel 1602, viene nominata badessa all’età di undici anni Angelica Arnauld che ripristina la clausura e rinnova i voti. Nel 1625 il monastero si trasferisce a Parigi per contenere il numero di religiose che lo abitano. Angelica Arnauld conosce l’abate Saint-Cyran che diviene confessore e predicatore del monastero. In capo a due anni accadono due eventi,che segnano l’inizio dell’esperienza delle Piccole Scuole: il primo evento è la decisione dell’abate di SaintCyran di affidare a Singlin l’educazione di un gruppo di bambini costituito dai suoi nipoti e da figli di persone amiche;il secondo evento è il ritiro di due nipoti di Angelica Arnauld,in meditazione presso un padiglione annesso al convento costituendo un gruppo che sarà chiamato dei Solitairs. I Solitairs danno luogo a un’attività di insegnamento che segna l’inizio dell’esperienza pedagogica delle Piccole scuole di Port-Royal. Nel 1638 l’abate di Saint-Cyran viene imprigionato e l’arcivescovo di Parigi informa i Solitairs che la loro presenza è sgradita. Così le Piccole Scuole e i Solitairs si spostano allora nella sede originaria di Champs ma sono costretti quasi subito a disperdersi perché è iniziato il processo all’abate di SaintCyran. I sei anni successivi a questa diaspora costituiscono il periodo più fiorente dell’esperienza pedagogica di Port-Royal,però nel 1656 i gesuiti ottengono l’ordine del Re di far chiudere tutti gli istituti creati per l’istruzione della gioventù definite “scuole di giansenismo”.

Le Piccole Scuole cessano di esistere,ma sopravvivono sotto forma di gruppi con un numero limitato di allievi. Intanto luigi XIV,decide di risolvere il problema dell’arcivescovo di Parigi ottenendo un Formulario di condanna a Giansenio però le religiose del monastero di Port-Royal rifiutano di sottoscrivere il Formulario,sostenendo di non poter esprimere giudizi sull’Augustinus che non hanno letto. Come risposta a tale atteggiamento le monache furono allontanate facendovene entrare altre di un ordine diverso. Il monastero diventa così centro di vita culturale e perché tutti i fedeli possono leggere un testo sacro e tradotto la bibbia in francese. Le Piccole Scuole sorgono su iniziativa dell’abate di Saint-Cyran che intende applicare in campo educativo le idee elaborate da Giansenio. Giansenio considera l’infanzia come erede e propagatrice del male e per questo giustifica l’educazione affermando che è necessario educare tutti i bambini battezzati per preservare dal male gli aletti permettendo loro di salvarsi. Come il suo maestro Saint-Cyran elabora la sua idea dell’infanzia vista prima del battesimo come immagine dell’uomo caduto nel peccato originale,per cui il battesimo fornisce una protezione provvisoria del male al neonato. Per questo l’educazione richiede nei maestri una grande responsabilità. L’ingresso nel Collegio viene considerato come fonte di pericoli perché ciascun bambino comunica e riceve dagli altri in esempi di comportamenti malvagi. Infatti una massima del Vangelo ciascuno di noi ha un nemico che non dorme mai,sempre pronto a penetrare nei nostri cuori e che ci obbliga a una vigilanza continua. È essenziale quindi la figura del maestro che deve conservare nei piccoli la grazia del battesimo. Inoltre Saint-Cyran stabilisce che i piccoli con doti particolari devono essere lodati. Pascal invece critica un tale atteggiamento affermando che la mancanza di stimoli produce svogliatezza negli allievi di Port-Royal. Il compito dell’educatore è di indirizzare le volontà e i cuori verso l’accettazione della legge di Dio.

2.2. I maestri e le opere di P Por or ort-R t-R t-Ro oyal. L’elemento di forza del metodo pedagogico delle Piccole Scuole è la figura del maestro vista come quella di un precettore dedito alla cura spirituale e morale degli alunni affidatigli. Alcuni insegnanti hanno elaborato dei testi utili alla didattica. -Antonio Arnauld. Il contributo di Arnauld all’attività pedagogica è di gran valore,sia come guida ai docenti cui fornisce le coordinate educative,sia come ispiratore di opere didattiche importanti. Questi oltre che teologo coltiva anche un interesse filosofico soprattutto riguardo alle idee espresse da Cartesio nel cui cogito vede un ritorno a Sant’Agostino,infatti mentre Sant’Agostino usa il cogito per dimostrare che noi conosciamo la verità,per Cartesio il cogito è la verità prima è l’unico fondamento gnoseologico. Da Cartesio egli accoglie la critica alle letterature pagane. Altri elementi che le Piccole Scuole acquisiscono da Cartesio sono il rifiuto dell’emulazione come strumento per stimolare lo studio e l’attenzione,e l’uso del francese. -Claude Lancelot. Claude Lancelot,definisce una metodologia rivolta alla giovane età dei suoi allievi,illustrata in un manuale per l’apprendimento. Egli dopo aver elencato le 3 tipologie esistenti di approccio al latino:una che presenta le regole scritte in versi latini,una seconda che le presenta sotto forma di prosa francese,un’altra che riassume in quadri sinottici. Pensa che i quadri sinottici sono molto utili per ricapitolare ciò che si è appreso. Poi anche un manuale per l’apprendimento del greco. La novità del metodo attuato da Lancelot per l’insegnamento del greco consiste nell’insegnare la lingua antica partendo...


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