Giuditta e Oloferne PDF

Title Giuditta e Oloferne
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università di Bologna
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riassunto giuditta e oloferne...


Description

! NOTA SU GIUDITTA E OLOFERNE di Roland Barthes! -Nella tragedia di Hebbel, Giuditta vergine nonostante il matrimonio, si prepara ad succedere Oloferne per motivo patriottico ma per debolezza sensuale si lascia possedere da lui, poi si riprende e lo uccide per vendicarsi.! -Nella Giuditta di Henry Bernstein, Giuditta vuole fare conoscere il proprio nome, Oloferne è innamorato di lei si offre ai suoi colpi, lei si ferma sconvolta dal gesto poi si rianima e lo sgozza.! -Nella Giuditta di Giraudoux, lei uccide Oloferne per amore, da qui la derisione del popolo ebreo.! Tutte le diverse trasformazioni hanno come elemento in comune l’ambivalenza del rapporto, erotico e funebre. La pittura, a differenza degli scritti, non può influire direttamente sul senso dell’episodio rappresentato. Non essendo rappresentato il prima e il dopo, il senso resta sospeso. Il momento rappresentato viene definito da Barthes “numen”, è come il gesto di un dio che decide un destino senza un commento o una spiegazione. Il numen rappresentato è la decapitazione di Oloferne, rappresentato letteralmente in Artemisia Gentileschi. Il numen della pittura è un avvenimento assoluto (sospeso senza senso) che costringe ad una interpretazione. Il decoro ( in Artemisia il letto nel quale lo uccide è abbruttito dal vino) permette di produrre delle vibrazioni semantiche. Il pittore solo attraverso il letto, rende conto dell’ambivalenza profonda della storia. Vista da lontano è un’esibizione di membra, si può leggere indifferentemente come banco di macelleria o combinazioni di posizioni amorose. La forza del quadro si esprime attraverso la rivendicazione femminile, da questo la scelta di posizionare due donne unite nello stesso scopo. La differenza sociale tra le due donne è ben visibile, la padrona ha un aria disgustata ed è ben conciata, la serva è rilassata perché abituata ad uccidere il bestiame. Oloferne ha una fisionomia particolare, il viso è personalizzato, a chi assomiglia? Cosa guarda?! Questo quadro ha tutti i tratti figurativi di un romanzo, esso partecipa di una energia letteraria.!

AUTORITRATTO IN VESTE DI PITTURA di Eva Menzio ! Intitolate a nome di artemisia sono sorte numerose associazioni e cooperative femministe. Anche il quadro di Giuditta è stato riprodotto su riviste femminili, a sostegno della tesi che l’artista dipingendolo abbia rivissuto l’esperienza terribile della violenza carnale subita durante l’adolescenza. Anna Banti, sulla base dei documenti allora conosciuti, si interessò alla figura di Artemisia, pittrice seicentesca di scuola caravaggesca, da cui ne uscì un romanzo. Partendo da un’attenta lettura degli atti del processo per stupro, intentato dal padre Orazio nei confronti del pittore Agostino Tassi, la Banti indagò sul possibile legame tra la violenza subita e lo sviluppo

delle sue opere pittoriche. Grazie a degli studi approfonditi si è scoperto che la Banti fece però un errore, l’episodio dello stupro avvenne all’età di 18 anni e non di 15. Questo errore invita a cambiare prospettiva sui protagonisti, escludendo la tesi della violenza (sicuramente avvenuta), una ragazza di 18 anni all’epoca era considerata già matura. Roberto Longhi fu il primo ad interessarsi ai personaggi scrivendo un saggio dal titolo Gentileschi padre e figlia, nell’ambito della riscoperta di Caravaggio e dei caravaggeschi, egli definisce Artemisia l’unica donna in Italia a conoscere la pittura. La figura di Artemisia è un simbolo di grande fascino, sia per la sua vita che per le sue opere. Artemisia nasce a Roma l’8 luglio del 1593, dal pittore Orazio e dalla madre non identificata Prudenzia Montone (morta usando lei era piccola). Il padre nato a Pisa si trasferisce a Roma per la pittura. Artemisia fin da piccola osserva e si interessa al padre mentre dipinge. Sorella di altri tre fratelli, Artemisia è l’unica a seguire il percorso e ad avere successo come pittrice da sola. Il padre, visto il talento della figlia, chiese all’amico Agostino di perfezionare la sua educazione artistica. Artemisia, ingannata dalle promesse di Agostino di sposarla dopo lo stupro, lo portò a processo. Si pensa che Orazio, avendo aspettato un anno prima di denunciare il fatto, fosse a conoscenza della relazione tra i due, infatti il motivo che lo spinse alla denuncia fu probabilmente un furto di quadri o di denaro. Il padre non pensò minimamente a cos questo avrebbe causato alla figlia, accusata poi da tutto il paese di essere una poco di buono. Artemisia sposa Antonio Siattesi per cancellare il ricordo dello scandalo. Orazio dopo la scarcerazione di Agostino, torna suo amico dimostrando di preferire gli interessi di lavoro alla figlia. Artemisia si trasferisce a Firenze con il marito. Longhi si meravigliò di come una donna abbia potuto dipingere questo massacro. Artemisia continuamente turbata dalla sua vita, decide di tornare a Roma nel 1620, dove ristabilì i rapporti con il padre e intraprese con lui un viaggio nell’Italia settentrionale. A Genova Artemisia dipinse, forse, il quadro della “Susanna con i vecchioni”, mentre il padre dipinse “l’Annunciazione”. A Genova i due si distaccano, Artemisia prosegue il viaggio verso il settentrione mentre il padre si dirige verso l’Inghilterra. Poco si sa di lei in quegli anni, è stata per certo a Venezia e Napoli, preceduta dalla sua fama. A Napoli vive con il fratello e con de figlie avute da forse un marito scomparso. In seguito la chiamarono in Inghilterra dove lavorò per qualche anno con il padre alla corte inglese, fino alla morte del padre nel 1639. Al periodo inglese appartiene il quadro “Autoritratto in veste di pittura” che raffigura Artemisia mentre dipinge.!

Torna a Napoli quasi cinquantenne e lavora per don Antonio Ruffo di Messina , pittrice affermata di grande successo. Dalle lettere si capisce che quegli ultimi anni non furono molto belli, stanca di una vita così intensa anche la sua vena creativa andava svanendo. Anche se ancora non molto popolare. Altre scuole italiano iniziarono ad ispirarsi a Caravaggio. Passa i suoi ultimi anni chiusa nello studio a dipingere e osservarsi allo specchio, muore prima del 1653 (non si ha una data certa). A Roma si trova il suo autoritratto nella Galleria Corsini, restituitole da R.W. Bissel, rappresentandola in età avanzata mentre dipinge un ritratto di un uomo virile. Si pensa che questo quadro rappresenti le due personalità di artemisia, la sua femminilità unita ad un carattere forte e virile. Maestra Artemisia, così ricordata per la sua forza e la sua volontà non comuni al suo sesso, che le permisero di attraversare a testa alta le difficoltà della vita....


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