I Linguaggi Della Musica POP PDF

Title I Linguaggi Della Musica POP
Course Web e social media
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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I LINGUAGGI DELLA MUSICA POP

Musica pop e comunicazione: il contesto socioculturale da un lato c’è la presenza quasi ossessiva della musica, basta accendere radio e tv. Dall’altro è evidente il silenzio totale su di essa: della musica in quanto tale si parla pochissimo e i media raccontano soprattutto ciò che le sta intorno. C’è poi il silenzio scientifico: gli studi scientifici non sembrano essersi messi d’accordo su alcuni punti base del discorso. La difficoltà di scrivere musica emerge soprattutto dalle sue definizioni incoerenti. 1) La musica leggera: è quella più generica e usata nel linguaggio comune ed è tutta quella musica intesa e fruita come svago in contrapposizione alla musica seria o colta, alla musica popolare e al jazz. L’aggettivo leggera viene usato in opposizione ad altri generi consolidati. In un accezione meno critica la musica è leggera perché non pone problemi ed è puro intrattenimento. La musica viene definita leggera quando è strutturalmente semplice e destinata al consumo casuale e distratto. 2) La musica rock: deriva dal rock’n’roll che consiste in un espressione inglese che definisce un genere della musica leggera statunitense verso la metà degli anni 50. Per la sua dimensione provocatoria il rock ha costituito il primo esempio di musica generazionale. È scaturito all’interno della musica di consumo ma come alternativa ad essa ed è divenuto poi musica di consumo. Il termine rock è stato a lungo usato per indicare musica giovane diretta a una precisa fascia sociale. Si indica Elvis come nascita del rock’n’roll, nel 1956 nasce l’epoca rock con la partecipazione di Elvis all’Ed Sullivan Show. L’epoca rock avrebbe il suo apice con la pubblicazione di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles nel 1967 ma termina con l’avvento del punk nel 1976/1977. L’avvento del rock’n’roll sconvolge il mondo della musica popolare tradizionale con la volontà di riscrivere le regole non solo musicali ma anche sociali attraverso una visione pura del mondo. Il rock è un ampio genere della musica giovanile connotato soprattutto dall’uso delle chitarre e dal cantato aggressivo. 3) La musica pop: a differenza del rock, l’aggettivo pop non è di esclusivo dominio musicale, si tratta di un termine anglosassone diventato di uso comune. È una espressione inglese derivata per contrazione da popular music che designa nei paesi anglosassoni la musica leggera. In italia con l’espressione pop si indica la musica che si contrappone da un lato alla canzone dei cantautori dall’altro alla musica leggera di stampo tradizionale. Il termine pop si diffonde negli anni 50 come termine generico per prodotti indirizzati a teenager. La nozione di pop come idea coerente è cominciata in GB come una rivolta contro la natura elitaria e tradizionalista della cultura superiore, di qui ci si è rivolti verso la cultura popolare e commerciale. Laddove il rock si fa portatore di una visone integralista dell’artista lontano dal mondo, il pop si definisce come modo di comunicazione massificato. Il rock viene definito musica alta/aggressiva che mira a trasmettere messaggi tenendosi lontani dal mondo industriale, il pop è definita invece musica bassa che fa della massificazione la sua ragione d’essere. 4) La popular music: è la musica popolare in inglese m,a in italiano si riferisce alla musica leggera. La prima definizione di popular music cui si rifanno gli studiosi è di natura storica, indica i prodotti della music hall e poi quelli di produttori di canzoni per ilo mercato di massa come tin pan Alley. Oltre alla prospettiva storica gli studiosi hanno elaborato diversi altri modi di definire il campo occupato dalla popular music e questi modi spesso no sono del tutto coerenti. Shuker riassume tre principali filoni di definizione di popular music - Definizioni centrate sul termine popolare, la popular music è definita dal fatto di raggiungere molte persone ed essere apprezzata su larga scala - Definizioni basate sulla natura commerciale: la popular music è definita dall’essere prodotta industrialmente e commercializzata su grande scala - Definizioni in termini generali di musica: la popular music è definita dall’esistenza di una propria teoria e una propria estetica, dalla relativa anonimità dei suoi compositori, dalla distribuzione su larga scala e dall’archiviazione su supporti fonografici.

Il pop come macrogenere musicale e intermediale La musica pop è un macrogenere musicale contemporaneo che ricomprende tutti i sottogeneri specifici della canzone popolare sviluppatisi a partire dall’avvento del rock contraddistinti dalla diffusione intermediale su supporti fonografici e mezzi di comunicazione. La musica pop si definisce a partire da: 1) Il periodo storico/produttivo e il ruolo industriale: il pop è nato negli anni 50 con la rivoluzione della musica giovanile operata dal rock’n’roll. 2) La diffusione intermediale: si diffonde in due modi, distribuzione commerciale dei supporti e trasmissione sui media 3) La forma testuale: si diffonde attraverso tipologie di testi, perfomance, videoclip e testi multimediali 4) Gli attori sociali: l’interprete diventa più importante della canzone, racconta la propria storia di personaggio pubblico non solo attraverso le canzoni ma con la performance dal vivo. Musica e generi: le sfaccettature del pop Come è possibile definire un genere della musica pop? A partire da Bettetini e Fumagalli si possono definire 4 livelli di articolazione del genere: 1) Linguistico semiotico: ogni testo si inserisce in un insieme a seconda di come articola il proprio contenuto e la propria forma espressiva 2) Storico: ogni testo fa riferimento a una tradizione stilistica e produttiva riconosciuta dall’autore che vi si è in qualche modo adeguato 3) Psicologico: ogni testo viene inserito in un genere dalle precomprensioni che lo accompagnano prima della fruizione 4) Sociologico industriale: ogni testo viene catalogato dall’industria culturale in insiemi predefiniti per esigenze di marketing in modo tale da essere riconoscibile La musica pop è innanzitutto mezzo di comunicazione per produrre e diffondere messaggi: è una merce. La produzione: dalla nascita del mercato della musica allo sviluppo dell’industria discografica L’importanza del contesto economico emerge nel corso degli ultimo 20 anni, a partire dagli anni 80. Il mercato della musica nasce in due direzioni: - vendita di pianole casalinghe - mercato discografico reso possibile dall’invenzione del fonografo L’altro dato che da misura allo sviluppo di un mercato discografico è l’affermarsi della radio: nel 1921 nasce il primo broadcast musicale regolare a Pittsburgh. La prima compagnia viene fondata da Emile Berliner “United States Gramophone Company”alla fine dell’800. Da essa nascono le due etichette storiche della discografia: HMV e Parlophone. Gramophone+Columbia= oligopolio. Tin Pan Alley: soprannome della strada di New York dove avevano sede le principali case di edizione musicali, diviene un simbolo, il simbolo della canzone popolare commerciale. La seconda svolta dell’industria avviene negli anni 50 con il rock’n’roll. Con il boom economico post bellico e con la crescita delle tecnologie di consumo si ha una rapida espansione del mercato e dell’industria. Nascono le icone che fanno esplodere il mercato come Elvis Presly. Il secondo momento di espansione dell’industria si ha negli anni 80 con il suono digitale del CD. Il pop diventa sinonimo di musica commercial regolata dai meccanismi dell’industria. L’ultima svolta del mercato si ha con la digitalizzazione definitiva della musica. Il mercato italiano Il mercato italiano è relativamente giovane. Nasce negli anni ’20 con il fonografo, si svilupa insieme alla radio negli anni ’30, esplode con il boom economico negli anni 60 e 70 e va in crisi nei primi anni 80, rinasce con il cd e subisce oscillazioni negli anni 90. I bassi valori in Italia sono dovuti alla pirateria e al consumo illegale.

Il consumo illegale è però troppo spesso una scusa per performances scadenti anche se i sono alcune eccezioni come Laura Pausini, Nek e Zucchero che sono sfruttati anche all’estero. L’industria discografica: major vs indies Una delle peculiarità dell’industria discografica è la concentrazione oligopolica. Il mercato è dominato dalle cinque grandi sorelle: Capitol/EMI, Warner, Universal, BMG e Sony. Queste 5 case major controllano il 70/80% del mercato mondiale, il restante è popolato dalle etichette indipendenti o indies. È una contrapposizione sempre più sfumata perché le major stringono accordi con le indies come promozione in cambio di una parte dei diritti sulle vendite. Quando le etichette indipendenti scoprono nomi importanti vengono acquisite dalle major stesse. Ciò riguarda solo la sfera industriale perché la spaccatura tra le due è avvertita a livello di produzione dei testi: l’essere indipendente indica proprietà di linguaggio ben precisa. Struttura delle case discografiche 1) Reparto artistico: la figura del musicista viene sviluppata dal direttore artistico che sceglie artisti, coordina l’attività di produzione dei dischi e determina il budget di realizzazione di un disco 2) Gestione delle edizioni: i diritti d’autore connessi alla musica. Per controllare questo settore le case discografiche hanno uno specifico settore publishing che gestisce i diritti della musica prodotta dagli artisti della casa discografica. Le edizioni recuperano entrate tramite la riscossione dei diritti d’autore ogni qualvolta la canzone viene suonata in un luogo pubblico e tramite il diritto fonomeccanico, ovvero la percentuale che spetta alla casa discografica in quanto produttrice del disco. In Italia il diritto d’autore viene corrisposto alla SIAE. 3) Marketing e promozione: dopo che il disco è stato materialmente realizzato viene posizionato sul mercato tramite strategie di marketing come acquisizione di spazi pubblicitari sui diversi media e interviste e recensioni. Da un lato le case discografiche hanno continuato a lavorare su due principali canali promozionali ( stampa e radio) dall’altra hanno sviluppato altre tecniche di diffusione quali la tv e la sincronizzazione fino al downloading e streaming. 4) La distribuzione: l’obbiettivo della promozione è vendere dischi, bisogna assicurarsi che il negozio abbia almeno una copia del disco. L’attività promozionale della casa discografica, il cui scopo è rendere noto e appetibile ai potenziali acquirenti il prodotto, deve essere coordinata a una reperibilità del prodotto stesso. Il fonografo e il disco La scoperta della registrazione avviene per opera di Thomas Edison il 21 luglio 1877 quando registrò e riascoltò un semplice hello tramite il fonografo: attraverso la dinamica dei fluidi permetteva di incidere suoni sui cilindri. L’importanza della scoperta è la de contestualizzazione del suono: la possibilità di estrapolare suoni dal contesto quotidiano, registrarli e riprodurli è la base dell’industria dello spettacolo americana. Il primo prodotto di questo fenomeno è il disco: supporto in vinile rotondo e sottile. Il primo disco è il 78 giri che prende nome da quanti giri effettua al minuto sotto la testina che ne legge i solchi a spirale su cui sono incise le informazioni sonore. Le caratteristiche sono molto limitate: 4 minuti per lato e a causa del deterioramento un limite di 100 riproduzioni. L’era del 78 giri finisce negli anni 50 con l’avvento del 45 e 33 giri: sono in grado di suonare di più e meglio. Il 33 giri può contenere più musica. Negli anni 50 si affacciano i primi lp e gli artisti regolano le proprie produzioni a seconda della lunghezza consentita dal vinile. Questo formato si contrappone al singolo: il 45 giri contiene una canzone per lato ed è costante fino agli anni 60 circa.

Successivamente prende piede la complementarietà: mentre si afferma l’lp si consolida l’idea che il singolo possa fargli da traino: il 45 contiene un brano dall’lp che lo anticipa promuovendolo sul mercato, in seguito al singolo vengono aggiunti anche 2/3 inediti. La registrazione magnetica: la cassetta Nasce alla fine degli anni 40 ma si afferma negli anni 50. Ebbe un effetto devastante sul mercato della produzione musicale: crollo dei costi di incisione e possibilità per le etichette indipendenti di affidarsi a piccoli ed economici studi per realizzare i propri prodotti. La cassetta è destinata a esplodere grazie alla Philips. La cassetta genera alcuni fenomeni sociali per la diffusione della musica: - Portabilità: maneggevoli e più difficili da rovinare, negli anni 80 viene introdotto il walkman - Home taping: la cassetta è registrabile dall’utente finale duplicando illegalmente dischi normalmente in commercio. L’home taping è la duplicazione domestica dei prodotti commerciali. La registrazione digitale: il cd Il cd è un dischetto in plastica di 12 cm su cui è possibile immagazzinare oltre 70 minuti di informazioni audio registrate in formato digitale. Ogni informazione veniva solitamente trasmessa analogicamente tramite segnale continuo che riproduce la fonte originale, nel digitale viene scomposto in piccolissime unità discrete generate attraverso il linguaggio binario. Nel processo analogico una parte del segnale si perde generando il fruscio, lavorando su unità digitali la riproduzione può avvenire infinite volte in maniera sempre uguale. Il supporto viene inciso con micro solchi e un raggio laser legge i solchi sul disco che ruota tra i 200/500 giri al minuto. Il trionfo del cd si è avuto negli ultimi anni con le due caratteristiche della cassetta: portabilità e registrabilità. La diffusione del walkman è dovuta a due fattori: calo dei costi e migliorie tecnologiche. Inoltre la diffusione sempre maggiore di masterizzatori ha reso più facile la duplicazione dei cd stessi. Il pubblico e il consumo della musica pop Gli studi sociologici della musica si occupano prevalentemente di 3 aspetti: 1) Sfondo socio economici e dinamiche produttive 2) Forme di autorialità e fenomeni di divismo 3) Forme di consumo ed effetti sociali Le forme di fruizione della musica pop vengono legate ai giovani. Questa equivalenza pop=giovani ha profondamente influenzato la ricerca sociale. La musica pop nasce con il mito del teen ager. I dati demografici del popolo musicale sono variati negli ultimi 40 anni ma in Italia la musica pop rimane un fenomeno prevalentemente giovanile, nasce con i teen ager e finisce con il rivolgersi ai giovani nel senso più ampio del termine comprendendo anche i ventenni. Dalla sociologia del consumo alla teoria delle sottoculture Simon Frith apre il suo “Sociologia del rock” con una sezione dedicata al consumo del rock. Frith rileva che si parla di teen ager vs giovani: - teenager: termine sviluppatosi negli stati uniti negli anni 50. La musica è un bene fruiti da giovani di estrazione operaia principalmente - giovane: termine europeo degli anni 60 che fa riferimento a una categoria più ampia e non solo operaia. Il giovane è contraddistinto da una voglia di sovversione della borghesia in cui si trova collocato. In questo contesto la musica più che bene di consumo è fattore di identificazione, distinzione e socializzazione. L’identità musicale distingue i giovani dai vecchi ma distingue anche un gruppo di coetanei dall’altro. Secondo Frith la musica soddisferebbe lo stesso bisogno nello stesso modo per diversi gruppi di giovani indipendentemente da fatti come l’abbandono della scuola o il lavoro. Altri studiosi invece mettono in discussione questo ed è l’approccio della sottocultura: idea che la musica soddisfi bisogni che si differenziano a partire dai retroterra culturali.

La sottocultura si impone come lo stile di un gruppo. L’idea di stile e la sua relazione con la musica è il cardine di Subcultures di Hebdige: la musica è uno stile di vita. Tra stile di vita e musica vige una legge basata sull’omologia tra scelte sociali e i messaggi dei testi pop. L’idea di fondo di hebdige è che i valori di un sottogruppo siano il riflesso di quelli espressi in un preciso sottogenere di testi pop. Il limite di questo approccio è che la musica pop non è un semplice prodotto di riflesso della cultura di alcuni sottogruppi, in cui l’ascoltatore si rispecchia e riconosce la propria identità attraverso il consumo.

I LINGUAGGI MULTIMEDIALI DELLA MUSICA PER UNA NARRATOLOGIA DEL POP Esiste un linguaggio della musica pop? La musica pop non ha un linguaggio unico e universale ma utilizza diversi linguaggi che riadatta a seconda dei contesti sociali e di comunicazione. Il messaggio musicale passa attraverso diversi canali. La pop music è qualcosa di più che intrattenimento e il significato trasmesso è frutto di una negoziazione tra testo, contesto e fruitore. L’analisi semiotica della musica La semiotica della musica è una branca recente della disciplina. Mentre i vari rami della disciplina si incontrano e si scontrano, la semiotica della musica rimane fuori dal dibattito. La semiotica della musica si basa su i risultati della musicologia. Uno dei problemi maggiori consiste nell’insistente rifiuto a concepire la musica come portatrice di contenuti. La musica comunica e in quanto portatrice di significati essa deve avere delle analogie con il linguaggio verbale. Il linguaggio musicale si basa su significati discontinui e prevalentemente simbolici. La musica è linguaggio immateriale. La seconda difficoltà è quella di tradurre in parole questo linguaggio immateriale ma fortemente concettuale. La semiotica si occupa così della creazione di un metalinguaggio. La semiotica della musica segue il percorso segno-testo-contesto: si concentra sul rapporto con la lingua verbale e sul segno, quindi si indirizza verso le dinamiche testuali per arrivare all’elaborazione di una prospettiva pragmatica. Musicologia e semiotica della musica pop L’analisi musicologica del testo pop è vessata dal pregiudizio di essere leggera e quindi priva di contenuti significativi. Il primo tentativo di sbarazzarsi di questa considerazione è quello di Philip Tagg. Egli cerca un metodo di analisi della popular music fondata su un interpretazione semiotica ed ermeneutica. Il vero cardine del suo modello è però il confronto interoggettivo ovvero descrivere la musica per mezzo di altra musica. Questo metodo va completato a due livelli: con la critica ideologica e con l’analisi dei codici musicali sottoculturali. Il fine di questo modello è quello di rendere conto dei modi di comunicazione della popular music a partire dalla specificità della struttura musicale senza trascurare il contesto culturale. Middleton definire la popular music come messaggio. Cerca di elaborare un modello di analisi semiotica della popular music che non si basi solo sulla rielaborazione verbale dei significati sonori. Il modello di Middleton è innanzitutto sintattico cioè cerca di capire la produzione del significato a partire dagli effetti costruiti attraverso l’uso di determinate strutture profonde musicali. Piano di significazione primaria: è il linguaggio della musica Significazione secondaria: è il ruolo della parola quindi il rapporto tra musica e linguaggio verbale. A livello della significazione secondaria è stato sopravvalutato il ruolo del linguaggio verbale. Infatti la semiotica della musica pop non deve basarsi sul linguaggio verbale che viene ridimensionato a tre livelli: 1) espressione: il linguaggio verbale non deve essere il livello semiotico di riferimento

2) contenuto: l’analisi semiotica della musica pop non deve essere indirizzata esclusivamente ai testi delle canzoni 3) metalinguaggio: le traduzioni in parole della musica pop sono inutili se perdono di vista la specificità strutturale della musica pop la popular music non può essere analizzata utilizzando esclusivamente gli strumenti della musicologia, questo perché a differenza della musica colta è: - concepita per la distribuzione di massa - immagazzinata e distribuita in forma non scritta - possibile solo in un economia monetaria industriale dove diviene una merce - nelle società capitaliste dove è soggetta alle leggi della libera impresa capire la musica pop non significa solo ascoltare un brano musicale ma significa capire un esperienza più complessa che coinvolge testi e teste e i canali per raggiungere le teste. La musica pop è quindi fenomeno sociale, testuale e mediale. È innanzitutto una performance che ha luogo in un contesto mediale e sociale. Essa non ha un linguaggio u...


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