Il complesso di Monte Primo di Pioraco lungo la vallata del Potenza tra sacralità e controllo del territorio PDF

Title Il complesso di Monte Primo di Pioraco lungo la vallata del Potenza tra sacralità e controllo del territorio
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PPE.Atti XI PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi volume II Cent...


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PPE.Atti XI

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi

ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI

CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI

Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi

volume II

Centro Studi di Preistoria e Archeologia Milano

Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi

Atti dell’Undicesimo Incontro di Studi Valentano (VT) – Pitigliano (GR), 14-16 Settembre 2012

Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi

a cura di Nuccia Negroni Catacchio

In copertina disegno di Ercole Negroni

ISBN 9788894035520

© 2014 by Centro Studi di Preistoria e Archeologia – Onlus viale Lazio 26, 20135 Milano www.preistoriacsp.it Tutti i diritti riservati

Il complesso di Monte Primo di Pioraco lungo la vallata del Potenza tra sacralità e controllo del territorio

Gaia Pignocchi*

Monte Primo di Pioraco è un rilievo dell’Appennino umbro marchigiano che con i suoi 1300 m s.l.m. sovrasta l’alta valle del Potenza e, in asse con il monte Igno (1437 m) a sud, forma una dorsale montuosa protesa tra il corso del fiume Potenza a nord e la vallata del Chienti a sud, uno sbarramento naturale tra le distese collinari e la fertile vallata del Potenza a est e la dorsale appenninica a ovest, in una posizione strategica e di controllo visivo su tutto il territorio circostante. Alle pendici del versante settentrionale di Monte Primo scorre il fiume Potenza, incuneato in una stretta gola tra i fianchi dirupati dei due massicci calcarei di monte Primo e di monte Gemmo, in un punto obbligato di passaggio determinato dalla conformazione geomorfologica di questo tratto vallivo, lungo una delle principali direttrici viarie transappenniniche che collegavano il versante adriatico con il versante tirrenico e che si andarono a delineare nel corso dell’età del bronzo con l’affermarsi della pratica della transumanza, favorendo anche il crescente sviluppo degli scambi commerciali tra regioni limitrofe attraverso i valichi più agevoli dell’Appennino (Percossi et alii 2006). Monte Primo di Pioraco è legato a due importanti rinvenimenti che si collocano nel Bronzo Finale, il noto ripostiglio di manufatti in bronzo rinvenuto nel 1882 (Santoni 1882; Peroni 1963; Pignocchi, Toune c.s.) all’interno di una piccola grotta che si apriva sul versante settentrionale del monte, lungo la via che attraversava la stretta gola sul fondovalle, e le tracce di frequentazione sulla sommità del monte (Lollini 1979, p. 189; Bonomi Ponzi 1992, pp. 208-210).

* Archeologa-collaboratrice della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche. Desidero ringraziare vivamente la dottoressa Nicoletta Frapiccini della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche per avermi permesso la revisione dei materiali prove-

nienti dalla sommità di monte Primo esposti al Museo Archeologico Nazionale delle Marche e la Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria per avermi consentito lo studio degli oggetti del ripostiglio.

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Il complesso di Monte Primo di Pioraco lungo la vallata del Potenza tra sacralità e controllo del territorio

1. A. Monte Primo di Pioraco, ripostiglio (da Peroni 1963 modificato) (scala 1:4): 1. Ascia ad alette mediane a tallone distinto, 2. Ascia ad alette a tallone distinto e lama a margini concavi, 3. Ascia ad alette a spalla breve tipo Monte Primo, 4. Ascia ad alette a spalla obliqua tipo Monte Primo, 5. Ascia ad alette superiori a spalla distinta, 6. Punta di lancia, 7. Punta di giavellotto, 8. Coltello a codolo tipo Bismantova, 9. Coltello a lingua da presa tipo Fontanella, 10. Bracciale di verga avvolto a spirale, 11. Fibula ad arco serpeggiante a tre occhielli, 12. Fibula ad arco semplice decorata con volatili, 13-14. Fibule ad arco semplice con estremità ritorte e parte centrale incisa; B. Monte Primo di Pioraco, insediamento d’altura: selezione di reperti (scala 1:4).

Ripostiglio Il ripostiglio di Monte Primo (fig. 1A) è un classico esempio di ripostiglio a carattere composito, vale a dire contiene diverse categorie di manufatti di bronzo in differente stato di conservazione, oggetti integri o frammentari, e si inquadra per le modalità di deposizione tra i ripostigli dell’età del bronzo occultati in grandi vasi di terracotta. I bronzi infatti erano contenuti entro un dolio protetto da tre lastre di pietra ai lati e sopra. Le categorie di oggetti (49 frammenti in bronzo di cui 41 oggetti identificati) (Peroni 1963) comprendono armi (un frammento di lama di spada, 4 punte di lancia), utensili (25 asce integre o lacunose, di cui una a cannone e 24 ad alette e 2 frammenti di coltelli a lingua da presa e a codolo), ornamenti (3 fibule ad arco semplice, una ad arco serpeggiante, un frammento di bracciale di verga avvolta a spirale e un frammento di verga decorata a incisioni), frammenti di vasi in lamina (una situla, una coppa carenata, un piccolo bacino). Il fatto che non compaiono lingotti e resti di fusione esclude operazioni di fonderia e lavorazione del metallo. I manufatti, in corso di revisione e analisi dal punto di vista tipologico (Pignocchi, Toune c.s.)1, sembrano documentare una fase prolungata di deposizione durante l’intero arco del Bronzo Finale, e come talvolta si riscontra in alcuni ripostigli è presente un oggetto più antico, un frammento di ascia ad alette mediane che richiama tipi del Bronzo Recente. Dal punto di vista tipologico per quanto riguarda le Marche si riscontrano diversi elementi di confronto con il ripostiglio ascolano di Marsia di Roccafluvione (ascia con lama a margini convessi, alcune asce a spalla breve, ascia variante del tipo Silea, punta di giavellotto, fibule ad arco semplice con estremità a tortiglione, coltello tipo Bismantova) (Carancini et alii 2005, figg. 2.2-3, 3.1, 5.4) e con alcuni manufatti a scopo ornamentale dall’insediamento di Monte Croce Guardia di Arcevia (fibule decorate con volatili e con estremità a tortiglione) (Lollini 1979, p. 197, fig. 3B.4 e 9) e dalla necropoli di Pianello di Genga (fibula con arco a nastro serpeggiante a tre occhielli). Molti di questi oggetti, in particolare gli ornamenti, sembrano costituire tipologie esclusive del territorio interno marchigiano a ridosso della fascia appenninica (Arce-

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Si sta procedendo a una nuova classificazione tipologica che tenga conto delle effettive caratteristiche degli oggetti, in particolar modo le asce,

avendo riscontrato alcune inesattezze nella loro restituzione grafica che ha poi condizionato l’analisi tipologica e i relativi confronti con ripostigli coevi. 393

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via, Genga, Pioraco, Roccafluvione), mentre per quanto riguarda le asce, si riscontrano tipi riferiti alle diverse fasi del Bronzo Finale che mostrano analogie con tipi simili provenienti dai ripostigli delle regioni limitrofe (Goluzzo in particolare oltre a Piediluco, Contigliano, Grotte Santo Stefano, Limone, Casalecchio), ma anche elementi di distinzione, che presuppongono sia una rete di contatti con Toscana, Umbria, Lazio ed Emilia Romagna, sia una produzione locale in un ambito territoriale che nel Bronzo Finale acquisisce una forte valenza culturale e cultuale (Pignocchi c.s.). Per quanto riguarda la datazione, la revisione tipologica sembra attestare, accanto a tipologie del BF2 (asce a spalla breve e a spalla obliqua, la variante dell’ascia tipo Silea) e del BF3 (ascia ad alette a spalla distinta, fibula ad arco a nastro serpeggiante, fibule con estremità a tortiglione), almeno un tipo del BF1 (ascia con lama a sezione ovale) e uno del BF1/BF2 (ascia con lama a margini concavi) e addirittura un frammento riferibile al BR2/BF, venendosi a raccordare cronologicamente con la frequentazione sulla vetta del monte. Monte Primo, al pari di molti altri ripostigli del Bronzo Finale, si distingue per una percentuale abbastanza alta di oggetti rotti in rapporto agli oggetti integri (quattro lance e quattro asce)2 ed è assai evidente la volontà di spezzare o danneggiare intenzionalmente manufatti di pregio appannaggio di personaggi egemoni di un determinato territorio, che vengono così a perdere la propria funzione originaria per assumerne una fortemente simbolica, che nel caso di Monte Primo risulta evidentemente legata a un luogo che ha mantenuto la sua sacralità durante il corso del Bronzo Finale. Per il contesto ambientale, il luogo e le modalità di deposizione, la composizione e lo stato di conservazione degli oggetti di Monte Primo si inserisce tra i probabili ripostigli legati a forme di tesaurizzazione di tipo rituale di offerte personali e di manufatti di pregio, in stretta connessione con il contesto ambientale e con la via di transito, in un luogo altamente simbolico nel quale gruppi o singoli individui hanno depositato nel Bronzo Finale il loro surplus di oggetti di bronzo. La composizione del ripostiglio e lo stato di conservazione e di manipolazione degli oggetti tende infatti a escludere sia il legame con attività di tipo metallurgico sia finali2

Sulle problematiche inerenti la distruzione e manipolazione degli oggetti di bronzo nei ripostigli si veda Toune c.s. 394

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tà prettamente economiche o commerciali legate al traffico di manufatti e materie prime. Frequentazione sulla sommità Sulla sommità del monte, a una quota compresa tra 1282 e 1300 m, si notano tracce antropiche distinte in due tipologie di evidenze archeologiche: un’area di dispersione di materiali che vanno dall’età del bronzo finale, all’età picena (Landolfi 1999) e romana, particolarmente concentrata sulla parte sommitale, e tracce di fortificazioni che delimitano superfici terrazzate di diversa estensione e sviluppo planimetrico (rettangolare, pentagonale, ovale), concentriche tra loro, che al momento, in mancanza di indagini mirate, non è possibile attribuire a una precisa fase cronologica (Bonomi Ponzi 1992, fig. 12). La scelta del sito non è affatto casuale in considerazione della posizione dominante sulla vallata del Potenza e su tutto il territorio circostante, e del collegamento cronologico e topografico con il sottostante ripostiglio. L’accesso a Monte Primo è possibile solo dai versanti orientale e meridionale e risulta per nulla agevole in quanto l’ascesa è particolarmente erta. I materiali, in corso di studio, seppur quantitativamente scarsi, presentano alcune caratteristiche fondamentali nell’ambito del Bronzo Finale. Provengono da rinvenimenti di superficie e da un piccolo saggio eseguito nel 1970 da Delia Lollini nel corso di un sopralluogo (Lollini 1979, p. 189). La scodella a orlo rientrante con ansa a maniglia orizzontale (fig. 1B1), forma tipica del Bronzo Finale che caratterizza la fase 3 della necropoli di Pianello di Genga (Peroni 2005, fig. 6A; Bianco Peroni et alii 2010, fig. 9.37b), è diffusa in molti abitati delle Marche e in contesti del Bronzo Finale centro-italiani tra Toscana, Umbria e Romagna (Pignocchi c.s.). La ciotola carenata con orlo svasato e carena ispessita (fig. 1B2), elemento di tradizione del Bronzo Recente, continua nei contesti del Bronzo Finale dell’area centro-italiana (La Pilusa, Zanini 2009, fig. 1B3a; Pignocchi c.s.), cui si associano talvolta schemi decorativi tipici di questa fase come le solcature orizzontali sopra la carena come in un’altra ciotola carenata (fig. 1B3) (Lollini 1979, fig. 5.3), nelle Marche a Monte Croce Guardia (Lollini 1979, fig. 4.18), a Colle Cappuccini livello 11A (Gatti 2005, fig. 1), a Pianello di Genga (per la decorazione, Bianco Peroni et alii 2010, tav. 34B2) e fuori regione a Ripa Calbana (La Pilusa, Zanini 2007, fig. 7B2), Casa Carletti e Radicofani (Pignocchi c.s.). Le olle a orlo rientrante appiattito espanso decorate da cordoni a meandro lisci o a intagli obliqui (fig. 1B.4-6) (Lollini 1979, 395

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fig. 3A7-8) trovano confronto nelle Marche alla Grotta della Beata Vergine di Frasassi (Lucentini 1997, n. 17) e fuori regione in Toscana e Umbria (Pignocchi c.s.) e in Romagna a Ripa Calbana, sia per il motivo con cordone a meandro liscio (La Pilusa Zanini 2007, figg. 7A.4 e 13.8; 2009, fig. 1B.2a), sia per il cordone a tacche oblique disposto a meandro (La Pilusa, Zanini 2007, fig. 9.7). L’olla con orlo estroflesso risulta decorata con cordone orizzontale a ditate (fig. 1B.8) (cfr. La Pilusa Zanini 2007, fig. 8.8). Il cordone ritorto orizzontale doppio di Monte Primo di Pioraco (fig. 1B.7) (Lollini 1979, fig. 5A.2), elemento assai raro, trova confronto nelle Marche con la variante singola di Monte Croce Guardia (Lollini 1962, fig. 5.1) e Montefrancolo di Pollenza (Lollini 1979, fig. 7.4) e al di fuori dell’ambito marchigiano a Ripa Calbana (La Pilusa, Zanini 2007, figg. 6B.6) Foggia generica è l’ansa a bastoncello sopraelevato non decorato (fig. 1B.9) (Lollini 1979, fig. 3A.3) mentre una foggia singolare è la maniglia doppia semicircolare con setto mediano e solcature parallele (fig. 1B.10) che trova un pertinente confronto con Ripa Calbana (La Pilusa, Zanini 2007, fig. 10.17; 2009, fig. 1C1) e con pochi altri esemplari che presentano alcune varianti nel profilo dell’ansa come a Pianello di Genga (Lollini 1979 fig. 5C1) o a Colle dei Cappuccini (Lollini 1979, fig. 3C2) e Monte Croce Guardia (Lollini 1979, fig. 4.24) con profilo rettangolare. Un’ansa con setto mediano a contorno rettangolare è presente anche a Casa Carletti sulla Montagna di Cetona (De Angelis 2001, p. 480). Lo spillone di bronzo tipo Casa Carletti nella variante senza ingrossamento (fig. 1B11) (Carancini 1975, p. 211), presente nelle tombe di Pianello (Bianco Peroni et alii 2010, tav. 4C2 e 13A3), rimanda anch’esso alla rete di scambi tra Toscana, Umbria e Marche (Pignocchi c.s.), mentre la rotella in osso a sezione troncoconica con foro passante centrale, decorata a incisione con due cerchi concentrici di cerchielli (fig. 1B12), nelle Marche anche a Monte Croce Guardia (Lollini 1979, fig. 4.3) e a Pianello (Peroni et alii 2010, tavv. 33B3, 68B3, 87A2), presenta un’ampia diffusione geografica e cronologica da nord a sud. I materiali ceramici raccolti sulla sommità di Monte Primo, sebbene scarsi numericamente, presentano concordanze formali con il gruppo Cetona-Chiusi del Bronzo Finale cui sono stati riferiti numerosi abitati tra Toscana e Umbria fino alla Romagna (tazze e ciotole carenate, olle con decorazione plastica a meandro) e in particolare per alcuni elementi esclusivi con gli insediamenti di Casa Carletti (spillone di bronzo, maniglia doppia con setto 396

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mediano) e Ripa Calbana (cordone ritorto orizzontale, maniglia doppia semicircolare con setto mediano, olla a orlo rientrante appiattito con decorazione a meandro liscio o a intaglio obliquo) a conferma di un pieno inserimento di Monte Primo nell’ambito dei contatti transappenninici durante il Bronzo Finale. Le caratteristiche topografiche del sito, sulla sommità di un monte isolato a 1300 m di quota, la composizione quantitativa e qualitativa delle varie classe di materiali, la grande abbondanza di resti faunistici rispetto alla ceramica e al resto del materiale raccolto, fanno di Monte Primo un probabile luogo di culto, come già ipotizzato da Delia Lollini, e comunque un insediamento non stanziale che dovette avere un ruolo preminente per le comunità che lo frequentavano, un avamposto per il controllo del territorio e della viabilità sottostante con valenza simbolico-cultuale.

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Riassunto / Abstract

Monte Primo di Pioraco, lungo l’alta vallata del fiume Potenza, si colloca nel punto in cui l’ampia valle si restringe notevolmente a formare una stretta gola tra il monte Primo (1300 m) e il monte Gemmo (1202 m), in un punto obbligato di passaggio che assunse valenza non solo strategica, ma anche simbolica. Il sito, lungo un’importante direttrice viaria, sorse non soltanto in funzione di controllo della gola e delle risorse naturali di un territorio, ma anche come luogo di aggregazione di una o più comunità che vivevano a ridosso della dorsale appenninica. Il complesso del Bronzo Finale di Monte Primo è costituito sia dal noto ripostiglio in grotta alle pendici del monte, legato a forme di tesaurizzazione di tipo rituale, sia da un insediamento di altura sulla sommità, con probabile funzione di luogo di culto, e la scelta del luogo ha assunto un preciso significato simbolico e cultuale. Mount Primo of Pior...


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