Riassunto Controllo di gestione programmazione e controllo PDF

Title Riassunto Controllo di gestione programmazione e controllo
Author Flavio Aulicino
Course Controllo di gestione
Institution Università degli Studi di Genova
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Summary

Riassunto del libro, fondamentale per capire la teoria per svolgere gli esercizi e per superare la parte preliminare dell'esame a crocette....


Description

Riassunto del libro Controllo di Gestione Programmazione e Controllo Università degli Studi di Genova Dipartimento di Economia Prof.ssa Paola Ramassa

Quadro di riferimento Tutto ciò che abbiamo visto sino ad ora lo si può classificare ancora come ragioneria, mentre come analisi di bilancio la parte di riclassificazione e di lettura degli indici. Adesso passiamo invece al controllo di gestione in senso stretto. Chiarezza dal punto di vista terminologico e del contesto operativo. Management control--> 2 prospettive di analisi per il controllo di gestione  Sistema direzionale: insieme di strumenti con cui i manager accertano che la gestione aziendale si stia svolgendo in condizioni di efficienza tali da permettere il raggiungimento degli obiettivi di fondo della gestione stessa, stabiliti in sede di pianificazione strategica. (Brusa)  Processo: mediante il quale i dirigenti di assicurano che le risorse siano ottenute ed usate efficacemente ed efficientemente per il raggiungimento degli obiettivi dell'organizzazione. L'idea dunque non è fare un elenco dei possibili report da introdurre, mostrare gli strumenti; ma il focus è sul processo, mostrando la dimensione organizzativa del processo di gestione. (Anthony) Il controllo di gestione ha l’obiettivo di monitorale l’andamento e suggerire o indicare azioni in grado di migliorare il processo organizzativo dell'azienda al fine di migliorare il raggiungimento degli obiettivi. Si deve realizzare il bilanciamento incrociato lungo quattro variabili contrapposte: 1. Efficienza: attitudine dell'azienda o di un suo sub-sistema a ottimizzare la quantità di risorse (input) occorrenti per ottenere un determinato volume di output. 2. Efficacia: attitudine ad ottimizzare i risultati riguardanti gli output della gestione. Non guarda al costo ma è uno dei driver principali del fatturato. 3. Breve periodo 4. Medio-lungo periodo Dal punto di vista logico e terminologico spesso nei testi troviamo che si parla di pianificazione e controllo. Questa accoppiata non è in senso stretto sinonimo di controllo di gestione. La pianificazione, è quel processo che sta a monte rispetto al controllo, ma avviene con meccanismi più propri degli studi strategici. Arriviamo a studiare il controllo quando l'azienda ha già definito la vision e la mission, che tuttavia non fanno parte del controllo di gestione. Pianificazione e programmazione: la differenza tra i 2 è che quando parlo di pianificazione facendo riferimento alla fissazione di obiettivi di medio-lungo, mentre quando si parla di programmazione si fa riferimento alla fissazione di obiettivi di breve. Il controllo di gestione ha lo scopo di verificare che la gestione aziendale si svolga in efficacia ed efficienza e vuole verificare il raggiamento degli obiettivi attraverso lo studio della programmazione. Il controllo arriva subito a valle della pianificazione Strategica. Il controllo di gestione ha come riferimento il controllo della gestione corrente, cioè dei risultati che arrivano dalle attività svolte dall’azionariato nell’esercizio. Non parliamo più di controllo quando scendiamo al livello del controllo operativo.

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Quando trovo il termine controllo organizzativo non chiarisce molto l'ambito di applicazione, non vuole identificare un'altra area di competenza del controllo, ma il suo merito è quello di ricordarci che tutte le misurazioni e le determinazioni che effettuiamo devono prendere a riferimento il profilo organizzativo, ossia le intenzioni degli individui chiamati a raggiungere quegli obiettivi (problemi di incentivazione e premialità dei dipendenti). Componenti del controllo di gestione:  Componente strutturale o statica: articolazione dell'azienda in sub-sistemi; o insieme di metodologie di misurazione contabile ed extra-contabile. È l’ossatura per far funzionare il processo.  Componente di processo o dinamica: processo relativo all'attività manageriale nelle varie fasi del controllo di gestione. Per verificare che l'azienda si svolga in efficienza ed efficacia che consenta all'azienda di raggiungere nel breve o medio-lungo termine gli obiettivi prefissati. Strumenti del controllo di gestione:  Contabilità generale e il bilancio, che sono strumenti che possono fornire input importanti per il controllo  Contabilità industriale o analitica  Budget e altre misurazioni a preventivo  Rilevazioni extra-contabili, ex. ore macchina Tutti gli strumenti di natura non extra-contabile sono anche definiti come contabilità direzionale: insieme di strumenti tecnico-contabili finalizzati a rilevare, organizzare e interpretare le informazioni economicofinanziarie in relazione a prescelti oggetti di calcolo. Le informazioni di contabilità direzionale sono pertanto informazioni riepilogative ottenute assemblando dati elementari operativi. Processo di controllo: 1. Fissazione degli obiettivi--> fase di programmazione 2. Assunzione delle decisioni 3. Svolgimento di operazioni 4. Misurazione dei risultati 5. Analisi degli scostamenti--> misuro lo scostamento rispetto all'obiettivo e ne analizzo le cause 6. Decisioni correttive Meccanismo del controllo: Ci sono dei processi che rendono difficile il monitoraggio del risultato, è necessario perciò effettuare il controllo a monte:  Sulle azioni compiute per ottenerli;  Sulle risorse impiegate nello svolgimento di tali azioni.

I DIVERSI TIPI DI INFORMAZIONI DELLA CONTABILITA’ DIREZIONALE

Le informazioni prodotte dalle imprese sono utilizzate per 2 scopi diversi tra loro: 1) La misurazione dei ricavi, dei costi e delle attività; 2) Il controllo 3) Esiste anche una terza finalità, ovvero supportare il management nella scelta fra le alternative.

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Per ciascuno di questi scopi esistono un insieme specifico di principi e di generalizzazioni e 3 corrispondenti modalità di costruire i costi:   

Le configurazioni di costo pieno Le configurazioni di costo per centro di responsabilità Le configurazioni di costo differenziale

Per quanto riguarda la misurazione, useremo i costi pieni. Questi rilevano e valorizzano tutte le risorse utilizzate per lo svolgimento di una determinata attività. Il costo pieno è costituito dalla somma dei costi diretti (a esso direttamente riconducibili) + i costi comuni o indiretti. costi pieni sono quelli normalmente usati per valorizzare le rimanenze.

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Configurazioni di costo per centro di responsabilità: un centro di responsabilità è un’unità organizzativa guidata da un manager responsabile delle attività e dei risultati di quest’unità. Questo sono usati nel processo di pianificazione/programmazione annuale, denominato budget. Molte decisioni implicano il confronto dei corrispondenti costi stimati. I costi vanno di volta in volta assemblati a partire da dati elementari. Tali valori sono spesso ottenuti a partire dalla conoscenza di dati storici. Tali costi sono differenziali e le corrispondenti configurazioni di costo sono denominati configurazioni di costo differenziale.

CLASSIFICAZIONE GENERALE DEI COSTI Costi di produzione: 3 categorie: 1) Materiali diretti: i materiali usati per il prodotto finito sono detti materie prime. I materiali diretti sono quei materiali che diventano parte integrante del prodotto finito e che possono essere ricondotti fisicamente e in modo conveniente a esso. A volte alcuni materiali sono insignificanti e non sono ricondotti a questi. Vi sono poi i cosiddetti materiali indiretti e sono inclusi nei costi generali di produzione. 2) Manodopera diretta: sono i costi di manodopera facilmente ricondotti alle singole unità di prodotto. I costi di manodopera non fisicamente ricondotti ai prodotti sono definiti manodopera indiretta. E considerati parte dei costi generali di produzione. 3) Costi generali di produzione: include tutti i costi di produzione a eccezione dei materiali diretti e della manodopera diretta. I costi generali di produzione, combinati con la manodopera diretta, sono detti costi di trasformazione. La manodopera diretta combinata con i materiali diretti viene detta costo primo.

Costi non di produzione: 2 categorie: 1) Costi di marketing o di vendita: includono tutti i costi necessari per ottenere gli ordini dei clienti e fare in modo che i prodotti finiti arrivino nelle loro mani. 2) Costi amministrativi: includono tutti i costi esecutivi, organizzativi e per gli impiegati connessi alla direzione generale di un’organizzazione. 3

Costi di prodotto e costi di periodo: 



I costi di prodotto includono tutti i costi sostenuti per acquisire o realizzare un prodotto. Questi sono quelli costituiti dai materiali diretti, dalla manodopera diretta e dai cosi generali di produzione. Inizialmente questi sono assegnati a un conto in magazzino nello s.p. e vengono così chiamati costi inventariabili. I costi di periodo sono tutti i costi che non sono inclusi nei costi di prodotto. Non sono inclusi nel costo dei prodotti acquistati né di quelli prodotti. Ex. Commissioni di vendita, canoni di locazione. Appariranno ne c.e. nel periodo in cui vengono sostenuti.

Tutti questi costi sono contenuti nel prospetto del costo dei beni prodotti.

Uno dei criteri con cui possiamo classificare i costi è in base al loro comportamento, ovvero il modo con in cui il costo reagisce o cambia al modificarsi del livello di attività. Un manager deve essere in grado di prevedere con precisione quali saranno i costi ai vari livelli di attività. Distinguiamo:

Costi variabili: è un costo che varia in modo direttamente proporzionale ai cambiamenti intervenuti nel livello di attività. Ci sono diversi modi in cui l’attività si esprime: unità prodotte, unità vendute, miglia percorse, ore lavorate… un buon esempio di costo variabile sono i materiali diretti; infatti il costo dei materiali diretti usati in un periodo varierà in modo direttamente proporzionale al numero di unità prodotte.

Per costi variabili intendiamo che il costo totale aumenta o diminuisce con l’aumentare o il diminuire del livello di attività.

Un costo variabile inoltre è costante se viene espresso in unità.

Quando si dice che un costo è variabile in genere si intende che è variabile in relazione alla quantità di beni o servizi che l’organizzazione produce. Tuttavia i costi possono essere variabili in relazione ad altri parametri. Perciò questi costi sono variabili intorno a qualcosa, normalmente questo qualcosa è la base di attività. La base di attività è l’unità di misura di qualunque cosa provochi il generarsi di costi variabili. Una base di attività è talvolta definita determinante del costo (cost driver). 4

Un manager deve conoscere perfettamente le basi di attività dell’azienda. Se un costo sia da considerare variabile dipende se è causato dall’attività in esame. Tuttavia, si può supporre che la base di attività sia il volume dei prodotti e servizi offerti dall’organizzazione. I costi variabili hanno diversi comportamenti, infatti vi sono alcuni costi che si comportano secondo un modello realmente variabile e altri in modo variabile in modo proporzionale. Altri costi ancora si comportano secondo un modello a gradini. I materiali diretti sono un costo realmente variabile o proporzionale, inoltre qualunque quantità acquistata ma non utilizzata può essere immagazzinata e riportata nel periodo successivo come rimanenza. Una risorsa che si può ottenere solo in elevate quantità e il cui costo aumenta o si riduce solo in conseguenza di cambiamenti piuttosto ampi di attività, è detto costo variabile a gradino. Molti costi che vengono classificati come variabili in realtà si comportano in modo curvilineo. Un costo curvilineo può essere approssimato in modo soddisfacente con una linea retta entro una banda di attività ristretta, denominata intervallo di rilevanza. Questo è quell’intervallo di attività in cui sono valide le ipotesi espresse da un manager sul comportamento dei costi. Fuori da questo intervallo, questa linea retta è poco efficace e non approssima bene i costi curvilinei.

Un costo fisso (fixed cost) è un costo che rimane costante, in totale, indipendentemente dalle variazioni del livello di attività. Diversamente dai variabili, i costi fissi non sono influenzati dai cambiamenti di attività. In realtà sono pochi i costi completamente fissi, infatti la maggior parte cambia se c’è un cambiamento dell’attività sufficientemente grande. Quando si dice che un costo è fisso, si intende che è fisso all’interno di un intervallo rilevante. L’intervallo rilevante è l’intervallo di attività all’interno del quale sono valide le ipotesi sui costi variabili e fissi. Tipi di costi fissi: 



Costi fissi impegnati: hanno 2 caratteristiche principali, ovvero sono di lungo periodo per loro natura e non possono essere ridotti in misura significativa, neppure per brevi periodi di tempo, senza danneggiare gravemente la redditività o gli obiettivi a lungo termine dell’organizzazione. Poiché è difficile cambiare un costo fisso impegnato una volta che si è preso l’impegno, il management dovrebbe affrontare queste decisioni con particolare attenzione. Costi fissi discrezionali: di solito derivano dalle decisioni annuali del management di spendere in alcune aree di costo. In questo caso, differentemente da quelli impegnati, l’orizzonte temporale della pianificazione è di breve termine; inoltre possono essere tagliati per un breve periodo con danni minimi agli obiettivi di lungo periodo dell’organizzazione.

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Caratteristica principale di questi costi è che il management non è vincolato a una decisione relativa a questi costi; infatti essi possono essere rettificati da un esercizio all’altro e perfino durante l’esercizio, se le circostanze impongono una simile modifica. Anche se gli impianti svolgono sempre più compiti, eseguiti un tempo dagli esseri umani, la richiesta complessiva di personale non è diminuita. La richiesta di lavoratori “di concetto” è aumentata notevolmente. I costi legati a questi lavoratori sono spesso fissi e sono costi impegnati. Il concetto di intervallo di rilevanza è importante anche per i costi fissi, specie per quelli discrezionali. Sui costi fissi discrezionali influisce il livello previsto di attività, tuttavia una volta che questi sono stati preventivati, essi non sono influenzati dal livello effettivo di attività. Ad esempio una volta deciso il budget per la pubblicità e lo si è speso, esso non sarà influenzato da quante unità sono effettivamente vendute. I costi fissi impegnati vengono di soliti rappresentati con il modello a gradino. L’intervallo di rilevanza dell’attività per un costo fisso è l’intervallo di attività in cui il grafico del costo è costante. Vi sono 2 differenze importanti tra i costi variabili e fissi a gradino: 1. I costi variabili a gradino possono essere rettificati rapidamente al variare delle condizioni, mentre una volta che i costi fissi sono stati stabiliti, spesso non possono essere modificati facilmente. 2. L’ampiezza dei gradini per i costi variabili è molto più ristretta dell’ampiezza dei gradini per i costi fissi. L’ampiezza dei gradini si riferisce al volume o al livello di attività.

Un costo misto è un costo che contiene contemporaneamente elementi di costo variabili e fissi. I costi misti sono anche detti semivariabili. La linea del costo totale si sposta verso l’alto mano a mano che l’elemento di costo variabile viene sommato all’elemento di costo fisso. Per esprimere la relazione fra costo misto e livello di attività si può usare la seguente equazione per una retta: Y = a + bX Y= costo misto totale a= costo fisso totale b= costo variabile per unità di attività X= livello di attività Poiché il costo variabile per unità è uguale alla pendenza della linea retta, maggiore è la pendenza maggiore è il costo variabile per unità. Ex. 25.000 = canoni annui per un macchinario 3= titolo di royalty per ogni esame Y = 25.000 + 3,00 X 6

Si supponga che l’azienda preveda di eseguire 800 esami nel prossimo esercizio. I diritti statali sarebbero: Y = 25.000 + (3,00 x 800 esami) = 27.400 La quota fissa di un costo misto rappresenta il costo di base, minimo, solo per avere un servizio pronto e disponibile all’uso. La quota variabile rappresenta il costo sostenuto per il consumo effettivo del servizio. L’elemento variabile varia in proporzione alla quantità di servizio consumata. Nell’analisi contabile ogni costo esaminato viene classificato come variabile o fisso in base alla conoscenza precedente dell’analista di come si comporta il costo nel conto. L’approccio parametrico all’analisi dei costi comporta un’analisi dettagliata di quale dovrebbe essere il comportamento dei costi, in base alla valutazione da parte di un ingegnere industriale dei metodi di produzione da usare. Questo metodo va usato quando non si ha alcuna esperienza precedente in relazione all’attività e ai costi. Può essere usato congiuntamente ad altri metodi per aumentare la precisione di analisi. Tuttavia questo metodo non tiene conto del fatto che alcuni costi potrebbero avere contemporaneamente elementi di costo fisso e di costo variabile. Un altro metodo per stimare i costi fissi e variabili il metodo del valore massimo-valore minimo. Supponendo che il diagramma di dispersione indichi un rapporto lineare fra i costi e l’attività, gli elementi di costo fisso e variabili di un costo misto possono essere stimati usando questo metodo. Questo si basa sulla formula per calcolare la pendenza di una linea retta. La pendenza della linea retta è uguale al costo variabile per unità di attività. Si può usare la seguente formula:

Costo variabile = inclinazione della retta =

X 2− X 1 ¿ = Y 2−Y 1 ¿

di attività costo al livello max ¿−(costo allivello min di attività) ¿ ¿ ¿

Questo metodo tuttavia ha un difetto, infatti utilizza solo 2 punti come dati. Una formula dei costi che adotta solo i dati di questi periodi insoliti potrebbe rappresentare in modo gravemente errato il reale rapporto fra i costi esistente nei periodi normali. La linea retta dovrebbe essere spostata verso il basso in modo da essere più vicina a più punti che rappresentano i dati. Ci sono altri metodi, più precisi, che utilizzano un maggior numero di punti; questo è ad esempio la regressione dei minimi quadrati. Questo metodo è un modo per scomporre un costo misto nelle sue componenti fisse e variabili. La linea di regressione è quella linea che minimizza la somma degli errori quadrati, tra i costi effettivi e quelli stimati.

Schema di conto economico a margine di contribuzione Una volta che il manager ha scomposto i costi in elementi fissi e variabili come può usare questi dati? Un’applicazione immediata e molto significativa si trova nello schema di c.e. chiamato approccio del margine di contribuzione. Esso scompone i costi nelle categorie fisse e variabili, sottraendo prima i costi variabili delle vendite per ottenere il cosiddetto margine di contribuzione. Il margine di contribuzione è 7

l’importo che residua dalla differenza tra ricavi di vendita e costi variabili. Questo importo contribuisce a coprire i costi fissi e quindi a generare reddito nel periodo.

Classificazione dei costi per assegnare i costi agli oggetti di costo Un oggetto di costo è qualunque cosa per cui si desiderano dati sui costi, inclusi i prodotti, le linee di prodotto, i clienti e le unità organizzative. I costi sono classificati come diretti o indiretti. 



Costo diretto: è un costo che può essere ricondotto facilmente e in modo conveni8ente al particolare oggetto di costo in esame. Il concetto di costo diretto si estende al di là dei materiali diretti e della manodopera diretta. Costo indiretto: è un costo che non può essere ricondotto facilmente e in modo conveniente al particolar oggetto di costo in esame. Per essere ricondotto a un oggetto di costo come un particolare prodotto, il costo deve essere causato dall’oggetto di costo. La retribuzione del direttore della fabbrica è detta costo comune di produzione dei diversi tipi di prodotti della fabbrica. Un costo comune è un costo che viene sostenuto per supportare diversi oggetti di costo, ma che non pu...


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