Il patrimonio di S. Pietro PDF

Title Il patrimonio di S. Pietro
Course Storia medievale
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Summary

Riassunto sulla nascita e riconoscimento del Patrimonio di San Pietro....


Description

Il patrimonio di San Pietro Il nome Patrimonium Sancti Petri indicò inizialmente i beni fondiari della Chiesa, poi, dall’VIII secolo, lo Stato della Chiesa. All’epoca la Chiesa Romana disponeva non solo di un immenso prestigio spirituale ma anche di ricchezze fondiarie rilevanti, costituite dalle donazioni offerte “a san Pietro” da fedeli di ogni condizione sociale ed economica. Queste proprietà erano organizzate in grandi aziende agrarie, ognuna delle quali, definita patrimonium, costituiva un organismo autonomo, gestito da un rector, alto funzionario dell’amministrazione centrale pontificia nominato direttamente dal Pontefice. Il così detto Patrimonium Sancti Petri, esteso nei primi secoli ben oltre l’ambito peninsulare, venne limitato, nel secolo VII, dopo le conquiste longobarde e le confische bizantine. La Chiesa costituiva così una grande e complessa struttura, con personale numeroso e vaste proprietà ben prima di assumere la responsabilità del governo temporale. Il patrimonio di S. Pietro ebbe origine dalla donazione di terre (Amelia, Orte, Bieda, Bomarzo) fatta dal re longobardo Liutprando nel 741 a papa Zaccaria, in aggiunta a quella del castello di Sutri nel 728. La donazione di Sutri (728), la promissio carisiaca (754) e la Constitutio Romana (824) furono le pietre miliari nella genesi dello Stato Pontificio che da semplice proprietà privata di carattere fondiario della Chiesa si trasformò in uno degli organismi più influenti e prestigiosi. La promissio Carisiaca fu un atto sottoscritto dal re dei Franchi Pipino il Breve. Il documento contiene la promessa di donazione alla sede apostolica di una serie di territori (già appartenuti in passato all’impero bizantino e ad esso sottratti dai longobardi), per amore di S. Pietro e per ottenere la remissione dei suoi peccati. Questo atto, elaborato da Pipino e messo in pratica dal figlio di quest’ultimo (Carlo Magno) segnò la protezione dei Franchi sulla Santa Sede, segnando la fine del regno longobardo. Dalla promissio spettavano al Patrimonio di S. Pietro tutte le città della pianura cispadana da Parma a Rimini, con l’aggiunta di Mantova. Per rafforzare il peso dello Stato Pontificio, nella seconda metà del VIII secolo, venne compilato un falso documento, il Constitutum Constantini, con il quale, per secoli, la Chiesa di Roma aveva fondato la legittimazione del proprio potere temporale in Occidente. Con tale documento si attribuiva infatti all’imperatore Costantino la decisione di donare a Papa Silvestro I i domini dell’Impero Romano d’occidente. In realtà, è opinione diffusa che il documento sia stato redatto per legittimare le “usurpazioni” dei papi in Italia centrale. La donazione di Costantino è un documento apocrifo (documento non autentico che pretendere di essere ciò che non è) conservato in copia nei Decretali dello Pseudo-Isidoro (IX secolo) e, per interpolazione filologica, nel Decretum Gratiani del giurista Graziano (XII secolo). Il filologo italiano Lorenzo Valla nel 1440 dimostrò in modo inequivocabile che il testo era scritto con un latino non riconducibile al IV secolo, bensì molto più recente. Facendo ciò Valla dimostrò che si trattava di un documento falso. A partire dal secolo VIII la “repubblica di S. Pietro non è solo lo “Stato dei Papi” ma anche un’entità politica autonoma. Ponendo l’attenzione sui concetti di “potere temporale” e “Stato Pontificio”, possiamo dire, prendendo inizialmente in considerazione il secondo, che lo Stato Pontificio nacque da una base costituita dalla sovrapposizione del Patrimonio di S. Pietro sul ducatus bizantino. Alla metà dell’VIII secolo il duca come funzionario bizantino cessava di esistere e alla sua autorità si

sostituì quella del papa e dell’aristocrazia senatoria romana. Prendendo invece in considerazione l’espressione “potere temporale”, si è soliti usarla in riferimento al periodo storico in cui il Papa, oltre ad essere sommo pontefice della Chiesa cattolica è stato anche sovrano dello Stato Pontificio (752-1870). All’inizio del XIII secolo la Santa Sede esercitava un’effettiva sovranità solamente sul territorio laziale. Con Innocenzo III (1196-1216), che riuscì a farsi riconoscere tutto il patrimonio da Ottone IV, lo Stato Pontificio cominciò a uscire dal Ducato romano per assumere una fisionomia interregionale. Il suo pontificato fu caratterizzato dal recupero del Patrimonio di S. Pietro. Qui il Patrimonio di S. Pietro divenne una delle quattro province istituite da Innocenzo III come ripartizione dello Stato ecclesiastico, governata da un funzionario di nomina papale, il rettore. La provincia del patrimonio fu confermata nelle Costituzioni egidiane del 1357, emanate dal cardinale Egidio Albornoz, il quale, dopo il periodo della “cattività avignonese”, che portò i papi da Roma ad Avignone, si sforzò di restaurare l’autorità papale ma per fare ciò era necessario il ritorno dei papi a Roma in modo tale che si potesse attuare una politica di recupero dell’antico patrimonio....


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