Il trionfo della citta di edward glaeser riassunto PDF

Title Il trionfo della citta di edward glaeser riassunto
Course Sociologia del territorio e sicurezza urbana
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Il trionfo della citta di edward glaeser riassunto...


Description

EDWARD GLAESER

IL TRIONFO DELLA CITTÀ COME LA NOSTRA PIÙ GRANDE INVENZIONE CI RENDE PIÙ RICCHI E FELICI

Riassunto del libro JOHNNY DELLA GIUSTINA

INDICE Introduzione

Pag.3

1. Cosa fanno a Bangolare?

Pag.3

2. Come mai certe città declinano?

Pag.5

3. Cosa c’è di buono negli slum?

Pag.8

4. Com’erano tenuti a bada i grandi caseggiati?

Pag.10

5. Londra è un resort di lusso?

Pag.13

6. Cosa c’è di così grandioso nei grattacieli? 7. Perché si è diffusa l’espansione incontrollata? 8. C’è niente di più verde del manto dell’asfalto? 9. Come hanno successo le città? Conclusione

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Introduzione Il punto di partenza su cui dobbiamo riflettere è composto da un serie di domande. Dal perché la città ha trionfato? Perché alcune cadono in cattivo stato? Perché in certi momenti storici nascono in certe città determinati movimenti artistici? Per rispondere a queste domande l’autore decide di partire dall’analisi di New York e di come si sia trasformata nel tempo da villaggio mercantile a colosso urbano d’America. Guardando la storia si capisce l’importanza del porto, del commercio e delle innovazioni tecnologiche. I problemi arrivarono nel 20 sec quando la globalizzazione li tolse la parte manifatturiere che tanto l’aveva fatta crescere, ma questo innescò il secondo motore di New York, le idee. Questa nuova vita ha reso possibile che New York divenne un fervente lungo per le attività finanziarie che hanno reso possibile la non stagnazione durante la grande recessione di qualche anno fa. Ora in media a New York si guadagna di più che in ogni altro Stato americano. Come New York molte altre città sono riuscite a diventare sollecitartici di innovazione. Glaeser sostiene che è proprio questa caratterista delle città che è importante, perché storicamente è fra le vie delle città che nascono le idee che vengono passate tra trader a trader perché la stessa nuova idea si innovi. Esistono anche città che hanno perso di vista questa loro natura di innovatrici, come Detroit. Molti hanno lamentato la povertà che le città portano, ma secondo l’autore questa povertà non data dalla città, ma dalla sua attrazione di una vita meno povera. Infatti se si paragona la povertà tra le periferie di una città e le zone rurali è possible dire che è meglio essere poveri in città. A proposito di povertà si fa un riferimento ai costi delle case, che nel tempo sono saliti dato il non poter continuare a costruire e le limitazioni che vengono fatte in nome della conservazione. Collegato all’urbanizzazione è il modello di città; una città può seguire un modello basato sull’automobile mentre un’altra seguirà il modello del trasposto pubblico. Questo differenze hanno delle ricadute sulla quantità di inquinamento immesso nell’aria. 1. Cosa fanno a Bangolare? • Porti d’ingresso intellettuale: Atene Guardando alla storia vediamo come le città erano via di accesso tra una cultura ed un’altra; città che nascevano attorno ai porto, ai fiumi e lungo le vie commerciali. Un esempio storico è Atene, che dopo la vittoria contro i persiani portò a sé grandi menti (anche in ambito urbanistico, come l’impianto stradale a griglia di Ippodamo). Da Atene partì lo scambio di idee che nel tempo diventavano creazioni nuove. Questo durò e si amplio durante tutto l’impero romano. I romani avevo di fatto creato un sistema urbano molto funzionante che però venne distrutto con l’arrivo dei barbari. Essi non sapevano come gestire le reti di comunicazione e trasporto per cibo e acqua e per questo l’Europa entrò in un periodo buio. 3

Durante questo periodo le città più perfezionate e dove ancora esisteva un coacervo di idee erano arabe. • La Casa della Saggezza di Baghdad La casa della saggezza fu costruita per il volere dei califfi abbassidi. Qui vennero radunati i migliori studiosi dell’epoca che ebbero il compito di importare il sapere mondiale e tradurlo in arabo. Questo sapere tornerà in Europa attraverso Venezia e la riconquista delle città spagnole sotto dominazione araba che permise di attingere il sapere dai testi arabi (che vennero tradotti e portati nelle uni di Padova e Parigi). A partire dall’anno 1000 gli europei cominciarono ad uscire dal buoi medioevale per entrare in un’epoca più prospera per urbanizzazione e tasso di innovazioni. La classe mercantile ebbe un ruolo primario per la costruzione di nuovi centri urbani e città commerciali. Fu così che l’Europa su nuovamente centro di tecnologia e sapere. Sapere che nuovamente cominciò a spostarsi verso est. • Apprendere a Nagasaki L’Asia era sottomessa all’Europa in quanto a tecnologia, tranne il Giappone. Questa diversità viene in particolare dalla città di Nagasaki, dove per secoli i giapponesi hanno commerciato con gli occidentali, prima i protoghesi, poi gli olandesi e infine con gli americani, creando un know-how che è stato fondamentale per la crescita tecnologica, medica e militare del paese. • Com’è stato che Bangalore è diventata una città del boom La vicinanza degli individui è sempre stata fondamentale per favorire il contatto infraculturale e il passaggio di informazioni, ma non è solo questo che porta al successo di una città. Bangalore ha creato un circolo virtuoso partendo dagli inizi del 900 con il motto di Sir MV “Industrializzare o perire” ,spingendo per industrializzare e sull’educazione specialistica (al contrario dell’Europa o degli Stati Uniti che spingevano solamente sull’industrializzazione), e sulla ditta Infosys che nel tempo è cresciuta e ha creato un sistema a Bangalore per cui le grandi menti vanno lì in cerca di aziende e grandi aziende vanno li in cerca di grandi menti. • Istruzione e successo urbano A spiegare quale città sia destinata al successo fil capitale umano. Guardando agli Stati uniti si nota facilmente che nelle città dove c’è maggiore specializzazione e un numero maggiore di laureati i redditi sono nettamente maggiori rispetto alle contee che negli anni 70 hanno puntato su operai non specializzati e con persone senza laurea. Esistono scuole di pensiero che non collegano il successo all’istruzione, ma alla necessità di avere persone specializzate derivate dall’uso di nuove tecnologie. Secondo altre è derivato dalla globalizzazione e dalla terziarizzazione. Lo stesso successo di Bangalore deriva dalla terziarizzazione e questo successo ha delle ricadute positive sulla Silicon Valley permettendo di sviluppare software in maniera più economica.

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• L’ascesa i Silicon Valley S.V. è il grande centro informatico degli Stati Uniti passando da centro rurale a capitale mondiale della tecnologia. Questa fortuna ascesa deriva dalla volontà del senatore L.Stanford di costruire un’università dedicata al mondo concreto. Da questa Università uscirono molti innovatori e molte aziende si formarono grazie ai talenti essa racchiudeva. Partendo dalla Federal Telegraph Corporation, che prosperò grazie alla radio, poi per la Magnavox e Fisher Research Laboratories. Nel tempo vicino all’Università venne costruita una zona industriale con l’intenzione di attirare nuove ditte e nuovi talenti, Schockley fu uno di questi e nel 1956, assieme al suo team, si meritò il premio nobel per la fisica per l’invenzione del transistor. Pochi anni dopo nacque la Farichild Semiconductor, che raggruppava menti “scappate” da Schockley. Da questa società ci furono dei distaccamenti che formarono società come Intel, Kleiner Perkins, Cisco, Sun Microsystem. Dagli anni 60-70 cominciarono a formarsi numerose aziende e questo circo durò a lungo, fino alla creazione di Apple, Ebay, Yahoo! e Google. Tutte società creata da ex studenti di Stanford. S.V. è una città costruita sull’automobile e questo è una lato non del tutto positivo. Un lato negativo deriva dal fatto che in questa zona non c’è spazio per i poveri e le persone poco specializzate. Inoltre secondo Glaeser S.V. è una città monoindustriale e questo non ha avuto risvolti positivi per città come Detroit o Manchester. Le monoindustrie non spingono il formarsi di nuove società e lo sviluppo di nuove idee, sapendo che l’innovazione nasce dall’unione di idee vecchie. Internet ha cambiato il corso della nostra vita e ha accorciato la distanza, per questi motivo si può essere ottimisti per il futuro di S.V.(contando che i clima attira molta gente) • Le città di domani La fortuna di S.V e di Bangalore si fonda sul contatto umano diretto. Le nuove tecnologia permettono di effettuare videoconferenze, rimanere in contatto anche da grandi distanze, ma si è notato che pur con l’avvento di tali tecnologia l’arma vincente rimane ancora il contatto umano. Il social network oggigiorno accompagna quello che sono le interazioni dirette, come se fosse un proseguo o un aggiunta, ma non sostituisce il rapporto umano diretto che rimane fonte primaria per l’innovazione. È quindi la prossimità che aiuta la crescita delle città e del successo di queste perché è nelle città che si possono trovare più facilmente degli investitori o perone facoltose interessate nell’innovazione. Glaeser prende come esempio la prossimità dei brevetti e la storia della stampa a caratteri mobili e come entrambi questi eventi abbiamo la loro fortuna nella prossimità e non nella lontananza. 2. Come mai certe città declinano? Glaeser si chiede come molte città industriali siano andate in declino nel giro di 50 anni. Ad esempio Detroit ha perso più della metà della popolazione, ma perché? Detroit è stata una città industriale e ha una radice storica differente rispetto alle città che un tempo erano commerciali e quelle nuove dell’era dell’informazione. La 5

monocultura era la base di questa città(e di altre) e questa è stata la sua rovina; hanno dimenticato le caratteristiche vitali della vita urbana. Per uscire da questa situazione devono reiventarsi, facendo dimenticare il passato recente e portando qualcosa di nuovo che non deve essere a livello strutturale della citta, come nuovi palazzi o mezzi di trasporto, ma cercare di incrementare il capitale umano e i collegamenti. • Come fu che la Rust Belt fiorì Detroit, come altre famose città (Chicago, New York, Boston, Manchester) devono la loro fortuna ai corsi d’acqua che per secoli sono state la via più semplice per trasportare merci da un punto ad un altro. A queste vie si aggiunsero i trasporti ferroviari che aiutarono a far diventare molte città dei nodi fondamentali per il trasporto di merci che attiravano imprenditori sedotti dal risparmio sui costi di trasporto. costi che si abbassavano anche grazie ad un economia di agglomerazione (produttori e consumatori stanno vicini raggrumandosi in città). Inoltre potevano essere sfruttati i rendimenti di scala (costi unitari per prodotti minori su grande produzione). • Detroit prima delle macchina Secondo Glaeser Detroit era destinata alla costruzioni di macchine data l’abbondanza di legname, acciaio e la specializzazione nella costruzione di motori nautici. Ford diede vita all’innovazione del campo delle carrozze a motore e in pochi anni nacquero numerosi colossi nell’ambito delle auto. Ford per arrivare alla costruzione del famoso model T utilizzò la sue esperienza e il Know-how che aveva appreso nel tempo. Purtroppo la sua creazione della catena di montaggio andava a distruggere quello che era un fertile mondo intellettuale degli imprenditori perché aveva creato un sistema per attori non specializzati. • Henry Ford e la Detriot industriale La creazione di macchine e di camion aprì la strada alla delocalizzazione fuori dalla città, facendo diventare meno importati i vantaggi dei porti e dei scali ferroviari e città come Detroit cominciarono a perdere i loro vantaggi, dato che centri di produzione meno costosi avevano comunque accesso al mercato globale. Allo stesso tempo crescevano i gruppi sindacali che rivendicavano meno ore di lavoro e salari più alti. Le forze lavoro cominciavano ad essere meno utili di un tempo, ad esempio Glasser ricorda come all’avvento del container fece perdere molti posti di lavoro per i stimatori. Ci fu un esodo della manifatturiera che colpì le città dati i costi di trasporto bassi e chi seppe reinventarsi, come Londra che cominciò a puntare sul settore finanziario, riuscirono a non rimanere scottati. • Perché una rivolta? I rovesci economici vengono accusati per via diretta, attraverso l’aumento della criminalità e l’impotenza del settore pubblico. 6

Glaeser prende ad esempio le politiche usate da Cavanagh a Detroit e di Lindsay a New York durante gli anni 60. Per il secondo si nota un incapacità di ridurre i costi andando invece ad aumentali, mentre per Cavanagh il difetto du quello di costruire sulle zone ormai degradate (quando era pieno di case libere). Per entrambi si nota una sconfitta per la lotta al crimine e in particolare un aumento del razzismo contro la comunità afroamericane. A Detroit scoppio forse la più grande rivolta nel luglio del 1967 dove, dopo 3 giorni di tumulti e con l’intervento delle forze dell’esercito, si contarono 43 morti, 1400 edifici incendiati, 1700 negozi saccheggiati e 60mila arresti. queste rivolte che non scoppiarono solo a Detroit aiutarono ancora di più lo svutamento delle città. Secondo l’autore “le rivolte sono un esempio di quell’azione colletta consentita dalle città che può rappresentare una bella e buona maledizione urbana”. • La reinvenzione urbana: New York dopo il 1970 Agli inizi degli anni 70 New York sembrava declinare molto più di Detroit, ma al contrario della seconda seppe riprendersi. Alla base ci sono diversi eventi (Andy Warhol e le arti, il sindaco Giuliani), ma secondo Glaeser la risposta sta nei sevizi finanziari. Questa differenza si deve al fatto che Detroit tra il 19° e il 20° secolo ha puntato su un settore unico che impiegava lavoratori a bassa specializzazione in aziende verticalizzate. Con l’arrivo della crisi petrolifera arrivò anche il declino finale della città • La giusta rabbia di Coleman Young La caduta di Detroit ha a che fare con l’economia, ma la politica ha fatto i suo. Young fu sindacato di Detroit dal 74 al 94. Prima di diventare sindaco venne eletto al Sento dove riuscì a far varare una tassa sul reddito di Detroit. Il problema di questa tassa che colpiva i ricchi aiutò questi ultimi e le aziende ad andarsene. Dopo la caduta di Cavenagh, Young ebbe vittoria facile (data la grande popolazione nera nella città; popolazione che passo da 44% nel 1970 all’88% nel 2008). Per i suoi 20 anni di mandato ripropose l’esperienza del razzismo e non era solito usare toni dolci con la popolazione bianca(che continuò ad andarsene). • L’effetto Curley Quello che la politica di Young fece è secondo l’autore l’effetto Curley. Michael Curley, irlandese, fu sindaco di Boston per ben 5 mandati. La sua politica era basata in sostanza sul cercare di far andare via dalla città i discendenti inglesi cossichè i rimanenti, irlandesi, lo rieleggessero. Questo tipo di politica è dannosa perché le classi abbienti scelgono di andarsene, danneggiando quindi l’economia della città. • Il complesso edificatorio Sia Young che Coleman commisero lo stesso errore; cercare di risanare la città costruendo. Questo tipo di politica non servì a riportare persone nella città, ma solamente a spendere molti soldi che sarebbero potuti essere spesi in altro, come l’educazione e creazione di capitale umano “fonte di sopravvivenza delle città postindustriali”. 7

• Fermarsi nella Rust Belt Secondo l’autore con un alto tasso di disoccupazione e paghe nettamente inferiori alla media nazionale viene da chiedersi cosa spinga la gente a rimanere. La sua risposta è l’abitazione, perché troppo preziose per abbandonarle. Il declino di una città accade lentamente e avanza perché il costo della abitazioni scende attirando popolazione povera. • Diminuire per ingrandirsi quali strategia possono rovesciare la situazione di declino? Quali strategia generano benefici per coprire i costi? Queste sono le domande che si pone l’autore rispetto ai vari metodi pensati per risanare i centri urbani. Per quanto riguarda gli investimenti sul trasporto bisogna dire che sono utili se veramente si riducono i tempi di percorrenza, come è successo in Spagna, ma nel caso di Detroit, o comunque per la vasta area americana, una rete ad alta velocità non rappresenta lo stesso beneficio. Lipsia dopo anni di declino accettò il suo destino decidendo di demolire 20mila unità vuoto, creando nuovi spazi verdi. Una scelta di questo tipo permette di avere meno costi per i servizi urbani ed elimina i pericoli della sicurezza. Come Lipsia anche Yungstown ha preso la stessa scelta. queste strategia non faranno tornare le persone ma renderanno più piacevole e gestibile la città. Con il sindaco Bing anche Detroit ha cominciato a capire questa lezione abbandonando l’edificazione. Di per certo istruzioni, trasporti pubblici e arti aiutano alla creazione di un luogo, ma non sono le uniche cose. 3. Cosa c’è di buono negli slum Platone osservava che qualsiasi città è divisa in due; la città dei poveri e laicità dei ricchi ed osservando le città odierne sembra che il filosofo abbia ancora ragione. PEr molti le megalopoli portano intrinsecamente povertà urbana. Secondo Glaeser la povertà nelle città riflette la forza urbana e non la sua debolezza. Le grandi città non fanno le persone povere, ma attraggono le persone povere. Il problema sta nelle zone Ion cui manca la povertà, perché vuol dire che non attrae gente e non ha ne abitazioni abbordabili ne traporti pubblici. Le persone scelgono in modo esplicito trasferendosi oppure in modo implicito rimanendo in una città. Se in una città, attraverso incentivi si migliora la vita di alcune persone è probabile che altre persone povere arriveranno in cerca dello stesso destino. • Le favelas di Rio Luoghi come Rio, Lagos, Kolkata possono sembrare città della privazione, dove c’è una forte povertà, ma questa, per essere capita, deve essere paragonata con la povertà delle zone rurali cosicché si possa evidenziare che è moglie meglio essere povero in città che nelle zone rurali. 8

Secondo una ricerca fatta dallo stesso Glaeser su un campione di 25 paesi poveri le persone che si dicono felici si trovano in città e non nelle zone rurali. Di per certo vivere nelle favelas non è facile ma esistono molte storie di successo che nascono da one meno abbienti. Sono le città ce salveranno il mondo in via di sviluppo e non le fattorie. Riguardo a questo è possibile vedere che negli anni sono stati investiti più soldi nella povertà urbana , visibile, che non nella povertà rurale, non visibile (facendo sì che vengano attirati i poveri rurali nelle zone urbane) • Cambiare per migliorare In questo paragrafo Glaeser porta degli esempi di come lei città possono offrire sbocchi ai meno abbienti. In particolare si sofferma sulla storia di successo dei Kennedy che partiti dalla miseria sono riuscita ad arrivare ai vertici della politica degli Stati Uniti. Questi esempi fanno capire come le città abbiano un mercato del lavoro che rende più facile lavorare anche senza essere proprietari terrieri o di capitale. La città fa incontrare il lavoratore talentoso senza capitale con chi ha il capitale dandosi che il primo abbia la possibilità di diventare il secondo. • L’esodo urbano di Richard Wright Qui lo scrittore decide di portare un’altro esempio di come l’esodo nella città possa aiutare a migliorare la proprio condizione di vita. In questo parla in particolare di Richard Wright, scrittore afroamericano che dal Mississippi decise di trasferirsi a Chicago. Questo esempio fa vedere il ruolo sociale che può avere una città. Se in una città i poveri arrivano e se ne vanno meno poveri attirando altri poveri, significa che si sta assistendo a una delle funzionalità della società; se invece i poveri che arrivano nella città rimangono poveri, significa che c’è stato un fallimento. • Ascesa e caduta del ghetto Gli Stati Uniti del hanno vissuto un epoca dove la discriminazione di colore fu veramente forte anche se non ostentata come negli Stati del sud. Le popolazione nere che migravano in cerca di libertà al nord si trovarono in verità ad essere segregati in zone nere della città. Attraverso lunghe lotte legali riuscirono a far valere i loro diritti e a far votare le leggi discriminatorie. Un parti...


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