Inquinamento - Riassunto Igiene PDF

Title Inquinamento - Riassunto Igiene
Course Igiene Applicata ai Luoghi DI Lavoro
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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L'inquinamento...


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OBIETTIVI E METODI DELL’IGIENE E DELLA MEDICINA PREVENTIVA L’igiene ha come obiettivi primari la promozione e la protezione della salute, per il cui raggiungimento ha elaborato principi e tecniche di intervento originali che costituiscono un insieme organico di teoria e di pratica. Nell’ambito delle proprie metodologie e finalizzandole ai propri obiettivi l’igiene utilizza conoscenze e tecniche non solo delle scienze mediche ma anche di ogni altro ramo delle scienze che adatta al proprio originale corpo per la prevenzione delle malattie e il miglioramento della salute. Tutte le volte che l’igiene utilizza esclusivamente metodi medici per la promozione e la protezione della salute la denominiamo “medicina preventiva”. Sono interventi di medicina preventiva cioè di esclusiva competenza del medico: 1) la prevenzione delle infezioni con l’immunoprofilassi e con la chemioprofilassi 2) la prevenzione primaria delle malattie non infettive, mediante il rilevamento e la rimozione dei fattori di rischio individuali 3) la prevenzione secondaria delle malattie infettive e non infettive con la diagnosi precoce mediante screening e la terapia in fase preclinica 4) la promozione della salute mediante il potenziamento dei fattori di benessere individuali Gli obiettivi dell’igiene, promozione della salute e prevenzione delle malattie; possono essere raggiunti con interventi rivolti alle singole persone e con interventi sull’intera popolazione. Il medico di base deve attuare direttamente tutti gli interventi di medicina preventiva rivolti alle singole persone e deve collaborare con i servizi sanitari per le azioni di prevenzione che riguardano l’intera popolazione. LA SANITà PUBBLICA: Spetta alla sanità pubblica affrontare i problemi sanitari a livello di popolazione applicando nella pratica i principi ed i metodi dell’igiene e della medicina preventiva. L’organizzazione che mobilita risorse scientifiche, tecniche professionali ed economiche per risolvere i problemi sanitari delle popolazioni a livello locale, regionale e nazionale. I metodi utilizzati dai servizi di sanità di sanità pubblica rientrano in tre tipi: 1)sorveglianza epidemiologica 2) interventi di prevenzione 3) programmazione, organizzazione e verifica dell’efficacia dei servizi territoriali e ospedalieri. SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA: La conoscenza dello stato di salute e dell’andamento delle malattie in una popolazione è il presupposto indispensabile per la scelta, l’attuazione e la verifica dell’efficacia degli interventi preventivi. Pertanto la sorveglianza epidemiologica è un compito essenziale che si basa sulla registrazione continua di determinati eventi e sulla rilevazione di dati diversi a seconda del caso ed effettuata con inchieste epidemiologiche estemporanee e con indagini programmate. La registrazione riguarda i seguenti aspetti: -

La morbosità e la mortalità per malattie infettive e non infettive

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I danni da cause violente

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L’inquinamento ambientale

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I ricoveri e le dimissioni negli ospedali secondo la patologia ed i dati per la valutazione degli indici di efficienza

A livello dei servizi locali di sanità pubblica è essenziale la rapidità di notificazione dei casi e di valutazione dei dati. La raccolta di dati ad hoc viene effettuata tutte le volte che prima di programmare ed effettuare un particolare gruppo di popolazione o di un intera comunità oppure la frequenza di determinate malattie non soggette a registrazione continua, la presenza e l’importanza di certi fattori di rischio individuali e ambientali.

L’AMBIENTE E GLI INQUINAMENTI AMBIENTALI

DEFINIZIONI: 1)Fattori ambientali ( l’insieme di fattori fisici, chimici, biologici, comportamentali e sociali che caratterizzano la vita di un individuo e della popolazione di cui esso fa parte 2)l’ambiente sociale (l’insieme dei rapporti sociali che determinano le credenze gli atteggiamenti ed i comportamenti dei singoli individui; essi sono basati sui fattori culturali, sulle tradizioni sulle consuetudini, sulle leggi proprie delle popolazione e del gruppo sociale di cui il singolo individuo fa parte) 3)L’ambiente fisico (lo spazio in cui vive un organismo, è costituito da un insieme di fattori abiotici e biotici e può essere distinto in ambiente naturale la cui costituzione ed evoluzione non ha subito l’influenza dell’uomo ed ambiente antroprizzato in cui le varie componenti hanno subito modificazioni più o meno profonde per essere adattate alle esigenze ed alle attività dell’uomo). 4) L’inquinamento (l’immissione nell’ambiente di sostanze o di energia derivanti da attività dell’uomo, in quantità e con caratteristiche tali da alterare gli ecosistemi e di conseguenza possono essere danneggiate una o più forme di vita animale e vegetale). I VARI COMPONENTI AMBIENTALI: Anche per stabilire dei criteri di qualità e dei limiti di concentrazione si considerano separatamente gli inquinamenti dell’aria, dell’acqua, del suolo, degli alimenti, in realtà una contaminazione ambientale non resta mai limitata alla matrice in cui inizialmente si è prodotta. I contaminanti più pericolosi sono quelli persistenti e bioaccumulabili i cui effetti diminuiscono scarsamente col tempo e la diluizione, mentre poco pericolosi sono i contaminanti poco stabili e non bioaccumulabili perché i loro effetti si attenuano con il tempo e la diluizione. BIODISPONIBILITÀ E AMPLIFICAZIONE BIOLOGICA: Tra i fattori che determinano il movimento dei contaminanti fra i vari comparti ambientali vanno considerati la biodisponibilità e l’amplificazione biologica. La biodisponibilità è la frazione di contaminante ambientale che gli organismi possono utilizzare ed è in rapporto alla forza del legame tra il contaminante ed il substrato in cui si trova incorporato. L’amplificazione biologica è un fenomeno di concentrazione a diversi stadi, corrispondenti a successivi livelli trofici.

L’INQUINAMENTO CHIMICO:

L’uomo convive da sempre con agenti chimici dotati di una intrinseca tossicità o perché presenti nell’ambiente naturale o di vita o di lavoro. L’uomo è esposto oggi ad una pluralità di sostanze inimmaginabili fino agli inizi di questo secolo. I contaminanti chimici ambientali hanno la possibilità di determinare effetti fisiopatologici penetrando nell’organismo attraverso diverse vie: quella inalatoria, per ingestione, tramite il contatto della pelle. Una volta entrato nell’organismo la sua tossicocinetica dipende dalla percentuale di assorbimento, dalle modalità di trasporto, dal tipo di metabolismo, di accumulo in organi o tessuti, di eliminazione. L’azione dei tossici non si esercita ugualmente su tutti gli organismi ma soprattutto si quelli dove avviene una attiva metabolizzazione o un bioaccumulo, questi organi sono definiti organi bersaglio. I PRINCIPALI EFFETTI PATOLOGICI: 1) effetti cancerogeni: I tumori non sono una malattia unica ma un complesso di malattie che ha in comune una proliferazione cellulare incontrollata. Il momento iniziale, l’iniziazione è costituito da un alterazione del materiale genetico che ha luogo in tempi compresi tra qualche ora a qualche settimana. La promozione richiede tempi lunghi, da alcuni anni a qualche decennio, durante questo tempo si ha la fissazione e l’amplificazione del danno provocato dagli agenti iniziatori. L’effetto di iniziazione se non riparato è irreversibile mentre la promozione ha effetti reversibili. Le sostanze mutagene sono quelle in grado causare un danno al materiale genetico determinando mutazioni puntiformi, danni cromosomici, interferenze con la mitosi, la meiosi e le divisioni cellulari. 2) Effetti teratogeni: Sono dovuti ad alterazioni dei processi di morfogenesi durante la vita intrauterina. Le manifestazioni principali sono la morte intrauterina, difetti nell’organogenesi che possono colpire organi e tessuti diversi ed essere evidenti alla nascita, come le malformazioni congenite, deficit mentali, ad esempio ritardi nell’apprendimento. 3) Effetti neuroendocrini: Diversi tossici hanno la capacità di interferire con la sintesi e con la liberazione di ormoni e di mediatori dell’impulso nervoso oppure agire sui recettori, alterandoli oppure ancora competere a livello di recettori con le sostanze naturali. GLI STUDI DI TOSSICITÀ E I LIMITI DI CONCENTRAZIONE: Gli studi epidemiologici su popolazione umana sono di rilevante significato, tale da rendere di valore subordinato la sperimentazione animale, quando si manifestino dei focolai abbastanza ampi di intossicazione acuta, è possibile separare gli effetti reali della sostanza tossica da quelli provocati da altre cause che possono agire da fattori di confondimento. Per quanto si riferisce ad effetti tossici che si manifestano con latenze di molti anni o di decenni, il compito degli epidemiologi è quanto mai arduo. Una prima difficoltà nasce dall’enorme numero di prodotti di sintesi a cui si è esposti nei paesi industrializzati, per cui non è pensabile che per accertare l’innocuità o la nocività di ognuno di essi si possano effettuare adeguate indagini epidemiologiche di coorte o caso-controllo. È assai difficile quantificare l’esposizione ad un tossico da parte dei diversi segmenti della popolazione per lunghi periodi di tempo, tanto più che la tecnologia ed il mercato sono in rapida evoluzione e per lo stesso fine vengono introdotti prodotti diversi. Il numero di sostanze cui l’uomo è esposto rende difficile distinguere gli effetti prodotti da ciascuna di esse e gli eventuali effetti sinergici o antagonisti. Non è fattibile né ragionevole voler provare l’innocuità o la nocività di una nuova sostanza ricercando gli effetti che essa esercita sulla popolazione dopo che ne è stato autorizzato l’uso. È invece più fattibile accertarne l’innocuità prima del suo uso , attraverso prove di laboratorio per mezzo di test collaudati per la loro affidabilità.

Risposte attendibili circa la tossicità di una sostanza da introdursi nell’uso per l’uomo si possono avere dalle sperimentazioni su animali. È ovvio che dovrà essere presa in considerazione un ampia varietà di specie, scegliendo per ogni sostanza quella che presenta le maggiori analogie con la specie umana per ciò che si riferisce alla specifica tossicocinetica. Partendo dall’apporto giornaliero ammissibile vengono determinati i livelli di concentrazione massimi ammissibili nei diversi veicoli (aria, acqua, alimenti) che possono introdurre i composti tossici nell’organismo umano. Quando si fissano per legge i limiti di accettabilità di una data sostanza si è molto cauti e il dato sperimentale viene ulteriormente abbassato. È necessario il continuo monitoraggio epidemiologico dello stato di salute e dell’andamento delle malattie nella popolazione. Tutto ciò è necessario per valutare e fissare i limiti di accettabilità di varie sostanze cui è esposta la popolazione. L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO L’atmosfera è lo strato di aria che circonda la terra. La porzione più bassa viene chiamata troposfera, in essa si trovano nubi di vapore d’acqua e vi sono considerevoli movimenti d’aria, verticali ed orizzontali causati da differenze di temperatura. La parte più alta chiamata stratosfera è una regione isotermica in cui non ci sono nuvole di vapore d’acqua e dove i movimenti di convezione dovuti a differenze termiche sono limitati. La composizione chimica dell’aria secca non contaminata è notevolmente costante a livello del suolo, vi si trovano il 78% di azoto, il 21% di ossigeno e lo 0.9% di composti minori. I parametri fisici di maggior interesse dell’aria atmosferica sono la pressione, la temperatura, la velocità e l’umidità. L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO: Il decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale” definisce l’inquinamento atmosferico come ogni modificazione dell’aria atmosferica dovuta all’introduzione nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambiente. Per inquinamento atmosferico si intende abitualmente quello dell’aria esterna. Invece quando si vuole indicare l’inquinamento dell’aria negli ambienti confinanti si parla di inquinamento intramurale. LE SORGENTI DEGLI INQUINANTI ATMOSFERICI: Perché si abbiano delle condizioni reali di inquinamento atmosferico sono necessarie due condizioni: che esistano sorgenti di inquinamento e che sia ostacolato il processo di diluizione atmosferica degli inquinanti. Le sorgenti maggiori sono riferibili a processi di combustione civili ed industriali, dispersione nell’aria di materiale da usura e particolari e specifiche attività produttive industriali. 1) Processi di combustione in: - motori di autoveicoli: sono delle sorgenti mobili che hanno la maggiore responsabilità dell’inquinamento dell’aria nell’ambiente urbano durante tutti i mesi dell’anno - impianti di combustione domestici per il riscaldamento: sono delle sorgenti fisse responsabili dell’inquinamento soprattutto nei mesi invernali+ - impianti di combustione industriali per la produzione di energia e per processi vari: sono sorgenti fisse responsabili dell’inquinamento durante tutti i mesi dell’anno. 2) Usura e dispersione di materiali dal manto stradale, da pneumatici di autoveicoli, sono delle sorgenti fisse che hanno importanza soprattutto in ambiente urbano. 3) Processi industriali per specifiche attività produttive: sono delle sorgenti fisse costituite dagli impianti degli stabilimenti industriali che producono sostanze inquinanti diverse a seconda del ciclo produttivo.

Il livello d’inquinamento dell’aria atmosferica dipende non solo dall’entità delle emissioni di sostanze inquinanti ma anche dalle condizioni metereologiche. Infatti si possono avere livelli di inquinamento molto diversi a seconda della presenza o meno dell’intensità dei venti, della temperatura dell’aria. Più elevato livello di inquinamento si ha in assenza di vento, in condizioni di inversione termica e con elevato grado di umidità condizioni che determinano la formazione e il ristagno dello smog. I PRINCIPALI INQUINANTI ATMOSFERICI PRIMARI Dai processi di combustione si liberano varie sostanze gassose e corpuscolate che si ritrovano nelle emissioni e che da queste sono riversate nell’aria. Sono indicate come inquinanti primari perché si formano direttamente a livello della sorgente d’inquinamento e si trovano già come tali nelle emissioni. 1) Monossido di carbonio: è il contaminante emesso in quantità maggiore dalla globalità delle sorgenti inquinanti. È un prodotto di combustione incompleta e la sorgente maggiore è costituita dal traffico automobilistico, seguito dagli impianti fissi di combustione domestici ed industriali. I primi effetti fisiopatologici consistono in alterazioni delle funzioni psicomotorie con diminuzione della vigilanza, dell’acuità visiva della capacità di apprendimento e di esecuzione di test manuali. 2) Anidride Carbonica: è un prodotto di combustione completa ed è il contaminante quantitativamente più importante emesso da tutti gli impianti di combustione sia civili sia industriali: autoveicoli, impianti di riscaldamento domestico, centrali termoelettriche ecc. Agisce come gas serra capace di assorbire e trattenere le radiazioni infrarosse. Si determina un accumulo di calore che determina l’aumento della temperatura al suolo. L’eccessivo accumulo di anidride carbonica e altri gas serra è ritenuto responsabile del progressivo innalzamento della temperatura media annuale. 3) Monossido e biossido di azoto: Si trovano normalmente nell’aria atmosferica non inquinata, ma in debole concentrazione. Sono presenti in elevate concentrazioni nelle emissioni degli scarichi degli autoveicoli e degli impianti di combustione civili ed industriali. Le concentrazioni medie annuali nell’atmosfera delle grandi città sono abbastanza contenute. Tuttavia i valori di punta determinati in certi giorni ed in certe ore possono raggiungere concentrazioni cosi elevate da superare quelle che possono causare effetti patologici. Manifestazioni acute di danno all’apparato respiratorio, fenomeni irritativi, i soggetti più sensibili sono coloro che soffrono di asma. Per i soggetti sani nessun effetto sull’apparato respiratorio è stato osservato per brevi esposizioni anche ad alte concentrazioni. 4) Benzene: La presenza di benzene nell’aria della città deriva principalmente dagli scarichi degli autoveicoli, giacché esso è aggiunto alla benzina verde come antidetonante in sostituzione del piombo. È classificato come cancerogeno responsabile della leucemia. 5) Particolato: si indica l’insieme delle particelle sospese nell’aria, specialmente negli stati più bassi dell’atmosfera. Proviene in parte dall’ambiente naturale, in parte dalle emissioni degli autoveicoli e degli impianti di combustione. Il particolato è particolarmente pericoloso in riferimento alle polveri sottili che possono raggiungere le parti più profonde dell’apparato respiratorio. 6) Piombo: Il piombo è stato per decenni un tracciante importante e significativo dell’inquinamento da traffico automobilistico. In tutti i paesi del mondo le benzine venivano additivate a scopo antidetonante con il piombo. Esso veniva eliminato per la massima parte negli scarichi di combustione dei motori sotto forma di ossidi. I paesi industrializzati hanno sostituito il piombo con altri additivi nelle benzine per autoveicoli. In Italia l’introduzione della benzina senza piombo è avvenuta nel 1988.

GLI INQUINAMENTI ATMOSFERICI SECONDARI

Molti degli inquinamenti emessi dalle sorgenti le più diverse hanno una elevata reattività chimica intrinseca o indotta dall’azione della luce solare, essi combinandosi tra di loro o con componenti naturali dell’atmosfera danno luogo ad inquinamenti secondari. EVOLUZIONE STORICA DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO Gli inquinamenti atmosferici si sono imposti come problema primario di Sanità pubblica e di conservazione ambientale già a partire dal secolo diciannovesimo. Tuttavia è stato solo nella seconda metà del secolo scorso che si sono avviate concrete azioni legislative innanzitutto per ridurre la concentrazione dei vari contaminanti. L’episodio più grave è stato tuttavia quello di Londra del 1952, dove durante un breve periodo di inversione termica con fitta nebbia mista a fumo di carbone si ebbe un eccesso di mortalità di 4000 casi. In tutti questi episodi il contributo maggiore agli eccessi di mortalità venne dato da bambini piccoli e da persone anziane con malattie croniche cardiorespiratorie. In Italia il cardine giuridico della legislazione in materia è costituito dalla L. 13/7/1966 n. 615 “Provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico”. GLI EFFETTI EPIDEMIOLOGICI COMPLESSI DEGLI INQUINAMENTI ATMOSFERICI L’aia inquinata contiene un insieme di inquinanti assai numerosi capaci di esplicare singolarmente la loro azione o di agire sinergicamente. Diverse specie chimiche sono costantemente presenti in atmosfere urbane, sono dotate di caratteristiche ben definite e rilevanti di tossicità. Gli inquinanti producono effetti fisiopatologici o di azione irritativa. Gli inquinanti ad azione irritativa producono ad elevate concentrazioni effetti acuti non distinguibili da sostanza a sostanza: broncocostrizione, vascocostrizione bronchiale, tosse. A concentrazioni inferiori producono irritazione congiuntivale ecc. Altri contaminanti hanno un azione tossica specifica del tutto indipendente da effetti irritativi. L’inquinamento atmosferico globalmente considerato è in grado di aumentare la prevalenza di uno dei fattori di rischio maggiori dell’eccesso di mortalità e di incrementi nei tassi di ospedalizzazione ossia la bronchite cronica, anche se in primo luogo è ricondotta al fumo da tabacco. I GRANDI MUTAMENTI AMBIENTALI: Le piogge acide ad esempio derivano dalla presenza nelle precipitazioni atmosferiche di sostanze acide prodotte anche a migliaia di chilometri di distanza. Esse hanno la capacità di corrodere la pietra calcarea, di distruggere ecosistemi acquatici naturali e di rendere più vulnerabili a svariati agenti le foreste. Altro effetto di rilevante interesse anche per la salute umana è costituito da alterazioni nello scudo dell’ozono. Esso è costituito dall’ozono prodotto per l’azione della luce solare sull’ossig...


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