L\' Acquisizione DEL Linguaggio PDF

Title L\' Acquisizione DEL Linguaggio
Course Linguistica Generale
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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Riassunto del Capitolo XI...


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LE LINGUE E IL LINGUAGGIO – Introduzione alla linguistica RIASSUNTO CAPITOLO 11 – L’ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO di Caterina Donati  Acquisizione prima e seconda lingua e ciò che quesi processi possono insegnare sulla NATURA del linguaggio;  Come il linguaggio sia appreso dai bambini. I motivi per cui si sente il bisogno di studiare l’acquisizione del linguaggio: a- universalità del linguaggio  natura umana: come il linguaggio arriva all’uomo; b- riguarda le caratteristiche uniche e sorprendenti con cui l’acquisizione del linguaggio avviene: possono dirci molto sulla natura stessa del linguaggio.

1. LA POVERTA’ DELLO STIMOLO. Si osserva nel bambino una discrepanza tra lo stimolo (ciò a cui viene esposto) che è povero, disturbato, variabile e discontinuo e la rapidità, uniformità e solidità con cui egli sviluppa una lingua. Il bambino non sembra procedere per tentativi ed errori provvedendo a correggersi dopo essere stato corretto; al contrario, sembra seguire un percorso predefinito e in parte autonomo da quello che gli viene detto (gli errori sono sia molti meno sia molto diversi da quelli che ci aspetteremmo se procedesse alla cieca). Solo lo studio scientifico, sistematico e controllota di come ciò avvenga può permetterci di spiegare il problema della povertà dello stimolo. Per questo si parlerà di: - ACQUISIZIONE piuttosto che APPRENDIMENTO, per sottolineare la sostanziale estraneità del fenomeno da altre forme di apprendimento basate su tentativi ed errori; - lo studio dell’ACQUISIZIONE del linguaggio da parte del bambino come anche quello dell’apprendimento di una seconda lingua nell’adulto, possono illuminare aspetti centrali della natura del linguaggio; in particolare possono dirci qualcosa in più circa la predisposizione che i bambini dimostrano per il linguaggio (genetica o istinto del linguaggio?).

2.COME SI STUDIA L’ACQUISIZIONE. Non abbiamo nessuna garanzia che comprensione e produzione vadano di pari passo. Si devono quindi trovare modi per capire cosa un bambino sappia sul linguaggio anche a prescindere da quello che effettivamente produce. Non è facile perché non possiamo chiederlo ad un bambino perciò si sono escogitati dei trucchi sperimentali per indagare sulla loro competenza più o meno precoce. Il modo più semplice di studiare come un bambino impara a parlare è osservarlo così da ottenere DATI naturali e spontanei, reali, che rispecchiano il linguaggio che il bambino usa quotidianamente con i suoi familiari e in attività abituali. Alcuni primi studi sull’acquisizione della linguistica si richiamano a questo approccio e sono costituiti dai (1) DIARI GENITORIALI: annotazioni e descrizioni di un genitore che osserva e riflette sullo sviluppo linguistico del figlio. Presentano 2 LIMITI: 1- LA FORMA DEL DIARIO IN Sé 2- LA RAPPRESENTATIVITA’ (2) STUDI LONGITUDINALI cioè che seguono, registrando a intervalli periodici in contesti familiari, un numero esiguo di bambini lungo un arco di tempo piuttosto lungo.

Dai primi anni Ottanta la situazione è cambiata con il sistema CHILDES (Child Language Data Exchange) un sito che ha consentito agli studiosi di condividere i propri dati, resi perfettamente omogenei dall’uso di uno stesso sistema di trascrizione (CHAT) e disponibili ai ricercatori. Oggi, CHILDES, è il più vasto corpus di parlato spontaneo del mondo, con dati provenienti da 28 lingue diverse, e permette di studiare lo sviluppo linguistico di un vasto numero di bambini. Ma persino la vastità e l’omogeneità di CHILDES non possono ovviare a un limite entriseco dei dati di osservazione: quello di essere episodici. È quindi necessario integrare i dati di osservazione con dati sperimentali, con varie tecniche che inducano il bambino a produrre una data forma: si parla in questo caso di ELICITAZIONE LINGUISTICA. Queste tecniche variano in base al fenomeno che si intende indagare (età dei bambini da testare e a seconda della domanda sperimentale). Di solito sono basati su protocolli sperimentali brevi nella loro applicazione perciò, gli studi di elicitazioni consentono ricerche di tipo TRASVERSALE: - la comprensione precede la produzione; - apprendimento per dimenticanza; - sistema di trascrizione omogeneo; - bambini di pochi giorni o settimane hanno già una competenza fonologica sviluppatissima; - test di Wug, per capire se i bambini hanno appreso le “regole astratte”: si chiede di fare il plurale di una parola inventata. LA PERCEZIONE: COME SCOPRIRE COSA SA IL BAMBINO. La produzione linguistica di un bambino rappresenta solo la punta dell’iceberg della sua competenza linguistica. Le procedure per indagare la competenza linguistica sono: 1- PARADIGMA DELLA SUZIONE NON NUTRITIVA (HASP: Hight Amplitude Sucking Paradigm) ovvero la forza con cui il bambino succhia misura la sua attenzione; vengono fissati dei sensori al succhiotto per misurare la frequenza e l’intensità di suzione. Il bambino viene lasciato succhiare tranquillamente finché non gli viene fatto sentire un dato input linguistico: questa novità lo farà succhiare con maggior vigore. Dopo diverse ripetizioni dello stesso input l’attenzione del bambino comincia a calare: inizia l’esperimento e i bambini sono divisi in: A- gruppo di controllo (stesso input e la frequenza di suzione continua a calare); B- gruppo sperimentale vero e proprio, si fa sentire un nuovo input. Se la differenza non è percepita, la frequenza di suzione continuerà a calare, al contrario i bambini cominceranno a succhiare con vigore. 2- dal sesto mese di vita: PARADIGMA DELLA PREFERENZA NELL’ORIENTAMENTO DELLA TESTA (HPP: headturn preference procedure), se il bambino rivolge lo sguardo verso la direzione da cui proviene lo stimolo sonoro che gli è più familiare; 3- L’USO DI VIGNETTE con soggetti e oggetti, si è scoperto che frasi sul soggetto sono comprese prima di quelle sull’oggetto (età pre-scolare).

3. LO SVILUPPO DELLA PRIMA LINGUA 3.1 - Lo sviluppo della fonologia: - Apprendimento per dimenticanza: sottili differenze tra suoni che sono percepiti da neonati, cominciano a non esserlo più intorno ai dieci mesi di vita se non sono distinte nella lingua che il bambino sta apprendendo; - LALLAZIONE (6 MESI). Prime sillabe (CV), ripetizione di sequenze sillabiche senza significato.

3.2 – Sviluppo del lessico  SEGMENTAZIONEriconoscere le parole. È molto difficile perché nel flusso del parlato le parole non sono separate come nello scritto da spazi e virgole: sono tutte legate insieme da un’unica melodia;  GESTO DELL’INDICARE (pointing) 9-12 mesi  PROTOPAROLE  associazioni stabili tra suono e significato ma personali e comprese solo dalle persone a stretto contatto con il bambino;  ESPLOSIONE DEL VOCABOLARIO (19-21 MESI);  SOVRAESTENSIONE SEMANTICHE  PAROLE UTILIZZATE SENZA CONTESTO. 3.3 - Sviluppo della morfosintassi:  Fase olofrastica  Fase telegrafica  Sequenza invariabile di acquisizione di desinenze e parole funzionali 3.4 - Sviluppo della pragmatica  Patina sociale;  Pragmatica e le convenzioni vengono esplicitamente insegnate

3.5 – Fase di acquisizione lingua a. b. c. d. e. f.

vocalizzazioni lallazione pointing protoparola olofrastica telegrafica

4. LA SECONDA LINGUA 1- IL PERIODO CRITICO PER LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO. Senza uno stimolo appropriato durante questo periodo diventa difficile o addirittura impossibile sviluppare un secondo linguaggio il caso dei bambini selvaggi. Periodo critico: L1 < 5 ANNI , L2 la soglia critica si aggira intorno al periodo della pubertà, dopodiché è molto difficile che un individuo riesca ad apprendere una lingua a livello di madrelingua (specie per l’accento). 2- LO SVILUPPO DELLA SECONDA LINGUA  IL PUNTO DI PARTENZA: - PER LA PRIMA LINGUA: povertà dello stimolo, il bambino non parte da zero ma avanza dotato dell’istinto del linguaggio (programmatica o grammatica universale= insieme di conoscenze istintive che il bambino si deve limitare ad adattare e arricchire con i dati della lingua cui viene esposto); - DA COSA PARTIAMO QUANDO IMPARIAMO UNA SECONDA LINGUA? a. L1 b. Grammatica universale c. Grammatica universale mediata da L1

 

errori di interferenza, dovuti al trasferimento improprio di una regola di L1 alla grammatica L2; errori di sviluppo, riconducibili a salti di acquisizione della grammatica simili a quelli che abbiamo visto in dettaglio per la I lingua nel paragrafo precedente.

I PROGRESSI: LE INTERLINGUE Una volta capito come comincia l’acquisizione di L2, ci si può porre il problema di come l’apprendente progredisca verso la L2 o LINGUA OBIETTIVO. L’apprendimento di L2 si configura come lo sviluppo di una serie di regole astratte, via via adattate, abbandonate o rafforzate, a mano a mano che aumentano i dati a disposizione degli apprendenti. Questo procedere per sistemi successivi viene solitamente descritto con il termine INTERLINGUA: i passi che compie chi apprende L2 sono vere e proprie LINGUE PROVVISORIE. È NECESSARIO NON CONFONDERE LA COMPETENZA CON LA PRODUZIONE. Abbiamo visto come un bambino capisca molto più di quanto dica. Lo stesso vale per chi impara una L2 in età matura. DATI DI INTUIZIONE: in cui si chiede all’apprendente di esprimere giudizi espliciti sulla grammaticalità o la verità di alcune frasi per verificare il loro status nella sua interlingua. Questo tipo di dati ha portato a due importanti scoperte circa le interlingue: 1- anche per L2 esisterebbe un ordine naturale di acquisizione di parole e morfemi grammaticali 2- anche per la L2 si potrebbe parlare di povertà dello stimolo: in certi casi gli apprendenti mostrerebbero di sapere cose sulla L2 che né possono aver tratto da L1 né hanno potuto apprendere per evidenza diretta o insegnamento esplicito. IL PUNTO DI ARRIVO. La convergenza verso la lingua obiettivo non è inevitabile: non è detto che l’apprendimento di una L2 si risolva con successo e questo può essere dovuto a fattori di ordine didattico (ad esempio che il metodo con cui si insegna la seconda lingua a scuola non è adatto allo scopo). Un’altra differenza riguarda l’ampiezza delle differenze individuali: alcuni imparano una lingua con molte difficoltà altri no. È possibile che ci sia una componente strettamente neurolinguistica, per cui l’apprendente maturo non riesce a riconfigurare la propria grammatica L1 in modo completo (si possono aggiungere altri fattori: affettivi, psicologici, sociologici). Dal punto di vista psicologico: emotività e motivazione nello spingere un apprendente a procedere o meno verso interlingue sempre più vicine alla lingua target. In molti casi l’apprendente non procede verso l’obiettivo perché smette di elaborare dati e si fossilizza in un interlingua. La motivazione più forte che porta al successo è quella INTEGRATIVA. Il bambino è senz’altro privilegiato sia per la qualità dei dati sia per la motivazione: la motivazione primaria è quella primaria di diventare motivatore e i dati cui è esposto sono regolari, costanti e caratterizzati da quell’ancoraggio ripetitivo al qui e ora (ruolo importante per l’apprendimento). Eppure, la differenza tra adulto e bambino sfugge alle spiegazioni più ovvie, rimane qualcosa di irriducibile e misterioso che emerge chiaramente volgendo lo sguardo al fenomeno del bilinguismo.

IMPARARE INSIEME DUE LINGUE: IL BILINGUISMO. Oltre la metà dell’umanità è bilingue, nel senso che parla correttamente due lingue nazionali. Ma se si considera coloro che parlano una lingua nazionale e un dialetto, il numero è ancora maggiore.

C’è una convinzione piuttosto e purtroppo diffusa che il bambino piccolo sia in grado di occuparsi di una sola lingua alla volta. La realtà è molto diversa, come ha ampiamente dimostrato la ricerca scientifica. 1) Non solo i bambini NON fanno confusione quando apprendono due lingue (o più) insieme, ma non iniziano necessariamente a parlare più tardi o con un lessico impoverito anzi, avrebbero indubbi vantaggi cognitivi sui monolingui: sono più abili nei compiti che richiedono riflessione metalinguistica e più abili a gestire più attività contemporaneamente. 2) È stato dimostrato che il bambino bilingue ha il modo di fin dall’inizio di non dover cercare di costruire una sola grammatica che sia coerente con tutti i dati cui è esposto, ma due grammatiche indipendenti, ognuna compatibile con degli input (sensibilità acustica). Il primo passo di tenere le due lingue separate è facile e immediato, lo sviluppo linguistico procede in parallelo senza che il processo di una lingua interferisca con quello nell’altra. La precoce separazione dei due sistemi linguistici viene dal lessico. Il bambino deve sviluppare una doppia conoscenza lessicale, quella di ogni parola nella lingua A e del suo equivalente nella lingua B; deve quindi arrivare a conoscere COPPIE DI PAROLE. 3)Tutti i bilingui fanno con molta naturalezza quello che viene definito commutazione di codice (code switching); tanto nel bambino che nell’adulto, la commutazione di codice non è casuale, e non è in questo senso il frutto di una confusione. Al contrario è stato mostrato che tanto i bambini quanto gli adulti rispettano le grammatiche delle lingue in gioco negli enunciati mistilingui, attivandole e seguendole entrambe. Questi risultati contribuiscono a spiegare che la maggioranza delle persone è bilingue: il bilinguismo è una condizione naturale che ogni individuo è equipaggiato per affrontare....


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