L'origine e la formazione del Consorzio dei Possidenti di Monteleone di Spoleto (2017) PDF

Title L'origine e la formazione del Consorzio dei Possidenti di Monteleone di Spoleto (2017)
Author Stefano Vannozzi
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Comune di Monteleone di Spoleto Stefano Vannozzi xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx L’origine e la formazione del Consorzio dei Possidenti di Monteleone di Spoleto ✤ 2017 Stefano Vannozzi L’origine e la formazione del CONSORZIO d ei POSSIDENTI di Monteleone di Spoleto XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX...


Description

Comune di Monteleone di Spoleto

Stefano Vannozzi xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

L’origine e la formazione del Consorzio dei Possidenti di Monteleone di Spoleto



2017

Stefano Vannozzi

L’origine e la formazione del

ei

d

CONSORZIO POSSIDENTI

di Monteleone di Spoleto XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

✤ 2017 Comune di Monteleone di Spoleto (PG)

L’origine e la formazione del Consorzio dei Possidenti di Monteleone di Spoleto

Testo e Foto:

Stefano VANNOZZI. Impaginazione e graica:

Valentina MARINO. Stampa:

Tipograia Artigiana Viale Roma, 40 06034 Foligno (PG). Copyright ©:

Comune di Monteleone di Spoleto (PG) luglio 2017.

Diritti riservati:

L’immagine in copertina (Pianta panoramica del territorio di Monteleone di Spoleto di G. B. Turcotti, architetto di S. R. M. Sarda) e i documenti delle igure n. 1, 2, 3, 5, 6, 9 sono conservati presso l’Archivio di Stato di Roma. Riprodotti e pubblicati su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con autorizzazione ASRM 32/2017, ne è vietata ogni ulteriore riproduzione con qualsiasi mezzo.

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Indice Prefazione di Marisa Angelini ........................

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Premessa ...................................................

 p. 5

Introduzione ..............................................

 p. 6

L’origine e la formazione del Consorzio dei Possidenti di Monteleone di Spoleto (PG) ........................................ 1. Ab origine ..............................................

 p. 7

2. Le otto montagne ...................................

 p. 10

3. Il consorzio si riorganizza secondo le leggi nazionali ........................................

 p. 20

4. Lo statuto del 1906 e la successiva normativa .............................................

 p. 23

Sigle e abbreviazioni

 p. 27

Bibliograia essenziale

 p. 27

Referenze archivistiche

 p. 28

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx Prefazione •

4

Sono particolarmente lieta di presentare questo studio, breve nella forma ma ricco di nuovi e inediti contenuti utili alla ricostruzione storica della nostra comunità. La pubblicazione indaga, infatti, le vicende del Consorzio dei Possidenti di Monteleone attraverso l’Ottocento e il Novecento, narrando alcuni episodi significativi che hanno coinvolto la società monteleonese. Lo spirito di questa ricerca, si volge alla preservazione delle radici comunitarie attraverso una maggiore e migliore comprensione della formazione di un ente associativo che tutt’oggi opera sul territorio con una considerevole incidenza economica, sociale e culturale. Avendo eletto tra le proprie finalità l’altruistico sostegno delle attività locali e lo sviluppo della collettività monteleonese, è difatti una fonte importante di collaborazione per la stessa istituzione comunale. Il presente contributo, senza presunzione di intenti ma aspirando a un giusto riconoscimento, si dispone ad essere una parte importante per la nostra crescita personale e collettiva, che può attuarsi soltanto attraverso la conoscenza di quel passato, più e meno lontano, che ha generato il presente ma che è anche un imprescindibile elemento di condizionamento per il futuro, continuando così ad avere la sua grande e intramontabile rilevanza. il Sindaco di Monteleone di Spoleto dott.ssa Marisa Angelini

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx Premessa •

Ho accolto con piacere l’invito del Sindaco di Monteleone di Spoleto, dott.ssa Marisa Angelini, a elaborare un contributo che vuole aggiunge un nuovo, piccolo tassello alla conoscenza della storia del territorio monteleonese, con l’auspicio che possa essere di sprone per un’ulteriore e più dettagliata pubblicazione. Una delle particolarità di Monteleone, quasi un caso unico nel contesto nazionale, è data dalla forte presenza locale di un’associazione di privati cittadini detentrice del 40,73% dei territori posti entro i confini civici. Nella zona montuosa dell’estensione di 61,50 km2, l’ente comunale dispone infatti attualmente di una superficie totale di ettari 17 are 93 acri 68, contro gli ettari 2505 are 03 e acri 28 della comunanza agraria. Il lavoro di ricerca si è pertanto incentrato sull’indagine dei meccanismi che hanno prodotto questa speciale condizione, quali ne siano state le cause e origini. Illustrare e condensare nelle poche pagine che seguono quasi due secoli di vicende, talvolta molto complesse, è certamente niente affatto scevro di difficoltà, ma tenterò ugualmente, attraverso una veloce esposizione dei fatti storici e chiamando direttamente in causa una parte dell’innumerevole documentazione da me rintracciata nel corso di oltre un anno di studio, per quanto possa trattarsi di una raccolta pur sempre parziale poiché nessuna ricerca può dirsi mai realmente conclusa e completa. Nel vaglio dei documenti ho adottato il metodo storico-critico nel quale, dall’esame di disposizioni amministrative generali e del loro effetto sulla locale vita cittadina, ho ottenuto l’espressione dell’andamento generale delle vicende monteleonesi in relazione all’argomento di nostro interesse, occorse dagli inizi dell’Ottocento fin quasi ai nostri tempi. Stefano Vannozzi

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xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx Introduzione •

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La formazione dell’odierno Consorzio dei Possidenti di Monteleone di Spoleto ha un percorso molto più complesso di quanto si possa immaginare. La sua storia ed evoluzione ruota principalmente intorno al prezioso possesso di montagne, pascoli e terreni privati ed ex comunali e alla commistione di ruoli e interessi individuali con quelli pubblici. La genesi dei primi consorziati monteleonesi si snoda nel corso dell’intero XIX secolo, approdando all’istituzione ufficiale dell’attuale ente solo agli inizi del Novecento. Fu, infatti, con l’approvazione del suo primo Regolamento Amministrativo, nella seduta del 14 ottobre 1906, che il Consorzio vide il suo riconoscimento effettivo. Si sentì allora la necessità di attestare una sua origine più antica, come riportato nel primo articolo normativo, che ascrive la nascita della costituzione del Consorzio nella convenzione che dicesi pattuita (senza alcuna specifica nota e data di riferimento) con l’Amministrazione del Buon Governo dopo l’incameramento dei beni comunali, avvenuto in ottemperanza alle disposizioni varate dal Motu Proprio del pontefice Pio VII il 19 marzo 1801 (ma, come vedremo, non è stato possibile reperirne alcun documento). È oltremodo vera, tuttavia, l’esistenza di una concordanza pacifica stesa all’epoca fra le parti a favore della comunità, intesa però quale insieme di cittadini del comune e non di Comunanza. In passato, nei momenti più importanti per il riconoscimento giuridico delle legittime spettanze delle proprietà, l’attenta lettura dei documenti ufficiali rivela una inadeguata e timida comparsa di rappresentanti comunali e, soprattutto, una disinvolta confusione nella lettura di termini apparentemente simili ma in realtà contrapposti, su cui si scelse di non fare chiarezza, incoraggiando interpretazioni giuridiche che ponessero sullo stesso piano termini quali “Communitario, Comunità” - “Communisti, Communanza”. Stefano Vannozzi

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx L’ORIGINE E LA FORMAZIONE DEL CONSORZIO DEI POSSIDENTI DI MONTELEONE DI SPOLETO (PG) Stefano Vannozzi

1. Ab origine

Con la riforma economica attuata a seguito del Motu Proprio di papa Pio VII del 19 marzo 1801, tutti i debiti pregressi delle comunità dello Stato Pontificio furono trasferiti e accollati all’erario pubblico e, per compensazione, i beni comunali o comunitativi vennero ceduti alla Reverenda Camera Apostolica per essere messi in vendita, al pubblico incanto, in una iniziale errata convinzione che il loro valore fosse inferiore all’ammontare dei debiti da estinguere. L’art. 10 del Motu Proprio dettava, nello specifico, i provvedimenti e le modalità stabilite per la liquidazione dei creditori delle Comunità: “Incarichiamo frattanto la Nostra Congregazione del Buon Governo della liquidazione de’ debiti della Nostra Camera trasferiti, e

1 - ASRm, Pianta panoramica del territorio di Monteleone di Spoleto di G. B. Turcotti, architetto di S. R. M. Sarda, particolare (su concessione MiBACT, ASRM 32/2017: vietata ogni riproduzione)

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delle competenti riduzioni de’ medesimi; dopo di che Monsig. Nostro Tesoriere Generale assumerà l’incarico di concordare coi Creditori delle stesse Comunità, secondo le particolari, e diverse cir-

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2 - ASRm, Motu Proprio di papa Pio VII del 19 marzo 1801, copertina (su concessione MiBACT, ASRM 32/2017: vietata ogni riproduzione)

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costanze, ed emergenze, il pagamento sia dei capitali, sia de’ frutti decorsi dal primo dello scaduto Gennajo 1801, e da decorrere in appresso, con rivalersi dell’enorme peso di si grave obbligazione sopra i beni spettanti alle Comunità medesime, i quali, com’è a tutti abbastanza noto, sono di gran lunga inferiori all’immenza mole dei debiti, che lo opprimono. Dovranno poi detti beni erogarsi in soddisfazione dei Creditori delle Comunità, e dello Stato, procedendo sempre sopra tutto ciò lo stesso Monsignor Tesoriere Generale di concerto con la nostra Congregazione del Buon Governo la quale fino all’effettiva distrazione dei suddetti beni continuerà, secondo il solito, a presiedere all’amministrazione dei medesimi, non dovendo assumerla giammai la Nostra Camera, perché potrebbe un troppo complicato dettaglio, ed un troppo esteso ministero, Dichiariamo finalmente, che trà i debiti, che dalle Communità si trasferiscono alla Nostra Camera, rimangono compresi anche i Luoghi di

3 - ASRm, Motu Proprio di papa Pio VII del 19 marzo 1801, particolare (su concessione MiBACT, ASRM 32/2017: vietata ogni riproduzione)

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Monte, che sono alle medesime addebitati, per esimerle così da quelle frequenti molestie di Esattori, e di esazioni, contro le quali hanno fin’ora cotanto reclamato; e per far provare ad esse in tutta la estenzione i pieni effetti delle Nostre Suvrane beneficenze”. L’intento dell’editto del 1801 era di giungere a una semplificazione fiscale, abolendo le numerose tasse d’entrata a favore di due sole imposte, la dativa reale e la dativa personale. L’amministrazione statale del Buon Governo fu incaricata di estinguere la grande mole di debito attraverso l’erogazione ai creditori di beni comunitativi, di concerto con il tesoriere generale e la Congregazione economica. L’operazione si rivelò, invece, di difficile attuazione e fortemente dannosa e lesiva per le comunità locali a causa del deprezzamento che subivano i beni, cosicché, successivamente, si corse ai ripari con un Motu Proprio (14 luglio 1803), che modificava e migliorava sensibilmente le precedenti disposizioni. Una memoria difensiva, scritta del presidente consorziale monteleonese Augusto Bernabei, inviata al Prefetto dell’Umbria in data 15 febbraio 1914 e avente per oggetto il ricorso allo scioglimento dello stesso ente, accennava alla sua antichità citando una “Universitas personarum ed insieme bonorum” fatta risalire “a prima del 1801”. Il Bernabei traeva notizia da un documento, oggi irreperibile, intitolato “Sommario di Monteleone di Norcia dell’anno 1786” e relativo all’affitto delle otto montagne possedute in comune tra la “Comunità di Monteleone ed i particolari possidenti”. Ignorava forse l’autore della difesa che il termine “particolari possidenti” stava allora a indicare genericamente non, come egli voleva alludere, un preciso gruppo di proprietari costituiti in società, bensì tutti coloro che avevano diritti patrimoniali in dette otto montagne e nell’intero territorio di Monteleone, senza distinzione di sorta. 2. Le otto montagne

Nel 1801 la Reverenda Camera Apostolica avocò a se anche il dominio dei beni della “Comunità di Monteleone”, comprese le otto montagne, scatenando la rabbia e le proteste di diversi privati o “possidenti di Monteleone”, i quali reclamavano la proprietà su molti terreni da sempre e fino ad allora indivisi “fra li beni ex communitativi immischiati e confusi tra i beni appartenenti ai particolari, i quali

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4 - Mappa del territorio di Monteleone di Spoleto con le otto montagne contese, rielaborazione da carta IGM (graica di V. Marino)

venivano soggettati dall’Affittuario al pascolo promiscuamente ed indistintamente cogli altri, che già erano della Communità come sopra, pretendendosi anzi che questi Beni particolari fossero in maggior copia degli altri ex Communitativi, come frutto dei loro proprj beni”. La Congregazione del Buon Governo riconobbe legittime le richieste dei proprietari e, non potendo dividere i beni comuni, dopo lunga discussione stabilì che metà dei proventi ricavati dall’affitto andasse ai possessori dei fondi e l’altra metà alla medesima Congregazione, subentrata nella gestione all’amministrazione comunale. Inoltre, con lettera del 12 febbraio 1803, indirizzava gli amministratori dei beni, ovvero i fratelli Giovanni e Francesco Arroni, “che senza strepito e figura di giudizio procurassero comporre tutte le differenze colli suddetti Comunisti di Monte Leone”, nominando una persona di loro fiducia per discutere le questioni con due “Deputati” appositamente eletti dalla comunità.

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Si venne così il 30 maggio 1807, dopo lunghe trattative, alla stesura di una serie di patti fra le parti. Fu stipulato un primo istrumento di concordia tra i fratelli Arroni, amministratori dei beni ex comunitativi, e i cittadini e i Possidenti di Monteleone, seguito dal concordato vero e proprio, stilato, alla presenza delle autorità municipali, nella sala del palazzo comunale il 20 giugno dello stesso anno. Nel documento vennero stabiliti alcuni punti importanti: “Primo, che la Comunità di Monte Leone debba percepire annualmente la metà della risposta, che sarebbesi ritratta dall’affitto dei pascoli delle Montagne. Secondo, che la detta Comunità debba contribuire per metà alle spese de Trocchi, ed altro, che occorresse in detti affitti. Terzo, che i Signori Amministratori debbano fare l’ordine fisico sopra gli affittuari, che per li temi riterranno le dette Montagne, di pagare la metà delle risposte alla Comunità sudetta. Quarto, che la detta Comunità debba tenere a suo conto le Case esistenti nei beni ex Comunitativi, e per queste pagare scudi dieci annui sul valore catastale di scudi tredicimilatrecentoventicinque, baiocchi cinquantotto prezzo attribuito ai beni ex Comunitativi, e ciò fin dal 1801. Sesto, che l’accenzione delle candele per li affitti di dette Montagne debba farsi in Monte Leone e l’istrumenti d’affitto debbano stipolarsi in Spoleto, ed in questa circostanza rilasciarsi l’ordine convenuto al Capitolo Terzo. Settimo, che nella stipolazione degl’istromenti debba apporsi l’obbligo all’affittuario del pagamento de soliti canoni di cera, e del dazio del macinato, quali sabbiano andare a favore della Comunità, che all’incontro sia obligata somministrare al Monastero di S. Catarina il solito canone di una libbra di cera per la cessione di un prato nella Montagna di Rescia. Ottavo, che l’uso delle case, ed abitazioni urbane addette al comodo ed uso pubblico come di Forno, Macelli, Monti, Salara, Scuola, ed altro resti libero alla Comunità senza pagamento di alcuna pigione. Nono, che quanto si è convenuto debba aver esecuzione in seguito dell’approvazione della Sagra Congregazione del Buon Governo; e come meglio risulta dal foglio di concordia”.

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L’altra metà dei territori, che si voleva invece appartenente un tempo alla Comunità e quindi “alla Comune”, venne posta in vendita in asta pubblica, con il rito dell’accensione di candela vergine, il 30 agosto 1807 da Mons. Paolo Vergari e fu acquistata dal sig. Giuseppe Piergentili. Questi ne entrò in pieno possesso con atto notarile del 14 novembre 1807 e con successiva dichiarazione del 24 novembre; riconobbe di aver proceduto nella compera come “prestanome” per conto e diretto ordine del conte Giulio Pichi di Ancona. Il Pichi entrò in possesso dei beni attraverso l’esborso di 10100 scudi e 81 bajocchi, con la procura di Antonio Rotondi fu Domenico e la stesura di due rogiti, il primo in data 27 novembre 1807 e il successivo, con l’interessamento di Giovanni Benedetto Rossi, il 5 dicembre del medesimo anno. Secondo un estimo catastale riportato in copia in un atto del notaio Francesco Rossi del 14 novembre, le proprietà contese comprendevano i seguenti rilievi: “Montagna di Terrargo confina a tramontana con Usigni, rubbia 260, stara 6, pugilli 6 oppure modioli milleequaranta, 1000 pecore e 20 cavalle; Montagna di Capo La Valle, modioli 225, stara 1, pugilli 2, 500 pecore e 10-12 cavalle; Montagna di Motola, modioli 900, stara 4, pugilli 2, 1000 pecore, 25 cavalle; Montagna di Aspera, modioli 480, stara 2, pugilli 2, 500 pecore, 20 cavalle; Montagna di Macchia d’acera, modioli 960, stara 4, pugilli 4, 100 capre, 25 cavalle; Montagna di Carpelone, modioli 713, stara 2, pugilli 5, 750 fra pecore e capre e 15 cavalle; Montagna di Rescia, modioli 480, pascolo di 600 bestie minute e 20 cavalli; Montagna di Cornuvole, modioli 481, pugilli 2, sufficiente per 500 pecore, 15 cavalle”. Biagio Belli del fu Domenico, di Ruscio acquistò i residui territori di Carpelone, Montino (Val Canina e Prato maggiore), Polisciano, Solagne di Campofoglio, La Forca verso il Salto e Le Traverse di Cornuvile. Con atto del notaio Francesco Rossi del 29 gennaio 1810, “l’intiera possessione, ossia la metà una volta della Comune di Monte Leone di Norcia”, passò dal Pichi al signor Andrea Giorgi. Nel 1814 i “possidenti communisti”, poiché “non era possibile fare una segregazione, ne formarono in Condominio”, ma ugualmente senza alcuna formazione istituzionale, appoggiandosi sempre alla municipalità locale di cui, molti membri,

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5 - ASRm, “Possesso della metà delle otto Montagne in pria spettanti alla Comunità di Monte Leone, ed ora devolute alla R(everen)da Ca(me)ra Apostolica a favore dell’Ill(ustrissi)mo Signor Conte Giulio Pichi”, 04.02.1808 (su concessione MiBACT, ASRM 32/2017: vietata ogni riproduzione)

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erano anche parte integrante. Ne erano a capo, nel medesimo anno, Francesco Poli in qualità di Presidente e i sottoposti Francesco Niccoli, Domenico Niccoli e Giuseppe di Sante Cicchetti, quali reggenti. Come risulta nel verbale consigliare del 15 ottobre 1814, i “Communisti” accordarono al Comune di Monteleone l’amministrazione “a nome loro” dei beni in proprietà, senza riconoscergli di fatto nessun altro diritto. Nel frattempo continuavano liti contro il Giorgi, che aveva acquistato parte delle montagne, finché questi, per porre fine alle contese, con permesso della Sacra Congregazione, si accordò nel 1815 in via bonaria con i Possidenti, giungendo a una suddivisione temporanea delle otto montagne. Dopo la scomparsa di Andrea Giorgi, alcuni anni dopo, ed esattamente nel 1818, i figli Gaetano e Pietro furono chiamati in causa in un’azione giudiziale intentata loro da un gruppo di cittadini. In una lunga difesa i due germani manifestarono il loro pensiero scrivendo che: “Qualora i Possidenti di Monte Leone ab...


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