LA Dislessia COME Riconoscerla E Trattarla PDF

Title LA Dislessia COME Riconoscerla E Trattarla
Course Disturbi dell'apprendimento
Institution Università degli Studi di Bergamo
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LA Dislessia COME Riconoscerla E Trattarla...


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LA DISLESSIA COME RICONOSCERLA E TRATTARLA

1. La dislessia e la sua storia. Non si tratta di un disturbo di recente invenzione, risale al popolo dei Sumeri con l'origine delle prime forme di scrittura. I primi studi risalgono al XIX secolo. ● Il primo a occuparsi delle differenze individuali nell'apprendimento fu un educatore: Francis Galton nel 1869. ● Il neurologo tedesco Adolf Kussmaul studiò casi di adulti con problemi di lettura e introdusse l'espressione cecità delle parole per descrivere coloro che mostravano difficoltà nell'imparare a leggere o nella costruzione corretta delle frasi. ● Oswald Berkhan fu il primo ad identificare un disturbo nell'apprendimento della lettura nel 1881. ● Rudolf Berlin fu il primo ad utilizzare il termine dislessia riferendosi a un ragazzo che presentava severe difficoltà nella lettura e nella scrittura pur mostrando Buone capacità cognitive e uno sviluppo psicomotorio perfettamente nella norma. ● Nel 1896 Pringle Morgan, un medico, interpretò le difficoltà di lettura come l'espressione di un'alterazione genetica, all'origine probabilmente di uno sviluppo anomalo di alcune regioni cerebrali. ● James Hinshelwood scrisse “cecità congenita per le parole” 1917, sottolineò 2 importanti caratteristiche del disturbo: la maggioranza delle persone erano maschi, all'interno di una stessa  famiglia erano presenti più persone con difficoltà simili. Ipotesi di disturbi causati da un deficit nella memoria per le parole e per le lettere dovuto ad un'anomalia cerebrale. L'area cerebrale interessata è il giro angolare dell'emisfero sinistro. ● 1925 Samuel Orton. Tutti i bambini definiti come severamente compromessi nella lettura di parole erano in realtà dotati di un'intelligenza normale. Test del quoziente intellettivo (QI) nella norma. Difficoltà di lettura come strefosimbolia  ovvero una tendenza ad invertire le lettere della parola letta. Possibili problemi emotivi e relazionali per effetto del dell'insuccesso scolastico. ● Visione psicoanalitica: il trauma subito dal bambino con l'ingresso nella scuola a causa del distacco della madre poteva provocare ansia e paure con ripercussioni sulle capacità di apprendimento. 1

● Tra il 1949 e il 1951 Clement Launay concluse che nelle persone con dislessia erano compromessi principalmente i processi di analisi visiva . ● Tra il 1960 e il 1975 nasce una nuova categoria diagnostica formale: i disturbi specifici dell'apprendimento. Introdotta l'espressione learning  disabilities . ● 1968 Dislessia definita dalla federazione mondiale dei neurologi come: “un disturbo di origine costituzionale che si manifesta come una difficoltà nell'apprendimento della lettura nonostante un'istruzione convenzionale, adeguata intelligenza e opportunità socio-culturali” ● Tra il 1975-1985 definizione completa di disturbi di apprendimento e identificazione di procedure diagnostiche e cliniche standardizzate. ● 1977: sottolineato come i disturbi specifici dell'apprendimento Non dovevano essere causati da deficit uditivi, visivi o motori, disabilità intellettiva, problemi emotivi o situazioni di deprivazione ambientale, culturale economica. ● Uta Frith: Modello  di apprendimento della lettura in quattro stadi indipendenti: bambino riconosce la parola scritta come un'immagine senza cogliere singole lettere, bambino riconosce le singole lettere e impara associare i suoni secondo una modalità alfabetica, bambino fa sue le regolarità della lingua e la lettura diventa automatica, riconoscimento globale dell'intera parola senza dover più scomporre la stessa in lettere o sillabe. ● Fine anni 80 nuove tecnologie come tomografia assiale computerizzata (TAC), RMN funzionale permettono di individuare attività cerebrale. relazione diretta fra le alterazioni neuroanatomiche neurofunzionali e disturbi specifici dell'apprendimento. La dislessia in Italia ● 1997 nascita Associazione Italiana Dislessia (AID).  ● Società scientifiche come la società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (SINPIA) ● Necessità di un percorso diagnostico definito e condiviso ha condotto nel 2007 un comitato di esperti italiani (CONSENSUS CONFERENCE) a formulare nel 2011 un documento di Intesa sotto la supervisione dell'istituto superiore di sanità.

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● 2010 il Parlamento ha approvato una legge specifica: la 170/2010 con l'intento di tutelare la possibilità di una didattica inclusiva per i ragazzi con disturbi specifici dell'apprendimento e di garantire loro il diritto all'istruzione, favorire il successo scolastico e ridurre i disagi relazionali ed emozionali

2. Cos'è la dislessia: caratteristiche e prevalenza Criteri diagnostici del DSM-5: i bambini con dislessia leggono in modo impreciso con molti errori e in modo poco fluido e con lentezza, possono presentare difficoltà nella comprensione del testo letto non cogliendone le relazioni, i passaggi interni e i significati impliciti. Mostrano difficoltà nella compitazione o spelling ovvero nell'individuare le singole lettere delle parole possono aggiungere, o mettere o sostituire vocali e consonanti. Mancata o ridotta automazione della lettura, difficoltà nel decodificare i testi scritti. Il bambino manifesta estreme difficoltà nell'imparare a leggere faticando a comporre la sillaba o la parola, compie gli stessi errori dei compagni, ma il numero significativamente maggiore. Errori classici: sostituzioni  di suoni simili o di lettere visivamente simili per la loro forma, le regole ortografiche (doppie…). Diagnosi alla fine della seconda classe della scuola primaria. Difficoltà associate ad altre abilità: - Scrittura - Calcolo - Linguaggio - Coordinazione fine-motoria - Attenzione - Memoria - Fatica nell’organizzazione spaziale - Riconoscimento delle sequenze temporali Italiano: lingua trasparente in cui grafema corrisponde a fonema, percentuale di individui affetti da DSA tra il 2,5 e il 3,5 % Inglese: lingua opaca in cui parole che si leggono allo stesso modo si possono scrivere in maniera diversa. 5-15%. La dislessia e gli altri disturbi specifici di apprendimento Caratteristica rilevante della dislessia e la comorbilità ovvero la presenza in associazione di altre condizioni o disturbi psicopatologici.

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● Disortografia: difficoltà nel rispetto delle regole ortografiche specifiche della lingua. La traduzione dei suoni che compongono le parole in grafemi risulta alterata. Omissione o sostituzione di grafemi, in genere fra grafemi che rappresentano suoni simili. Errori riguardo alla conoscenza ortografica della parola. Testi sintetici con scarsi collegamenti temporali, esigua scelta lessicale e uso della punteggiatura scorretto. ● Discalculia: difficoltà nelle abilità  numeriche e di calcolo in particolare del calcolo rapido a mente. Deficit nella strutturazione cognitiva delle componenti di elaborazione numerica cioè l'intelligenza numerica basale, difficoltà a carico delle procedure esecutive e del calcolo. Difficoltà nel ragionamento aritmetico. ● Disgrafia: presenza di difficoltà nella qualità  del  tratto  grafico.  Non viene considerata dal DSM-5 come DSA ma come disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria. Riguarda la velocità  di scrittura, la leggibilità e la qualità della grafia. Difficoltà nell'organizzazione dello spazio sul foglio. Difficoltà nell'eseguire atti motori fini. I disturbi spesso associati alla dislessia ● Disturbo di linguaggio: difficoltà nell'acquisizione e nell'uso di diverse modalità di linguaggio. Riguarda la comprensione verbale, mu lessico ridotto, una limitata strutturazione delle frasi, un distorto uso di regole sintattiche e morfologiche e una compromissione delle capacità discorsive. Difficoltà negli aspetti emotivi e comportamentali. Elevato rischio di sviluppare un disturbo psicopatologico internalizzante ed esternalizzante. ● Disturbi internalizzanti: Ansia, depressione, malattie psicosomatiche e instabilità emotiva. L'ansia si caratterizza con sensazioni di tensione, minaccia e preoccupazione eccessiva. senso di affaticamento mentale, irritabilità e alterazioni del sonno. bisogno eccessivo di rassicurazioni e aumento della frequenza cardiaca. Depressione caratterizzata da episodi di umore depresso, bassa autostima, affaticamento, ritiro sociale, alterazione del ciclo sonno-veglia, disregolazione dell'alimentazione e perdita di energia, interesse o piacere nelle attività normalmente piacevoli (anedonia). Spesso scarsa autostima, sentimenti negativi nei confronti dell'esperienza scolastica e incidono sull'immagine di sé, del proprio funzionamento e delle proprie competenze.

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● Disturbi esternalizzanti: il disturbo da deficit di attenzione/iperattività ADHD disattenzione non solo in attività scolastiche ma anche in altri contesti, il bambino non porta a termine le proprie attività e cambia gioco frequentemente, fatica a seguire un'istruzione o singoli passi di una procedura, perde molti oggetti punto alla disattenzione si possono associare iperattività e impulsività . Disturbo oppositivo provocatorio (DOP) difficoltà nel controllo delle proprie emozioni, crisi di rabbia e aggressività anche per la frustrazione di non riuscire a svolgere correttamente le attività scolastiche. Disturbo dello spettro autistico qualora il bambino abbia un quoziente intellettivo nella norma e manifesti delle difficoltà scolastiche nelle abilità di lettura scrittura e calcolo con una compromissione funzionale nell'area scolastica (spettro autistico ad alto funzionamento) Quando il deficit di lettura non è la dislessia Spesso un bambino presenta difficoltà nell'imparare a leggere ma nonostante questo non è dislessico. è il caso dei bambini nelle prime fasi di apprendimento o con disabilità intellettiva, epilessia, danni evidenti a livello cerebrale, sordità, ipovisione, condizioni sociali di forte deprivazione o mancata esposizione alla lingua scritta. Disturbo aspecifico di apprendimento. Il bambino straniero esposto all’ italiano come lingua secondaria (L2) ed esposto alla lingua madre nel contesto famigliare (L1) può facilmente essere in ritardo di apprendimento.

3. Come il cervello legge: esiste un centro per la lettura? Il patrimonio genetico dell'uomo ha subito, nel corso della sua storia e nell'interazione con l'ambiente, una lenta evoluzione capace di garantire con successo l'utilizzo della comunicazione orale circa 200.000 anni fa. L'uso del linguaggio scritto è però solo di qualche  millenio fa. L'origine del linguaggio scritto è così recente da non avere ancora permesso l'evoluzione di aree  cerebrali  dedicate  alla lettura, ha richiesto la rapida riorganizzazione di alcuni circuiti neuronali preesistenti. Regioni che sostengono le attività di altre funzioni come la lingua parlata e il riconoscimento degli oggetti, vengono utilizzate anche allo scopo di leggere. non possiamo imparare spontaneamente a leggere ma abbiamo bisogno che qualcuno ce lo insegni. la base per l'apprendimento della lettura è una buona esposizione al linguaggio parlato durante l'infanzia. Sono 3 le tecniche  mediche  di indagine utilizzate per riconoscere l'organizzazione del cervello durante la lettura: 1. RMN: consente di misurare il volume della sostanza grigia e Bianca, lo spessore della corteccia o l'orientamento dei fasci di fibre nervose per verificare l'integrità delle vie di comunicazione cerebrale.

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2. RMNf: l'attività cerebrale si associa a un aumento del flusso sanguigno è possibile dedurre quali regioni cerebrali siano attive durante l'esecuzione di un particolare compito osservando il sangue. 3. EEG (elettroencefalogramma): osservazione e analisi dell'attività elettrica del cervello. Principali processi coinvolti nella lettura 1. Analisi visiva della parola scritta 2. riconoscimento lettere 3. conversione grafema-fonema - identificazione delle lettere - sistema semantico - comprensione 4. lessico input visivo 5. lessico fonologico di output 6. sistema articolatorio 7. pronuncia Per leggere è necessario una mappatura grafema-fonema, per cui le lettere scritte sono tradotte nei suoni corrispondenti. I singoli fonemi vanno tenuti in  memoria,  per un breve lasso di tempo, per riuscire poi a fonderli nel momento in cui si pronuncia la parola intera. E’ necessario riconoscere le forme visive prima dei grafemi e poi le parole più familiari. 3 centri principali coinvolti nella lettura: 1. Area di broca nel lobo frontale coinvolta nell'articolazione e nell'analisi fonologica della parola. Fondamentale nell'integrare la modalità visiva del grafema con quella uditiva del fonema. 2. Sistemi neurali posteriori: via dorsale per l'analisi delle parole e via  ventrale responsabile della lettura fluente. Via dorsale cruciale per il processo di mappatura grafema-fonema. Alla via ventrale o visual word form area spetta il compito di consentire l'accesso alla lettura automatica di parole, è fondamentale per il riconoscimento di parole e la lettura rapida e fluente. Imparare a leggere modifica il cervello Già dopo le prime settimane di avvio all'apprendimento, l'attività cerebrale indotta dalla percezione delle parole stampate si modifica. le regioni posteriori raggiungono il loro potenziale più precocemente di quelle anteriori. Nella via ventrale dell'emisfero sinistro ossia l'area visiva della parola, emerge una maggiore selettività funzionale per le parole stampate. la via Dorsale matura precocemente con l'apprendimento della lettura e continua a essere coinvolta nella lettura anche in età adulta, permette di tradurre i grafemi in fonemi ed è implicata nelle prime fasi di acquisizione della lettura Cosa c'è di diverso nel cervello di un dislessico? 6

Il professor Galaburda evidenzia differenze anatomiche: i cervelli delle persone con dislessia non presentano nelle regioni temporali, in particolare nel planum temporale, la tipica asimmetria  a vantaggio dell'emisfero sinistro, considerata il segno della specializzazione emisferica per un'adeguata elaborazione dei compiti linguistici. Durante la gravidanza i neuroni corticali migrano verso le aree cui sono destinati, nelle persone con dislessia, il deficit potrebbe essere interpretato come flusso di un alterata migrazione neuronale. Le persone con dislessia mostrano volumi di materia grigia inferiore nelle regioni cerebrali coinvolte nei processi di lettura. Persistono anche ridotti volumi e anomalie della sostanza bianca che mette in comunicazione i due emisferi. Le persone con dislessia durante i compiti di lettura mostrano alla elettroencefalografia una ridotta attività nelle regioni posteriori cerebrali deputate ad analizzare le parole sia nei singoli grafemi sia nella loro interezza. Gli studi documentano spesso una ridotta lateralizzazione a sinistra delle funzioni di lettura e il coinvolgimento di regioni non tipicamente implicate la lettura, forse come tentativo di compensare, con altri circuiti cerebrali, le difficoltà presenti. Sin dagli anni 80 sono state associate alla dislessia diverse varianti genetiche (loci DYX1-SYX9). Sono state individuate anche alterazioni di alcuni neurotrasmettitori e metaboliti che permettono ai neuroni di comunicare tra loro. Ipotesi del rumore neurale: il rumore neurale è connesso all'attività del neurone, alla sua eccitabilità e all'equilibrio delle attività  eccitatoria  e  inibitoria  all'interno di una rete neurale punto l'ipotesi in questione propone che all'origine della dislessia vi sia uno sbilanciamento dell'eccitabilità neurale e che tale squilibrio sia maggiore nei circuiti cerebrali implicati nei compiti di lettura. Il cervello dislessico può essere modificato? A seguito dell'intervento riabilitativo si mostrano miglioramenti nella accuratezza della lettura. Prima dell'intervento i bambini mostrano il classico profilo di ridotta attivazione corticale dei circuiti cerebrali posteriori, le aree temporo parietale di sinistra. Dopo il trattamento, il pattern di attivazione  corticale dei bambini con dislessia somiglia a quello dei normolettori. Esistono approcci  detti di neuromodulazione come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la stimolazione transcranica a correnti dirette (tDCS) che offrono la possibilità di indurre alterazioni dell'eccitabilità corticale in differenti aree. Le cellule nervose comunicano attraverso segnali elettrici e chimici, gli stessi segnali possono essere utilizzati per modulare dall'esterno il sistema nervoso. Si

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può modulare l'eccitabilità delle cellule nervose per ottenere un miglioramento della funzionalità di specifiche regioni. Accoppiando la stimolazione cerebrale non invasiva con esercizi e training per il miglioramento della lettura, l'effetto  positivo  del training sembra essere notevolmente potenziato.

4. Leggere: quante teorie? Fattori genetici e ambientali sono in grado di “modellare” il cervello e influenzare i processi cognitivi necessari per acquisire le competenze di lettura, scrittura e calcolo. Ragionare sulle cause di un DSA vuol dire applicare metodo scientifico rigoroso o Eziologia. E’ possibile individuare fattori eziologici favorevoli o sfavorevoli per la salute della persona. Cause distali (remote): fattori che modificano precocemente le traiettorie di sviluppo. Determinano cambiamenti anatomici, fisiologici e funzionali che costituiscono le cause prossimali del comportamento problematico. Fattore di rischio: condizione statisticamente associata all’insorgenza di una patologia. Fattore protettivo: condizione statisticamente significativa nel prevenire l’insorgere di una patologia. Genetica e fattori ambientali Molti fattori di rischio genetici e ambientali si combinano creando un grado di predisposizione. Il disturbo è diagnosticato quando la predisposizione (negativa) scende al di sotto dei un livello di cut-off. DSA risultano molto più frequenti nei maschi e sono associati ad un rilevante grado di familiarità e moderata ereditabilità. Tra i parenti di primo grado la probabilità di ricorrenza è del 40%. Coppie di gemelli omozigoti hanno una probabilità di oltre il 70%. Familiarità è elemento di rassicurazione per i bambini, la possibilità che anche i genitori abbiano presentato le stesse difficoltà può liberarli dal senso di colpa e di autosvalutazione. Attribuiscono poi le loro difficoltà scolastiche a cause esterne. Comprendere la dislessia: le principali teorie neuropsicologiche ● Relazione dislessia e deficit fonologico: nel corso dello sviluppo linguistico, i bambini processano inizialmente le parole nella loro interezza per poi mostrare, grazie all’acquisizione di competenze fonologiche, una progressiva capacità di riconoscere sillabe e singoli fonemi. Nel caso di sviluppo atipico si riduce la capacità di rappresentazione, immagazzinamento e richiamo di elementi fonologici. (Chomsky, Boets).

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Ipotesi del processamento rapido (Tallal): compromissione del processo di codifica e di integrazione di suoni in rapida successione. Deficit delle abilità di discriminare i tratti acustici necessari per distinguere i fonemi. ● Deficit nell’elaborazione visiva: Lovegrove 1980. Difficoltà di lettura connesse ad alterazioni delle vie visive transitorie. Per poter essere decodificata fonologicamente una stringa di lettere deve essere prima elaborata e percepita visivamente. Persone con dislessia mostrano deficit in compiti di riconoscimento visivo o di rotazione mentale. L’informazione visiva viene trasmessa dai recettori della retina alle cellule neuronali gangliari organizzate in via magnocellulare e parvocellulare. La via magnocellulare risulta compromessa. Bambini con dislessia hanno una ridotta sensibilità al contrasto. ● Deficit di attenzione spaziale: Pammer. Le informazioni processate dal sistema magnocellulare proiettano nella corteccia parietale posteriore particolarmente coinvolta nei processi attentivi. Un deficit magnocellulare potrebbe essere responsabile della compromissione delle abilità di attenzione visuo spaziale. Durante la lettura è necessario un continuo processo di orientamento dell'attenzione, la capacità di disancorare e spostare il fuoco  attentivo  da una porzione spaziale a un'altra. L'attenzione adatta il fuoco all'area d’...


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