La filosofia nel medioevo secoli vi xv pereira michela PDF

Title La filosofia nel medioevo secoli vi xv pereira michela
Author Jacopo Gusmeroli
Course Storia della Filosofia Medievale
Institution Università di Bologna
Pages 33
File Size 587.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 69
Total Views 117

Summary

Download La filosofia nel medioevo secoli vi xv pereira michela PDF


Description

LA FILOSOFIA NEL MEDIOEVO

1 IL PENSIERO MEDIEVALE. CARATTERI GENERALI E APPROCCI STORIOGRAFICI.

MILLE ANNI DI FILOSOFIA Il periodo denominato “Medioevo” copre un intero millennio che va dal 500 al 1500d.C. che vede un susseguirsi di profonde trasformazioni della civiltà occidentale, in cui la filosofia si era formata e diffusa in Grecia e a Roma: la caduta dell’impero romano con la separazione dell’impero d’Oriente a Bisanzio, la rinascita dell’impero romano con Carlo Magno nel IX secolo, la diffusione del cristianesimo, la nascita dell’Islam, lo sviluppo istituzionale della Chiesa, ecc. Anche dal punto di vista linguistico vi sono profondi cambiamenti: il passaggio dal basso latino verso le lingue romanze e l’innesto con lingue volgari quali germanico, celtico, anglosassone. Lo sviluppo del pensiero filosofico in questo millennio si suddivide in due tipi d’impulsi: 1. Esterno, extra scientifico, “sociologico” legato alla concreta disponibilità dei testi e alle forme istituzionali della loro fruizione, predominante fino alla metà dell’XI secolo 2. Interno, quindi lo sviluppo dottrinale, teologico, filosofico e scientifico (secoli XI e XII) che promuovono lo sviluppo del pensiero della scolastica, che sopravvivrà fino all’età moderna (secoli XVI e XVII: la seconda scolastica. Nel XIV secolo, parallelamente a questi due impulsi si sviluppa l’Umanesimo, in contrapposizione con la filosofia e la teologia.

UN’ETA’ SENZA VALORE? Alla fine del XVII secolo venne coniata la distinzione di termini Antichità, Medioevo ed Età Moderna. In questo periodo gli umanisti volevano rivendicare con orgoglio il distacco dal Medioevo (essi infat volevano rivivere l’età Classica) considerato come un’epoca di decadenza degli studi e dei valori filosofici ed estetici, e secondo i sostenitori della Riforma anche dei valori religiosi. Solo nell’Ottocento, soprattutto in Germania e Francia, figure quali Abelardo e Giovanni Scoto Eriugenaripresero interesse per il pensiero medievale. LA RIPRESA DEGLI STUDI SUL PENSIERO MEDIEVALE Questa spinta verso gli studi medievali si ebbe in ambito cattolico, con la rivalutazione del tomismo e quindi della scolastica, contenuta nell’enciclica AeterniPatris. Nasce la Neoscolastica che s’impegnava a dare basi storiche e teoretiche. In questo ambito spicca la figura di Etienne Gilson, il quale definisce la filosofia medievale come «filosofia cristiana» che si sforza di trasformare la verità creduta in verità saputa. Quindi comprendere la rivelazione è la filosofia stessa. CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’ L’epistemologo Pierre Duhem alla fine dell’Ottocento approfondì l’ambito della storia del pensiero scientifico della natura della filosofia medievale. Egli sostiene che l’aristotelismo tardo-medievale costituisce la base della scienza moderna galileiana, dimostrando tutt’altro che una rottura con l’epoca moderna bensì una continuità, fondata su paradigmi medievali.

1

2 I LUOGHI DELL’INSEGNAMENTO FILOSOFICO

I MONASTERI La sopravvivenza della cultura classica nell’Alto Medioevo fu dovuta ai monaci che copiavano le opere dell’Antichità negli scriptoria monastici. Essi infat utilizzavano gli scrit dell’antichità (come anche gli scrit dei Padri della Chiesa) come oggetto dei loro studi, le così chiamate arti liberali, ovvero l’enciclopedia tardo-antica. Infat i monasteri erano i primi luoghi d’insegnamento e la loro diffusione nell’Europa del Nord e nelle isole britanniche permise la conservazione di questi scrit. Tale atvità è dovuta a figure quali Colombano (538-615) e il suo discepolo Gallo, fondatori dei monasteri di Bobbio e San Gallo, celebri per la ricchezza delle loro biblioteche. LE SCUOLE DELL’IMPERO CAROLINGIO Carlo Magno progettò la grande riforma culturale (“rinascita carolingia”) che aveva come obbietvo quello di organizzare le strutture amministrative del suo regno per mezzo dell’istituzione e la cultura ecclesiastica. Carlo Magno incontrò Alcuino di York, proveniente dalle isole britanniche e discepolo dei discepoli di Beda. Quindi le arti liberali e la filosofia ritornarono nel continente europeo e l’ambiente carolingio i vescovi devono assumersi il compito dell’insegnamento, d’impronta nettamente agostiniana. Le scuole carolinge diventano luoghi di dibatti filosofici (prima scolastica) che vedono come figura di spicco Giovanni Scoto Eriugena. Arti del trivio: grammatica, dialetca e retorica). LE SCUOLE CITTADINE Fra il IX e X secolo nacquero scuole anche in ambito cittadino, per iniziativa ecclesiastica e dipendenti dalle autorità dei vescovi. Si introdussero nuove tematiche quali il rapporto possibile tra e Sacre Scritture a autori dell’antichità pagana, approfondimento delle arti del trivio, nuove conoscenze astronomiche e matematiche, l’insegnamento della logica di Boezio e delle “arti meccaniche” (agricoltura, architettura, medicina, teatro...) dette anche “adulterine” perché il sapere si mischia col fare. LA NASCITA DELLE UNIVERSITA’ L’insegnamento si era fatto dunque più complesso, non si limitava alla sola comprensione dei Test Sacri. Ciò fece emergere una nuova figura, il «chierico», ovvero l’intellettuale, e con la sua comparsi nacquero le universitas scholarium, l’università. In brevissimo tempo le corporazioni di maestri ed allievi presero il sopravvento sulle scuole cittadine e tanto più le sulle scuole monastiche. Gli intellettuali erano uomini, celibi e insigniti degli ordini ecclesiastici minori, ma non legati dai voti né sottoposti alla vita monastica. L’origine delle Università non fu dappertutto la stessa: a Bologna da un’associazione di soli studenti, a Parigi si studenti e professori, a Napoli per volere di Federico II. NOVITA’ E DIVIETI Lo studio di Aristotele costituisce uno dei punti centrali di studio nelle università. Ma anche vero che forte era l’influsso agostiniano-platonico. Come emanato nel 1215 da Roberto di Courcon, si potevano studiare le opere di Aristotele quelle sulla dialetca, mentre non si devono leggere quelle riguardanti la metafisica e la filosofia naturale. Con questo divieto veniva ribadita una precedente scomunica, lanciata dal sinodo parigino contro gli scrit aristotelici di filosofia naturale nel 1210. Quarant’anni 2

dopo le opere fisiche e metafisiche di Aristotele non erano più associate al panteismo o a figure di eretici. DIVERGENZE E CONDANNE Lo studio aristotelico mirava ad affermare la ricerca razionale e questa linea di pensiero finì per intaccare la teologia agostiniana. Vennero condannati i così chiamati “avvertisti”, ovvero gli aristotelici radicali che seguivano il metodo e l’interpretazione dell’arabo Averroè. Venne anche criticata la concezione di somma felicità raggiungibile non solo nell’aldilà ma anche nella vita terrena e che si può raggiungere attraverso la filosofia; ed il considerare la religione cristiana ricca di favole come in qualsiasi religione. Ciò che la Chiesa non voleva era il fatto che si considerasse vera la filosofia di Aristotele e non la dottrina cattolica, come se ci fossero “due verità” opposte, che le parole dei filosofi pagani potesse trovare una verità opposto a quella cristiana. Questo ha portato gli storici a puntare l’attenzione sulla condanna del 1277 finendo per considerare il Medioevo un periodo oscurantista. CONTRASTI E POLEMICHE Oltre alle battaglie riguardo l’introduzione di Aristotele, si era aggiunto un ulteriore problema: la creazione delle due cattedre di Teologia, quella dei domenicani (fondatore Domenico di Guzman) e quella dei francescani (fondatore Francesco d’Assisi). Lo scopo dei frati domenicani era quello di far fronte alle sette ereticali, come ad esempio i catari. Ciò che fece insorgere critiche fu il fatto che la povertà a cui devono sottostare i regolari (i frati, sottomessi a la regola) non si concilia col mestiere dell’intellettuale nelle università. Uno dei più accaniti avversari fu il chierico Guglielmo di Saint-Amour nel 1255. Nonostante i suoi attacchi il Papa confermò nel 1256 il diritto ai domenicani e francescani di mantenere le loro cattedre di teologia, designando rispetvamente Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio a occuparle. NELLE CORTI E NELLE CITTA’ Oltre ai luoghi d’insegnamento ecclesiasti, la nuova cultura filosofica si estese nelle corti e nelle città. Agli inizi del Duecento la curia di Federico II fu un luogo di innovazione culturale, dove Michele Scoto, celebre per la sua scienza anticonvenzionale (magia, astrologia, alchimia), realizzò nuove traduzioni dei testi aristotelici. La cultura della corte di Federico II si caratterizzava per una forte attenzione ai testi scientifici arabi. Lo stesso imperatore scrisse un trattato teorico-pratico di falconeria. Questi insegnamenti si diffusero a Bologna e Parigi. Ma la corte federiciana non fu l’unica a promuovere la cultura extrauniversitaria, ricordiamo la curia papale che ospitò a Orvieto personaggi di spicco della ricerca scientifica: Bacone, Witelo e Tommaso d’Aquino.

3 TRADIZIONI TESTUALI E NUOVI GENERI DI SCRITTURA

LE ARTI LIBERALI La Regola di San Benedetto da Norcia compone la vita dei monaci sulla preghiera e sul lavoro: di quest’ultimo costituisce parte integrante la scrittura, che ha permesso di salvare tutto ciò che della cultura antica potesse essere salvato. Nel monastero di Vivarium in Calabria (inizio del VI secolo) si compila l’insieme delle discipline di Età Classica, le “arti liberali” (chiamate così perché rappresentavano le conoscenze di base degli uomini liberi). Esse costituiscono (ed erano basate su uno studio dei testi classici) le sette discipline fondamentali suddivise in 1. Arti sermocinali: o del Trivio: grammatica, dialetca, retorica. 3

2. Arti reali: o del Quadrivio: aritmetica, geometria, musica, astronomia.

LE ENCICLOPEDIE Nel regno visigotico della Spagna nel VII secolo, Isidoro di Siviglia costruisce la sua enciclopedia in venti libri (Etymologiarum libri ), inserendo le arti liberali e altre conoscenze come la medicina, l’architettura, l’agricoltura, la scienza del calendario; tutto esposto in maniera semplice e accessibili alla gente di più fragile cultura. Col passare dei secoli il genere enciclopedico si arricchisce di nuovi contenuti, rendendoli aperti a discussione di problematiche nuove. Citiamo Dragmaticon philosophiae di Guglielmo di Conches XII secolo, Didascalicon di Ugo San Vittore. Al confine tra Due e Trecento si assiste alla produzione delle prime enciclopedie in lingua volgare: il francese Trésor di Brunetto Latini, o il Dragmaticon di Conches tradotto in catalano. LE TRADUZIONI Uno dei fattori più rivelanti del rinnovato slancio intellettuale dell’Età Scolastica, fu il lavoro di traduzione, in parte dovuto agli scambi culturali in tutta l’area del mediterraneo attraverso le crociate. I testi dell’antichità greca aveva raggiunto di maniera limitatissima l’occidente. Delle scienze (medicina galenica, geometria euclidea, astronomia tolemaica) si avevano nozioni di carattere compilatorio. Le opere scientifiche erano sopravissute a Bisanzio dove ancora si parlava il greco, e da lì erano state introdotte nel Vicino Oriente per mezzo dei cristiani nestoriani giunti in Siria. Dopo la conquista della Siria da parte dell’Islam, le compagnie nate dalla predicazione di Maometto assimilarono la cultura classica, e avviarono un intenso lavoro di traduzione di opere scientifiche. Qui spicca la figura di Averroè, celebre per il suo commento ad Aristotele ma anche autore di opere mediche e filosofiche originali. Con l’occupazione musulmana in Spagna e in Sicilia, la cultura occidentale dette inizio ad un lavoro di traduzione in lingua latina dei testi classici in lingua araba. La traduzione si svolgeva per mezzo di un “mediatore” (spesso ebreo) che leggeva al “traduttore” il testo arabo in lingua volgare. A quel punto il traduttore traduceva dalla lingua quotidiana alla lingua latina. In Sicilia, Calabria e Puglia si traduceva direttamente dal greco al latino, senza il ricorso della lingua araba. Vennero tradotte soprattutto le opere di Aristotele, l’Organon :Analitici Primi, Secondi, Topici, Elenchi Sofistici. IL COMMENTO Nella scuola carolingia, il commento di un testo autorevole (antichità o di Agostino) costituisce la forma predominante nelle produzioni scritta. Il commento va dalla semplice glossa interlineare (spiegazione di termini difficili o brevi annotazioni) ai commenti veri e propri, in cui il testo (es. il Timeo di Platone) viene analizzato frase per frase e utilizzato come punto di partenza per ampie digressioni e questioni. Le discussioni riguardanti aspet problematici della letteratura teologica (quando emergono le opinioni dei Padri della Chiesa), abituarono filosofi e teologi a una pratica del metodo questionativo (le cui basi erano state poste da due grandi autori del XII secolo, Abelardo e Gilberto de la Porrée, e che si basava sull’uso del sillogismo). Si possono distinguere due momenti nel lavoro sui testi: 1. Lectio: lettura commentata. Permette di cogliere i diversi livelli d’interpretazione, fino ai noti “quattro sensi” della Bibbia: letterale, allegorico, morale, anagogico. Il testo delle lezioni può essere commentato dal maestro (la trasmissione orale con l’importanza della memoria rimase nel Medioevo la forma privilegiata di comunicazione del sapere fino all’invenzione della stampa) oppure scritto da uno più discepoli, la cosiddetta reportatio. Le copie dei manoscrit venivano eseguite da copisti specializzati coordinati dal libraio ( stationarium) ai quali venivano affidati singoli fascicoli ( peciae) del manoscritto ufficiale, definito “exemplar”. Poi le singole 4

peciae venivano riprodotte un certo numero di volte e assemblate a formare il manoscritto. Ovviamente era un procedimento molto costoso. 2. Quaestio: determinati punti del testo vengono isolati per la particolare importanza dottrinale o per la difficoltà che presentano, e vengono sottoposti ad un esame minuzioso spesso a più voci. Il maestro esponeva la questione in forma di domanda, egli stesso o il bacelliere (figura intermedia tra maestro e allievo) proponeva e discuteva l’argomento. Si faceva un’ipotesi e infine il maestro giungeva ad un conclusione (determinatio finale) che poteva anche essere ulteriormente confutata (contra). Questo era il procedimento sillogistico attuato da Aristotele, come il ragionamento scientifico per eccellenza, utilizzata fino al XVII secolo.

4 LA FILOSOFIA SULLE ALTRE SPONDE DEL MEDITERRANEO

CROCEVIA FILOSOFICO L’epoca medievale si cateterizza per un aspetto che la differenzia profondamente rispetto all’Età Antica: il confronto fra eredità culturali differenti (la filosofia classica e la rivelazione biblica) sullo sfondo del complesso intreccio politico e antropologico fra civiltà cristiana e di derivazione greco-romana e popolazioni barbariche, profondamente diverse per origine, cultura, strutture economico-sociali. Per questo si mantenevano a distanza. Fu soltanto nel V secolo con la suddivisione dell’Impero romano d’Occidente e quello di Oriente che le popolazioni entrano in contatto fra di loro. Sebbene non si può parlare di scambio filosofico con le civiltà barbariche, comunque il conflitto che vi fu non rimase privo di influenza nell’elaborare le idee. I contat col mondo bizantino non erano mai andati perduti, e ripresi maggiormente durante l’Impero carolingio. LA FILOSOFIA A BISANZIO Lo sviluppo della filosofia a Bisanzio fu caratterizzato dalla centralizzazione della vita culturale alla corte imperiale e dall’utilizzazione esclusiva della lingua greca classica. La distanza della ricerca filosofica dai dibatti teologici e politici costituivano l’interesse principali nel mondo bizantino (es. il tentativo di sradicare il culto delle icone, la lotta iconoclasta nel 726-766 e riprese vigore nel 812-842) determinò l’orientamento conservativo della cultura classica. Si avranno commenti sul corpus aristotelico, il cui autore principale è Giovanni Filopono , d’spirazione neoplatonica ( gli intellettuali greci avevano accesso ai testi platonici e neoplatonici) che mira ad unire la visone platonica con quella aristotelica. Altre figure: Dionigi Pseudo-Areopagita tradotto in latino da Giovanni Scoto Eriugena; Suda (XI secolo) che scritte il Lessico, una grande opera enciclopedica della cultura classica, bizantina e islamica. Gli scambi con l’Occidente si intensificarono dal XII secolo, fino a diventare particolarmente importanti dopo il concilio di Ferrara e Firenze (1438-1439) per riunificare le chiese d’Occidente e di Oriente separate con lo scisma del 1054. LE ORIGINI DEL PENSIERO ISLAMICO Oltre all’influenza della cultura occidentale, dopo il XII secolo la filosofia islamica conobbe altri sviluppi. Sul piano storico si può considerare la nascita del pensiero arabo-islamico come una conseguenza diretta della riflessione sul testo sacro (corano). Si sviluppò una riflessione razionale sul corano, detta kalam che si contrapponeva ad una interpretazione prescritvo-legale, e inizio a formarsi il sufismo, movimento mistico.

5

LA FILOSOFIA NELL’ISLAM La rapidissima espansione dell’Islam dall’Arabia, dove aveva predicato Maometto (622-32), verso il Mediterraneo, la costa nordafricana e l’Estremo Oriente, mise i musulmani a contatto con la cultura classica dei cristiani e degli ebrei che vivevano nei territori conquistati, in particolare negli ex possedimenti bizantini, assimilando soltanto la parte di cultura greca. A partire dal califfato abbaside (750-861) con la fondazione della Casa della Sapienza nella nuova capitale Baghdad, iniziò un’opera di riflessione sulla possibilità di conciliare filosofia greca e religione, cui dette un impulso fondamentale il circolo intellettuale con la figura di al-Kindi. Un altro filosofo importante fu al-Farabi il quale considera la filosofia greca come mezzo al servizio del fine della salvezza e la riflessione filosofica un legame immediato con la politica. L’Imam unisce la politica con la fede. AVICENNA E AVERROE’ 



Avicenna: elabora la filosofia peripatetica. La filosofia greca come strumento di “guarigione dell’anima”. Il mondo è stato creato dall’unico essere necessario, Dio. La conoscenza è resa possibile all’intelletto umano dall’illuminazione che proviene dall’intelletto agente (la decima intelligenza che governa il mondo sublunare e gli intellet umani). Distingue vari tipi d’intelletto: intelletto materiale: pura potenzialità di conoscere data a ciascun uomo. Intelletto possibile: conosce i primi intellegibili. Intelletto acquisito: insieme delle conoscenze acquisite attraverso l’unione con l’intelletto agente. Intelletto santo: quello del profeta capace di unirsi in maniera immediata all’intelletto agente. Averroè: celebre per i suoi commenti su Aristotele in ebraico e latino. L’intelletto possibile deriva dall’unione del singolo uomo nell’atto conoscitivo all’intelletto potenziale o materiale, che è unico per tutta la specie umana.

FILOSOFIA ED EBRAISMO L’ebraismo si era confrontato con la filosofia greca ancor prima del cristianesimo. Filone di Alessandria scriveva in greco perché l’ebraico era considerata lingua sacra, e non veniva utilizzata per filosofare fino agli ultimi secoli del medioevo. Nell’alto medioevo (IX secolo) il pensiero ebraico si era sviluppato all’interno delle comunità religiose. In questo periodo ricordiamo scrit salienti come Libro della creazione che espone le vie della Sapienza per mezzo delle quali Dio ha creato il mondo: le dieci sefirot (potenze create) e le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico, il cui valore sacrale dette origine a una ermeneutica iniziatica, la Cabala. Fra il IX e XIII secolo il popolo giudeo si divide: Europa del nord rimane più isolata rispetto alle comunità che abitavano in Spagna, Provenza, Italia, dove l’atmosfera era più propensa a scambi culturali. Ma è nei paesi islamici che l’ebraismo trovò maggior integrazione tanto da adottare l’arabo come lingua. Non a caso il testo che influenzò maggiormente il mondo latino medievale fu Fons Vitae di Avicebron, un ampio dialogo filosofico in cui si dice che nella prima realtà creata, la materia universale inizia un processo di produzione dei livelli successivi dell’essere. Tut gli esseri creati sono costituiti da materia e forma, solo la divinità è mate...


Similar Free PDFs