la moda di Sonia Delaunay PDF

Title la moda di Sonia Delaunay
Course Storia del costume e della moda
Institution Università degli Studi di Bergamo
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contenuti tratti dal libro "Sonia Delaunay. La danza del colore" di Marina Giordano relativi alla moda...


Description

LA MODA DI SONIA DELAUNAY I PRIMI ABITI SIMULTANEI Negli anni 1913-1914 Sonia Delaunay cominciò a creare abiti per lei e il marito Robert, per quando andavano a ballare. Essi vennero subito apprezzati dagli amici, che le chiesero di realizzarli anche per loro: fu così che quest’attività divenne parallela a quella pittorica. I suoi abiti sono realizzati con stoffe di diversi materiali e colori, questi ultimi accostati secondo il principio dei contrasti simultanei. Così come nella rappresentazione della danza e nelle parole delle pubblicità, anche nel caso degli abiti le forme diventano viventi: le combinazioni di colori e di stoffe evocano i movimenti del corpo e interagiscono con il corpo stesso. I suoi abiti sono forme in movimento. Inoltre, essi non assecondano le forme del corpo in quanto sono asimmetrici: quello dell’asimmetria è un principio disarmonico, che rompe con la tradizione.

IL TRASFERIMENTO A MADRID A fine 1917, dopo aver vissuto per un periodo a Barcellona, i coniugi Delaunay tornarono a Madrid. Qui strinsero rapporti con il movimento avanguardista degli “Ultraisti”. Per permettere al marito di continuare a dipingere, Sonia assunse su di sé gli oneri della ricerca del guadagno, dedicandosi alla realizzazione di oggetti e stoffe. Un primo aiuto a livello economico, e allo stesso tempo un arricchimento professionale, gli venne dalla collaborazione con Djagilev. LA COLLABORAZIONE CON I “BALLETTI RUSSI”: I COSTUMI DI “CLEOPATRA” In quegli anni, anche la compagnia dei “Balletti Russi” aveva lasciato Parigi a causa della guerra e si trovava in Spagna. Djagilev frequentava gli immigrati dei paesi dell’est e in questo contesto incontrò Sonia. Dopo le polemiche di “Parade”, i “Balletti Russi” erano andati incontro a una serie di fallimenti; in questo momento essi stavano cercando di riconquistare il pubblico. Per rilanciare la sua compagnia, Djagilev decise di rinnovare opere già presenti nel suo repertorio, ad ex. “Cleopatra”. Le scenografie e i costumi erano ancora in uno stile preavanguardista, di stampo art nouveau: diede quindi l’incarico di creare nuove scenografie a Robert e nuovi costumi a Sonia. Per Sonia, questa era un’occasione per concretizzare la sua aspirazione a un’arte globale, che superi i confini dei singoli campi. I costumi erano considerati parte integrante della scenografia, una scenografia in movimento. Nel creare i costumi per il balletto, Sonia ebbe l’occasione di misurarsi direttamente con la danza, vista sinora solo come fonte d’ispirazione per i suoi quadri.

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Costume di cleopatra In questo abito, Sonia ha applicato le sue forme simultanee allo stile egizio. L’abito sembra un sarcofago di una mummia, quindi rende l’idea di staticità: sembra che Cleopatra sia ingessata, e che solo le parti del corpo scoperte si possano muovere. Il connubio tra staticità e dinamismo è perfettamente adeguato al ruolo di cleopatra: la staticità restituisce la sua regalità. Il dinamismo è interno alla staticità: sono le forme dell’abito che muovono il corpo e che lo rendono espansivo dal punto di vista della simultaneità. I cerchi aderiscono alle forme femminili, mettendole in evidenza (seni, ventre), e la pittura si fa corpo; Il vestito di Cleopatra è un quadro che si fa corpo. Con questi costumi Sonia anticipa l’optical art. Il balletto fu un grande successo, a cui contribuirono le scenografie di Robert e i costumi di Sonia. LE COLLABORAZIONI CON IL MONDO DELLO SPETTACOLO Sull’onda del trionfo di “Cleopatra”, si aprì per Sonia un fortunato periodo di collaborazioni con il mondo dello spettacolo; ad ex, realizzò un abito di scena per l’attrice Gaby. Abito per Gaby Sonia si è sganciata dalle sue forme caratteristiche (che sono quelle di Robert); sta pensando a forme propriamente sue. Sonia era audace, in quanto all’epoca gli stilisti miravano a valorizzare le forme del corpo; lei invece le rompeva attraverso la geometria, quindi andava controcorrente.

LE COMMISSIONI PER GLI ARISTOCRATICI E LA FONDAZIONE DI “CASA SONIA” In questo periodo Sonia realizzò abiti, accessori e oggetti per la casa per i personaggi dell’aristocrazia madrilena, con cui fece conoscenza tramite Djagilev. Entrò quindi in un circuito che le fruttò molte commissioni, inducendola ad aprire una boutique di moda e decorazioni, “Casa Sonia”. Ex. di oggetti prodotti: cappelli, monili, borse, tende, tappeti, divani, mobili, servizi da tavola Il successo fu enorme, tanto che vennero aperte più succursali. Sonia fu talmente assorbita da questa sua nuova attività che per alcuni anni smise di dipingere. IL CONTATTO CON I DADA, LA NOSTALGIA DI PARIGI, LA CHIUSURA DI “CASA SONIA” Nonostante il successo, la nostalgia di Parigi si faceva sentire sempre di più. L’idea di restare per sempre in un paese dove l’arte era poco considerata non la allettava.

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Nacquero in quegli anni i primi contatti con i dadaisti, con cui i coniugi sentivano una forte affinità e con i quali collaborarono in seguito; i contatti con Tzara gli facevano sentire ancor di più la mancanza della capitale francese. Nel 1920 Sonia tornò a Parigi per un breve periodo, con lo scopo di sondare il terreno e valutare la possibilità di aprire lì una succursale della Casa Sonia. Quest’ipotesi fu però accantonata e Casa Sonia venne liquidata; i coniugi stavano pensando di aprire una nuova maison in Francia. Sonia lasciò definitivamente Madrid nel 1922. IL RITORNO A PARIGI E LE DIFFICOLTA’ DI INSERIMENTO Nel 1922, i Delaunay tornarono in Francia; la loro condizione economica non era delle più floride, quindi per i primi tempi dovettero andare a vivere nella periferia parigina. Inizialmente non fu facile per i coniugi, in quanto molti artisti e intellettuali non perdonavano a Robert il fatto di aver tradito Parigi durante il conflitto. Anche stavolta l’intervento di Djagilev fu provvidenziale: egli era una personalità rispettata, e il fatto di schierarsi dalla parte della coppia permise a quest’ultima di reintegrarsi nell’élite intellettuale. Tornati a Parigi, Sonia si dedicò alla nuova casa, decorando gli arredi, i divani e i mobili. IL CLIMA DI SOVVERTIMENTO E RINNOVAMENTO DEGLI ANNI ’20 Nel 1922, la stagione dadaista francese era già cominciata, e i Delaunay ne risentirono gli echi. I due si riconobbero nella ricerca di innovazione e di libertà di azione tipica dei dada; erano in perfetta sintonia con l’anticonformismo, la volontà di sovvertimento e di stravolgimento dei vecchi parametri tradizionali propugnati dai protagonisti del dibattito culturale del momento. Essi aderirono a questo slancio di libertà creativa che caratterizzava la Parigi degli anni ’20, ma non a un movimento specifico. Avviarono un sodalizio artistico con alcuni poeti: quello con Tzara fu lungo e duraturo, mentre invece quello con Breton fu breve. Infatti, Sonia e Robert rifiutarono il surrealismo, in quanto credevano a un rigore di pensiero che non ammetteva la complessità dell’inconscio. I VERSI POETICI SUI MURI E LA NASCITA DEI “ROBES-POEMES” Come in passato, la loro casa divenne presto un luogo di ritrovo per gli amici artisti e poeti. Sonia, che amava gli spunti della poesia, chiedeva ai poeti frequentatori della sua casa di scrivere sui muri e sulle tende i loro versi. Lo stretto legame con i poeti si attua nella creazione dei “Robes-poèmes”, abiti decorati con le poesie dei vari artisti del suo entourage.”. Si tratta di un vero e proprio binomio poesia-pittura, il quale era stato inaugurato con “La prosa della transiberiana”. Robes-poèmes

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Uno dei poeti più legati a Sonia era Iliazd, georgiano e inventore delle zaum: ciò dimostra che lei continuava a raccogliere attorno a sé anche artisti dell’est Europa, non solo francesi. LE SERATE MONDANE: OCCASIONI PER FARSI PUBBLICITA’ Le creazioni di Sonia andavano sempre più diffondendosi all’interno della cerchia degli intellettuali parigini, degli amici artisti e poeti, i quali le indossavano nelle serate e negli incontri mondani. In quegli anni, a Parigi era un continuo susseguirsi di balli e feste: essi erano sintomo di quel clima di euforia che animava la società del dopoguerra, desiderosa di ricominciare. Sona si sentiva in sintonia con queste atmosfere e partecipava spesso alle serate mondane, occasioni perfette per pubblicizzare i propri abiti. Il “Grand Bal Travesti Transmental” Uno degli eventi che fecero emergere pubblicamente i suoi lavori fu il “Grand Bal Travesti Transmental” presso il quale presentò i suoi abiti in una sfilata, tra lo stupore e l’ammirazione dei presenti. I COSTUMI PER LA DANZA E IL TEATRO Nel 1923 Sonia uscì alla ribalta anche grazie alla realizzazione del costume per la “Danseuse aux disques”. Danseuse aux disques In questo costume e anche in quelli che realizzerà in seguito, il dinamismo non è reso più dalla stampa del tessuto (a cerchi, a forme geometriche), ma piuttosto dal movimento di chi indossa l’abito, il quale è formato da grandi settori colorati. Muovendosi nella danza, la ballerina innesca il meccanismo delle combinazioni cromatiche, creando nuovi rapporti tra le tinte. Queste passano così dalla bidimensionalità della superficie piana alla terza dimensione. Sonia dice che con questo abito lei “danza i colori” (=li fa danzare): il colore prende vita, si anima. Questi rovesciamenti linguistici sono modi di esprimersi tipici dei poeti. Connubio tra movimento reale (ballo) e percettivo (colori simultanei), tutto si integra perfettamente nella danza. Le forme dell’abito sono nette e rigorose, non lusingano né descrivono le forme del corpo.

La “Soirée du Coeur à Barbe” e l’opera teatrale “Le Coeur à gaz” Nel 1923 ebbe luogo la “Soirée du Coeur à Barbe”, durante la quale venne messa in scena l’opera teatrale di Tzara, “Le coeur à gaz”; egli affidò a Sonia l’incarico di realizzare i costumi. Questi erano in stoffa incollata su cartone rigido, tagliato secondo forme geometriche e dalle linee semplici e razionali. Sonia giocò con la staticità e il movimento: il cartone costringeva i personaggi a muoversi in maniera non sciolta. Alla base di questa scelta vi erano anche delle motivazioni legate al significato della pièce stessa. I rigidi costumi di Sonia, che concedevano agli attori poca libertà di movimento, costituirebbero una presa in giro della rigidità mentale e della poca apertura al cambiamento che caratterizzava la borghesia; questo era infatti il messaggio che Tzara voleva veicolare. L’ironia geometrica della Delaunay si sommava quindi al mordace attacco di Tzara al conservatorismo borghese.

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La serata divenne memorabile per la sua movimentata conclusione, ossia una lite finita alle mani: questo momento segnò la fine del dadaismo, che ormai aveva perso la sua forza di convinzione. LA GEOMETRIZZAZIONE DEI COSTUMI In quegli anni, Sonia intraprese un processo di geometrizzazione crescente; il suo linguaggio geometrico però non fu mai freddo e distaccato (come avviene solitamente, in quanto il geometrismo è visto come espressione della razionalità), ma piuttosto è vibrante, grazie all’accostamento di tinte sgargianti. Questa scansione geometrica più netta e questo irrigidimento dei costumi erano in linea con una tendenza generale di quell’epoca. In quegli anni, infatti, artisti che lavoravano per il teatro sceglievano tagli squadrati, dimensioni ingombranti e materiali duri; essi si collocavano nel contesto antinaturalistico del Cubismo, Futurismo e Raggismo. Oskar Schlemmer Questa geometrizzazione venne teorizzata da Oskar Schlemmer, insegnante del Bauhaus, il quale poi la applicò in ambito teatrale. Per diversi balletti, infatti, egli disegnò costumi fortemente geometrizzati, che trasformavano gli esseri umani in creature meccaniche, simili a dei robot. Sonia e Schlemmer giunsero a risultati simili; probabilmente i due entrarono anche in contatto direttamente, dato che Sonia frequentava alcuni artisti del Bauhaus. Un rinnovamento del teatro L’idea alla base di questo rinnovamento era il desiderio di andare oltre il teatro borghese fondato sulla psicologia per far emergere una danza astratta, di forme. L’espressione dei volti dei ballerini non doveva trapelare, loro dovevano essere solo il motore interno delle forme. In tali balletti, i rapporti tra le figure sostituivano la trama. Altri esempi della tendenza geometrizzante e rigida di quegli anni sono visibili nei costumi di “Skating Rink” e “La Création du Monde”, entrambi di Léger.

Costumi di Schlemmer

abito di Sonia 5

LE SERATE E LA PRIMA COMMISSIONE INDUSTRIALE Una delle serate più importanti fu quella presso l’Hotel Claridge, in cui gli abiti di Sonia vennero presentati alla società mondana tramite una sfilata. Il nome di Sonia andava affermandosi sempre di più nel campo della moda. In occasione di una di queste serate, i suoi tessuti simultanei vennero notati da una ditta di produttori di sete, che le commissionarono dei disegni. La manifattura tessile fu una delle prime attività che si riprese dalla depressione economica che seguì la guerra. L’ATELIER SIMULTANE’ Nel 1924 Sonia aprì uno suo personale atelier, l’ Atelier Simultané, presso cui lavoravano emigrati russi. In quegli anni, infatti, erano numerosissimi i rifugiati provenienti dall’est Europa; essi si trovavano in una situazione precaria, e quindi cercavano di mantenersi sfruttando le proprie abilità nel ricamare e nel cucire. Si rinsaldava così il rapporto già stretto tra moda francese e russa, che sin dall’’800 si era basato su reciproche influenze; l’aristocrazia e l’alta borghesia russa si vestivano all’occidentale, mentre in Francia era diffusa la moda degli abiti e degli accessori russi. I “LIBRI NERI” Mentre Sonia creava i suoi modelli, conservava, nei cosiddetti “Libri neri”, schizzi, appunti e analisi dei colori. Questi libri testimoniano il suo complesso lavoro e contengono tutti gli elementi del simultaneismo (cerchi policromi, linee a zig-zag, forme geometriche di vario genere) che avrebbero preso corpo in tessuti e abiti simultanei. Questi libri dimostrano che il suo lavoro si fondava su una solida base progettuale. L’ATTIVITA’ DI SUPPORTO DI ROBERT Robert si sentiva particolarmente coinvolto nelle ricerche della moglie; la sosteneva e la aiutava nel lancio dei tessuti. Ad ex, in occasione del Salon d’Automne del 1924, a cui Sonia partecipò con un suo stand, egli inventò un sistema meccanico per presentare le stoffe in movimento; in tal modo veniva ricreato l’effetto di combinazioni colori e forme che era la peculiarità di questi abiti. Egli brevettò inoltre il tissus-patron, un modello-base per il taglio dell’abito in cui le linee del vestito venivano già tracciate prima, e bastava solo seguirle per averlo già pronto.

L’AFFERMAZIONE DEFINITIVA NEL MONDO DELLA MODA L’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes e l’atelier “Sonia” L’affermazione trionfale di Sonia come stilista avvenne nel 1925, in occasione dell’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes. Questa esposizione era concepita come una vetrina dove mettere in mostra lo stile nuovo, che rappresentava al meglio i gusti e i bisogni dell’uomo degli anni ’20 (o meglio, dell’élite economico-sociale). Sonia espose nella Boutique Simultanée, che nel frattempo aveva aperto, e le sue creazioni colpirono positivamente i visitatori. Gli ordini, specialmente da clienti stranieri, andavano moltiplicandosi, tanto da convincerla ad avviare anche un atelier di modelli, chiamato “Sonia”. 6

La moda dell’epoca: Sonia vs Chanel I suoi clienti provenivano soprattutto dall’estero e dall’ambiente artistico e intellettuale, perché i suoi erano abiti molto moderni e originali. All’epoca la moda delle donne francesi era quella di Coco Chanel, la qual realizzava abiti semplici e dai colori sobri. Nonostante le differenze, le due stiliste erano accomunate da un fattore: l’attenzione verso le esigenze della donna moderna, che lavorava fuori casa e che quindi domandava comodità, ma al contempo non voleva rinunciare alla raffinatezza. L’influenza L’influenza di Sonia nel mondo della moda ebbe una lunga scia, tanto che artisti come Versace e Yves SaintLaurent hanno affermato di essersi ispirati ai suoi abiti per alcune loro creazioni. LA CONFERENZA ALLA SORBONA Rispetto a Robert, Sonia era molto meno votata alla teorizzazione e decisamente più concentrata sulla produzione concreta. Ci fu però un’occasione in cui parlò al pubblico, ossia una conferenza che tenne alla Sorbona. Il tema era l’influenza della pittura sull’abbigliamento; Sonia inoltre sottolineò i cambiamenti e le nuove finalità della moda e mise in luce le proprie idee innovative. I COSTUMI PER IL CINEMA Il cinema era un’arte che affascinava tutti gli artisti dell’epoca, in quanto massima espressione della modernità. Nel 1926 i Delaunay collaborarono alla realizzazione di 2 film: “Le Vertige” di Marcel L’Herbier e “Le P’tit Parigot”; Sonia realizzò i costumi e alcuni oggetti di scena, Robert si occupò delle scenografie. I COSTUMI PER IL CARNEVALE DI RIO Sonia non aveva abbandonato la creazione di costumi, che ideò anche per il carnevale di Rio: così nacquero ad ex. l’abito a trottola, a spirale, a bolla di sapone. Sonia era un’analista delle forme, dei colori e della loro interazione: la danza era dentro l’abito.

I COSTUMI E LE SCENE TEATRALI Sonia collaborò di nuovo con il mondo dello spettacolo. Al jazz dedicò più di un’opera, trasponendone il ritmo sincopato nell’andamento dinamico delle forme (ad ex nell’opera-jazz “Jonny spielt auf”). Sonia creò degli studi per le scene e i costumi del balletto “Le quattro stagioni” ideato da Massine, balletto che però non venne mai messo in scena. Le quattro stagioni Sonia tenta di trasformare le stagioni in un richiamo di forme e colori; in ogni stagione, la natura prende forme e colori diversi. E’ un’idea di vita delle forme.

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In queste occasioni, Sonia poteva riassaporare il gusto della pura libertà creativa di cui sentiva spesso la mancanza, dovendo dedicare la maggior parte del tempo alla sua azienda. Nel 1929-1930, dopo il crollo di Wall Street, anche i suoi affari risentirono della crisi; decise quindi di liquidare l’attività commerciale. Questo passo rappresentò un grande vantaggio per lei, tanto che definì gli anni tra il 1930 e il 1940 gli “anni liberazione”: liberazione dagli affari commerciali e libertà di dedicarsi alla creazione artistica pura, senza preoccupazioni pratiche. UN’ARTISTA A TUTTO TONDO Gli ambiti a cui si applicò furono davvero vastissimi: in questi decenni non si limitò a realizzare quadri e a disegnare tessuti, ma si dedicò anche: - alla realizzazione di costumi per balletti e teatro (un’opera di Stravinsky e “Sei personaggi in cerca d’autore”) - alla rilegatura e all’illustrazione di libri - alla produzione di manifesti - alla decorazione di arredamento e tendaggi - alle opere murali - ai mosaici - alle vetrate - ai disegni su cui si basarono coloro che realizzavano tappeti e arazzi Un lavoro insolito a cui si applicò fu un’edizione di carte da gioco “simultanee”, dopo aver visitato il Museo delle Carte da Gioco ed esserne rimasta affascinata.

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