La Signorina Felicita ovvero Felicità, I Colloqui PDF

Title La Signorina Felicita ovvero Felicità, I Colloqui
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università di Bologna
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Summary

Analisi dettagliata della poesia di Gozzano, inserita all'interno della raccolta I Colloqui, pubblicata nel 1911....


Description

La Signorina Felicita ovvero Felicità, I Colloqui E' considerato dalla critica come uno dei più grandi capolavori di Gozzano. Ancora una volta viene utilizzato il termine “ signorina” (questa volta nel titolo), termine che secondo Gozzano rappresenta una determinata categoria femminile, che si è fatta strada all'inizio del secolo e che incarna quei valori di grigiore e di mediocrità tipici della borghesia del secolo. Gozzano vuole dare alla figura della signorina un valore nuovo. La signorina sarebbe la donna non ancora arrivata all'età giusta per essere sposata e sarebbe il termine borghese di quella che la Guglielminetti chiamerebbe la “vergine”; ovvero la donna che non ha avuto ancora rapporti sessuali con un uomo. Questo è un componimento in cui Gozzano si inventa il suo personaggio più completo e più complesso. Gozzano, quando parla, parla in quanto uomo sulle soglie del mondo adulto, che è colpito da una malattia (la stessa malattia che lo colpisce ai polmoni, una malattia reale ma anche psichica), che dichiara il suo amore per una donna che appartiene ad una classe sociale diversa dalla sua e che ha delle caratteristiche che assolutamente non ci aspetteremmo. Nelle prime lettere in cui Gozzano parla di questo suo componimento, lui chiama la donna la “signorina domestica”, quindi la colloca su un piano sociale diverso dal suo. Ella è una donna che non ha le caratteristiche della bellezza, è una ragazza di provincia, bruttina, senza nulla di particolare, che vive dentro una cucina (che appartiene ad una vecchia casa che ha le caratteristiche del fascino proprie di Gozzano) e fa la domestica. Gozzano afferma che, a differenza di Amalia Guglielminetti, raffinata e altolocata, la signorina non è affatto così, la signorina è l'opposto, eppure lui la ama. Il tema amoroso diventa esplicitamente un tema che ha a che fare con un'invenzione, un'invenzione completamente diversa da quella che ci aspetteremmo: la donna amata è una donna finta e che ha delle caratteristiche totalmente opposte a quelle delle donne che Gozzano solitamente conosce. Il componimento ha una struttura narrativa ed è costituito da 8 sezioni. Gozzano è innamorato della signorina, e addirittura le dichiara il suo amore, ma sa anche di recitare una parte. Gozzano, infatti, quando parla, sa benissimo di non essere sincero, e proprio nell'ultima parte del componimento egli afferma che “ tutto questo è una finzione”, ovvero finzione è quello che il poeta sta dicendo di se stesso. L'elemento interessante è proprio la volontà di recitare questa parte, ovvero recitare la parte del borghese intellettuale e innamorato che Gozzano sa benissimo essere un mero inganno. Il componimento è una sorta di lungo dialogo con la signorina Felicita, dove il poeta rievoca gli elementi fondamentali di questa messa in scena, in particolare il luogo dove avviene l'incontro, un luogo di provincia, in una villa ormai in decadenza (Villa Amarena), che rispecchia tutte quelle caratteristiche proprie di un'epoca che ormai non c'è più. Poi c'è lei, Felicita, che vediamo in cucina mentre prepara il caffè. Il poeta è diventato “l'avvocato che non fa ritorno”, ovvero lui se n'è andato poiché ha deciso di fare un viaggio verso paesi lontani per curare la propria malattia. Egli ha lasciato Felicita in una condizione un po' strana in quanto prima di andarsene le ha dichiarato il suo amore. Addirittura sembra che lui, sempre prima di andarsene, le abbia chiesto di sposarlo. Di nuovo ritroviamo qui da parte del poeta un atteggiamento di fuga dalla vita. Nella TERZA SEZIONE egli fa una descrizione approfondita della figura di Felicita. Egli la paragona ad un ritratto della pittura fiamminga, ovvero la ritrae come piuttosto brutta, come una ragazza di campagna, ma allo stesso tempo viene sottolineato come ella conservi quella bellezza che è propria dei quadri fiamminghi. C'è qualcosa di esplicitamente comico in questa poesia: è una poesia dove l'ironia e la comicità modificano il linguaggio poetico dall'interno. Dopo quest'esperimento di Gozzano la poesia italiana non ha più potuto prescindere da questo, ovvero si è affermato in maniera definitiva il fatto di poter fare poesia anche utilizzando un tono non poetico (eccezione fatta per i poeti ermetici, es. Ungaretti). Gozzano afferma che la signorina ha amato l'avvocato, prima della sua fuga, e che anche lui l'ha amata, in quanto lei aveva qualcosa che gli piaceva, gli piaceva il suo modo di lusingarlo. In realtà l'avvocato è entrato nella casa di Felicita attraverso la mediazione di un altro personaggio del paese, il farmacista. Da questo incontro nasce l'amore, un amore che è tutto giocato all'interno degli spazi della villa. Il nucleo del poemetto viene fuori quando il poeta dice chiaramente che l'avvocato e la signorina si dichiarano il reciproco amore; egli le chiede: “se io guarissi dalla mia malattia, mi vorresti per marito?”. Nella SEZIONE SESTA Gozzano dichiara che quell'amore per lui (o meglio per il suo alter-ego, l'avvocato) è stato importante. L'avvocato è uno scrittore che vorrebbe guarire una volta per tutte dalla malattia della letteratura. A questo punto si capisce che Amalia Guglielminetti rappresenta evidentemente la letteratura, lo stimolo a scrivere e a fare poesia, mentre la signorina è colei che lo aiuterebbe a rinnegare la fede letteraria, l'amore per la letteratura, in quanto è la letteratura che, come malattia, fa pensare alla morte. Attraverso il matrimonio con la signorina, Gozzano riuscirebbe a liberarsi per sempre di questa malattia. Gozzano sostiene che la vita del poeta è una vita sterile, è molto meglio, invece, la vita di chi fa lavori legati al commercio. Gozzano sta parlando attraverso la figura dell'avvocato, che è un poeta, e nelle vesti del suo alter-ego

afferma: “io mi vergogno di essere poeta”. *Gozzano mette in rima il nome di Nietzsche con il termine “camicie” → il gioco linguistico della rima consente di mettere il nome del filosofo accanto ad un termine così comune. L'elemento distintivo della figura di Felicita è il fatto che sia una ragazza normale, il fatto che ella viva in una situazione di salute. “Penso che leggendo questi miei versi tuoi non mi capiresti” “a me piace chi non mi comprende” → questa è una vera e propria confessione da parte di Gozzano. Il tema dell'identità è il tema qui dominante:  

identità in senso ampio → identità dell'individuo, chi è l'individuo, qual è l'identità di un uomo che si sente proiettato in un nuovo mondo identità in senso stretto → identità di essere scrittore, identità di chi scrive e continua ad esercitarsi nella letteratura

Il concetto di identità non esiste più. E' più facile parlare di dissoluzione dell'identità, di disgregazione dell'identità. Gozzano arriva a dire che lui non vuole essere quello che sembra o quello che sembra essere nel momento in cui scrive poesie. “Io non voglio più essere io” → vuol dire che Gozzano rinnega l'identità che gli hanno attribuito, ma rinnega anche l'io, ovvero rinnega la propria identità. Egli non vuole essere poeta, non vuole essere l'esteta gelido, il sofista. Egli vuole diventare un uomo qualunque. Ma tutto questo è vero o è la posa di qualcuno che sta mettendo in scena una finzione? Non possiamo fidarci di Gozzano, perché sappiamo che Gozzano è abituato a mentire nelle sue poesie. Nella SETTIMA SEZIONE il farmacista gli dice che in paese c'è un notaio che è innamorato di Felicita e che questo notaio è molto geloso perché da quando è arrivato l'avvocato ella non ha occhi che per lui. L'avvocato dice che non c'è da preoccuparsi di pettegolezzi simili perché lui sta partendo. Egli dice che partirà per curare la sua malattia, ma noi sappiamo bene che se ne va perché non vuole godersi il momento fino in fondo. Nell'OTTAVA SEZIONE l'avvocato sale alla villa per dire a Felicita che se ne va. Egli dice che se ne andrà in isole perdute oltre l'Africa. Le chiede poi se, quando lui tornerà, lei lo aspetterà ancora. Noi sappiamo che la sta prendendo in giro, poiché lui non tornerà mai. La signorina risponde: “giuro”. La signorina Felicita fa un disegno sul muro, una ghirlanda di fiori con una freccia, e scrive la data di quell'addio: 30 settembre 1907. La signorina fissa quella data perché spera che, appunto, l'avvocato tornerà. Giunge il distacco e Gozzano trasforma ancora una volta tale distacco in un momento letterario: è un distacco d'altri tempi, un distacco poetico. Il distacco avviene come in una poesia dell' '800 e in quel momento Gozzano si sente un giovane romantico sentimentale. A questo punto Gozzano utilizza, in chiusura della poesia, la parola “finzione”: usare la poesia in maniera perfetta, con abilità, ma soprattutto con finzione. Quello che leggiamo è sempre e solo un'operazione di utilizzo della letteratura, Gozzano ritiene che la letteratura si utilizzi in questo modo, non si esce in alcun modo dalla finzione....


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