La valutazione delle azioni educative PDF

Title La valutazione delle azioni educative
Course Storia Contemporanea
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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PREMESSAI. MISURARE, APPREZZARE,CONOSCERE.Definizione di valutazione di Hadji: “misurare, per apprezzare e conoscere”. Ogni verbo identifica altrettanti paradigmi del valutare.MISURARE coincide con la nascita della Docimologia (primi decenni 900). In questa prima fase (paradigma positivista- sperime...


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PREMESSA I. MISURARE, APPREZZARE,CONOSCERE. Definizione di valutazione di Hadji: “misurare, per apprezzare e conoscere”. Ogni verbo identifica altrettanti paradigmi del valutare. MISURARE coincide con la nascita della Docimologia (primi decenni 900). In questa prima fase (paradigma positivistasperimentale) il problema della V consiste nella misurazione dei prodotti e nella comparazione del risultato di questa misurazione con gli obiettivi di Benjamin Bloom. II paradigma pragmatista/interazionista: il problema non è più la misurazione del prodotto ma la possibilità che l’atto di valutazione garantisce all’insegnante di gestire le procedure di insegnamento verificando in tempo reale la prestazione dello studente -> grazie al feedback è possibile riprogettare in itinere, correggere prevedere attività di supporto. P. costruttivista : quello che conta non sono gli standard, gli indicatori da adeguare quanto il processo che porta l’insegnante a conoscere i processi e i problemi trovando spiegazioni e risposte anche attraverso la v. Misurare si deve, è necessario ma la valutazione non si deve ridurre a questo. Si deve concordare soprattutto nella scuola primaria sull’opportunità di valutare per conoscere, ma senza una misurazione corretta e rigorosa il rischio è che il lavoro conoscitivo venga influenzato. => misurare, apprezzare e conoscere diventano per H i tre momenti che costituiscono la v dell’insegnante, essi compongono un continuum. I. VALUTAZIONE E PERSONALIZZAZIONE Maestro Alberto Manzi (non è mai troppo tardi) maestro più famoso dell’italia che non amava valutare -> netto rifiuto di assegnare voti; dopo numerosi richiami cede e assegna anche lui i voti utilizzando un timbro con scritto “fa quel che può, quel che non può non fa!”. È una provocazione geniale che contiene però una profonda verità pedagogica: l’invito a valutare la prestazione del b lontano dalle medie e dagli standard; ogni b è unico e se ne devono valutare a pieno possibilità e limiti; quello che fa e quello che può fare. Quando si adottano sistemi di valutazione oggettiva (somministrare la stessa prova nello stesso momento a tutti i bambini) non si riconoscono la specificità, l’originalità, la differenza di ogni singolo bambino.   

II. VALUTAZIONE SOMMATIVA, FORMATIVA, FORMATRICE Sommativa: alla fine di un percorso, misura con un test quello che gli studenti sanno , non serve agli apprendimenti. Formativa: serve proprio a sviluppare gli apprendimenti; basata sull’autovalutazione e sulla valutazione tra pari consente di individuare tempestivamente l’errore e di lavorarci sopra. Formatrice: valutare come se si stesse facendo apprendimento; gli studenti non si devono accorgere di quando li valuto; qualsiasi attività svolta in classe è valutabile.

Vantaggi:  Costruisco in classe una corretta cultura della valutazione. Gli studenti devono capire che la v non serve a sanzionare ma a imparare, sbagliare è un’opportunità.  Viene eliminato l’impatto emotivo della prova. Non il giorno del giudizio ma un giorno normale. È molto probabile che in questo modo le prestazioni ne risentano positivamente.  Consente all’insegnante di avere informazioni da prestazioni ordinarie. Solo lavorando sull’errore si prepara veramente la classe alle prove INVALSI. Val formatrice è la scelta migliore. Se ogni attività è valutabile necessito di nuovi strumenti (portfolio, check-list). Introduzione Nell’ambito educativo la parola “valutazione” è diventata una parola-guida.; parlarne in continuazione non significa però essere capaci di praticarla con successo. Il primo problema consiste nel sapere che cosa vuol dire valutare felicemente” e poiché oggi la valutazione è diventata una vera e propria ossessione è urgente riflettere sul suo buon uso. La funzione principale della valutazione consiste nell’essere al servizio degli attori del processo educativo -> ma cosa significa “essere al servizio di ..”

PRIMA PARTE: PRASSI E CONCETTI. LA VALUTAZIONE NEL CONTESTO GENERALE DELL’AZIONE EDUCATIVA Oggi contrasto tra l’importanza che il termine ha assunto, da un lato, e l’imprecisione del concetto dall’altro. Si potrebbe pensare che più se ne parla meno si sa di che cosa si parla. Il primo compito è quindi quello di cercare di stabilire un uso corretto della valutazione ovvero circoscrivere le prassi e allo stesso tempo precisare il senso dei concetti in modo da vedere se è legittimo utilizzare una stessa parola per indicare prassi e azioni così diverse.

CAP 1: DAL MOLTEPLICE ALL’ALUNNO (Prassi di valutazione e giudizio del valutatore). Per poter fare dell’idea di V un concetto rigoroso è necessario individuare una def di partenza che ci permette di osservare e analizzare le prassi qualificate come valutative. C’è valutazione quando qualcuno osserva una realtà data per dirne il valore, per prendere partito su di essa.

Valutare = formulare un giudizio di valore su una realtà sulla quale le esigenze dell’azione ci hanno obbligato ad interrogarci. [osserviamo ora nei processi educativi le attività che rispondono a questo criterio generale]  Attività di Valutazione nei loro campi specifici: attori e spazi di gioco È innanzi tutto opportuno definire che cosa intendiamo per processo educativo e più precisamente per educazione. In senso ampio l’insieme di tutte quelle attività attraverso cui gli essere umani cercano di intervenire sullo sviluppo di altri esseri umani per orientarli e dar loro forme desiderabili. Sono quindi educativi le attività con cui i genitori impongono determinati comportamenti ai propri figli, le attività degli insegnanti e dei formatori. Le ultime due attività hanno caratteristiche proprie. La formazione ha una finalità pratica: è volta a produrre competenze precise e limitate ( comp idraulico VS comp insegnante VS com elettricista ). Attività di insegnamento si distinguono da un lato dalle attività di formazione e dall’atro dalle attività di educazione in senso stretto. L’insegnamento è prima di tutto un ‘attività di istruzione. Attenzione: la prima preoccupazione dell’insegnante non deve essere quella di educare, se egli educa lo fa indirettamente; istruire non significa trasmettere conoscenze ma permettere agli alunni di costruire dei modelli ( cognitivi e motori) che le discipline permettono di fare propri. L’insegnamento è sempre tecnico ovvero tende all’appropriazione non di competenze direttamente utilizzabili sul mercato del lavoro ma di strumenti cognitivi che porteranno allo sviluppo delle potenzialità dell’individuo e faciliteranno l’acquisizione delle competenze professionali. L’educazione si occupa invece della personalità dell’educando. Per educare non è necessario averlo imparato mentre non ci si può improvvisare insegnanti. L’educazione in senso stretto non è per questo un’attività semplice e univoca in quanto può rivestire molteplici forme  socializzazione educativa: trasmettere modi di essere e di agire, ideologie o valori;  educazione etica: non incentrata sull’individuo sociale ma sulla persona umana. Noi parleremo di educazione in senso ampio pensando in particolare alle attività di insegnamento ma anche di formazione. Limitandoci al campo scolastico per quanto riguarda le attività che rispettano la nostra definizione di valutazione possiamo individuare 3 grandi spazi di gioco. 1) Il primo riunisce genitori – alunni – insegnanti (spazio pedagogico): la scuola è proprio uno di questi perché può essere considerata una società che riunisce allievi, genitori, insegnanti attraverso la circolazione dei voti. A cercano di ottenere i voti migliori , I scandiscono la vita scolastica di controlli , G seguono e commentano il percorso dei figli. 2) Scuola da poi un contributo indiretto alla formazione degli alunni ( spazio della formazione). Difficile pensare lo spazio scolastico prescindendo da quello che accade nel mondo socio-economico. Datori di lavoro ( protagonisti del mondo economico che valutano gli insegnanti), formatori, allievi (formati) che avendo compreso che la scuola decide il loro futuro sociale esigono una formazione che gli consenta di affrontare in futuro la battaglia sociale. 3)Sia lo spazio pedagogico che quello della formazione sono inseriti nello spazio dell’azione sociale. Insegnanti sono degli operatori sociali e da loro si attende la realizzazione di determinati obiettivi che i decisori hanno fissato in base alle esigenze degli utenti.  Dall’intersezione di questi tre spazi si vede come ogni atto di valutazione, in ambito scolastico, è sovradeterminato e multidimensionale. Insegnanti decidono il valore dei compiti, il futuro valore sociale dell’alunno (non potrà mai diventare ingegnere), valutano il loro stesso lavoro e la pertinenza sociale del loro compito. I genitori valutano le possibilità di riuscita dei figli, l’istituto e l’intero sistema scolastico.

 La disamina degli usi sociali è difficile cogliere l’unità di un’azione valutativa in quanto sono diversi gli usi sociali di ciò che indichiamo con questa espressione, per comprendere basta riflettere sulle ragioni che portano a valutare (possono riguardare da un lato l’oggetto della valutazione oppure gli effetti possibili di questa). 1. La valutazione e il suo oggetto ( PERCHE’ SI VALUTA? ) 3 grandi intenzioni:  Misurare : quando l’oggetto è una prestazione; se nella maggior parte dei casi è possibile giudicare senza discussione la prestazione sportiva non avviene lo stesso per la prestazione educativa ( il comportamento non può essere colto in maniera indiscutibile grazie ad una strumentazione appropriata. Ogni valutazione scolastica che ci piaccia o meno è diretta al quantitativo.  Per apprezzare: approccio non più QT ma QL , non si valuta più per misurare l’oggetto ma per apprezzarne il valore in riferimento ad intenzioni e obiettivi di cui si ha una chiara visione prima del lavoro di valutazione (sappiamo che un



buon insegnante deve essere brillante e disponibile -> l’amministrazione giudicherà il personale alla luce di questi criteri). Quello che ci permette di apprezzare è predeterminato. Per comprendere: come siamo arrivati qui? Perché fai tanta fatica con le addizioni ? … si valuta per INTERPRETARE; in questa prospettiva l’errore dovrebbe essere visto dall’insegnante come segno da decifrare piuttosto che sanzionare. L’obiettivo, il prodotto passa in secondo piano.

2. La valutazione nel suo contesto decisionale ( PER CHE COSA SI VALUTA? ) Non si valuta mai gratuitamente, per il semplice piacere di farlo. Una valutazione è sempre interessata.   

Valutazione implicita: permette ai soggetti, anche se essi non ne hanno una piena e chiara consapevolezza, di prendere delle decisioni (es: l’alunno valuta implicitamente e negativamente le proprie possibilità di riuscita al liceo –> è convinto che la cosa migliore per lui è andare a lavorare) Valutazione spontanea: per esempio che gli alunni fanno dei professori al di fuori dall’aula. Valutazione istituita: è esplicita ( si sa che si valuta) e formulata ( si da il giudizio). È socialmente organizzata, annunciata ed eseguita con una procedura determinata e una strumentazione specifica. Ha una funzione sociale precisa che è definita dall’uso del giudizio. Sono stati individuati tre grandi gruppi di funzioni che corrispondono a tre modi di articolare la valutazione in ambito pedagogico:  



Diagnostica: funzione di orientare o adattare, il maestro per es si assicura che i bambini abbiano i prerequisiti per poter svolgere quella attività. Si può decidere di adattare il proprio insegnamento agli alunni così come sono oppure portarli verso un insegnamento che è più adatto a loro. Sommativa: verifica il possesso da parte dei soggetti dei saperi e delle competenze che vengono considerati. Non ha più senso fare la distinzione tra diagnostica e sommativa perché la v è sommativa in rapporto ad una zione passata e predittiva se si considera un’azione futura. È meglio definirla come una valutazione che si limita a fare un bilancio e i cui risultati sono attestati senza che sia previsto un proseguimento. Formativa: fonda decisioni pedagogiche. È integrata all’azione pedagogica che ha il ruolo di chiarire.

Al di là di queste distinzioni la valutazione permette di prendere due serie di decisioni: a) d’ordine pedagogico ( diagnostica, formativa): formulare giudizi di valore utili all’attività dell’insegnante b) d’ordine sociale (sommativa): giudizi utili alla società L’educatore è direttamente interessato alla valutazione con utilità pedagogica.

 Dalle attività di valutazione all’atto di valutare Gli spazi in cui si svolge la valutazione sono molteplici, le intenzioni dei valutatori sono diverse, le funzioni che può avere sono varie ma nonostante questo non è impossibile individuare nella sua unità un atto di valutazione ( un elemento costante): consiste nel considerare con distacco una realtà data per pronunciarsi su questa (l’essenza dell’atto è il pronunciarsi su). Dobbiamo considerare 4 aspetti: 1. Valutare significa operare una lettura orientata della realtà. Leggere = dare un senso ad alcuni segni. La lettura è sempre selettiva ( il lettore opera le selezioni che permettono di afferrare il senso) , l’informazione è trattata in relazione alle aspettative del soggetto. Nell’atto di lettura abbiamo l’analisi dell’informazione visiva (segni grafici) e dell’informazione disponibile nella testa del lettore. Smith afferma la preponderanza di quest’ultima e sostiene che il lettore non ricava il senso dalla struttura di superficie ( aspetto visibile) ma da a questa un senso grazie a ciò che sa già ( struttura profonda) => ogni lettura è per def orientata. In realtà la valutazione è un’operazione di lettura in senso ampio: dare significato ad una realtà percepita. Nella lettura abbiamo l’incontro dell’autore e un ricreatore ( il lettore) del significato. Nella valutazione è proprio questa che orienta la lettura da cima a fondo , non c’è un significato dominante. Il testo esiste al di fuori del lettore la valutazione è una produzione del solo valutatore => non c’è valutazione se non esiste una griglia di lettura particolare. Questa è costituita dal rèfèrent = insieme dei criteri in nome dei quali ci si intende pronunciare. Non è possibile una valutazione senza un rèfèrent che orienta la lettura della realtà.

2. La lettura implica un lavoro di modellamento: L’atto di valutazione implica una serie di scelte che possono essere discusse e contestate -> Il rèfèrent non può essere veramente oggettivo; non esiste al di fuori dell’atto che lo costituisce. Valutare vuol dire chiedersi e verificare se una realtà ha certi criteri che ci si aspetta => il rèfèrent è costruito in relazione alle attese. Attese che il valutatore deve individuare.

Attenzione: stessa realtà può avere più attese ma è importante non tener conto di tutte, alcune saranno più rilevanti a seconda del contesto ( scopo del valutatore non è di leggere una realtà nella sua integralità ma indossare degli occhiali che corrispondono ad un sistema di attese). La prima qualità della valutazione consiste nell’essere pertinente cioè proporre compiti che fanno emergere ciò che ci si aspettava.

3. La lettura orientata impone un certo modo di procedere: Questo procedimento è esplicitato nel caso di una valutazione istituita mentre rimane implicito nella valutazione appunto implicita e spontanea. Valutare = leggere una realtà alla luce di determinate attese confrontando un rèfèrent con un rèfèrè.

a. Costruzione del rèfèrent: avviene in base ad un modello di funzionamento. Se la costruzione del r spetta al valutatore quella del modello di funzionamento gli sfugge. Per esempio non spetta all’insegnante decidere le finalità e i grandi obiettivi del proprio insegnamento che fungeranno da guida per il r ma è la società che fissa gli scopi dell’educazione. La costruzione del r si realizza nel quadro fissato dall’insieme dei giudizi normativi ( modello di funzionamento) che si applicano legittimamente all’oggetto valutato. Il valutatore si pronuncia sull’essere in vista di un dover essere su cui come valutatore non interviene. b. Costruzione del rèfèrè: dopo aver costruito il rèfèrent ( che cosa si ha il diritto di aspettarsi legittimamente dall’oggetto esplicitato in termini di obiettivi operativi e criteri ) il valutatore osserverà l’oggetto per individuare dei segni che saranno degli indicatori del rèfèrè prodotto dalla lettura orientata. Indicatore = ciò che nella realtà consente di dire che gli ob sono stati raggiunti o meno. Valutatore dice se le cose sono conformi a ciò che si poteva attendere. c. Giudizio: La valutazione in senso stretto risiede nel giudizio; una valutazione che si accontenta di descrivere la realtà senza prendere partito su di essa non sarebbe una valutazione. Il giudizio non è una sentenza che condanna una persona ma una presa di posizione su sulla realizzazione di un’attesa. Sapere se lo scopo del soggetto coincide con quello dell’educatore è un altro problema ma qualunque sia lo scopo si può valutare soltanto in rapporto ad esso. C’è un’altra problematica che emerge parlando di giudizio: siccome si tratta di sapere se la realtà è conforme alle attese la valutazione non si riduce ad un’operazione di controllo ?? d. Controllare: verificare la presenza di ciò che deve essere qui, si guarda se si trovano nell’essere qui, in uno spazio determinato, gli oggetti di cui si ha l’elenco. Valutare: porsi il problema del senso di quello che si fa, si cerca di far emergere il QL nel QT. Vuol dire interpretare, costruire un rèfèrant (il prodotto della valutazione) che consiste nella costruzione di una griglia in gradi di rendere leggibile la realtà valutata. C= verificare V = comprendere. Il C normalizza, gerarchizza, spossessa, sanziona e conserva. La V interroga chiarifica, facilita. Questo non toglie che la V è un’operazione che porta a un giudizio sulla realtà. Pur essendo in opposizione la nozione di controllo e di valutazione interferiscono in un’area comune: esercitano una funzione critica che richiede l'enunciazione di giudizi di valore. Quest'area è costituita da tutte quelle operazioni che servono alla regolazione critica dell'azione (regolazione: adeguare e adattare le azioni allo scopo ; critica: L'adattamento passa attraverso la lettura della realtà che è orientata dalle esigenze inerenti allo scopo). Il controllo può essere visto come un caso limite della valutazione con referent predeterminato, in questo caso non resta che controllare la presenza nella realtà di ciò che era atteso. Cosa distingue la valutazione estimativa dalla misura in senso proprio? Entrambe vanno verso il quantitativo. La misura descrive quantitativamente la realtà e ha come unica ambizione quella di comprenderla il più oggettivamente possibile mentre la valutazione estimativa misura per sapere se. La misura non è più fine a se stessa.

4. Valutare vuol dire parlare: La valutazione è, qualcosa che si dice ( o si scrive) perché sia inteso (o letto) da qualcuno. Il giudizio è pronunciato in caso di valutazione spontanea o istituita ma anche nella valutazione implicita c'è dialogo interiore. La valutazione è un atto di comunicazione. Il valutatore deve porsi sempre due domande:  a chi mi sto rivolgendo? (preoccupazione per l'interlocutore;  che cos'ho da dirgli esattamente (chiarezza del messaggio). La sovradeterminazione e la multidimensionalità dipendono prima di tutto da questa dimensione di atto di comunicazione. Per porsi al servizio dell'atto educativo la valutazione dovrà diventare un atto di comunicazione utile.

CAP 2: VALUTARE PER MEGLIO AGIRE [Elemento costante, invariante degli atti valutativi: operazione di giudizio per mezzo della quale si prende partito sulla realtà in funzione di determinati attese. Nell'educazione scolastica la valutazione può avere un' utilità sociale (decisioni di orientamento o certificazione) o pedagogica (decisioni di regolazione didattica) ]. In questo capitolo si riflette sul modo in cui si articolano azione e valutazione. La valutazione è sempre al servizio dell'azione. Valutare equivale a interrogarsi sulla pertinenza e sull'efficacia di un'attività, guardare analizzare una situazione per vedere se sei evolve seguendo i propri auspici. La valutazione è una presa di...


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