Manuale di valutazione delle capacità genitoriali PDF

Title Manuale di valutazione delle capacità genitoriali
Course Psicologia generale
Institution Università degli Studi di Trento
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Manuale di valutazione delle capacità genitoriali...


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Manuale di valutazione delle capacità genitoriali APS-I: assessment of Parental Skills-Interview Capitolo 1 Assolvimento dei compiti genitoriali tra beneficità e legalità La valutazione della capacità genitoriale è un’attività diagnostica che riguarda due versanti: genitori e bambino e la loro relazione. Ne possono derivare sia interventi psicosociali di prevenzione e di riabilitazione realizzati dai servizi sociosanitari nel rispetto del principio di beneficità (benessere psicofisico delle persone interessate), sia interventi che, nel rispetto del principio di legalità, tutelino i diritti dei minorenni e dei soggetti adulti, coinvolti nei procedimenti giudiziari. L’articolo 30 della Costituzione, mentre riconosce il dovere-diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, stabilisce nel secondo comma che nei casi di incapacità la legge provvede che siano assolti i loro compiti. Un’adeguata valutazione della capacità genitoriale dei parenti interessati comporta l’accertamento delle cure materiali e morali che i genitori sono in grado di prestare al bambino per assicurargli lo sviluppo della personalità. Se si accerta la loro assoluta incapacità di soddisfare i bisogni vitali del bambino, tanto che questi si trova in un irreversibile condizione di abbandono, la legge ricorre all’istituto dell’adozione. Se viceversa l’incapacità genitoriale riguarderà solo i genitori o uno di essi, il giudice pronuncerà la decadenza dalla potestà di chi non è comunque in grado di adempiere ai doveri inerenti all’esercizio della podestà, disponendo che altro familiare assuma la responsabilità parentale. Nei casi meno gravi, il tribunale si limita a disporre ai sensi dell’articolo 333 c.c. i provvedimenti convenienti tra i quali l’incarico al servizio sociale di proseguire l’intervento di sostegno. Tre sono le ipotesi previste in relazione alla gravità della situazione in cui il minore è coinvolto: 1. La prima si riferisce ai casi in cui il minore sia temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo e i genitori intendano collaborare con i servizi sociosanitari. In tale ipotesi il servizio locale predispone un progetto d’aiuto che, con il consenso dei genitori, e sentito il minore, contempla il collocamento del minore presso una famiglia (preferibilmente con figli minori) in grado di provvedere temporaneamente al suo mantenimento, educazione e istruzione. L’intervento è diretto a promuovere il rientro del bambino presso i genitori entro un periodo non superiore ai 2 anni salvo altri provvedimenti. In questo caso le capacità genitoriali sono valutate come recuperabili grazie ad un intervento psicosociale di riabilitazione. 2. La seconda situazione è quella del minore in stato di abbandono, e cioè privo di assistenza morale e materiale anche da parte dei membri della famiglia estesa. Vanno individuate, accertate e provate le gravi ragioni che, impedendo ai genitori e ai parenti di assicurare una normale crescita al minore, impongono la sua sottrazione alla famiglia di origine per garantire il suo diritto a crescere nell’ambito di un’altra famiglia. A tale indagine corrisponde quella riguardante la condizione – psicofisica, educativa e familiare – del bambino, il rapporto di questa con tale mancanza di capacità e risorse, e la valutazione della sua gravità, che deve essere tale da non consentire lo sviluppo della personalità neppure al minimo. 3. La terza situazione si realizza quando uno o entrambi i genitori violano più o meno gravemente i doveri parentali o tengono una condotta comunque pregiudizievole per il minore. Tuttavia in questi casi la condotta del genitore, anche se turba lo sviluppo personale ed educativo del figlio, non è tale da

compromettere in modo irreversibile il suo diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia.

Le nuove valutazioni psicogiuridiche della genitorialità in caso di separazione della coppia Affido condiviso In caso di affido, le valutazioni dell’esperto non possono prescindere dal regime giuridico stabilito dal legislatore per soddisfare il diritto del minore al bigenitorialità e il dovere-diritto dei genitori ad assolvere ai loro compiti. Perciò, in caso di rottura dell’unità familiare, di regola si applicherà il regime dell’affido condiviso che consentirà ai genitori di contribuire in modo condiviso al mantenimento, cura, istruzione ed educazione del figlio. Non si tratta solo di valutare le capacità potenziali di ciascun genitore rispetto ai bisogni del figlio, quanto di accertare in concreto anche: •

La capacità di assolvere i compiti parentali nei confronti di quel bambino nelle condizioni di vita determinate dalla rottura della coppia;



Di disegnare il progetto dell’affido condiviso, ovvero, i tempi e le modalità della presenza del bambino presso ciascun genitore, nonché la misura ed il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione e all’educazione della prole. Affido esclusivo

In caso di richiesta di affido esclusivo da parte di un genitore le valutazioni della genitorialità potranno pervenire alla conclusione che l’affido condiviso sia contrario all’interesse del minore, e dovranno fornire al giudice argomenti specifici per motivare la sua eventuale decisione. La giurisprudenza ha ritenuto che la conflittualità tra i genitori non costituisca un ostacolo all’affido condiviso. L’esclusività dell’affido riguarda il versante dei rapporti personali, e ciò determina la loro distinzione da quelli patrimoniali. Il diritto di visita è compreso nelle disposizioni del giudice dirette a salvaguardare per quanto possibile il diritto del minore alla bigenitorialità. Il mantenimento di un rapporto equilibrato e continuativo con il genitore non affidatario è un diritto del bambino. Se la situazione relazionale comporta un’oggettiva impossibilità di tali rapporti, il figlio minore non potrà essere costretto a incontri che finiscono per rivelarsi lesivi del suo equilibrio psicofisico. Conclusioni Le valutazioni, come quelle sulla capacità genitoriale, che sono alla base di delicate decisioni che incidono sul benessere delle persone coinvolte in rapporti familiari problematici, devono soddisfare standard di affidabilità scientifica. In primo luogo quella della valutazione preliminare della condizione di pregiudizio in cui il minore si trova. La nozione di pregiudizio si riferisce alle conseguenze negative per il figlio prodotte dal cattivo esercizio della podestà da parte dei genitori. La nozione di pregiudizio perciò si collega a quella di danno secondo due prospettive: 1. Danno attuale: verificabile e misurabile;

2. Rischio di danno: condizioni in grado di compromettere il processo di sviluppo; Ogni valutazione clinica e psicosociale con valenza psicoforense che si traduce in decisioni giudiziarie, deve consentire: •

La falsificazione dei giudizi espressi, in funzione della loro validità;



La verificabilità, attraverso l’analisi degli elementi osservati, l’affidabilità e replicabilità delle tecniche utilizzate, ovvero la probabilità di ottenere i medesimi risultati a partire da riscontri svolti da osservatori diversi. Capitolo 2 Criteri e strumenti di valutazione delle capacità genitoriali

I criteri presenti in letteratura per la valutazione della genitorialità riguardano i concetti di parenting e di funzione genitoriale, ovvero, lo studio delle abilità cognitive, emotive e relazionali alla base di tali funzioni. Secondo Haller la capacità genitoriale non è riducibile alle qualità personali del singolo genitore, ma comprende anche un’adeguata competenza relazionale e sociale. Questa competenza implica la capacità di saper interagire con il figlio in modo protettivo, rispettando le sue esigenze. Bornstein classifica il parenting come una competenza articolata su quattro livelli: 1. Il nurturant caregiving comprende l’accoglimento e la comprensione delle esigenze primarie (fisiche e alimentari); 2. Material caregiving riguarda le modalità con cui i genitori preparano il mondo fisico del bambino; 3. Social caregiving include i comportamenti che i genitori attuano per coinvolgere il bambino in scambi interpersonali; 4. Didactic caregiving si riferisce alle strategie che i genitori utilizzano per stimolare il figlio a comprendere l’ambiente in cui vive; Visentini individua otto funzioni genitoriali: 1. La funzione protettiva: formata da 5 dimensioni: presenza nella stessa casa, presenza che il bambino veda, presenza che faciliti l’interazione con l’ambiente, presenza che interagisca con il bambino, presenza per la protezione fisica e la sicurezza; 2. La funzione affettiva: è la capacità di sintonizzarsi con la sfera emotiva dell’altro, la comprensione delle sue necessità; 3. La funzione regolativa può essere: iperattivata, con risposte intrusive che non danno al bambino il tempo di segnalare i suoi bisogni; ipoattivata quando vi è mancanza di risposte; inappropriata quando i tempi non sono in sintonia con quelli del bambino; 4. La funzione normativa: consiste nella capacità di porre al bambino regole flessibili e di permettere lui di creare le premesse per la propria autonomia; 5. La funzione predittiva: è la capacità della figura genitoriale di cambiare modalità relazionale adeguandosi alle nuove competenze del bambino; 6. La funzione significante: riguarda le attribuzioni di significato che il genitore conferisce alle richieste del bambino;

7. La funzione rappresentativa e comunicativa: consiste nella capacità del genitore di comunicare con il bambino attraverso messaggi chiari e congrui; 8. La funzione triadica riguarda la capacità del genitore di far entrare il bambino nella relazione genitoriale allargata; Criteri generali di assessment Le valutazioni degli esperti hanno bisogno di una cornice teorica su cui fondarsi. Il modello teorico al quale si fa riferimento è di matrice relazionale, derivando dalle osservazioni di Winnicot secondo cui i genitori ed i figli esistono solo in relazione reciproca. Le valutazioni devono fare riferimento a schemi che consentano di individuare le aree di funzionamento maggiormente significative. Reder e Lucey propongono di raggruppare i temi sotto alcune voci: 1. L’adattamento al ruolo di genitore: •

il genitore provvede adeguatamente alle cure fisiche ed emotive del figlio?



Il genitore si dedica ai compiti che gli competono e accetta la responsabilità connessa al proprio comportamento?

2. La relazione con i figli: •

Quali sono i sentimenti verso i figli? I figli vengono considerati persone separate?

3. Le influenze della famiglia: •

Il genitore è capace di mantenere una relazione di sostegno reciproco con il partner? Qual è il significato del bambino per i genitori? Il bambino viene coinvolto nelle discordie familiari?

4. L’interazione con il mondo esterno: •

Sono disponibili reti sociali di sostegno?

5. Le potenzialità di cambiamento: •

Quali probabilità vi sono che un aiuto terapeutico possa essere utile? Quali le reazioni ai tentativi di aiuto precedenti?

Le valutazioni dovranno considerare tutte le risorse disponibili, al fine di programmare gli interventi più opportuni. La ripetizione dell’assessment nel corso del tempo consente una misurazione dell’efficacia degli interventi proposti. Metodi e strumenti di valutazione della genitorialità Gli strumenti più rilevanti per la valutazione delle competenze genitoriali sono: Il modello Process-oriented Tale modello si occupa dei criteri di valutazione della genitorialità che possono indicare una situazione di rischio per il bambino. Tale modello, originariamente elaborato per la valutazione dello sviluppo adattivo e disadattivo dei bambini, è stato integrato da Di Blasio con i concetti di fattore di rischio, fattore protettivo e resilienza. Il modello valorizza i fattori individuali (biologici, genetici, psicologici), i fattori familiari e sociali, i fattori della società e dell’ambiente e le loro reciproche interazioni riguardo al funzionamento genitoriale. L’adattamento è garantito per la prevalenza di fattori

protettivi che possano contrastare i fattori di rischio derivanti da stress e difficoltà dei genitori, consentendo a questi ultimi di rispondere adeguatamente alle esigenze connesse alla crescita dei figli. Nel maladattamento si può assistere o alla compresenza di fattori protettivi e di rischio o alla predominanza di questi ultimi. Questa concettualizzazione supera il rapporto di causalità lineare tra rischio e maladattamento, inserendo l’aspetto dinamico dei fattori protettivi che possono ridurre l’impatto di quelli negativi. Si introduce quindi il concetto di resilienza, intesa come processo in cui i fattori protettivi si attivano, diventando parte di un processo compensatorio che serve a promuovere l’adattamento. Per approfondire i fattori di rischio e i fattori protettivi viene utilizzato il costrutto di fattori prossimali e distali. I fattori di rischio distali riguardano quelle condizioni sociali e culturali che interagiscono con le situazioni della vita quotidiana e che possono rendere più vulnerabili le famiglie e gli individui. I fattori prossimali emergono dall’esperienza quotidiana e sono di tipo cognitivo, relazionale ed emotivo. Vengono quindi individuati diversi livelli di gravità del rischio che derivano: 1) dalla prevalenza di fattori protettivi: livello minimo di rischio; 2) dalla compresenza di fattori di rischio, di amplificazione del rischio e di fattori protettivi: livello medio di rischio; 3) dall’assenza di fattori protettivi: alto livello di rischio. Il Trilogue Play clinico di Losanna (osservazione naturalistica) Uno degli strumenti più utilizzati per l’analisi delle interazioni familiari è il Losanne Trilogue Play clinico (LTPc). Si tratta di una tecnica di osservazione delle interazioni fra genitori e figli di età compresa tra i 2 e i 17 anni, basate su un compito strutturato. Tale strumento si propone di studiare il processo di triangolo familiare, valutando le modalità attraverso le quali vengono gestite 4 fasi di gioco. L’osservazione valuta l’interazione su 4 livelli: il livello di partecipazione; il livello organizzativo (rispetto dei ruoli); il livello dell’attenzione focale e il contatto affettivo (condivisione degli affetti e disponibilità di ogni membro a divertirsi durante l’interazione). I dati osservativi sono videoregistrati e possono essere poi riportati mediante sistemi di codifica o descrizioni narrative con una lettura funzionale. I livelli di valutazione finali riguardano l’analisi del tipo di alleanza familiare: 1. Alleanza cooperativa: la famiglia raggiunge l’obiettivo della condivisione affettiva; 2. Alleanza di tensione: i livelli di funzionalità sono buoni, anche se con qualche problema durante l’interazione che però i genitori sono in grado di affrontare; 3. Alleanza collusiva: continue interferenze reciproche; 4. Alleanza disturbata: mancato raggiungimento dell’obiettivo del gioco; i ruoli non sono ben definiti e vi sono continue interferenze. Strumenti strutturati Parental Bonding Instrument (PBI): misura i livelli di controllo anaffettivo genitoriale. Darlington Family Assessment Sistem: sistema di valutazione integrato che considera la prospettiva del figlio, dei genitori, genitore/figlio e dell’intera famiglia. Family Environment Scale: si articola su tre sottoscale: le relazioni; la crescita personale; la perpetuazione del sistema. I punteggi di familiari diversi possono essere confrontati per scoprire su quanti e quali item vi sia disaccordo.

Mc Master Family Assessment: è basato sull’analisi dei compiti (fondamentali, evolutivi, rischiosi) che il sistema familiare deve saper affrontare e sui diversi livelli di funzionamento (soluzione dei problemi, comunicazione, ruoli, coinvolgimento affettivo, controllo comportamentale, capacità di rispondere alle emozioni). Analisi SWOT: studia il singolo caso considerando punti di forza, di debolezza e minacce. Alla fine del colloquio, dopo che la persona ha avuto modo di riflettere insieme all’intervistatore mettendo a fuoco le problematicità, le viene chiesto di compilare uno schema, dando un punteggio su lavoro, contesto di vita, relazioni amicali e familiari. I fattori endogeni si riferiscono ad aspetti interpersonali e i fattori esogeni, che consistono in variabili esterne, sono in grado di determinare una condizione di vantaggio/svantaggio rispetto al problema considerato. Gli indicatori di un recupero delle competenze genitoriali si riferiscono: all’alleanza genitoriale, il riconoscimento dei bisogni del bambino, alla presenza di confini generazionali. Parenting Stress Index: self report costituito da 120 item ed utilizzabile con genitori di bambini dai 2 ai 13 anni. Tale strumento evidenzia il livello di stress di padri e madri rispetto ad alcune caratteristiche del bambino (frequenti sbalzi di umore e capacità di adattamento) rispetto alle difficoltà e responsabilità connesse al ruolo genitoriale, vengono misurati: il sentirsi competente o meno, la percezione di supporto da parte del coniuge per quanto riguarda il ruolo genitoriale. Questo strumento fornisce indicazioni relative tanto alle risorse quanto alle difficoltà. Partner Quality Test: è costituito da tre sottoscale che valutano: l’impegno posto all’interno della coppia (scala di impegno di coppia); il pensare alla rottura del rapporto come uno dei possibili esiti della relazione (scala di rottura del rapporto); il mantenere la relazione più per motivi contingenti che per un reale investimento affettivo (scala di investimento della relazione). La Scala di Atteggiamento Ottimista: rileva il grado di accettazione della relazione al di là dei possibili limiti. Family Environment Scale: self report che analizza tre aree del funzionamento familiare: •

L’area della relazione: fornisce indicazioni circa la qualità e la quantità delle relazioni all’interno del nucleo familiare: coesione familiare, possibilità di esprimersi e di gestire in modo funzionale i conflitti;



L’area della crescita personale: valuta l’importanza che la famiglia attribuisce ai processi di sviluppo necessari all’individuo per raggiungere l’autonomia;



L’area dell’omeostasi: valuta quanto all’interno della famiglia si cerchi di mantenere invariato lo status quo o quanto siano presenti spinte tese a modificare gli equilibri interni.

Le misure utilizzate per valutare l’adattamento coniugale sono spesso contaminate dalla desiderabilità sociale. In questa prospettiva sono state messe a punto e scale di desiderabilità sociale di coppia, che rilevano il tentativo da parte della coppia di apparire sotto una luce positiva. Briklin individua alcuni strumenti utilizzabili per la valutazione delle capacità genitoriali in caso di separazione ed affidamento dei figli: •

Bricklin Perceptual Scales (BPS): valuta la percezione che il bambino ha circa la competenza di entrambi i genitori;



Perception Of Relationships Test (PORT): è un test di tipo proiettivo che valuta sia il grado con cui il bambino cerca l’interazione positive con ciascun genitore, sia le modalità di comportamento adottate dal bambino per facilitare l’interazione;



Parent Awareness Skills Survey (PASS): valuta I punti di forza e di debolezza dei genitori nelle situazioni di cura dei figli;



Parent Perception of Child Profile (PPCP): traccia il profilo del bambino alla luce delle conoscenze dei genitori nei vari settori della vita del figlio e permette all’esperto di comprendere il modo in cui I genitori rappresentano il bambino. Genitorialità e rischio di abuso

Un aspetto specifico riguarda il rapporto tra l’adeguatezza delle capacità genitoriali e il rischio di abuso e maltrattamento. Black ha individuato delle variabili distali dell’adulto maltrattante quali l’essere stati maltrattati nella loro infanzia e nella loro adolescenza ed aver ricevuto scarso supporto sociale e familiare. Le variabili distali del contesto sono di solito rappresentate dalla giovane età della madre e dalla povertà. A queste co...


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