Le Mille e una Sirena PDF

Title Le Mille e una Sirena
Author Francesca Severino
Course Storia dell'arte medeivale
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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Riassunti del primo capitolo "Le mille e una sirena nell'arte medievale"...


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LE M IL LE

Sommario LE MILLE E UNA SIRENA NELL’ARTE MEDIEVALE..............................................................................................................1 Nuotando un po' tra le font........................................................................................................................................1 Le sirene nel Medioevo occidentale, tra iconografia e iconologia...............................................................................4 Le sirene in scultura. Breve racconto a ritroso: da Gropina a Maderno passando per Susa........................................7 Melusina ‘tradotta’ in figura......................................................................................................................................12 Conclusioni................................................................................................................................................................12

LE MILLE E UNA SIRENA NELL’ARTE MEDIEVALE Il capitolo ‘Le mille e una sirena dell’arte medievale’ si incentra sulla rappresentazione della figura della SIRENA nella produzione artstca dell’età di mezzo. Il medioevo eredità questa figura dall’antchità, e il suo significato cambia nel tempo e nei luoghi, così come la sua immagine. All’inizio per i padri della chiesa e gli scrittori della prima cristanità, la sirena era simbolo di lussuria e di inganno. Ma nel medioevo questa figura assume interpretazioni più positve rispetto a quelle sviluppate dal filone omerico. Riguardo al suo aspetto, essa appare sia donna-pesce, sia donna-uccello, ma dal duecento in poi la figura della donna-pesce prevale in maniera definitva.

Nuotando un po' tra le fonti ULISSE E LE SIRENE L’opera più antca che cita le sirene è ‘Odissea’ di Omero: la scena narra che la Maga Circe (la quale viveva sull’isola di Eea) mise in guardia Ulisse dal pericolo del canto delle sirene e gli suggerisce di legarsi all’albero della nave nel tentatvo di resistere al loro fascino, mentre i suoi compagni dovevano remare con le orecchie tappate di cera. Le sirene omeriche non hanno nulla di erotco, ma promettono conoscenza. Siamo forse nel 9°-8° secolo a.C. ed Omero non descrive l’aspetto di quest esseri. Le sirene mitche verranno commentate diffusamente dall’antchità in poi, e sono molt i raccont e le opere che spendono parole su questa figura. Nella tragedia greca ‘Elena’ di Euripide, il coro sollecita la protagonista a invocare le sirene, che vivono nell’Ade, per intonare il canto funebre in seguito alle perdite causate dalla guerra di Troia.

Platone, invece, nel Libro 10° della ‘Repubblica’ menziona il canto delle sirene che rappresenta la musica, l’armonia delle sfere celest. Per i primi le sirene sono addirittura assimilate alle Muse, il cui canto allieta l’anima liberata dai vincoli della materia. Per i secondi invece le sirene rappresentano le insidie del mare, una terribile prova come quella delle tentazioni materiali che deve essere superata per ottenere la felicità

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Delle volte venivano rappresentate come delle ARPIE: metà donne e metà uccello, mentre altri sostenevano che le sirene mangiassero le loro vittime, partcolare ripreso nel Medioevo da uno dei Mitografi Vatcani. In seguito, si iniziò a concepire la figura della sirena come metà donna e metà pesce, come possiamo vedere nel *Bestario di Harley ms 451, conservato al Britsh Library di Londra, datato fine 12° /inizio 13° secolo. *Il BESTIARIO è un testo medievale nato principalmente dall’unione del Physiologus e del libro 12° delle Etmologie di Isidoro di Siviglia. È un’opera a metà tra la favola moralizzata e l’enciclopedia di scienze naturali; contene le descrizioni di animali realmente esistt e fantastci, quest’ultmi trattat come i primi. Di ciascun animale si indicano alcune qualità, e l’animale diventa una metafora, in chiave allegorica secondo categorie morali.

La figura della sirena nasce dunque da font different: -

Nel ‘Physiologus’ (fisiologo), testo composto tra il 2° e 3° secolo d.C. ad Alessandria d’Egitto, in cui gli animali sono interpretat in chiave cristana (allegorie morali). Il testo considera alla pari animali fantastci e reali, tutti concorrono a popolare il mondo di Dio, alcuni rivestono significat positvi e altri sono espressione di forze del male. Le sirene vivevano nel mare e cantavano con voci armoniose attirando nelle acque i navigant che trovavano la morte; queste sirene erano metà umane (fino all’ombelico) e metà oche. “Gli spettri e le sirene e i ricci danzeranno in Babilonia” [Is., 13.21]. Il Fisiologo ha detto delle sirene e degli ippocentauri: ci sono nel mare degli animali detti sirene, che simili a muse cantano armoniosamente con le loro voci, e i navigant che passano di là quando odono il loro canto si gettano nel mare e periscono. Per metà del loro corpo, fino all’ombelico, hanno forma umana, per la restante metà, d’oca. Allo stesso modo, anche gli ippocentauri per metà hanno forma umana, e per metà, dal petto in giù, di cavallo. Così anche ogni uomo indeciso, incostante in tutti i suoi disegni. Ci sono alcuni che si radunano in Chiesa e hanno le apparenze della pietà, ma rinnegano ciò che ne è la forza, e in Chiesa sono come uomini, quando invece se ne allontanano, si mutano in beste. Costoro sono simili alle sirene e agli ippocentauri: infatti “con le loro parole dolci e seducent”, come le sirene, “ingannano i cuori dei semplici” [Rom., 16.18]. Perché “le cattive conversazioni corrompono i costumi” [1 Cor., 15.33]. Bene dunque il Fisiologo ha detto delle sirene e degli ippocentauri». 2

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Sant’Ambrogio, primo tra i Padri latni, definì le sirene come simbolo della lussuria. Altri cristani paragonarono le sirene di Ulisse agli eretci della Chiesa, che impartscono in modo allettante i falsi insegnament e tentano di conquistare fedeli. Ad alcuni padri della Chiesa l’immagine di Cristo inchiodato alla croce ricordava quella di Ulisse legato all’albero maestro della nave nell’episodio della Maga Circe Il libro 12° DELL’ETIMOLOGIE di Isidoro di Siviglia è il primo che afferma che le sirene abbiano ali e artgli, “alas et ungulas’, quindi che siano metà donne e metà uccelli. Inoltre, che siano in numero di tre (nell’Odissea erano due): una canta, una suona il flauto e l’altra la cetra con l’obbiettivo di condurre i marinai alla rovina. In realtà la loro vera natura sarebbe stata quella di meretrici (prosttute).

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Nel LIBER MOSTRORUM, testo composto nell’8° secolo durante l’età carolingia, queste figure vengono definite come ‘marinae puellae’, ovvero fanciulle marine con corpo di fanciulle fino all’ombelico e con code squamose di pesce. Ed ecco comparire finalmente la prima descrizione di queste figure come donne-pesce. Le sirene. Le sirene sono fanciulle marine che ingannano i navigant con il loro bellissimo aspetto ed allettandoli col canto e dal capo fino all’ombelico hanno corpo di vergine e sono in tutto simili alla specie umana; ma hanno squamose code di pesce che celano sempre nei gorghi»

Comunque, il medioevo ha ereditato dall’Antchità anche interpretazioni più positve delle sirene rispetto a quelle sviluppate in tradizione omerica; le sirene compaiono anche nei raccont dei marinai arabi e si trovano frequentemente menzionate nelle leggende legate al mare di anglosassoni e normanni.

Le sirene nel Medioevo occidentale, tra iconografia e iconologia. Quando appaiono le prime testmonianze visive dell’episodio omerico, almeno dal 6° secolo a.C., le sirene si pongono ai nostri occhi come donne-uccello, come su questo contenitore per liquidi (‘stamnos’) del 5° secolo a.C. oggi conservato al Britsh Museum di Londra.

Dunque, inizialmente la sirena viene per lo più rappresentata con il corpo inferiore di uccello, tuttavia la sirena antca è sia pesce sia uccello; per esempio la figuratvità etrusca conosce la versione pisciforme, ma anche quella della media età ellenistca e, andando più indietro, quella assiro babilonese. È solo più tardi, come abbiamo già detto nell’era di Carlo Magno, che troviamo la prima descrizione della sirena come donna-pesce, nel Liber Monstrorum. Nel medioevo le due versioni dovettero convivere: la sirena-pesce e la sirena-uccello, con una netta prevalenza per la prima forma.

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Nel Bestario di Philippe de Thaon descrive le sirene nel 15° capitolo “con grossi piedi da pollo e con un fondoschiena a cosa di pesce”. Nel bestario francese la sirena è tpica ad avere i capelli luoghi ed il seno nudo.

Comunque, dal duecento in poi la sirena-pesce prevale in maniera quasi definitva: il tema del viaggio per mare offriva “alla retorica dei predicatori una facile metafora per mettere in guardia i cristani contro le lusinghe dei sensi. Nel mare delle tentazioni si è ormai insediata la temibile seduttrice dell’antchità classica, opportunamente divenuta creatura del mare. Essa è uno dei simboli del Maligno, e delle sue incarnazioni connesse alla sessualità e al corpo femminile. La trasformazione definitva delle sirene da uccello e pesce la si ha nel 13° secolo. Ora proviamo a capire come nasce la descrizione dell’aspetto marino delle sirene nel Liber Monstrorum. Essa è stata attribuita a diverse motvazioni, tra cui: -

La figura della sirena subisce un’influenza dalla conoscenza del mostro marino Scilla, situato in quel mare associato alle sirene; Influenza del mito di Oannes, creatura metà uomo e metà pesce che, dopo il diluvio universale, istruì gli uomini, venendo così a condividere con le sirene l’elemento della conoscenza; Un amanuense stanco e distratto avrebbe scritto al posto di ‘pennae’, ‘pinnae’, in un testo al quale il Liber mostrorum si rifece; L’interpretazione dell’immagine di Giona inghiottito e rigurgitato dal grande pesce avrebbe ispirato una nuova iconografia, quella appunto della sirena, e anche qui l’elemento sapienziale avrebbe giocato il suo ruolo-> infatti a Giona aumentano le capacità profetche dopo l’esperienza nel ventre del mostro marino.

Città del Vaticano, Musei vaticani: sarcofago in marmo, 'Le storie di Giona', seconda metà del II-III secolo

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Secondo gli antchi derivano da una divinità fluviale, il dio Acheloo, considerato un loro padre e ritratto nella pittura vascolare come tritone.

Inoltre, l’immagine del pesce maggiormente acuiva l’aspetto sessuale su cui i Padri della chiesa e gli scrittori cristani avevano iniziato ad insistere.

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Il medioevo romanico poi ‘apprezzava’ partcolarmente il tpo di sirena ‘bicaudata’, cioè a due code. Per questa postura è stato sottolineato un partcolare legame con iconografie etrusche d’influsso orientale. La sirena bicaudata sembrava rimandare alle antche dee orientali della fertlità, le grandi madri, le signore delle belve, che si caratterizzavano per il loro potere sugli element afferrat. Qui rappresentata la Grande Madre, GHE (terra), che regge un panno carico di frutti della terra, sembrerebbe l’antecedente corretto della sirena bicaudata. Nella simbologia medievale, la sirena rimanda per lo più al vizio della Lussuria: per esempio su un Salterio (libro biblico dei Salmi) prodotto in Inghilterra nel secondo quarto del 14° secolo dove compare con uno specchio – simbolo del doppio e quindi dell’ambiguità- e pettine).

Nel mosaico del sacello di San Vittore in Ciel d’Oro, nella basilica di Sant’Ambrogio (5° - 6° secolo) vi è rappresentata la sirena bicaudata, simbolo della tentazione.

Anche nella bibbia moralizzata a Vienna -che contene episodi biblici con un commento prodotti nel basso medioevo e legat alla corte francese- viene rappresentata la sirena bicaudata (quest manoscritti erano decorat da delle miniature), simbolo della lussuria.

La coda di pesce poteva essere un simbolo fallico.

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Ma talvolta, in partcolare nella versione bicaudata, può assumere un significato non negatvo, anche se nella maggior parte dei casi “la seduzione e l’allattamento sono l’evidente messaggio sottointeso”. La sirena compassionevole, che va in aiuto ai marinai, compare alla fine dell’11° secolo sotto dorma di ondina. Il legame con l’acqua poi rimanda a Venere, ed era già presente in Isidoro di Siviglia, che pur dava un’interpretazione negatve di queste creature. Rimane dunque la tradizione popolare che considera le sirene come esseri diabolici.

Le sirene in scultura. Breve racconto a ritroso: da Gropina a Maderno passando per Susa. La sirena è un soggetto molto utlizzato negli scultori di età romanica, periodo che registra una rinascita della scultura e nel quale appaiono nuovi temi iconografici. La sirena bicaudata ebbe molto successo in Toscana: un esempio è il pulpito (Elemento architettonico della chiesa, consistente in una piattaforma sopraelevata e fornita di parapetto, destnato alla predicazione) della pieve di San Pietro a Loro Ciuffena, non distante da Gropina (provincia di Arezzo) ricondotto da alcuni al periodo longobardo, da altri all’età romanica. Se alcuni propongono un’interpretazione simbolica di questo arredo liturgico, ovvero letto come un messaggio di salvezza, altri lo leggono in chiave ant eretca. Nella metà del 7° secolo, la presenza catara (un movimento eretcale) in Toscana era forte e una delle accuse più frequent verso i catari riguardava gli abusi sessuali. Ai peccat di carne farebbero riferimento sul pulpito: -

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la sirena e all’uomo a gambe divaricate morso alla testa da dei serpent; le piccole figure nude sul capitello doppio delle colonne annodate a cui risponderebbero in questa lotta tra il bene e il male; il cherubino nella lastra che fiancheggia quella con l’acrobata e la sirena, e che evoca con la sua posizione (braccia spalancate e piedi giunt) il sacrificio di Cristo sulla Croce; e la fronte del lettorino, dove sono rappresentat i 3 simboli degli evangelist.

La sirena in questo caso rappresenterebbe la Lussuria e l’accoppiamento con l’acrobata/danzatore che la sovrasta si ritrova ne territorio toscano.

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Francesco Gandolfo, studioso, interpreta poi il gruppo del lettorino cosi: l’aquila è il simbolo dell’evangelista Giovanni, la funzione salvifica è rappresentata dall’uomo con il libro in mano che poggia i suoi piedi sul leone demoniaco. Altri vedono in quelle sculture il tetramorfo: l’aquila è simbolo di Giovanni, l’uomo rappresenta Matteo, il leone Marco e il quarto, Luca, è realizzato su uno dei triangoli che sovrastano i due capitelli con piccole figure- i peccatori per Gandolfo- triangoli che per altri sono interpretat come le fiammelle della Pentecoste.

Dunque, l’interpretazione dei singoli element può variare, ma il contesto generale rimane lo stesso.

Anche nella pieve dei Sant Vito e Modesto a Corsignano, a Pienza (provincia di Siena) appare al centro dell’architrave del portale principale una sirena con le due code divaricate, e si fa risalite al periodo romanico (seconda metà del 12° secolo). Per alcuni i soggetti dell’architrave derivano da un modello antco: un sarcofago romano con taso marino o un’urna etrusca con Scilla o tritoni.

Interessante dello stpite di San

è inoltre la rappresentazione di una sirena sfidante su un capitello sinistra del portale meridionale della facciata della basilica romanda Michele a Pavia, raffigurata come sirena-pesce. 8

La sirena sembra rivestre un ruolo importante nell’imaginario visivo romanico del Nord Italia: il soggetto, nella variante bicaudata, è rappresentato ripetutamente dagli scultori ‘longobardi’ nel 12° secolo.

Anche nel portale dello Zodiaco alla Sagra di San Michele in Val di Susa (Piemonte), troviamo una sirena a due code. Sappiamo che il portale fu realizzato da Nicolò e una squadra di scultori da lui guidata, mentre alla sirena bicaudata non è stata attribuita alla sua mano, bensì al Maestro di Rivalta. Questo anonimo artsta ripete la sirena sui lat di un capitello, sfruttando le sue proprietà decoratve: le code divaricate si uniscono agli angoli quasi a evocare una rigogliosa ghirlanda. Il soggetto ha lunghi capelli, ma l’aspetto maschile, che pare un ibrido tra la sirena e Tritone.

Anche nel duomo romanico di Modena, l’anonimo maestro delle metope realizza la metopa con la sirena bicaudata, oggi conservata al Museo Lapidario, sulle quali possiamo fare le stesse considerazioni.

Il motvo della sirena bifida ai lat del capitello si trova, più stlizzato nella resa delle due code e con un pronunciamento dei seni, in un capitello della cripta del duomo di Modena.

Soffermandosi ad analizzare il Nord della Penisola, ci soffermiamo su un caso longobardo: la chiesa di Sant’Andrea a Maderno sul Lago di Garda, Brescia. La figura della sirena compare ripetutamente sul monumento: - due volte in facciata (in altro, al centro, e nell’arco della lunetta del portale); -una volta all’interno, sul capitello di un pilastro. Ma noi soffermeremo all’apparato scultoreo della sua facciata (inizio del 12° secolo), alla sirena collocata in cima: è bicaudata ed è affiancata da due colombe, come fosse un cantaro (o kantharos, era una coppa per bere diffusa in ambito greco ed etrusco). Lo schema di due animali che si abbeverano a un kantharos è ampiamente utlizzato nell’arte paleocristana, cioè quella dei primi secoli della cristanità.

Pavia, Musei Civici, lastra con pavoni che si abbeverano al kantharos (VIII secolo)

Anche nel mausoleo di Galla Placidia, a Ravenna (secondo quarto del 5° secolo) appare la figura delle colombe che si abbeverano, simbolo dell’acqua santa e rigeneratrice.

Le figure rappresentate in facciata vengono interpretate come un’iconografia che sottintende il peccato della lussuria tra i secolari (chierici che si coprono le pudende -le part intme- o un sacerdote con una donna

partoriente) e al centro vi è una sirena bicaudata, simbolo della lussuria per eccellenza, come espressione del mondo demoniaco da allontanare e della condotta errata da evitare. Un’altra interpretazione è quella che la sirena rappresent invece l’acqua e l’elemento rigenerante. Le colombe rimanderebbero al concetto di pace celeste. La sirena è vestta e non è nuda, sembra accennare un sorriso, non ha nulla di minaccioso, e non emana nessuna femminilità animalesca. Il volto al di sotto, incorniciato dall’arco, sarebbe la personificazione dell’Abisso, rappresentato con le sembianze dell’oceano tardoantco a indicare la profondità delle acque e non l’inferno. Al di sotto compaiono sempre figure in gest sconci, e una testa demoniaco. In conclusione, la sirena può rappresentare l’allegoria della Lussuria, ma diventare anche simbolo dell’acqua, assumere un ruolo più benevolo oppure rivestre un ruolo decoratvo.

Nell’intradosso di un arco della basilica di San Ambrogio (Milano, 13° secolo) si nota un episodio ‘le acque superiori’ nel quale le sirene vengono rappresentate in modo positvo: svolgono una funzione compassionevole nei confront dei marinai.

In un capitello della cattedrale di Notre-Dame (inizio 13° secolo) e sul portale della chiesa di Soto de Bureba a Castglia (12° secolo) sono rappresentate delle sirene che allattano: rimandano alla maternità e questa figura viene confusa spesso con la Melusina*.

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Melusina ‘tradotta’ in figura Melusina è una fata, spesso confusa con la sirena per l’evidente analogia tra cui il sesso, il tratto fisico animalesco, l’elemento acquatco. Le origini della leggenda della Melusina si rintracciano in un nucleo di raccont risalent all’ultmo quarto del 12° secolo e all’inizio del 13° ad opera di autori dell’ambiente di corde di Enrico 2° d’Inghilterra. Per gli autori medievali, Melusina era un demonio, una strega assimilata agli angeli decadut. Era mezzo uomo, mezzo animale e dai suoi accoppiament con un mortale nascono dei figli eccezionali, dotat di attribut fisici -la bellezza per le ragazze e la forza per gli uomini-ma infelici. La donna-serpente, condannata per una colpa a soffrire eternamente nel corpo di un serpente, ricerca...


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