Le Rappresentazioni Sociali PDF

Title Le Rappresentazioni Sociali
Author Stella Critelli
Course Psicologia Sociale
Institution Università telematica Universitas Mercatorum di Roma
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Appunti Psicologia Sociale...


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14 - LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI Si avrà uno sguardo d’insieme su quelle che sono le rappresentazioni sociali, in particolare grazie al contributo di Moscovici, principale esponente della teoria. L’obiettivo è quello di comprendere caratteristiche e funzioni delle rappresentazioni sociali, attraverso l’esplorazione di alcuni metodi proposti da diversi autori per comprendere la struttura interna di tali rappresentazioni e indagare a fondo come esse si sviluppano.In particolare, proprio per il tipo di studi di Moscovici, verrà illustrato come la teoria psicanalitica venga percepita dalle persone in relazione agli inneschi di particolari rappresentazioni sociali. 1. Caratteristiche e funzioni delle rappresentazioni sociali I mass media hanno messo a disposizione della collettività una grande quantità di informazioni circa mondi culturalmente diversi, ideologie, valori e modi di pensare diversi o alternativi rispetto al proprio mondo conosciuto. Il processo di globalizzazione richiede conoscenze e competenze molto superiori a quelle possedute da qualsiasi persona. In queste occasioni è necessario ricostruire un modello comprensibile per tutti, una sorta di teoria del senso comune condivisa. Anche le teorie scientifiche, inerenti ad esempio la medicina, la psicologia, la biologia sono oggetto di rappresentazioni sociali che permettono alle persone di orientare i propri comportamenti in maniera ritenuta competente. S. Moscovici (1961, 1989) si poneva il problema di come una teoria scientifica particolare (come quella psicanalitica), diffondendosi nella società, potesse trasformarsi in un sistema di immagini, idee e valutazioni capace di contribuire alla comprensione della realtà sociale. La psicanalisi, secondo questa ipotesi, agisce come strumento interpretativo, più o meno condiviso, di tale realtà sociale. Serviva, quindi, uno strumento per esprimere l’interscambio tra livello individuale e livello collettivo che tenesse in considerazione sia dell’oggetto studiato (psicanalisi) sia dell’elaborazione di esso già operata in un momento storicamente determinato di relazioni e comunicazioni sociali. L’essere umano ha la tendenza a distinguere l’apparenza dalla realtà delle cose ed è capace di ciò perché è in grado di passare dall’apparenza alla realtà per mezzo di una nozione o un’immagine. Su questa premessa si fonda il concetto di rappresentazioni sociali, un prodotto che, secondo Moscovici, è il prodotto della psicologia sociale europea. Vengono definite come l’elaborazione che un gruppo o una comunità crea di un oggetto sociale (o di un gruppo) in modo da permettere ai propri membri di comportarsi e di comunicare in maniera comprensibile. Alla base di questa definizione, si pone che: • i processi cognitivi hanno determinanti sociali poiché la conoscenza è un processo sociale • la cognizione non è solo individuale, ma anche collettiva poiché il soggetto di conoscenza è collettivo. Le rappresentazioni sociali non costruiscono da zero la realtà ma la ricostruiscono, questo perché prescindono da un fenomeno rilevante, da una struttura materiale o intellettuale e non da un dato istintivo; inoltre ripetono e riorganizzano ciò che è stato formulato e ordinato da altri in altri contesti. Tali rappresentazioni vanno intese come delle concezioni di senso comune su un oggetto sociale come, ad esempio le malattie o la salute, la devianza, i giovani, il lavoro e l’esclusione. Costituiscono, dunque, un sistema integrato di valori, nozioni e pratiche a metà strada tra i concetti, cioè le idee, e i percetti, cioè le immagini. Le rappresentazioni sociali rappresentano il prodotto dinamico di una società dinamica, dei sistemi di conoscenze prodotti dal pensiero quotidiano che possono essere condivisi da tutti i membri della società o solo da alcuni suoi sottogruppi o, ancora, generate nel corso di conflitti sociali. In base a quanto esposto, sono elaborate intorno ad oggetti rilevanti per la società o alcuni suoi sottogruppi e, dato che possono esistere più rappresentazioni di uno stesso oggetto, esse dipendono direttamente dalle pratiche del rispettivo gruppo di riferimento. Ma quali sono le funzioni delle rappresentazioni sociali? Il loro compito è quello di costruire la realtà e darle forma, ma anche consentire la

comunicazione e l’interazione sociale, demarcando e consolidando i gruppi, dirigendo la socializzazione e rendendo familiare ciò che non è percepito come tale. Sempre Moscovici, parlando delle funzioni delle rappresentazioni sociali, ha formulato tre ipotesi che, come egli stesso afferma, presentano dei limiti: • Ipotesi dell’interesse • Ipotesi dell’equilibrio • Ipotesi del controllo La prima ipotesi stabilisce che una persona o un gruppo tendono a creare immagini nel tentativo di accordare obiettivi contrapposti tra due gruppi sociali o tra la persona e la società. Tali immagini, però, risultano essere distorsioni della realtà obiettiva con lo scopo di favorire una delle posizioni in campo, in genere quella che ha più potere. L’ipotesi dell’equilibrio suggerisce che le rappresentazioni sociali rappresentano dei mezzi utili a risolvere tensioni psichiche o emotive scaturite da insuccessi o dalla mancata integrazione sociale. Si parla, quindi, di compensazioni immaginarie con lo scopo di ricostruire l’equilibrio interno nella persona o nel gruppo. Infine, l’ultima, l’ipotesi del controllo, vede le rappresentazioni sociali come filtri utilizzati dai gruppi nei confronti di informazioni provenienti dall’esterno, al fine di controllare la lealtà dei propri membri. Per questo motivo hanno la funzione di manipolare il processo di pensiero e la struttura della realtà per controllare i comportamenti dei propri membri. Tali ipotesi, come accennato, presentano dei limiti e criticità in quanto risultano essere troppo generali, rischiano di non essere falsificabili e, infine, illustrano una concezione meccanicistica del controllo sociale. Secondo Moscovici (1961) il proprium di ogni rappresentazione sociale consiste nel fatto che è comunque elaborata da un gruppo per il quale l’oggetto di rappresentazione è socialmente rilevante. 2. Processi generatori delle rappresentazioni sociali Lo studio delle rappresentazioni sociali passa attraverso l’analisi di due processi: • l’ancoraggio • l’oggettivazione Lo scopo di questi processi è quello di ridurre la paura o lo stupore che un oggetto o fenomeno nuovo produce. L’ancoraggio presuppone che si possa conoscere solo ciò che è già noto, pertanto si utilizzano schemi categoriali preesistenti per agganciare oggetti sconosciuti e non familiari. La denominazione, la classificazione e l’etichettamento sono le operazioni che permettono la categorizzazione di un oggetto, cioè l’assegnazione ad una categoria in relazione al suo grado di somiglianza con un prototipo. Come sostiene lo stesso Moscovici, l’ancoraggio è un processo in cui la memoria tende a predominare sulla logica, sul passato e sul presente. Mettendo in relazione quanto appena detto con la teoria psicanalitica, è possibile rileggere il setting terapeutico come una forma laica di confessione che permette di individuare categorie di persone (con o senza complessi) ed eventi (traumatici e non traumatici). L’oggettivazione, invece, evidenzia l’aspetto iconico di una categoria, il nucleo figurativo che concretizza l’oggetto. Pertanto, ciò che è sconosciuto assume sembianze fisiche accessibili che risultano più semplici, quindi ogni rappresentazione sociale è la rappresentazione mentale di qualcosa e di qualcuno e si associa ad un simbolo oppure ad un segno. L’oggettivazione della psicanalisi, spiega, Moscovici, passa attraverso delle fasi. Si parte dalla ritenzione selettiva di alcune informazioni sulla psicoanalisi, per poi decontestualizzarle e riorganizzarle in uno schema figurativo concreto, accessibile e coerente.

3. Struttura interna delle rappresentazioni sociali Ogni rappresentazione sociale si sviluppa intorno ad un elemento fondamentale detto nucleo centrale. Per nucleo centrale si intende una componente non negoziabile che determina la natura, il significato e l’organizzazione della rappresentazione sociale e rappresenta la base sociale e collettiva su cui si esercita il consenso quasi unanime. Tale concetto svolge tre diverse funzioni: • funzione stabilizzatrice • funzione generatrice • funzione organizzatrice La funzione stabilizzatrice assicura stabilità e coerenza poiché rappresenta la parte consensuale e non negoziabile della rappresentazione sociale; la funzione generatrice assicura il significato degli elementi del nucleo centrale, creando o trasformando il significato degli altri elementi periferici di una rappresentazione; la funzione organizzatrice, come dice la parola stessa, organizza il legame tra nucleo centrale ed elementi periferici. Il nucleo centrale, perciò. è in relazione diretta con elementi periferici. Ma cosa si intende quando parliamo di elementi periferici? Sono concretizzazioni del significato astratto del nucleo centrale, la loro funzione è quella di prescrivere tutti i comportamenti e le prese di posizione, consentendo una personalizzazione delle rappresentazioni sociali e proteggendo il nucleo centrale. Gli elementi periferici assicurano flessibilità alla rappresentazione e fanno in modo che si verifichi la possibilità di integrare l’eterogeneità dei contenuti e dei comportamenti e, infine, permetto l’evoluzione della rappresentazione sociale. Alla luce di quanto illustrato, è possibile affermare che i cambiamenti si verificano prima negli elementi periferici e, solo successivamente, nel nucleo centrale. Un esempio concreto potrebbe essere la concezione del lavoro in base agli elementi presi in considerazione. Un nucleo centrale del lavoro può essere la retribuzione, messo in relazione con un elemento periferico quale la famiglia. Un sistema più complesso potrebbe prevedere la gerarchia come nucleo centrale in rapporto con le relazioni e la comunicazione, che a loro volta sono linkate tra esse. 4. Indagare la struttura delle rappresentazioni sociali Sono stati proposti diversi metodi per indagare la struttura delle rappresentazioni sociali, una di queste è il metodo del rifiuto. Nel 1982 Flament portò avanti uno studio sulla rappresentazione del gruppo ideale in cui venne chiesto di immaginare l’oggetto della rappresentazione senza attribuirgli alcuna caratteristica particolare. L’elemento del nucleo centrale della rappresentazione di tale gruppo ideale risultò essere l’assenza di gerarchia tra i membri, mentre l’elemento periferico risultò essere la convergenza di opinioni tra i membri. Un secondo metodo fu proposto da Abric e Tafani nel 1995, chiamato metodo dello scenario ambiguo. Lo studio era centrato sulle rappresentazioni centrali relative ad un’impresa. Per giungere a all’individuazione del nucleo centrale e degli elementi periferici, il metodo deve svilupparsi in tre fasi distinte. Nella prima vengono raccolte tutte le opinioni possibili su un oggetto sociale; successivamente viene proposta una descrizione vaga di una organizzazione d’impresa o di un’organizzazione che non sia un’impresa; il passo seguente è di giudicare l’organizzazione sulle dimensioni estratte all’inizio. Grazie allo sviluppo di queste fasi, Abric e Tafani riuscirono ad individuare gli elementi del nucleo centrale dell’impresa oggetto del loro studio, cioè la gerarchia, il profitto, il lavoro e la produzione. Gli elementi periferici emersi si riferivano sia all’impresa e che all’organizzazione.

Tale metodo, però, presenta una forte limitazione in quanto coglie solo gli aspetti descrittivi delle rappresentazioni sociali tralasciando quelli valutativi. Terzo metodo proposto è quello della messa in discussione. Attraverso l’utilizzo di domande affermative si giunge a risposte salienti e socialmente desiderabili; domande con doppia negazione, invece, permettono di ottenere una maggiore variabilità nelle risposte perché inducono ad una maggiore elaborazione cognitiva. Questo metodo consente la rielaborazione del metodo del rifiuto in modo da assicurare una maggiore variabilità delle risposte. Ad esempio, prendiamo il caso di questa domanda: Se un’attività non è legata alla ricerca, è scientifica? Le risposte disponibili saranno: • No, non lo è • Si • Non so In questo caso la prima negazione è presente nella domanda, mentre la seconda negazione è contenuta in una delle possibili risposte. Nel 1995 Moliner distinse tra funzione descrittiva e funzione valutativa degli elementi delle rappresentazioni sociali. Sia per il nucleo centrale che per gli elementi periferici esiste un polo descrittivo ed uno valutativo. Per quanto riguarda il nucleo centrale il polo descrittivo è relativo alle definizioni, cioè caratteristiche che definiscono tutti gli aspetti delle rappresentazioni; quello valutativo è rappresentato dalle norme, ovvero dai criteri per valutare l’oggetto della rappresentazione. Per gli elementi periferici la funzione descrittiva è legata alle descrizioni, ovvero quelle caratteristiche più frequenti e probabili; la funzione valutativa, invece, riguarda le aspettative, cioè le caratteristiche desiderabili dell’oggetto della rappresentazione....


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