LEON Battista Alberti - Itinerario nell\'arte, vol. 2 PDF

Title LEON Battista Alberti - Itinerario nell\'arte, vol. 2
Course Storia dell'arte
Institution Università di Pisa
Pages 4
File Size 111.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 60
Total Views 128

Summary

riassunto leon battista alberti....


Description

LEON BATTISTA ALBERTI (1404-1472) Leon Battista, fu un architetto, pittore, artista e letterato ma anche umanista colto e raffinato, nacque a Genova il 18 febbraio 1404 ed era figlio legittimo di Lorenzo Alberti e Bianca Fieschi. Si trattava di una famiglia benestante ma che era in esilio dal 1401. Da Genova si traferì a Venezia e poi a Padova, ma dopo la morte del padre nel 1421, Leon Battista e suo fratello Carlo si ritrovarono in una situazione economica non molto favorevole, ma Alberti fu comunque capace di laurearsi in Diritto a Bologna nel 1428. In questo stesso anno, il bando di esilio fu revocato e Leon Battista poté raggiungere Firenze per la prima volta. Nel 1432 divenne abbreviatore apostolico (colui che nella cancelleria papale riassumeva le suppliche ricevute e scriveva le lettere del papa) e soggiornò a Roma in quanto gli ordini sacri, che gli erano stati concessi in quanto figlio legittimo, mentre ai figli illegittimi erano vietati, gli permisero di ottenere una buona paga. Nel 1433 fu segretario di Biagio Molin; mentre successivamente si spostò a Ferrara e ancora a Firenze per il Concilio dei Greci (1438-1439) che mirava a stabilire la riunificazione della Chiesa d’occidente (latina) con quella d’oriente (greca). Leon battista tornò a Roma nel 1443 dove morì nell’aprile 1472. Egli non studiò gli Antichi per puro divertimento, piuttosto per lui l’Antichità era fonte inesauribile di insegnamento, in quanto si trattava del passato che giustificava il presente e che con il quale bisognava confrontarsi. Seguendo questo pensiero, ha fatto proprie le forme letterarie degli antichi e le ha messe in atto aggiornandole, modificandole e adattandole a quello che era il suo proprio pensiero. OPERE TEORICHE SULLE ARTI Alberti scrisse opere di natura poetica e morale, ma anche opere riguardanti la geometria, la topografia (rappresentazione grafica su un piano di un dato territorio), e la meccanica. Alberti come letterato compose il - De Pictura, sulla pittura (redazioni - 1435 in volgare; 1439-1441 in latino) - De re aedificatoria sull’architettura (1447-1452) - De Statua sulla scultura (1450)

DE PICTURA 



Nel primo libro vengono esposti i principi della prospettiva, viene data particolare importanza al disegno, che viene definito come circonscrizione, ovvero linea di contorno che dava valore e bellezza a tutto quello che era la composizione, ovvero l’equilibrio che viene dato a un determinato disegno, affresco, quadro. Nel secondo libro viene esposta la relazione tra luce e colore che determina il chiaroscuro. Sappiamo dunque dove colpisce e da dove proviene la luce e le parti in ombra.

NATIVITÀ DELLA VERGINE e PRESENTAZIONE DELLA VERGINE AL TEMPIO BARTOLOMEO DI GIOVANNI CORRADINI p. 75 Qui sono evidenziate le idee sulla pittura di Alberti, al quale erano inizialmente attribuite queste opere. Attualmente si trovano rispettivamente al Metropolitan Museum di New York e nel Museum of Fine Arts di Boston. Entrambe le tempere su tavola e sono forse parti di una predella, ovvero una fascia dipinta divisa in più riquadri che di solito faceva da corredo alle pale d'altare dipinte su legno, andata perduta. Vediamo applicata la tecnica della prospettiva e possiamo anche individuare le zone caratterizzate da luce e quelle caratterizzate da ombre, ovvero il chiaroscuro, il gioco delle luci e delle ombre che vedono il proprio fondamento dagli Antichi, dato che per Alberti l’Antichità era fonte inesauribile di insegnamento. Le opere sono curate in ogni dettaglio, infatti possiamo scorgere la presenza di animali e oggetti ma soprattutto di un gran numero di persone rappresentante nei loro più variegati atteggiamenti e aspetti, e le

loro dimensioni sono importanti per esaltare l’enormità e lo splendore degli edifici cui sono messi a paragone. Tutto questo infatti va ad identificarsi in quella che era l’idea di composizione delle storie di Alberti, che vede rappresentati vecchi, giovani, donne, bambini, cavalli, pecore, edifici. Nella natività della vergine possiamo anche vedere con quanta minuzia è curato il cielo, quasi bianco in basso per il concentramento delle nuvole e che pian piano diventa azzurro man mano che esse si fanno meno fitte e disposte ad intervalli di spazio più grandi. Alberti ritiene che l’obiettivo della pittura sia l’imitazione della natura ma soprattutto la ricerca della bellezza, ovvero qualcosa che dà piacere all’occhio. La bellezza è accordo e armonia dove tutto è legato secondo un determinato numero (giusta misura delle varie parti); delimitazione (come essa appare nel suo complesso); collocazione (posizione delle varie parti), così come vuole la concinnitas ovvero il principio d’armonia, una legge fondamentale della natura. Inoltre soltanto la bellezza ha la capacità di salvaguardare le opere d’arte dalla violenza distruttrice dell’uomo.

DE STATUA Nel De statua Alberti effettua una descrizione sulla fabbricazione di strumenti adatti per il rilievo di una statua: - Il finitorium, composto da un disco graduato (horizon) - Un raggio mobile (radius) - Un filo a piombo (perpendiculum) - L’exempeda (un regolo alto quanto la scultura che è stata presa in considerazione) - Un calibro (normae mobiles- squadre mobili) per gli spessori delle parti arrotondate del corpo. La misurazione delle statue e dei corpi inoltre consente ad Alberti di definire le dimensioni ideali che dovrebbe avere un corpo per essere considerato perfetto, grazie alla comparazione di ciascuna parte e scartando gli estremi, cioè quelle parti che superano le altre.

DE RE AEDIFICATORIA Si tratta di una trattazione probabilmente del 1452, sull’arte di edificare in base alle conoscenze di Alberti, e prende esempio dal trattato di Vitruvio, infatti è suddiviso in 10 libri. In questa opera si parla di disegno, dei materiali da costruzione e dei suoi procedimenti, degli edifici, di strade, ponti, delle acque, degli ordini architettonici, delle fortezze e vengono anche trattate le cause delle rotture dei muri e il restauro degli edifici. Nel De Re Aedificatoria inoltre vengono esaltate le differenze tra Brunelleschi e Alberti riguardo gli ordini architettonici. Leon battista era un in contrapposizione con l’idea di Brunelleschi: Alberti era talmente critico che non li andava bene mai niente, anche a Masaccio contestò la veridicità della prospettiva che lui ha eseguito nella trinità dicendo che non era una prospettiva perfettamente aderente alla realtà Alberti ritiene inoltre che la colonna debba assumere la funzione di sommo ornamento per le fabbriche e debba sostenere la trabeazione e che l’arco debba essere collocato al di sopra dei pilastri.

TEMPIO MALATESTIANO – CHIESA DI SAN FRANCESCO A RIMINI -funzione celebrativa e di mausoleo

Alberti ristrutturò il tempio malatestiano noto anche come chiesa gotica di San Francesco a Rimini. Nel 1450 Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, commissionò ad Alberti la ristrutturazione della chiesa gotica di San Francesco al fine di farne il proprio mausoleo (tomba) e della moglie Isotta degli Atti: perciò prese il nome di Tempio Malatestiano. I lavori cominciarono nel 1447 quando Isotta fece decorare la Cappella degli Angeli e poi Sigismondo si occupò della cappella di San Sigismondo. Le trasformazioni dell’interno sono attribuite ad Alberti. La navata è unica ed è affiancata da cappelle precedute da arcate a sesto acuto. Il tutto è decorato secondo le concezioni di Alberti.

Questo può essere ricollegato al suo intervento all’interno del Tempio Malestiano, dove abbiamo un doppio ordine di paraste su piedistalli che incornicia gli archi acuti mentre il secondo ordine continua lungo le pareti fino a formare il coronamento. Alberti concepì l’idea di rinnovare completamente l’esterno edificando un involucro in pietra bianca attorno alla chiesa già esistente incapsulando l’edifico e aggiungendo una cupola. Ne sono un esempio la arcate laterali, progettate senza tener conto che fossero in asse con le già esistenti finestre gotiche. Alberti ritiene che l’attività dell’architetto deve essere mentale e dunque teorica infatti non si occupa personalmente della direzione dei lavori esecuzione dell’edificio originario dei quali invece si occupò Matteo de’ Pasti, ma tuttavia il committente Sigismondo cadde in bancarotta e non potette più finanziare la costruzione e poi morì. Matteo creò una medaglia commemorativa di come avrebbe dovuto essere la chiesa ma ovviamente non andò così. La chiesa precedente venne mantenuta intatta ma fu rivestita all'antica: la facciata si ispira all’arco di Costantino a Roma e all'arco trionfale di Augusto a Rimini, in quanto Malatesta voleva essere considerato al pari del primo imperatore romano. Nei fianchi abbiamo gli archi a tutto sesto sostenuti da pilastri che ricordano gli acquedotti. L’alto basamento sostiene sia i pilastri sia le semicolonne che presentano un fusto scanalato e hanno un plinto molto elevato. Le colonne sono anche decorate da capitelli compositi con teste di cherubino. Le semicolonne dividono la facciata in tre parti: - quella centrale è la più ampia e ospita il portale timpanato, che si trova all’interno dell’arcata ed è accerchiato da festoni e ornamenti in marmi antichi. - quelle laterali invece sono poco profonde quando però avrebbero dovuto essere molto profonde secondo la medaglia di Matteo de Pasti poiché avrebbero dovuto ospitare le tombe di Sigismondo e la moglie. Possiamo dire che questa chiesa presenta anche delle somiglianze con la Colonna Traiana, dal momento che i due hanno una simile ornamentazione del basamento e le dimensioni sono le medesime. Inoltre ambedue hanno le stesse funzioni ovvero celebrativa e di mausoleo e quindi di sepolcro.

PALAZZO RUCELLAI Leon Battista per il palazzo Rucellai si affidò nuovamente all’architettura romana dal momento che vi è una sovrapposizione degli ordini. È infatti una traduzione, in termini di superficie piana, del fronte curvilineo del Colosseo ma anche il Battistero fiorentino fu una fonte. L’interno fu ristrutturato tra il 1446 e il 1452 e subito dopo iniziarono i lavori per la facciata con Bernardo Rossellino, su disegno di Alberti. Giovanni Rucellai era un ricco mercante fiorentino, per lui Alberti progetta un fronte a cinque campate, poi esteso a sette. Esse sono tutte uguali, tranne quelle più grandi corrispondenti agli ingressi. Per la variazione regolare della scansione metrica (a, a, b, a, a, b – piccolo, piccolo, grande etc.) si parla di travata ritmica. Al piano terreno ci sono lesene con capitello tuscanico, che sporgono un po’ in fuori (aggettanti) e che reggono una trabeazione a fregio continuo. Le lesene del primo piano sono coronate da capitelli ionici. Sulla trabeazione del primo piano si impostano le ultime lesene con capitelli corinzi. Gli architravi dei portali vanno a sovrapporsi alle lesene e sono una ripresa dell’interno del Pantheon. Possiamo dire che tutto ciò conferisce alla facciata un grande rigore geometrico. Il basamento ricorda l’attico del Colosseo, decorato dalla panca di via in pietra, caratteristica dell’architettura fiorentina.

FACCIATA DI SANTA MARIA NOVELLA Per lo stesso commissionario del palazzo Rucellai, Alberti realizzò anche la facciata di Santa Maria Novella, una basilica fiorentina. Alberti si ritrovò davanti a una già iniziata realizzazione trecentesca, infatti la porzione inferiore aveva già i portali laterali, gli archi acuti e le arcate cieche. Egli armonizzò il vecchio con il nuovo. Nella parte inferiore intervenne solo nel portale centrale che inserì in un arco a tutto sesto circondato da due semicolonne corinzie. L’arco introduce a una volta a botte cassettonata che poggia su superfici murarie scandite da coppie di lesene corinzie. Un alto attico separa l’ordine inferiore e il superiore. La porzione superiore ricorda un tempio classico: quattro paraste corinzie dalla zebratura marmorea, sorreggono una trabeazione al di sopra della quale poggia un timpano.

CHIESA DI SANT’ANDREA, Mantova La chiesa fu iniziata da Fancelli nel 1472 circa. Per questa chiesa Alberti ricorse alla pianta longitudinale con transetto e fonde il tema dell’arco di trionfo con quello del fronte di un tempio classico nella facciata. Ci sono tre aperture frontali che conducono nel pronao, coperto da volte a botte cassettonate. Quella centrale è costituita da una grande arcata, mentre le altre due sono più piccole e sono architravate. Le lesene corinzie sorreggono una bassa trabeazione con sopra un timpano. Al di sopra si innalza una struttura coperta a botte che illumina l’edificio tramite l’oculo e fa anche da cripta soprelevata perché in essa veniva esposta in particolari occasioni la reliquia del Sangue di Cristo. A tale cripta si accedeva da due scale a chiocciola a doppia rampa. All’interno un’unica grande navata dove venivano accolti i pellegrini, è affiancata da tre ampie cappelle coperte da volte a botte cassettonate; fra esse sono ricavate piccole cappelle all’interno dei pilastri che sostengono la volta a botte che ricopre l’aula....


Similar Free PDFs