Lessico ed educazione linguistica PDF

Title Lessico ed educazione linguistica
Course Linguistica Applicata
Institution Università degli Studi della Tuscia
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Riassunto del libro "Lessico ed educazione linguistica" di F. Casadei e G. Basile...


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Cap.1 – Lessico e competenza lessicale nell’educazione linguistica (Ferreri) Lessico in prospettiva teorica ed educativa 

La prospettiva dell’educazione linguistica prevede la curvatura dalla teoria all’applicazione: occorre infatti considerare l’oggetto lingua in funzione dell’apprendimento linguistico e del più generale sviluppo delle capacità semiotiche (De Mauro, Ferreri)



Def. estesa di linguistica educativa: settore delle scienze del linguaggio che ha per oggetto la lingua, considerata in funzione dell’apprendimento linguistico e del più generale sviluppo delle capacità semiotiche. Le pertinenze di una lingua (incluse nel meccanismo di apprendimento e potenziamento del linguaggio) si misurano in base al grado di funzionalità rispetto alle possibilità di espansione dello spazio linguistico e culturale dei singoli parlanti e apprendenti. ??



Le prospettive della teoria e dell’applicazione sono diverse ma entrambe necessarie in campo educativo, e per poter funzionare insieme richiedono convergenze solidali soprattutto per le quanto riguarda l’apprendimento delle lingue dell’educazione (lingue assunte e gestite dall’istituzione scolastica)



Nel Documento europeo di riferimento per le lingue dell’educazione viene affermato che le lingue dell’educazione comprendono sia la lingua principale di scolarizzazione (lingua ufficiale o nazionale) ma anche le lingue straniere o aventi altro statuto (es: lingue regionali). Dalla coesistenza di più lingue con status diversi dentro la scuola e nella mente dello studente, le due figure del linguista teorico e del linguista educativo devono trarre insieme elementi di analisi che possono essere utili sia per la descrizione dell’oggetto in sé, la/le lingua/e, sia per le applicazioni in campo educativo



Il rapporto con il lessico di una lingua si pone sia sul piano della > QUANTITà , ovvero di quante e quali parole scegliere per proporle nell’insegnamento > sia sotto il profilo della QUALITà delle conoscenze che ciascuna parola implica: forma fonica e grafica, struttura morfologica, configurazione sintattica, significato, relazioni di significato, collocazioni



Il bagaglio di conoscenze che ciascuna parola comporta e la massa di lessemi presenti nelle lingue di cultura, fanno pensare che l’apprendimento del lessico difficilmente possa dirsi concluso a un certo stadio dell’istruzione, piuttosto si può parlare di un processo aperto che si rinnova con il divenire della conoscenza di una lingua.

Aspetti costitutivi del lessico 

Questione dibattuta negli ultimi 20 anni: la rinnovata centralità del lessico (nell’economia dei fatti di lingua…?)  questo appello di centralità è la dimostrazione della perdita di equilibrio tra le diverse componenti di una lingua, indotta dai modelli teorici. ES: Lo Cascio si avvale delle osservazioni critiche di Jackendoff per spiegare le ragioni della posizione periferica del lessico nella teoria generativa, in cui effettivamente il lessico viene percepito come un presta nomi, un mucchio lessicale a cui attingere per inserire le estensioni lessicali sotto le varie etichette categoriali e sintattiche.



Allo stesso modo Pustejovsky > ritiene che la perifericità del lessico nel quadro generativo venga nettamente evidenziata, se pur venga contrapposta a una diversa consapevolezza teorica.



*De Mauro > sostiene che dal punto di vista teorico generale vi è una parità tra tutte le dimensioni di un segno o di un codice, e che quindi non si può asserire una la presunta marginalità di un componente (lessicale, sintattica o fonologica)

 in Guida all’uso delle parole, Minisemantica e in maniera ancora più approfondita in Lezioni di linguistica teorica, De Mauro ha posto la questione della parità teorica delle quattro dimensioni del segno: 1) Quella SINTATTICA > quando un segno viene considerato nella sua struttura interna, poiché da conto della composizione di un segno o d’un insieme di segni in termini di tratti pertinenti; 2) Quella SEMANTICA > relativa al rapporto tra il significato e i sensi sempre diversi che può assumere; 3) Quella ESPRESSIVA > che riguarda la realizzazione del significante (ovvero i segnali, le diverse espressioni he possono realizzare il significante di un segno); 4)Quella PRAGMATICA > relativa all’uso di un segno da parte degli utenti di un codice, di emittenti e riceventi.



* (concezione precedentemente fatta da De Mauro) Dal punto di vista della SEMIOTICA TEORICA: non solo il lessico, ma tutte le dimensioni semiotiche di un segno e delle parti in cui esso si può articolare sono ugualmente “centrali” dunque nessuna di esse è concepibile senza la correlazione con le altre (De Mauro)



Ciò che è emerso tra gli studiosi, se pur di diverso orientamento teorico, è una più accentuata attenzione al ruolo che il lessico svolge nell’interfaccia con altri livelli di analisi: in particolare il sottoinsieme lessicale (costituito dalle espressioni polirematiche, quelle idiomatiche e le collocazioni) ha portato a riconsiderare i modelli teorici in modo da costruire rappresentazioni per poter spiegare il costituirsi di aggregati di parole il cui significato non è dato dalla somma dei singoli componenti.

ESEMPIO: Tra gli assunti di base dei modelli che si rifanno alla Grammatica delle costruzioni vi è una divisione non più dicotomica tra lessico e grammatica  non esiste un “lessico” come componente separato dalla grammatica, tra regolare e irregolare è in realtà una falsa dicotomia. Il COSTRUZIONISMO propone piuttosto un continuum tra ciò che è regolare e ciò che è irregolare, tra ciò che è improduttivo e ciò che è produttivo.



Teoria della processabilità proposta da Pienemann per spiegare l’apprendimento di una L2 Dà al lessico un ruolo di rilievo, spiegando gli stadi dello sviluppo linguistico a partire dal lessico e ne propone la graduale grammaticalizzazione per mezzo di una gerarchia universale di procedure e di elaborazione cognitiva – di processabilità.  La centralità del lessico si desume dalla necessità di spiegare come le parole vengano codificate grammaticalmente, piuttosto che come le strutture vengano lessicalizzate, ed entrano nella modellizzazione del lessico sia a) la struttura argomentale > che determina il numero e il tipo di argomenti richiesti da un verbo; b) la struttura che specifica le funzioni sintattiche; c) la struttura in costituenti > che categorizza e indica l’ordine delle parole.

La corrispondenza (mapping) tra queste strutture può comportare il loro: - allineamento (quindi un minore costo di elaborazione cognitiva nell’apprendimento), o il - discostamento (con conseguente allungamento dei tempi di apprendimento). La possibilità di allineamento/non allineamento dipende dalla prospettiva pragmatica che come parlanti/ascoltatori si vuole costruire come rappresentazione del significato che si intende trasmettere.



Spostando però lo sguardo dal piano teorico a quello applicativo, se si prende in considerazione la dimensione dell’apprendimento e dell’insegnamento, la questione della centralità del lessico assume un diverso spessore  il focus viene infatti radicalmente spostato, mettendo in evidenza il lessico e assegnandogli un ruolo preminente nell’acquisizione e nell’apprendimento di una lingua, infatti: Per chi impara a parlare una lingua apprendere e saper usare un lessema ha una centralità didascalica, psicologica e sociale; inoltre così facendo viene attivata una facoltà innata per la specie umana, che non si atrofizza, si attiva e permane. -Quindi sul PIANO TEORICO > prevale la parità delle dimensioni o il continuum tra le componenti lessico e grammatica; PIANO DIDATTICO APPLICATIVO > lessico ha ruolo predominante, a condizione che si tengano sotto controllo tutte le correlazioni implicate dal possesso di una parola.



La centralità del lessico implica dunque necessariamente e contestualmente l’attenzione: -fonologica, -prosodica, -semantica, -morfogrammaticale - sintattica che vengono attivate (o sono attivabili) a partire dalle parole.

Lessico: complessità di una definizione 

Lessico = insieme dei LESSEMI di una lingua.  Il termine lessema (che non corrisponde a parola) indica più tecnicamente un’unità minima del lessico, indicata di solito con una forma che coincide con la citazione del lessema che possiamo trovare nel dizionario, ovvero il LEMMA.



Def. Lessema nel GRADIT: unità del lessico che in genere coincide con il lemma di un dizionario, che può essere:

a) una base tematica radicale non ulteriormente analizzabile o accompagnata dalle sole desinenze; b) una base tematica in cui è riconoscibile una base tematica radicale con formanti, prefissi, infissi e suffissi, o come in composti (es: composizione di più basi tematiche), o in lessemi complessi (composti da + lessemi). In base a questa definizione, possiamo constatare quindi che il lessico include non solo parole singole, ma anche agglomerati di varia entità e statuto.



La definizione del GRADIT non esaurisce in ogni caso tutti gli aspetti che hanno a che fare con le parole, tra i quali bisogna ricordare: 1)La struttura argomentale dei verbi > esplicitazione di ciò che un verbo richiede nel suo intorno per completarsi, e dei suoi argomenti (o attanti come vengono chiamati nella terminologia di Tesnière) 2) I phrasal verbs o verbi frasali o sintagmatici > sintagmi formati da una testa verbale e da una “particella”, coesi sintatticamente e il cui significato non è composizionale (ovvero non sempre è ottenuto dalla somma dei significati delle singole parti che lo compongono, es: to look after = badare). 3) Le reggenze > esplicitazione delle forme morfosintattiche che gli argomenti del verbo devono assumere legandosi ad esso (es: dedicarsi richiede la preposizione a)



Bisogna ricordare inoltre che il lessico è connesso con l’uso che i parlanti ne fanno > di conseguenza le parole risiedono nella coscienza dei parlanti assieme alla stratificazione dovuta al loro utilizzo, e questo è un dato di cui i dizionari devono tener conto.



De Mauro, termine vocabolario > intende l’insieme dei vocaboli adottati da un singolo autore in un testo, o in un gruppo di parlanti, distinguendolo così dai due vocaboli (spesso concorrenti) dizionario e lessico lessico: integrazione (o somma logica) di tutti i possibili vocabolari intesi, ma anche l’insieme delle regole di formazione di altri possibili vocaboli che pur non essendo ancora attestati, possono tuttavia essere generati a partire da vocaboli già esistenti e dalle già esistenti regole di formazione delle parole (LESSICO POTENZIALE).



Come affermato precedentemente da Simone > un’assunzione implicita è che le varie categorie lessicali siano costituite naturalmente da entità strettamente monorematiche, per cui il vocabolario di una lingua sarebbe composto da nomi, ciascuno composto da una sola parola, mentre ormai gli studi di semantica e ancora più quelli della sintassi ci dicono che il lessico di una lingua è organizzato secondo principi complessi.



Negli ultimi 20 anni sono state analizzate sotto diversi profili le connessioni tra le parole, fino al punto che una parte delle questioni trattate nelle ricerche scientifiche sono state inserite nei dizionari per dare conto non solo del piano delle relazioni semantiche (con l’esplicitazione dei sinonimi e dei contrari, e a volte anche di olonimi e meronimi), ma anche per informare sulle configurazioni sintattiche, descrivendo la struttura argomentale dei verbi o esplicitando le reggenze. Altrettanta attenzione è stata posta alle solidarietà sintagmatiche > dalle collocazioni privilegiate fino alle polirematiche che non ammettono costituenti, e agli usi sociali delle parole.



Tra le opere che hanno innovato l’italiano in questi aspetti (punto sopra) possiamo citare oltre al GRADIT, anche i dizionari di Sabatini, Coletti (1997); Lo Cascio (2012-2013); Giacoma, Kolb (2014). Queste opere in particolare si distinguono per aver assunto una posizione su una o più questioni teoriche, e averne individuato i modi di rappresentazione nei dizionari applicandoli sistematicamente su tutto il lemmario



In paesi come GB, FRA, DEU si manifesta una più sviluppata sensibilità alla necessità degli studenti di L2, per cui da molti anni pubblicano dizionari in cui forniscono maggiori dettagli di natura sintattica, agevolando l’acquisizione anche grazie a informazioni linguistiche necessarie per uno studente straniero. Contrariamente a quanto succede in ITA > Schafroth lamenta l’assenza di un dizionario di Italiano L2, specificando anche quali dovrebbero essere le caratteristiche, a partire dal confronto con altre tradizioni lessicografiche

Il lessico italiano e la forza delle regole



GRADIT > considerato come la più ampia fonte lessicografica della lingua italiana, con oltre 260.000 lemmi monorematici e oltre 60.000 polirematiche con definizione. L’analisi del lessico al suo interno offre dati interessanti:

Tra le parti variabili del discorso primeggiano i sostantivi (138.919 entrate), seguono gli aggettivi (54.866 entrate), e i verbi (22.580 entrate). Queste tre categorie rappresentano nel loro insieme poco più dell’86% del totale dei lemmi.  125.000 lemmi hanno una datazione precisa o sono attribuibili a un secolo preciso: circa il 48% > ascrivibile al XX secolo; un altro 15% > ascrivibili XXI secolo. Dunque circa il 63% dei lemmi datati si è formato negli ultimi due secoli. Questo vale soprattutto per i sostantivi (61% dei quali si è costituito tra il ‘900 e l’800) e per gli aggettivi (74%), ma non nei verbi ( il 61% è antecedente all’800, e solo il 39% si è formato tra XIX e XX secolo).



Questi numeri fanno luce sul divenire continuo della lingua, ma non chiariscono il ruolo delle regole nella formazione di parti del lessico, che si evidenzia esaminando la composizione in base all’origine. Infatti, come affermato da De Mauro, dal punto di vista della loro origine, possiamo raggruppare i lessemi semplici dell’italiano, in 3 grandi categorie: 1) Lessemi patrimoniali (denom. da Bruno Migliorini) > appartenenti a una lingua sin dall’origine; 2) Lessemi esogeni > acquisiti dalla lingua nel corso della sua storia, ottenuti in vari modi e talvolta anche adattandoli da altre lingue (prestiti adattati o non, calchi, ecc.) 3) Neoformazioni endogene > lessemi che a partire dalle basi lessicali delle altre due categorie, si creano in una lingua secondo i suoi procedimenti di formazione delle parole (passaggi di categoria morfologica detti allora transcategorizzazioni, accorciamenti, derivazione interna con prefissi, suffissi, affissi, composizione)



In ITALIANO possiamo trovare: a) parole ereditate direttamente dal latino (parole patrimoniali, come x es: faccia, avere); b) parole formate attingendo a basi latine e greche; c) parole formatesi dai contatti con altri idiomi; d) parole che si sono create applicando a forme italiane i processi di formazione delle parole (es: formazione con -izzare)



In particolare nelle formazioni ENDOGENE si può osservare l’effetto delle regole > una buona parte dei vocaboli del GRADIT è frutto di meccanismi di derivazione e composizione tutti interni all’italiano.



Accettando l’esistenza di regole per generare nuove parole rientrano nel lessico anche le parole in uso, parole uscite dall’uso e parole che potrebbero entrarvi (potenziali), che riescono ad essere riconosciute come parole italiane, anche se non sono mai state sentite dire prima.



Sgroi > fa un confronto tra i dizionari in Italia degli ultimi 20 anni del XX secolo, esaminandone la sistematicità con cui danno conto del PROCESSO DI FORMAZIONE DELLE PAROLE e: -Individua nella lemmatizzazione di affissi e confissi la conferma di una rinnovata attenzione nei PROCESSI ENDOGENI di DERIVAZIONE e COMPOSIZIONE; -Elenca i dizionari monolingue che hanno apportato questa modifica. La disamina di Sgroi sottolinea quanto sia importante che i dizionari diano conto della STRUTTURA MORFOLOGICA delle parole e tra le parole nel caso dei derivati e dei composti.



Nella recente produzione lessicografica viene messa in risalto la sistematicità e la completezza con cui vengono portati a “lemma” i CONFISSI e gli AFFISSI, cosa che nelle precedenti opere avveniva in maniera sporadica, o non avveniva affatto. Nell’ottica dell’analisi di Sgroi, troviamo una giustificazione alla scelta del GRADIT di portare a lemma 351 AFFISSI (suddivisi in 94 prefissi e 257 suffissi), dei quali possiamo anche vedere la PRODUTTIVITà, osservando la quantità di derivati prefissati registrati nel dizionario



La maggior parte dei DERIVATI ITALIANI è dovuta a processi di suffissazione (più che di prefissazione); tra i SUFFISSI più PRODUTTIVI presenti nel GRADIT troviamo -ico (4596 derivati), -mento (3644), -tore (2714). Per quanto riguarda i CONFISSI, il GRADIT ne riporta circa 2600, che danno luogo a migliaia di COMPOSTI costituiti per lo più da termini scientifici.

Le locuzioni polirematiche 

Def. Parole polirematiche (o locuzioni o espressioni polirematiche): combinazioni di parole che hanno che hanno gradi diversi di coesione Si tratta di una categoria di fenomeni piuttosto ampia, che più generalmente parlando include: 1) SINTAGMI > che hanno un uso cristallizzato (es: donna di servizio) 2)PARTI DI ENUNCIATO il cui SIGNIFICATO NON è SCOMPONIBILE in quello dei suoi componenti (es: mangiare con gli occhi, dare in testa) 3) ESPRESSIONI la cui funzione GRAMMATICALE è data dall’insieme delle parti che le compongono e non dai singoli componenti (es: nella misura in cui, con valore di congiunzione)



Il GRADIT, è il primo dizionario che registra un’ENTRATA AUTONOMA per le polirematiche, ed adotta strategie differenti per rappresentarle:

 Abbiamo entrate autonome per le locuzioni latine o d’altre lingue straniere (circa 2500), come inglese, francese, tedesco e spagnolo, i cui componenti non figurano a loro volta come lemmi Questo permette un senso di compenetrazione tra le lingue, e consente sotto un profilo educativo-linguistico, l’accesso ad espressione altrimenti impenetrabili.  Registrazione sotto i lessemi costituenti: come accade alla stragrande maggioranza (130000 casi) delle polirematiche (es: sotto lemma fumo troviamo circa una 20ina di polirematiche come andare in fumo, segnali di fumo, vendere fumo) Pur essendo molto numerose, le polirematiche raccolte nel GRADIT non esauriscono l’enorme massa di locuzioni presente nella lingua italiana: sono soprattutto i linguaggi tecnici e specialistici ad avvalersene, infatti in essi le polirematiche superano di gran lunga i termini monorematici.

La struttura sintattica 

Dizionario SABATINI E COLETTI (1997), fornisce informazioni sulla struttura argomentale dei verbi  da conto del tipo e del numero degli argomenti con cui i verbi tendono a combinarsi per costruire una frase, costituendo così un vero e proprio ponte tra semantica e sintassi. ES: verbi zerovalenti > per questo particolare tipo di verbi, il dizionario specifica che non richiedono argomenti per strutturarsi In tutti gli altri casi, il verbo può richiedere da 1 a 4 argomenti. NB: accezioni diverse di uno stesso verbo possono richiedere una diversa struttura (es: piovere ha anche uni intransitivi non zerovalenti, come in piovono foglie in cui si intende “cadere dall’alto in gran quantità” si ha la struttura argomentale [sogg-v]).



Dizionario bilingue italiano-tedesco GIACOMA–KOLB, aderisce alla teoria della valenza e fornisce informazioni sull’intorno sintattico dei lemmi. Rifacendosi alla tradizione lessicog...


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