Linguaggio Televisivo appunti parte 3 PDF

Title Linguaggio Televisivo appunti parte 3
Course Teorie e tecniche del linguaggio televisivo
Institution Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
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Summary

Le fasi di produzione sono 3: Pre-produzione→ il programma viene scritto, viene pensato e preparato per essere poi realizzato. Ci deve essere un’idea, questa idea spesso viene chiamata concept (riassunto del senso del programma in pochissime parole), poi l’idea deve essere formalizzata nella scenegg...


Description

Le fasi di produzione sono 3: •





Pre-produzione→ il programma viene scritto, viene pensato e preparato per essere poi realizzato. Ci deve essere un’idea, questa idea spesso viene chiamata concept (riassunto del senso del programma in pochissime parole), poi l’idea deve essere formalizzata nella sceneggiatura (non tutti hanno una sceneggiatura, nessun programma ha una sceneggiatura simile al cinema) che in tv si chiama script o copione che nasce dagli autori, la scrittura consiste nella messa su pagina del modo in cui l’idea dovrebbe essere messa in atto. Una volta che si è cominciato a lavorare sulla struttura bisogna definire un budget (non sempre accade in questa fase), bisogna fare i casting di cui a volte si occupano gli autori e a volte un ufficio casting specializzato, la collaborazione tra l’ufficio e l’autore è essenziale perché avere un buon cast significa avere chiari i ruoli dei personaggi e quindi gli autori devono definire i ruoli che servono per far funzionare la storia del programma. In ogni programma si ritrovano dei “tipi” che rappresentano un ruolo (Maneskin, gruppo dall’immagine aggressiva, all’interno dello stesso cast ci saranno personaggi che bilanciano questa presenza). Bisogna poi trovare la location che può essere studio o mix studio ed esterno, vi sono personalità che si occupano di questo i “location manager”, scegliere il luogo vuol dire anche individuare gli studi, spesso gli studi solo all’estero perché costano meno, poi si scrivono le puntate attraverso la scaletta, prevedere che un dato pezzo durerà tot minuti con numero di storie ecc… Produzione→ avendo sistemato il budget posso passare a girare e produrre il programma. Finita la pre-produzione si inizia a girare il programma. Poco prima, a cavallo delle due fasi, ci si occupa del budget grazie al produttore esecutivo, i soldi in tv appartengono o ad inserzionisti o a chi gestisce il canone, ma ha la responsabilità di amministrare il piano di produzione (soldi) nel migliore dei modi. La rete e la casa di produzione che detiene i diritti del programma decidono la quantità di soldi da mettere a disposizione. Spese: apparato tecnico con luci, montaggio, camere… la SIAE, i giudici e Cattelan, gli ospiti, lo staff, i costumisti (trucco e parrucco spesso sponsorizzati), noleggio di location, la sicurezza, il catering, a volte il pubblico e sempre la società che recluta il pubblico, lo scalda pubblico, macchinari speciali, il promo della rete, i trasporti, la pulizia, i gadget, gestione social, l’alloggio, reparto che è sempre rischioso e costosissimo che è quello dei “props” (oggetti che servono), il runner (fattorino) che risolve i problemi improvvisi tipo se si rompe qualcosa Post-produzione→ sistemazione del programma registrato, anche in diretta è presente ma in modo diverso. Questa fase prevede il montaggio, a seconda del tipo di programma questa può essere una parte onerosa. Una volta che ho il girato e lo monto poi si aggiunge la sigla fatta dai grafici, grafici importanti con anche il consulente musicale che sceglie i suoni del programma o se serve la colonna sonora occupandosi dei diritti musicali. Tutte queste professioni sono indicate nei titoli di testa e coda, tantissime persone collaborano alla costruzione del programma televisivo.

Ogni programma attraversa queste tre fasi. L’autore non solo scrive ma in alcune produzioni gira certe porzioni di programma, spesso è quindi richiesto di saper raccontare con le immagini, un autore che non va al montaggio soprattutto per programmi grossi fa schifo, perché il montaggio è un tipo di scrittura pari alla penna ma fatta per immagini. Se un autore ha immaginato quella storia e non verifica come la storia viene raccontata perde una parte considerevole della sua aderenza al programma stesso. Un bravo autore deve anche saper montare. Ogni grande conduttore ha un suo autore. Il regista televisivo è completamente differente da quello cinematografico, spesso il regista si deve occupare solo della cucitura del discorso visivo ma non entra nella scrittura del programma, pochi sono i registi che hanno ruolo di direzione artistica. Il direttore artistico si occupa della gestione dell’immagine. 18

20/03/19 Xfactor (parte della finale live dal forum) Mengoni e Walker che cantano Ola scritta da Mahmood, ogni esibizione deve raccontare la canzone e raccontare l’artista, il modo in cui sa interpretare e il testo, in questo caso viene fatto in maniera complicata perché nella diretta il montaggio è in diretta, quindi il regista ha a che fare con il “program” che è un muro di monitor a cui corrisponde una camera, il regista chiama per staccare le varie telecamere a seconda di cosa vuole inquadrato in un dato momento. Quindi il regista deve per forza avere consapevolezza prima dell’esibizione di quello che vuole raccontare, quindi ha sistemato prima le telecamere e di conseguenza proverà a cucire in diretta un racconto, quindi gli stacchi di camera devono corrispondere a pezzi precisi dei brani. Essendo un programma musicale anche gli stacchi devono avere un certo ritmo. Anche in Masterchef gli stacchi hanno un certo ritmo spesso molto serrato, così da dare l’impressione di essere in diretta. Quindi X-Factor viene girato in diretta come se fosse un videoclip (perfetto come fosse già registrato), al contrario Masterchef racconta con parti molto serrate in modo da dare la sensazione di essere in diretta. Performance Mengoni + Walker: dissolvenze incrociate danno stacchi più morbidi, alternanza primi piani e campi lunghi che racconta dove si è, che il ritmo cambiava a seconda del ritmo della canzone, grande uso del montaggio del light design. Pieno di errori che non si vedono poi tanto e determinati dalla diretta, l’aspetto particolare è come viene raccontata una performance live di due cantanti cercando di costruire un discorso che racconti le performance musicali così come quelle in studio nelle puntate precedenti. I due luoghi sono molto diversi, lo studio è molto più semplice. Ci sono alcuni stacchi sporchi, in ritardo rispetto alla canzone, inoltre Mengoni non è stato inquadrato subito perché arriva dopo, il che è una scelta discutibile perché o li racconti entrambi oppure scegli di far entrare Mengoni nel momento in cui canta (succede), ma manca una cosa e cioè i piani di ascolto di uno e dell’altro (quando guardo le facce del cantante che non canta) intravediamo questi momenti ma se fosse fatto bene scalderebbe tantissimo la performance. L’inquadratura non sta quasi mai fissa su Mengoni, se guardiamo i pesi delle inquadrature noi vediamo molto più Tom di lui, quindi per raccontare davvero mi manca da un lato la loro interazione, un po’ la faccia di Mengoni che è bella da vedere televisivamente parlando, è bello vedere come il duetto si racconta. Sicuramente devi far vedere in diretta anche la bellezza delle luci, vedere il forum, mai vista la giuria (perché non c’erano), è mancato qualche piano d’ascolto del pubblico, però performance molto difficile da fare in diretta quindi ci sono un pochino di errori. Opening finale di X-Factor: inizio molto scarico, non si riusciva a raccontare l’omaggio a David Bowie, faceva vedere solo i violini e le facce terrorizzate dei cantanti, in questo caso vedere lo spavento dei concorrenti creava freddezza e non empatia. Poi entra Cattelan che è super carico e da una botta alla presentazione, poi parte Mengoni su cui all’inizio ci sono stacchi puliti, poi il regista si fa prendere la mano con la regia giovane (è il tipo di regia in cui fai tremare o cambi l’immagine molto spesso per creare confusione apposta) non necessaria perché se racconti la canzone non è necessario muoverla più di quanto sia, è molto meglio raccontare i visi. Questo accade perché il regista spesso non conosce il pezzo e stacca un po’ a caso. L’errore più grosso è stato con i giudici, non ne hanno fatto vedere nemmeno uno. Il corpo di ballo non era necessario così tanto, c’era già tanta carne al fuoco, quindi il regista doveva far vedere tutto, un casino. La costruzione dell’apertura è stata la dimostrazione di quanto questa edizione di X-Factor fosse debole. Masterchef: è il programma più complesso da produrre della tv italiana, è il più difficile da fare perché mentre su XF non ci sono dubbi sul genere di programma, Masterchef ha dentro almeno 5 generi: è un talent di cucina, è un game (eliminazioni), è un reality (storie dei concorrenti e famiglie), fiction (punti di racconto ricostruiti), factual (come real time, programmi in cui ti spiegano come fare delle cose). È un format in cui alcuni diritti sono tenuti da Endemol Shine, adattamento rigido per lo schema ma abbastanza morbido su alcuni elementi narrativi dei singoli paesi. 19

La componente strutturale, ossatura molto rigida (ogni puntata è uguale con momenti ricorrenti). In primo luogo, nella mistery ci sono 60 minuti in cui preparare una ricetta con ingredienti che trovano nella scatola, al termine del tempo assaggiano i 3 piatti migliori e determinano il vincitore, chi vince ha un vantaggio cioè sapere il contenuto dell’invention, inizia l’invention in cui i concorrenti preparano piatti sulla base degli ingredienti scelti dagli chef, alla fine i giudici assaggiano tutti i piatti e eliminano qualcuno. Seconda puntata inizia con la prova esterna a squadre, alla fine i vincitori in balconata e gli altri al pressure test che determina chi può essere eliminato. Struttura complessa che deve essere girata con una specie di metronomo, ogni puntata viene girata in modo unico, a parte la fase dei casting dove i concorrenti sono selezionati con estrema attenzione, poi interviene la macchina produttiva. I casting sono fatti sulla base culinaria e sulla capacità dei concorrenti di raccontare storie, bisogna avere un personaggio. Dal punto di vista produttivo la mistery box viene costruita con 7 telecamere in studio la cui particolarità sta nel fatto che ognuna registra separatamente il suo contenuto per tutta la durata della prova e tutti i sette i contenuti vengono caricati separatamente in sala di montaggio per rendersi disponibili ai montatori, quindi per una mistery che dura 60 minuti in realtà hanno 7 ore di registrazione, i montatori hanno 7 ore di girato per ogni porzione di puntata da cui tolgono tutto fino a 10 minuti complessivi di montato. In più il regista durante la prova in studio ha a disposizione un program e in diretta con le 7 telecamere sceglie le inquadrature particolarmente interessanti, lo fa perché questa attività serve come ossatura per il montaggio. L’invenzione più incredibile dei talent è il confessionale, perché da l’impressione di essere in diretta ma in realtà è girato dopo le cose, ma è montato come se accadesse nel momento che racconta. Noi questa cosa non la notiamo nemmeno più, è ovunque, quindi passiamo sopra l’incongruenza temporale. Quando viene eliminato un concorrente è difficile e imprevedibile, non puoi controllarlo ma cerchi di mandare avanti i più forti televisivamente. Casting di Gloria, in meno di un minuto si racconta la concorrente, con pochissime battute, lavora come mulettista e non vuole tornare a fare quel lavoro ma ne ha tutte le caratteristiche, il marito enfatizza l’idea della sua forza, dimostra che è legata alla sua terra grazie al formaggio che mette negli gnocchi (piatto banale). Montaggio serratissimo con ogni inquadratura utile ed essenziale, quando lei parla l’inquadratura è sporca, le altre no. Transizione ai giudici con la voce di Cannavacciuolo, l’audio spiega più dell’immagine, il montaggio è talmente attento a costruire i piani d’ascolto da costruire i discorsi, c’è praticamente uno stacco al secondo ma ogni inquadratura racconta una cosa, fatta apposta per mettere in evidenza un profilo della concorrente. In questa edizione c’era un giudice nuovo, Locatelli, e dovevano costruire anche la sua immagine quindi in questa storia si vede un fotogramma che racconta questo giudice (quando chiede quanti anni ha fatto in fabbrica e alla sua risposta chiude gli occhi), personaggio empatico. Ogni immagine ha senso.

02/04/19 LA SERIALITà Lost→ gli 8 minuti più significativi della storia della serialità a partire dagli anni 2000, uno spartiacque della lunga serialità. Inizia nel 2004 e finisce nel 2010, 6 stagioni con messa in onda settimanale. Importante perché marca una frattura tra la vecchia serialità e la nuova, sequenza mai vista di questo tipo fatta per la tv e non per il cinema. Sequenza di apertura perfetta dal punto di vista registico ed estetico di montaggio, lungo piano sequenza, non è una serie che si auto-spiega, due cose: idea di complessità, nasce qui con questa sequenza e ci porta dal 2004 dritti ad oggi, dopo 15 anni potrebbe tranquillamente sembrare una serie attuale. Scena ripresa in un’isola della Polinesia, tutta la troupe è stata portata là e ci è rimasta per tutta la durata delle scene, investimento economico enorme. Connotazioni di modernità e idea che la tv possa essere complessa ed esteticamente valida e soprattutto che non abbia nulla da invidiare al cinema da 20

questo momento in avanti questo tema diventa centrale. Questa sequenza iniziale della prima puntata è una sequenza cinematografica, ma soprattutto dentro questa puntata c’è una quantità incredibile di elementi, citazioni e tentativi di raccontare la specificità televisiva all’interno di coordinate cinematografiche in un modo che non era mai stato affrontato. Serie particolare e dopo questa non è più stato possibile pensare alla serialità com’era stato fino a quel momento. C’era l’idea che la tv fosse un mezzo banale e di serie b, per moltissimo tempo fino almeno alla fine degli anni 80 la serialità si identificava con prodotti di largo consumo come soap, telenovela e telefilm di importazione, prima ci sono stati molti altri prodotti seriali tipo “sex and the city”, “E.R.”, però i prodotti di HBO erano prodotti di nicchia che potevano essere fruiti solo da chi era abbonato ad HBO, mentre Lost sarà accessibile a tutti e non ha nulla a che vedere con la serialità di serie b degli anni 80. Incapacità della tv di usare un linguaggio complesso, mentre il cinema lo fa, inizia ad essere messa a fuoco la possibilità della tv con questa serie. Stratificazione dei linguaggi, programma letto in molti modi diversi (film catastrofico, vite dei personaggi, come action movie, come una soap, come la citazione di molti altri prodotti cinematografici), la complessità è figlia di una evoluzione televisiva e che porta il discorso ad un altro livello rispetto al passato. Non c’è una sigla ma solo una parola su sfondo nero con sottofondo un suono per pochi secondi, si entra direttamente nella storia, si vede un uomo in mezzo ad una vegetazione, ferito, in giacca, poi tutta una serie di piccoli indizi che ad una prima visione non si notano che poi avranno tutti un significato nello svolgimento della storia: delle scarpe appese, un cane, lui che si toglie dalla tasca le bottigliette di liquore che danno sui voli, è separato dagli altri, poi si alza e va, nel momento in cui esce dal bosco e arriva al mare parte il piano sequenza in cui vediamo insieme a lui cosa è successo. Quella sequenza lì è da osservare con l’occhio esperto e poi bisogna fare attenzione al dialogo e ai personaggi che prima o poi vengono presentati. Succedono tutta una serie di cose che non vediamo bene perché cerchiamo di capire cosa succede, ma sotto la linea principale succedono molte cose che avranno significato. A parte la primissima sequenza di apertura in cui vedi scarpe, bottiglietta, cane ecc. l’apertura della sequenza sulla spiaggia mostra un posto stupendo poi la camera si muove e vediamo insieme a lui la scena del disastro dove ci sono moltissimi superstiti, si cominciano a vedere i personaggi e si intuisce che le persone interpellate dalla macchina o dal protagonista saranno personaggi che rivedremo, l’uomo cinese, la ragazza bionda che grida, l’uomo che cerca il figlio, tutta una serie di personaggi, poi inizia una micro sequenza in cui i personaggi iniziano a chiamarsi per nome. Iniziano perché è importante che il pubblico a casa inizi a riconoscerli (convenzione tipica della soap opera che è fatta per essere ascoltata più che vista, quindi è importante capire chi sta dicendo cosa e a chi, genere basato sul dialogo, quindi in ogni sequenza delle soap che si chiamano continuamente, proprio perché se non stai guardando sai chi parla a chi) non siamo nel contenitore della cultura altissima ma nella tv, uno dei codici più criticati viene subito piazzato e nobilitato. Vediamo le immagini del disastro poi mano a mano l’impatto emotivo del disastro cala e iniziano ad uscire i dialoghi, al minuto 5 di parole ne sono state dette pochissime, la prima battuta pronunciata è di Jack che dice “aiutatemi al mio tre… uno due e tre” banalissima e noi nemmeno ci facciamo caso ma ci riporta al medical drama, altre battute dette da lui fanno parte di questo codice linguistico e di genere, il dialogo con la donna incinta “devi stare calma, respira, andrà tutto bene…” dialoghi banalissimi e anacronistici ma servono a spiegare chi è quel personaggio che evidentemente sarà un medico. Al bellissimo bagnino spiega che sta sbagliando la rianimazione, poi il belloccio dice “ma non bisognerebbe fare un buco in gola con una penna” e l’altro lo piglia in giro dicendo di si, una presa in giro meta-testuale di un genere tipico del medical drama, potrebbe essere trovata in “Scrubs”. La roba della penna è citazione di E.R. degli anni 90, omaggio alla soap e al medical drama soprattutto di quello che ha stravolto il genere medico (E.R.). Il bello va a prendere le penne, il personaggio è inquadrato come un cretino bello e stupido. La scena dell’esplosione è il key visual, inquadratura chiave della serie, immagine potentissima che richiama una marea di film e action movie, una volta lanciato e chiuso in modo spettacolare la sequenza di apertura la narrazione cambia passo e rallenta, i personaggi iniziano ad essere raccontati e partono i titoli di testa e la colonna 21

sonora (musica semplice e complessa), musica con due note basse che racconta questo mondo. Il concept di Lost: naufragio su isola deserta dove ci sono delle presenze. Concept semplice e di grande successo. La storia di Jack e Kate viene raccontata come le soap in campo contro campo e dialoghi improbabili, citazione di Rambo in tutta la sequenza dove lui si fa cucire la ferita senza un lamento con il goccetto di liquore e il viso sfregiato sulle guance come lui, chi non è bello è molto connotato. I due orientali parlano tra di loro nella loro lingua, lui dice “non preoccuparti degli altri” gli altri sono le presenze, quindi primo accenno strano che indica che può essere che sappiano più degli altri. Piccoli indizi nella prima parte, il secondo key visual che chiude la prima metà è la sequenza di tutti i personaggi che guardano la collina buia dove si manifestano per la prima volta le presenze. Quasi tutti i personaggi sono stati presentati. La serialità è una modalità narrativa dei media, in particolare in tv trova una chiave potentissima, questo prodotto mette in chiaro l’idea di intensità.

03/04/19 Lost rende complessa la serialità televisiva che fino a quel momento era marginale, prima era considerata come un prodotto poco degno di nota. Una cosa prodotta in serie vuol dire che viene replicata uguale a sé stessa in tante unità, l’opposto è la produzione artigianale (anche più costoso). L’idea della serialità accompagna la storia dei media fin dalla loro nascita, in tutti i mezzi di comunicazione (stampa, cinema, radio, tv e poi web) che hanno segnato lo sviluppo della società occidentale la serialità è stata fondamentale. Ad esempio la Ford modello t è la prima automobile prodotta in serie all’inizio del 900, sfrutta l’idea e la pratica della catena di montaggio, per produrre in serie è l’innovazione più importante del 900 perché, attraverso la pratica della catena, gli oggetti e successivamente quelli mediali possono essere prodotti in quantità elevate a costi bassi, la macchina prodotta con catena di montaggio da Henry Ford costa poco quindi può essere acquistata da chi prima non poteva nemmeno pensare di permettersela. Rivoluzione che ha impattato sugli spostamenti, idea di viaggio e vacanza, sui mezzi di trasporto, su tutto. Alla base della produzione di...


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