Title | Lorenzo Dalmasso Il vino nell antica Roma Cosi bevevano i Romani |
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Course | Letteratura Latina |
Institution | Università degli Studi di Messina |
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IltestoètrattodaStoriadellaviteedelvinoinItaliadiA.MarescalchieG.DalmassoVol.IIArtiGrafiche GualdoniMilano-1933. Del saggio, originariamente intitolato La vite e il vino nella letteratura romana, sono stati pubblicati i capitoliI,II(nellasezioneElementitecniciriflessinellaletteratura)eIV(nellasezione Lavitaeilcostume nellaletteraturadellaviteedelvino). ©2015WingsbertHouse Tuttiidirittiriservati WingsbertHousediFrancescoAliberti Sedelegaleeoperativa ViaFosdondo,94Correggio(RE) SedediRoma viaSistina,121Roma PromozioneedistribuzioneA.L.I. agenzialibrariainternational [email protected] tel.0005221753012 www.wingsberthouse.com EbookrealizzatodaLauraVallisneri
Indice Copertina Frontespizio Colophon Indice Sommario Introduzione DulciaMuneraBacchi Daltralcioallacoppa Ilvinonellavitad’ognigiorno Bibliografia
Ilpueracyatho(Roma,MuseoEtruscoGregoriano).
Sommario
Introduzione DulciaMuneraBacchi Le origini e gl’incrementi natici ‒ I luoghi della coltivazione ‒ I lavori ‒ I sistemi ‒ La vite maritata all’albero‒Leinsidiedellaterraedelcielo‒Ilfruttoprelibatoelagioiadell’uva‒L’uvaconservata‒ Leinnumerivarietàdell’uvaedelvino‒Campaniafelix‒Igrandivini:ilFalerno,ilCecubo,ilCaleno,il Formiano ‒ II Massico e gli altri vini meridionali ‒ I vini del Lazio ‒ I vini del settentrione ‒ I vini stranieriinItalia Daltralcioallacoppa Lavendemmia‒Lalietadanzadellapigiatura‒Imosticoncentrati‒Ivinafactia:ipicati,ilmulsoedi liquoridell’antichità‒Doveilvinosiformaematura:lacellael’apoteca‒Lapassionedelvinovecchio ‒L’abbigliamentodell’anfora‒Inemicidelvino:lemalattieeleadulterazioni‒Dalvasellamefittileai gemmatapotoria‒Lemurrineedicristalli‒Ilsimboloreligioso‒Daldolioallacoppa‒Igrandiedi medirecipienti‒Dovesibeveedovesiliba Ilvinonellavitad’ognigiorno Ilvinoelepersoneserie‒Ilvinoegl’imperatori‒Dagliordinesaglischiavi‒Conlaplebeall’osteria‒La gioiadelconvitoedelsimposio‒Lataccagneriaelagenerositànellamensa‒L’oradeigaudentiel’ora degliassennati ‒ Ilre delsimposio ‒La misceladel vinoe dell’acqua‒ Il gergodei degustatoree del tracannatore ‒L’offertadel convito e ilbrindisi del simposio‒ Dalla cenabuffonescaalla tragedia del convito Bibliografia Baccoarcaicobarbato(CornetoTarquinia,MuseoMunicipale).
Introduzione
La Storia della vite e del vino in Italia di Arturo Marescalchi e Giovann Dalmasso è un imponente lavoro enciclopedico uscito fra il 1931 e il 1937 presso l’editore Gualdoni di Milano. Una sorta di “Treccani dell’enologia” – pressoché coevo alle pubblicazioni dell’Enciclopedia Italiana, che hanno inizio nel1929–riccamenteillustrataeimpressasucartapatinata,conlegaturaintela verdeimpreziositadaunmotivoinoroenero. L’intera vicenda dell’enologia italiana, dalla preistoria sino all’età contemporanea,vieneaffrontataconuntaglioeruditoemeticoloso:suddivisain tre volumi, la trattazione è firmata da un team di studiosi ed esperti guidati da due fra i più eminenti enologi dell’epoca (se non i più eminenti, vista la loro rilevanzaanchealivelloistituzionale)comeMarescalchieDalmasso. Il chiaro intento è quello di fornire anche all’Italia uno strumento storiograficamente completo in materia, sulla scia dei volumi del francese Billiard e del tedesco Basserman-Jordan. Si va dalle testimonianze fossili delle prime viti alle presenze del motivo enologico nei monumenti e nelle art figurative dell’antichità, del Medioevo, del Rinascimento e dell’età moderna dalla letteratura alla numismatica, all’araldica, passando per la musica e i folklore; sino alla trattazione della tecnica e dell’evoluzione commerciale de prodottovino. Deiduecuratori,ArturoMarescalchi,bolognesediBaricella,erainquegliann sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura. Formatosi enologicamente alla scuola francese di Bordeaux, fissò la sua attività di tecnico del vino Conegliano, dove fondò l’Associazione Enotecnica Italiana. Nel suo nutrito curriculum enologico si annoverano anche la fondazione del settimanale I Commercio vinicolo, della rivista «Enotria», dell’Annuario vinicolo italiano dell’EnciclopediaAgrariadell’UTET.InquellodipoliticoattivonelVentennio la nomina a presidente della Federazione nazionale fascista del commercio enologico, quella a deputato al Parlamento per quattro legislature (dal 1919 a 1934),asenatore(1°marzo1934), e,comesiricordavasopra,asottosegretario perl’Agricolturadal1929al1935. Non meno significativa per il panorama dell’epoca, nei suoi intrecci fra
agricoltura, industria e politica del regime, è la figura di Giovanni Dalmasso Nato a Castagnole Lanza nel 1886, anche lui legato alla Scuola enologica d Conegliano,nel1923fondòla Stazionesperimentaleperlaviticoltura.Lasciòla suadirezionesoloperprenderepossessodellacattedradiprofessoreordinariod viticolturapressolaneonataFacoltàdiAgrariadiTorino,incaricochemantenne finoaglianniCinquanta. Accantoall’attivitàdi ricercatore,Dalmasso fupubblicistae scrittoreprolifico È del 1947 la prima edizione del suo manualeViticoltura moderna, a lungo consideratotestodiriferimentoperladisciplina. Glienologiegliappassionatidelvinoassocianoilsuonomeallacelebre(epe più d’uno famigerata) Commissione Dalmasso, che intervenendo sulla spinos questione della tutela del Chianti si incaricò nel 1932 di fissare i confini della regione originale – Chianti Classico – ampliandola e aggiungendovi altre se zone a denominazione Chianti (Montalbano, Rufina, Colli Fiorentini, Coll Senesi,ColliArentinieCollinePisane):provvedimentoche,anzichérisolverela questione con buona pace di tutti, diede il via ad una lunghissima serie d contrastierecriminazioni,protrattasisinoallesogliedeigiorninostri. L’autore del presente volume, dedicato al vino nella letteratura, nei costumi e nella vita quotidiana dell’antica Roma, è però il fratello di Giovanni, Lorenzo Dalmasso. Le notizie che riguardano la sua vita sono tutt’altro che abbondanti. Latinista particolarmente versato nello studio delle questioni linguistiche, Lorenzo Dalmasso è, secondo la nota biografica di una rivista di studi, professore ne 1913diLetteregrecheelatinenelR.Liceo“MarioPagano”diCampobasso. Nel 1915, sempre secondo una rivista di studi filologici che pubblica un su saggio, è Professore di Lettere greche e latine nel R. Liceo “Govone” di Alba Dueannipiùtardi,nel1917,l’Archiviostoricodell’UniversitàdiTorinoriporta lasuaabilitazioneinGrammaticaGrecaeLatina. Del 1925 è la sua prolusione ad un Corso libero di grammatica greca e latina alla R. Università di Torino intitolata Grammatica e riforma degli studi (po pubblicatadallaTipografiaSocialeTorinese,1925).Giàdaquestotitoloemerge il suo interesse per le questioni della didattica e dell’organizzazione scolastica cuidedicherànegliannimoltepliciinterventiepubblicazioni. Ilcorsodiliberadocenzaall’universitànonloesimedall’insegnamentoliceale Ritroviamo infatti il suo nome in un documento davvero interessante quantomenosulpianostorico.
Nel Fondo “Partito nazionale fascista – Federazione di Torino” conservato presso l’Archivio di Stato di Torino e riguardante l’Archivio del PNF fascista della città subalpina, i Dalmasso iscritti sono diversi. Fra di essi Giovanni indicatocomedocenteuniversitario:manonLorenzo.IlnomediLorenzoèperò citato nella scheda riguardante il professor Giuseppe Morpurgo, insegnante d letterealliceotorinese“Gioberti”.QuisidichiaracheilMorpurgoè“garantito” difedefascistadalpresidedellascuola,GiulioMorganti,eappuntodaLorenzo Dalmasso“capogruppofascistaalliceostesso”. Negli anni successivi alla caduta del regime e alla guerra troviamo il nome d Dalmassolegatoprevalentementeapubblicazionidicommentisuiclassicilatin inedizioni aduso scolastico,oltre chead alcuniarticoliscritti perlarivista de sopravvissutoEnteNazionaleBibliotechePopolarieScolastiche. Lorenzo Dalmasso è dunque il curatore per la Storia della vite e del vino i Italiadell’ampiaefondamentalesezioneriguardantel’antichitàromana. Il suo lungo e dettagliato saggio, intitolato La vite e il vino nella letteratura romana, è in realtà un quadro completo della presenza del vino nella civilt latina atutti i suoi livelli,da quello culturalea quello cultuale,passando per la societàe lavitaquotidiana. Iltermine “letteratura”si devequindi intenderene sensodifontiletterarie,cuil’autoreattingeinlargapreferenza. Per le caratteristiche della presente collana di Wingsbert House, si è deciso d proporreal lettoreuna selezionedel saggiocompleto,scegliendoi capitoliI-II IV: Dulcia munera Bacchi, Dal tralcio alla coppa, Il vino nella vita d’ogn giorno.Cen’èabbastanzaperapprofondireinmodopressochéesaustivoiltema delvinoedellavitenellavitadegliantichiRomani.Eriscoprirecosì–omeglio scoprirenonsenzauncertostupore–ungioiellodierudizioneediricchezzad fonti, del quale si può ben dire non vi sia a tutt’oggi, nel panorama editoriale italianosull’argomento,l’uguale. ADN
DulciaMuneraBacchi
Leoriginiegl’incrementiitalici–Iluoghidellacoltivazione–Ilavori–Isistemi–Lavitemaritata all’albero–Leinsidiedellaterraedelcielo–Ilfruttoprelibatoelagioiadell’uva–L’uva conservata–Leinnumerivarietàdell’uvaedelvino–Campaniafelix–Igrandivini:ilFalerno,il Cecubo,ilCaleno,ilFormiano–IlMassicoeglialtrivinimeridionali–IvinidelLazio–Ivinidel settentrione–IvinistranieriinItalia.
LamadrediBacco,latebanaSemele,èmortainceneritaperundesideriofolle contemplare in tutta la sua radiosa maestà Giove, l’amante divino. Il bimbo l’hannoallevato leNinfeed iFauni attempatied iSatiri procaci.Edanche Pan nell’antro verde di Nisa. Sileno ci si divertì un mondo. Più che una mamma… Lo riscaldava nel suo petto, lo palleggiava sulle braccia, gli provocava il riso solleticandolo coi ditoni, gli conciliava, cullandolo, il sonno, e con le man tremulegliagitavaisonagli.Ilfrugologlicacciavalemaninelpettovilloso,gl serravafraleditaleorecchieaguzze,glidavaschiaffettisulmentocortoesulla frontecalva,efinivaperstrizzargliilnasoschiacciatoconlesueteneredita. Gli anni passano ed un giorno l’adolescente diventa uomo e fra i suoi capell d’oroduecornetticomincianoaspuntare.Miracolo!Alloraperlaprimavoltai pampino protende i grappoli rigogliosi davanti agli occhi dei Satiri stupiti. «O Satiri, comanda il dio, raccogliete il frutto maturo, e primi calcate i grappol ignoti». Fervore d’opere. La prima vendemmia. La prima pigiatura, il primo mosto. Si tingono di porpora i petti rossigni: rubraque purpureo sparguntu pectora musto. Rubra, purpureo due sfumature di colore, non senza arte raccostate. ISatiri,ènoto,sono lascivacohors.Unafestosabaraonda.Tuttiirecipientison buoni.Anchelemani: concavatillemanuspalmasqueinpoculavertit.Unaltro sicurvaaterraebevealtinoe conlelabbrachioccantiaspiraapiùnon posso un altro si butta supino ed accoglie nelle fauci il nettare nuovo, ma quest rigurgita e si rovescia sulle spalle e sul petto. Le ugole si sciolgono, i pied fremono. Canti e danze. Et venerem iam vina movent. I Satiri danno la caccia alle Ninfe. Ma il vecchio Sileno pensa ad altro. E per la prima volta anch’egl cominciaabereconun’aviditàchenonsaràmaisazia.Eildio,ilnatodiGiove nonsdegnadipestarel’uvacoipiedi,offrelacoppaallalincefedeleedincorona dipampiniiltirso,quellochesaràilsuoscettroimmortale.
Così il cartaginese Nemesiano, in un’aretologia esuberante di preziosit decadenti ma non spregevole, cantava poeticamente, tre secoli dopo Cristo l’originedellaviteedelvino.Eriassumeva,inunacinquantinadiversi(cheno abbiamo qui colto nelle linee essenziali) i motivi poetici, che la vite ed il vino avevano ispirato, e che con qualche ampiezza illustreremo nella present ricerca1. Laviteèlargizionedivina.Èunafontediserenità,cheDiohadonatoall’uomo echel’uomohaguastatocometant’altrecose belleebuone,chegli potrebbero allietar la vita. Il popolo greco, nella sua inesauribile fantasia mitopeica, h creatoundiodellavite,Dioniso,Bacco,l’agitato,ilfestoso,ilsignoredell’estro edell’eccitazioneispirata2.Questodiohaviaggiato,hasofferto,hadiffusoilsuo donofraipopoli,maèstatospessoincompreso.Viaggi,lotte,persecuzioni,che segnano altrettante tappe nella preistoria della vite, altrettante scaturigin inesaustedipoesia. Nellesue peregrinazioniattraversola Tracia, in Ismariis…iugis, posòl’occhio sul giovane Ampelo, figlio di un Satiro e di una Ninfa. E gli offrì la vite pendentem frondibus ulmi. Ma un giorno Ampelo, mentre vendemmiava precipitò dall’albero. Il dio lo trasformò in astro. E fu il Vindemitor, l’astro nell’ala destra della Vergine. Da lui la vite ebbe il suo nome greco, che è vivo ancoranellaterminologiascientifica3. Nell’AtticaildiotrovòlieteaccoglienzeeadIcario,signorediundemo,ripetè il dono, e gl’insegnò l’arte del vino. Mal ne incolse al povero Icario, perché somministrato che l’ebbe in larga misura ad alcuni pastori, questi, credendos avvelenati, lo uccisero. O Icario (impreca Properzio, in un momento di cattivo umore),tu,chebenaragioneucciseroipastorid’Atene,tubensaiquantoamaro siailprofumodelvino!Piùplasticol’elegiacolatino:Pampineusnostiquamsi amarusodor4. Miti e leggende si possono moltiplicare. Ogni località ha la sua. Non solo l TraciaconAmpelo,ol’AtticaconIcario,maChioconunsuore,figliodiBacco Enopione, Tebe con Cadmo, Atene con Eumolpo5. Nell’Egitto Osiride è identificatoconDionisoedèveneratodatutticonIside,mentreglialtrideinon hannodatuttigliEgiziilmedesimoculto6.QuandoaRoma,nell’etàdiAugusto giàsi èimpostala modadei cultiesotici,Tibullocanteràdi Osiride-Bacco,che «primoinsegnòadappoggiareaipalilateneravite,primoareciderleconladura falcele verdichiome»;ed alui «perlaprima voltal’uva matura,compressa da robustipiedi, offrìil deliziosoliquore».E nellapoesia latinaBacco èsempre i granpadre dell’uvae delVino:è ilLyaeusvitis inventor sacraenelframmento
venerando di Ennio, l’adolescente iucundae consitor uvae nel molle verso tibulliano, l’ovidiano vítis repertor, il virgiliano padre Leneo, che infonde i rigoglio autunnale al pampino onusto di grappoli e il gorgoglio festoso ai tin traboccanti, è l’eterno innamorato della vite nella tarda egloga di Nemesiano Bacco, infine, lo vedremo più tardi, presta il suo nome stesso alla vite ed a vino7. Così i poeti, che hanno il dono di poter fantasticare in mezzo alla realtà pi cruda.Mabenprestoirazionalistidell’antichitàvollerovederpiùchiaro,eilgià ricordatoDiodoro c’informache ifilosofi nonaccettavanoi mitidionisiaci, ma ritenevano la vite generata dalla terra stessa, e ne davano come prova che i molti luoghi si trovava ancora la vite selvatica con frutti simili a quella coltivata8. Néaffronteremol’arduaquestionedell’introduzionedellaviteinItalia.Aparte chequestacoltivazione,èantichissimainItalia,quandocomincianolefontide nostrolavoro,leletterarie,laviteègiàdiffusatantocheunostorico,veramente autorevole e contemporaneo dei fatti, racconta che Annibale trovò tale abbondanza di vino nel territorio Adriatico che lo usò a scopo terapeutico pe ungereicavalli9. Ma a questadovizia non si giunge d’un tratto,ed abbiamo fondate ragioni pe ritenere che la vite nelle origini non fu così abbondante. Anche la leggenda istruttiva, se Plinio10 motiva appunto con la scarsità del vino l’usanza d Romolo di fare libazioni col latte, il divieto di Numa Pompilio di spruzzare i rogo di vino, e il curioso compenso offerto dai Rutuli a Mesenzio, r dell’Etruria, per l’aiuto prestato contro i Latini. E l’inizio della vendemmia nell’anticoLazio vien datodai sacerdoti,ed ilsacrificio ècompiuto da unode maggiori,ilflamineDiale11.Èveroche,amezzoilsec.Va.C.,Sofocleinun mirabile invocazione a Bacco nomina fra i primi luoghi da lui protetti l’ìnclita Italia12; ma non v’è dubbio che il poeta pensava all’Italia meridionale, alla Magna Grecia, alla Sicilia, dove certamente la pianta sacra fu coltivata assa primachenellealtrepartid’Italia. Certo è che in un primo momento, e forse sino all’espansione politica romana versol’Oriente,piùapprezzati rimaseroinItalia, comevedremo,i vinigreci13 Se gli aneddoti significano pur qualche cosa, avrà un suo valore il motteggio che si vuole abbia fatto il delegato di Pirro, Cinea dei vini italici e dell coltivazionedellaviteconl’albero,paragonandol’alberoadunacroce,acuiera appiccata la madre di un cattivo figlio. E potrebbe far pensare a origine greca almenodell’enologiapiùraffinata,laprevalenzadeinomi,latiniperirecipient
piùgrandi,deinomigreciperirecipientiminori14. Ma poi le crescenti conquiste elevano il tenore di vita. Grandi ricchezz affluiscono a Roma e impinguano la classe dei dominatori. Roma, anch nell’enologia,entrainconcorrenzaconlaGrecia.Catone,ilseverissimocensore assisteaquestaevoluzionee,nellaprimametàdelsecoloIIa.C.,ponelavitea primopostoinunascala dicoltivazioni15.Il 121a.C.,sotto ilconsole Opimio fu un’annata storica per la quantità e per la qualità della produzione. I vin d’oltremare continuarono bensì ad usarsi, ma sembra che a poco a poco s facesse strada una specie di nazionalismo enologico, se Trimalcione, il famoso arricchitoneronianodell’operasatiricadiPetronio,volendoseguirelamodafino all’esasperazione,imbandìsoloviniitaliani16. Ilredditodellavigna diventanotevole,e Columellaha paroleentusiastichepe una coltivazione, ch’egli trova conveniente per ogni rispetto ed opportuna in ogniclima17;«Io horagione dimetterlain testaad ognicoltivazione,non solo perlabontàdelfrutto,maancheperlafacilitàdellacoltivazione,percuiquasiin ogni regione, quasi in ogni clima, che non sia torrido o glaciale, essa risponde alla fatica umana, e vien bene sia in collina sia in pianura, e sia sul terren compattoesia inquelloscioltoe leggero,nelgrasso enelmagro,nell’umido e nell’asciutto». Plinio racconta che un celebre professore, Quinto Remmio Palemone di Vicenza, comperò un terreno incolto per 600 mila seste...