Roma antica- Storia e documenti, I capitolo PDF

Title Roma antica- Storia e documenti, I capitolo
Author Grazia Toscano
Course Storia Antica
Institution Università della Calabria
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Capitolo primo del libro "La Roma delle origini" di Storia antica di nome "Roma antica- Storia e documenti" di Cresci Marrone, Calvelli, Rohr....


Description

CAPITOLO I – LA ROMA DELLE ORIGINI Una «storia» difficile Lo studio di Roma arcaica presenta delle difficoltà sulle fonti, perché sono scarse e difficili da interpretare. Ci sono due tipi di atteggiamento nei confronti di esse: - I fideisti sono coloro che a inizio del Novecento avevano massima fiducia in esse; - Gli ipercritici avevano un atteggiamento contrario. I tre storici che trattano estesamente di Roma arcaica sono: 1. TITO LIVIO, in latino. 2. DIODORO SICULO, in greco. 3. DIONIGI DI ALICARNASSO, in greco. Tuttavia il problema per loro è che scrivono in età augustea, quindi molti secoli dopo l’età arcaica e a loro volta avevano problemi di fonte perché i romani all’inizio trasmettevano la loro storia oralmente o tramite immagini. Le uniche registrazioni scritte dei principali eventi pubblici erano curate dal collegio sacerdotale dei pontefici, i quali predisponevano ogni anno una tavola imbiancata (tabula dealbata) su cui trascrivevano sinteticamente le notizie di interesse collettivo. Queste tavole venivano poi trascritte e archiviate nell’edificio della Regia, che nel 390 a.C. venne distrutto da una banda di guerrieri celtici. Vennero poi ricompilati e pubblicati in 80 libri con il titolo di ANNALES MAXIMI dal pontefice PUBLIO MUZIO SCEVOLA nel 130 a.C. e furono utilizzati dagli storici latini, detti appunto annalisti, proprio perché, a seguito dell'influenza dei resoconti pontificali, scandivano la loro esposizione secondo un racconto anno per anno. Il periodo precedente al 390 a.C., a causa del processo di ricomposizione, risulta esposto a diverse interpolazioni: • gli autori intendevano glorificare la famiglia d’appartenenza attraverso l’inserimento di imprese eroiche attribuite ai loro antenati; • numerosi sono poi gli episodi soggetti a retrodatazione, inventati e inseriti in un lontano passato, per legittimare l’introduzione di nuove istituzioni grazie all’autorevolezza di un illustre precedente; • non mancano i travestimenti ellenizzati, secondo i quali alcuni eventi della storia romana venivano plasmati secondo alcuni episodi greci o sincronizzazioni con essi (es. l’assedio di Veio = assedio di Troia); • sono presenti anche aneddoti edificanti e menzioni di atti di eroismo che dovevano servire da exempla per le giovani generazioni. Per lo studio della storia romana risultano fondamentali anche altre discipline quali: - Le indagini archeologiche - Gli studi antropologici - Antiquaria, ovvero dalle opere di autori antichi, come Catone, Varrone, Aulio Gellio.

Roma prima di Roma: storia pre-urbana in area laziale Le prime tracce di insediamenti stabili in territorio romano risalgono fino al X-IX secolo a.C., cioè nel periodo di transizione tra l’età del bronzo e l’età del ferro, in cui micro comunità si stanziarono sul colle Palatino e Esquilino. Queste comunità appartengono alla etnia paleo latina, un ramo della famiglia indoeuropea che si era diffusa in Italia nella seconda metà del secondo millennio a.C. Erano piccoli insediamenti tra i 5 e i 10 ettari, ubicati a 5-10 km di distanza l’uno dall’altro sempre in altura, a causa del fatto che mancassero metodi di canalizzazione dell’acqua e che quindi le aree di pianura fossero paludose e adatte solo ai cimiteri. La struttura delle abitazione si ricostruisce sulla base di scavi che hanno rilevato: - Pavimenti in terra battuta - Fori di pali - Tracce di cenere riferibili a focolari. Questi resti fanno pensare a capanne in legno, fango e frasche di forma ovale retti da pali verticali. La forma delle case ricorda numerose urne sepolcrali dette appunto a capanna, che sono state rinvenute sia in miniatura nelle tombe in grandi contenitori in ceramica, e che ospitavano le ceneri dei defunti, sia nel Palatino. La scelta di rappresentare la casa in miniatura è dovuta all’importanza del proprio gruppo familiare. Le urne a capanna erano anche vere e proprie abitazioni: una di queste è stata conservata come una sorta di oggetto di museo in età imperiale, perché si pensava fosse l’antica casa di Romolo. Economia L’economia praticata da questi clan era di tipo silvo-pastorale. Il contesto privilegiato era quello del bosco per il quale i Latini avevano molti termini: - Silva: la foresta, dal quale prendono il nome i Silvii, ovvero i primi re albani (es. Rea Silva, la madre di Romolo) - Lucus: la radura, al quale prendono il nome i Lucures, una tribù primigena, ma anche i lucisacri, ovvero i luoghi abitati dagli dèi; - Nemus: il folto della vegetazione, dal quale prende nome il Re nemorensis, il re del bosco, custode di un’area sacra a Diana presso Nemi, il quale difendeva con le armi il proprio ruolo dall’assalto di potenziali concorrenti. I protagonisti della fondazione erano poi pastori: Romolo, Remo e Faustolo che, in una versione della leggenda, avrebbe rinvenuto i gemelli in una cesta e avrebbe provveduto alla loro educazione. I latini vivevano in una condizione di seminomadismo, e queste abitazioni, costruite in materiali deperibili, rendevano agevole lo smontaggio e il trasporto. L'agricoltura era circoscritta a forme di mera sussistenza: il solo cereale coltivato era il farro, compatibile con terreni paludosi e dotato di un buon potere nutritivo; esso rimarrà elemento base dell'alimentazione romana fino a tutto il V secolo a.C., per poi venir soppiantato da altre tipologie di granaglie di maggior pregio e restare confinato alla sfera, tradizionalmente assai conservativa, delle offerte sacrali (soprattutto focacce offerte agli dèi). La proprietà Probabilmente non esisteva la proprietà privata: le tombe sembrano abbastanza omogenee e prospettano differenze di ruolo in funzione del sesso e dell’età; non rivelano apprezzabili dislivelli patrimoniali. Ad esempio, dei ritrovamenti hanno mostrato come alcune urne avevano il coperchio a forma di ciotola, se destinato a una donna, o a forma di elmo, se destinata a un uomo.

Da questo retaggio deriverebbero dunque due istituzioni:  L’istituzione dell’Ager Publicus: il territorio che si otteneva tramite conquiste militari, che veniva reso proprietà comune e poi eventualmente diviso;  L’Ager Compascuus: cioè la terra in cui si pascola insieme, ovvero la parte indivisa delle proprietà pubbliche in cui i proprietari delle terre confinanti potevano far pascolare i loro greggi. Queste informazioni però, come quella degli oggetti, potrebbero anche essere interpretate in altri modi, per esempio si può supporre che le distinzioni di ricchezza non fossero affidate agli elementi funerari. Per quanto concerne l'organizzazione politica, non si dispone di dati affidabili ma si ritiene esistesse una regalità p re-statale connessa all'aspetto sacro, cui sarebbe riconducibile la figura del già ricordato re-sacerdote del bosco sacro a Diana presso il Lago di Nemi (rex nemorensis). LA FONDAZIONE DÌ ROMA Un problema di cronologia Per quanto riguarda la data della fondazione di Roma, in età imperiale, finì per affermarsi come più accreditata la cronologia fissata da Varrone, che individuò nel 21 Aprile del 753 a.C:, la data in cui si svolse fra Romolo e Remo la contesa che doveva indicare chi fra i 2 gemelli ne sarebbe stato il fondatore. Remo voleva fondare la città sul colle Aventino, dandole il nome di Remonia, mentre Romolo, voleva fondarla sul Palatino, chiamandola Roma. Dato che i 2 non riuscivano a mettersi d’accordo si affidarono al responso degli dei, i quali stabilirono che la scelta sarebbe toccata a chi avesse visto in cielo, il maggior numero di uccelli. Remo segnalò il volo di 6 avvoltoi, mentre Romolo annunciò la comparsa di 12 uccelli. Vinse così Romolo, che subito iniziò a tracciare il solco sacro, (il “pomerio”: dietro le mura), che avrebbe delimitato la città. Ma Remo attraversò la linea del confine tracciata dal gemello e così sarà punito con la morte. A lungo si è ritenuto che tale leggenda non avesse elementi di attendibilità, ma il ritrovamento di un muro in corrispondenza del pomerio, la cui datazione corrisponde alla fondazione della città, confermerebbe la nascita di Roma nel VIII sec. a.C. Fondazione o sinecismo? È stata però avanzata 1 altra ipotesi circa la nascita della città di Roma. I ritrovamenti archeologici documentano infatti, l’esistenza di insediamenti, già dall’età del bronzo, sui 3 colli: Palatino Esquilino e Celio e che dunque Roma probabilmente non è stata fondata da un atto volontario, bensì dalla progressiva unione di questo nuclei abitativi sparsi, attraverso il fenomeno del sinecismo. Allo sviluppo di tali insediamenti hanno contribuito vari fattori geografici: la natura delle alture, che li rendeva facilmente difendibili, la presenza di ricchi pascoli o la vicinanza al fiume Tevere, luogo ideale x la costruzione di ponti. Ma il sito in cui sorse Roma, si trovava soprattutto, in corrispondenza dell’antichissima strada, nota come via Salaria, poiché attraverso il suo tragitto il sale giungeva dai bacini costieri tirrenici per proseguire poi verso le regioni interne. In via Tiberina invece vi erano dei veri e propri centri di culto, dove, sotto l’ala protettrice delle divinità, si svolgevano scambi commerciali tra soggetti appartenenti ad etnie diverse. Multiple influenze Non si registrano però dati che documentino in questi insediamenti residenze di tipo monumentale, si ritiene, quindi, che le dimore private e le strutture pubbliche fossero realizzare con tecniche molto semplici e con materiali deperibili. Nelle sepolture si rileva invece una forte differenziazione di rango: nelle tombe ricche, sono riposti infatti, prodotti di oreficeria e manufatti ceramici di lusso. Non è chiaro però se questa differenziazione si debba leggere come prova

della nascita di una stratificazione sociale, oppure si debba intendere come espressione di una gerarchia sociale già esistente. Tuttavia, le anfore da vino e i servizi da mensa, suggeriscono l’adozione dell’istituto aristocratico del banchetto, segno che si erano prodotti all’interno delle comunità significativi mutamenti sociali, economici e culturali. Tali innovazioni sembrano il risultato di multiple influenze che videro a Roma l’innesto di un insieme di apporti esterni: italici, etruschi, greci. Lo stimolo al cambiamento provenne però soprattutto dai nuovi saperi, quali la coltura della vite e dell’olivo, introdotti dalle presenze greche in Italia. Dionigi di Alicarnasso sosteneva, addirittura, la tesi di un’origine greca di Roma....


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