Marx - Schema e appunti del pensiero filosofico di Marx, pensiero filosofico PDF

Title Marx - Schema e appunti del pensiero filosofico di Marx, pensiero filosofico
Author Daria De Rinaldis
Course Storia della filosofia contemporanea
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Schema e appunti del pensiero filosofico di Marx...


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Caratteristiche del marxismo La prima caratteristica del pensiero di Marx è la sua irriducibilità alla dimensione puramente filosofica, sociologica o economica e il suo porsi come analisi globale della società e della storia. Seconda caratteristica del marxismo è il suo legame con la prassi, ovvero la tendenza a fornire un’interpretazione dell’uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria (I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo). L’incontro tra realtà e razionalità che Hegel aveva solo teorizzato, Marx propone di attuarlo attraverso la prassi, cioè mediante l’edificazione di una nuova società. La critica al misticismo logico di Hegel È innegabile che l’hegelismo abbia esercitato su Marx un notevole influsso. Secondo Marx lo stratagemma di Hegel consiste nel fare delle realtà empiriche delle manifestazioni necessarie dello Spirito. In virtù del misticismo logico le istituzioni finiscono non per apparire ciò che sono ma per essere allegorie o personificazioni di una realtà spirituale. L’idealismo fa dunque del concreto manifestazione dell’astratto. Marx corregge Hegel con il metodo trasformativo ispiratogli da Feuerbach, ovvero riprocedendo ad un nuovo riconoscimento del soggetto e del predicato. Inoltre Marx vede nell’hegelismo il giustificazionismo politico che conduce all’accettazione delle istituzioni statali vigenti “santificando” ideologicamente la reazione.

La critica della civiltà moderna e del liberalismo La categoria del moderno si identifica con la scissione fra società civile e Stato. Mentre nella polis greca l’individuo era tutt’uno con la comunità di cui faceva parte, nella società moderna l’uomo è costretto a vivere due vite: una “in terra” come borghese, cioè nell’ambito dell’egoismo e degli interessi particolari della società civile, e l’altra “in cielo” come cittadino, ovvero nella sfera dello Stato e dell’interesse comune. Tuttavia il cielo dello Stato è puramente illusorio perché la sua pretesa di porsi come organo che persegue l’interesse comune è falsa. Infatti, la società civile lo abbassa a servizio degli interessi particolari delle classi più forti, invece di essere lo Stato a sollevare la società civile al bene comune. La civiltà moderna rappresenta la società dell’egoismo e delle particolarità “reali” e, allo stesso tempo, della fratellanza e delle universalità “illusorie”. La società borghese si configura come quella del bellum omnium contra omnes e della proprietà, legalizzata dalla Rivoluzione francese. Il marxismo si identifica con un modello di democrazia sostanziale e totale, in cui esiste una sorta di compenetrazione perfetta fra singolo e genere, individuo e comunità, nella quale “ciascuno” è solo un momento dell’intero demos. L’unico modo per realizzare tale modello di comunità solidale è l’eliminazione delle disuguaglianze fra gli uomini ed in particolare della proprietà privata. Tale obiettivo si può raggiungere solo attraverso la rivoluzione del proletariato, classe priva di proprietà. La critica dell’economia borghese e la problematica dell’alienazione L’economia politica non scorge la conflittualità che caratterizza il sistema capitalistico e che si incarna soprattutto nell’opposizione reale fra capitale e lavoro salariato, fra borghesia e proletariato. Tale contraddizione viene espressa mediante il concetto di alienazione. In Marx essa diviene un fatto di natura socio-economica, in quanto si identifica con la condizione storica del salariato nell’ambito della società

capitalistica. L’alienazione dell’operaio viene descritta sotto quattro aspetti fondamentali connessi fra di loro: è alienato rispetto: • al prodotto, in quanto produce un oggetto che non gli appartiene e che gli viene sottratto • alla sua attività, che nel capitalismo è forzata ed è costretto a lavorare come un bestia per fini estranei • alla sua stessa essenza (Wesen), perché il lavoro dovrebbe essere libero, creativo e universale, mentre è forzato, ripetitivo e unilaterale • al prossimo, perché l’altro per lui è soprattutto il capitalista con cui è in conflitto In base al concetto di alienazione l’operaio è ridotto a strumento per produrre ricchezza. La causa dei questo principio è la proprietà privata dei mezzi di produzione. Il meccanismo risulta dominato dalla logica dello sfruttamento e del profitto. Il distacco da Feuerbach e l’interpretazione della religione in chiave sociale Feuerbach ha giocato un ruolo di primo piano nel pensiero del giovane Marx, anche se poi egli, progressivamente se ne distacca, criticando i limiti del suo pensiero. Feuerbach ha operato un’importante rivoluzione nel rivendicare la naturalità e concretezza dell’uomo e nel rovesciare in funzione “materialistica” il rapporto idealistico tra concreto e astratto, tra soggetto e predicato, ma ha perso di vista la storicità dell’uomo. L’uomo più che natura è società e quindi storia, cioè l’insieme dei rapporti sociali che egli si trova a vivere. L’uomo è reso tale dalla società storica in cui egli vive, per cui non esiste l’uomo in astratto, ma l’uomo figlio e prodotto di una determinata società e di uno specifico mondo storico. Non è Dio a creare l’uomo, ma è l’uomo a proiettare Dio sulla base propri bisogni (vedi Feuerbach). Ma se l’uomo non è altro che il mondo dell’uomo, lo Stato e la società, risulta ovvio che le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell’uomo in quanto tale, ma in un tipo storico di società. Per Marx la religione è Opium des Volks (= oppio dei popoli) e cioè il prodotto di un’umanità alienata e sofferente a causa delle ingiustizie sociali, che cerca nell’aldilà, in maniera consolatoria ed illusoria, ciò che le è negato nell’aldiqua. Se la religione (narcotico delle masse ) è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono. Al vecchio materialismo speculativo e contemplante, di cui Feuerbach era l’ultima incarnazione, Marx oppone un nuovo materialismo, che considera l’uomo soprattutto come prassi, cioè come azione rivoluzionaria. La concezione materialistica della storia • Dall’ideologia alla scienza Con ideologia Marx intende una rappresentazione falsa o deformata della realtà, derivante da specifici interessi di classe. L’intento di Marx è quello di svelare, al di là delle ideologie, la verità sulla storia, mediante il raggiungimento di un punto di vista obiettivo sulla società, che permetta di descrivere non ciò che gli uomini possono apparire nella rappresentazione propria o altrui, bensì quali sono realmente. L’umanità intesa in senso scientifico è una specie evoluta, composta di individui associati, che lottano per la propria sopravvivenza. La storia è quindi un processo materiale fondato sulla dialettica bisognosoddisfacimento. Per far fronte a questa dialettica gli uomini hanno cominciato di fatto a distinguersi dagli animali, producendo i loro mezzi di sussistenza. Marx identifica quindi il lavoro come creatore di civiltà e di cultura e come ciò attraverso cui l’uomo si rende tale.

• Struttura e sovrastruttura Nell’ambito della produzione sociale dell’esistenza che costituisce la storia bisogna distinguere due elementi di fondo: le forze produttive e i rapporti di produzione. Per forze produttive Marx intende tutti gli elementi necessari al processo di produzione : 1) gli uomini (=forza lavoro); 2) i mezzi come terra e macchine (= mezzi di produzione); 3) le conoscenze tecniche e scientifiche. I rapporti di produzione sono i rapporti che regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di lavoro nonché la ripartizione di ciò che con essi si produce. Forze produttive e rapporti di produzione costituiscono il modo di produzione. Questa base economica di dialettica tra i due concetti costituisce la struttura, ovvero lo scheletro economico della società. Essa rappresenta il piedistallo della sovrastruttura giuridico-politico-culturale. Non sono le leggi , lo Stato, le religioni, la cultura, l’arte, le filosofie a determinare la struttura socio-economica, ma il contrario . Le vere forze motrici della storia non sono di natura spirituale ma di natura socio-economica. • La dialettica della storia Forze produttive e rapporti di produzione, oltreché rappresentare la chiave di lettura della struttura statica della società, si configurano anche come lo strumento interpretativo della sua dinamica, poiché si identificano con la molla propulsiva del suo divenire, ovvero con la legge stessa della storia (a un certo grado di sviluppo delle forze produttive corrispondono determinati rapporti di produzione e di proprietà ). La contraddizione di questo sistema è che le forze di produzione si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione. Ne segue che periodicamente si formino frizioni o contrapposizioni dialettiche fra i due elementi che generano un’epoca di rivoluzione sociale. Le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempre incarnati da una +àclasse al tramonto. È quindi inevitabile lo scontro sotto forma di battaglia di idee e di differente visione del mondo. La borghesia vinse lo scontro con l’aristocrazia terriera ed impose i suoi rapporti di proprietà e la sua visione del mondo. Ma il capitalismo porta con sé una contraddizione, perché se collettiva e sociale è la produzione della ricchezza, altrettanto non lo è la sua ridistribuzione. Di conseguenza il capitalismo porta con sé, come esigenza dialettica, il socialismo, generando le condizioni oggettive all’affermazione del comunismo mondiale. Le società (grandi formazioni economico-sociali) individuate da Marx a livello storico sono cinque: la comunità primitiva, la società asiatica, quella feudale, quella borghese e la futura società socialista. È pertanto indubbio che la storia proceda “necessariamente” dal comunismo primitivo al comunismo futuro. Marx riprende da Hegel il carattere “dialettico” della storia vista come totalità processuale e necessaria ma soggetto della dialettica storica non è più, per lui, la Spirito Assoluto ma la struttura economica e le classi sociali.

La sintesi del Manifesto  Borghesia, proletariato e lotta di classe: Nel manifesto del partito Comunista, Marx espone sinteticamente il suo pensiero riguardo la storia. I punti salienti di questo manifesto sono essenzialmente tre:

1. La funzione storica della borghesia; 2. La storia intesa come “lotta di classe” e il rapporto tra comunisti e proletari; 3. La critica dei socialismi non-scientifici. Per quanto riguarda il primo punto possiamo effettuare un elenco dei meriti e dei limiti che Marx attribuisce alla borghesia:  Meriti: ha unificato il genere umano costruendo un mercato mondiale e ponendo le basi al cosmopolitismo; ha portato l’innovazione tecnologica, la ricchezza di produzione e distrutto le antiche civiltà contadine.  Limiti: la realtà economico sociale creata dalla borghesia è di tipo dinamico, nel senso che per esistere deve continuamente rivoluzionare gli strumenti di produzione e i rapporti sociali, che però contrastano con i vecchi rapporti di proprietà, sottomessi alla logica del profitto e con la distribuzione privatistica della produzione. Per quanto riguarda il secondo punto possiamo dire che la lotta di classe è la chiave di ogni sviluppo storico: in ogni sistema produttivo si sviluppano progressivamente nuove forze di produzione che si mettono in conflitto con la classe dominante. Al culmine della lotta ci sarà la rivoluzione sociale che modificherà il vecchio sistema produttivo. Se ne deduce che la storia altro non è che una “successione rivoluzionaria di modi di produzione”. Marx insiste sull’internazionalismo della lotta proletaria e termina il Manifesto con il noto slogan “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”

«Il Capitale»  Economia e dialettica Il Capitale rappresenta il capolavoro di Marx ed il testo-chiave della sua dottrina. In polemica con i grandi teorici dell’economia borghese — da Smith a Ricardo — Marx è convinto che non esistano leggi universali dell'economia, e che ogni formazione sociale abbia caratteri e leggi storiche specifiche (le leggi che valgono per il feudalesimo, ad esempio, non valgono per il capitalismo). In secondo luogo, Marx è convinto che la società borghese porti in se stessa delle contraddizioni strutturali che ne minano la solidità, ponendo le basi oggettive della sua fine. In terzo luogo, Marx è persuaso che l'economia debba far uso dello schema dialettico (mutuato da Hegel) della totalità organica, studiando il capitalismo come una struttura i cui elementi risultano strettamente connessi.  9.2. Merce, lavoro e plus-valore Una qualsiasi merce deve possedere un valore d'uso, in quanto deve poter servire a qualcosa, ossia essere utile, andare incontro a determinati bisogni, sia che questi «provengano dallo stomaco che dalla fantasia» (Il Capitale, vol. I). In secondo luogo, una merce, per essere veramente tale, deve possedere un valore di scambio, che ne garantisca la possibilità di essere scambiata con altre merci. Ma in che cosa risiede il valore di scambio di una merce? Marx, sulla scia degli economisti classici e dell'equazione valore = lavoro, risponde che esso discende dalla quantità di lavoro socialmente necessaria per produrla. Più lavoro è necessario per produrre una determinata merce e più essa vale. Secondo Marx il valore non si identifica tuttavia con il prezzo. Infatti su quest'ultimo influiscono altri fattori contingenti, per esempio l'abbondanza o la scarsezza di una merce. Per cui il prezzo di una singola merce può superare il suo valore reale o stare al di sotto di esso. La consapevolezza che alla radice di tutto sta il lavoro porta Marx a contestare il cosiddetto feticismo delle merci, che consiste nel considerare le merci come delle entità aventi valore di per sé, dimenticando che esse sono invece il frutto dell'attività umana e di determinati rapporti sociali. La conseguenza è la

personificazione della cosa e la reificazione delle persone. Secondo Marx la caratteristica peculiare del capitalismo è il fatto che in esso la produzione non risulta finalizzata al consumo, bensì all'accumulazione di denaro. Di conseguenza, il ciclo capitalistico non è quello «semplice», prevalente nelle società pre-borghesi e descrivibile con la formula schematica M.D.M. (merce-denaro-merce), formula che allude al doppio processo per cui una certa quantità di merce viene trasformata in denaro ed una certa quantità di denaro viene ri-trasformata in merce (ad esempio il contadino che vende del grano per comperarsi un vestito). Il ciclo economico peculiare del capitalismo è piuttosto quello descrivibile con la formula schematica D.M.D'. (denaro-merce-più denaro). Infatti nella società borghese abbiamo un soggetto (= il capitalista) che investe del denaro in una merce, per ottenere, alla fine, più denaro. Da dove deriva questo «più» monetario, ovvero tale plus-valore? Marx ritiene che l'origine del plusvalore non debba essere cercata a livello di scambio delle merci, bensì a livello della produzione capitalistica delle medesime. Infatti nella società borghese il capitalista ha la possibilità di 'comperare» ed «usare» una merce particolare, che ha come caratteristica quella di produrre valore. Tale è la «merce umana», ossia, l'operaio. Infatti il capitalista compera la sua forza-lavoro, pagandola come una qualsiasi merce. Tuttavia l'operaio — ed è questa la fonte del plus-valore — ha la capacità di produrre un valore maggiore di quello che gli è corrisposto col salario. Chiarendo il tutto con un esempio: poniamo che un operaio lavori 10 ore al giorno e che in questo tempo produca un valore pari a 10. Evidentemente, se l'imprenditore gli corrispondesse tutto il valore prodotto, non avrebbe, per sé, alcun guadagno. Di conseguenza, il valore equivalente al salario deve per forza essere inferiore al valore globale prodotto dall'operaio. Poniamo che esso sia pari a 6. In tal caso, l'operaio, in 6 ore di lavoro, si sarebbe già guadagnato il proprio salario,...


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