Musicologia prof vincenzo caporaletti PDF

Title Musicologia prof vincenzo caporaletti
Author Daniela Di Florio
Course Musicologia generale
Institution Università degli Studi di Macerata
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A. Tymoshenko

Musicologia 14.02.2017 A che cosa serve la musica audiotattile? La musica ci fornisce una nuova categoria, che è quella di musica audiotattile. La teoria del prof. Caporaletti ricompatta il campo musicologico. Nel momento in cui il prof era arrivato all’uni di Macerata, questa materia si chiamava “storia della musica”. Ma storia della musica di quale musica? Storia della musica significa solo che siamo nella dimensione etnocentrica(cioè pensare che la cultura è soltanto quella europea, occidentale, americana di un certo livello accademico, che non si considera poi le altre culture o subculure), quindi contrastiamo tutta l’antropologia culturale del 900, e consideriamo musica soltanto quello che noi diciamo essere musica, cioè quella che si studia al conservatorio o quella che è stata scritta e lasciamo perdere tutto il resto. Però quando Andy Warner (grandissima artista pop degli anni 60) inaugura una collaborazione con dei musicisti che non erano poi dei musicisti accademici, erano un gruppo rock di New York, The Velvet Underground che non sono citati, non sono studiati nel libro di musica e come se non esistessero. Ma Andy Warner è presente nella storia della musica mentre il gruppo rock no, chiediamoci il perché. L’errore grandissimo della musicologia è proprio non considerare le altre culture (etnocentrismo), questo lo fa proprio perchè la musica è frammentata. Chi si occupa della musica al livello critico? Queste persone possono essere divise in due grandi gruppi: il gruppo di giornalisti musicali o detti anche critici musicali e il gruppo di musicologi (coloro che insegnano all’università) che poi il loro numero è estremamente ridotto (in Italia ce ne sono solo 27). Cosa fanno i musicologi rispetto ai giornalisti? Il giornalista è il divulgatore o è il critico. Però l’aspetto critico è condiviso con il musicologo. Il giornalista in realtà si preoccupa di rivolgersi all’opinione pubblica, quindi rimediare, di far passare i contenuti che fanno parte della ricerca musicale che è quello dei musicologi. E poi si occupano soprattutto della critica. Il musicologo può entrare nell’aspetto tecnico-costruttivo, quindi può fare una critica che va addirittura nei grandi formativi del testo e questo ci porta a pensare perché c’è questa frammentazione. Il musicologo allora è una specie di psicanalista che parte dai segnali inconsci e arriva ai segnali consci. Si studia solo la musica classica e quelle altre si considerano musiche dei giovani. Questo è il motivo per cui la musica italiana è caduta così in basso. Perché se ci fossero degli interessi come ci sono negli altri paesi (gli stati Uniti, la musica pop e rock è studiata all’università da tanto tempo, dagli anni 40).. La musica di tradizione scritta occidentale. Quella che si chiama la musica classica, in realtà non vuole dire niente perchè specifica soltanto un periodo della musica, cioè il periodo classico, classicismo che va dalla metà del 700 fino ai primi anni venti del 800. Dopo di che c’è il periodo classico , post-romantico, e i primi anni del 900 l’avanguardia con il cubismo, surrealismo, ecc. Prima della musica classica invece c’è stata la musica barocca, prima ancora la musica del rinascimento (primi anni del 500), prima ancora la musica medievale che si divide in alto e basso medioevo. Questa categoria di musica è chiamata musica di tradizione scritta occidentale perché il filo rosso che lega il medioevo al modernismo dei primi del 900, il fatto che questa musica venisse scritta e che ci fosse un compositore e poi un esecutore. Infatti non possiamo considerare la musica di tradizione scritta qualsiasi pezzo che è passato a Sanremo 2017. Nessuno di quei compositori che hanno composto le musiche, l’ha scritto. L’hanno, infatti, composta in un altro modo ad esempio con un microfono, registratore e il computer, ecc. Poi ovviamente c’è stato un maestro che l’ha scritta e l’ha data all’orchestra. Quello che noi chiamiamo la musica classica è semplicemente la musica scritta e per questo si chiama anche “la musica colta”. Colto è colui che sa leggere e scrivere la musica. Tutte le altre musiche sono definite popolari, tutto ciò che non è scritto. Da notare che non stiamo facendo un discorso assiologico (assiologia riguarda i valori), cioè non stiamo dando dei valori. Dobbiamo capire perché le varie culture si sono regolate nei modi diversi. Oltre a Mozart, Bethoven ecc ci sono altre musiche altrettanto belle ma che non si studiano dal punto di vista musicologico. In genere, se io non capisco una cosa, la rifiuto e la considero brutta. Ma non è brutta, è che non la capisco. Il genere umano rifiuta ciò che non capisce. Laddove si comincia a capire, ci si apprezza. La musicologia, quindi che studia la musica della tradizione scritta si chiama musicologia storica . Questo tipo di musica studia tutto dal medioevo fino ad oggi che però è stata scritta, quindi, musica di tradizione scritta, e quindi cosiddetta “musica colta”. L’entomusicologia anche questo è un campo abbastanza ristretto perché dovrebbe studiare le musiche che non sono scritte, quindi musiche di tradizione orale. Sono le musiche etniche e le musiche popolari. La musica etnica ad

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esempio è: musica indiana, africana, cinese, araba, ecc quindi le musiche di tutte le culture folk. Queste tradizioni di musica si sono tramandate in gran parte senza scriverle. Chi invece studia questi tipi di musica (Rock, jazz, world music, pop)? Il musicologo si rifiuta di studiarla perché dice che la musica popolare non ha un autore. Ad esempio “Saltarello” è un’opera anonima della comunità, la musica folk è anonima per definizione. Questo campo viene lasciato ai giornalisti in quanto nessuno se ne vuole occupare, per questo il campo va sempre più in basso. Il modello teorico ricompatta il campo. Noi potremo studiare un modello unificato in cui unire tutte queste esperienze attraverso certe categorie critiche e potremo capire bene com se situano tutte queste musiche all’interno di un campo strutturale. Questo si chiama la teoria della formatività. Quali sono i concetti che noi studieremo? Capiremo cos’è il principio audiotattile, codifica neuratica, estemporizzazione, la matrice culturale visiva (neologismi di Caporaletti). Le musiche del mondo divise in 2 grandi gruppi: -musiche basate sul principio audiotattile, un modo di conoscere il mondo ; -musiche che sono basate sul principio della matrice visiva che è un altro modo di affrontare il mondo. Quindi le musiche non sono più divise in base al fatto etnico. La domanda è: cosa c’è di più umano dell’umanità? La cognitività. Cioè come si conosce il mondo? Con quali occhi guardo la realtà, la classifico e la relazionalizzo e la intuisco? Che cosa fa dal punto di vista critico? Quali sono gli effetti che questo modello teorico comporta? Abolisce dell’opposizioni critiche che sono servite fino ad oggi per discutere di musica a livello accademico ad esempio: 1) abolisce opposizione tra oralità e scrittura; 2) abolisce distinzione tra composizione e improvvisazione, quindi tra le musiche composte ai conservatori e le musiche improvvisate come jazz e alcuni aspetti importanti della musica rock; 3) abolisce la distinzione tra popolare e colto, quindi “colto” si ritiene ciò che è scritto, “popolare”ciò che non è scritto. Ma esiste una musica non scritta ma che ha dei valori culturali estremamente raffinati. 4) abolisce opposizione tra prodotto e processo. Laddove c’è il prodotto, c’è la composizione. Dove c’è il processo, c’è uno che sta cantando. Il compositore mi da il prodotto, e quell’altro mi da il processo. Problemi della musicologia contemporanea: 1. Il rock non ha il testo, il rock è una tradizione performativa, vuol dire che vive solo nella sua esecuzione. Ma in realtà il rock ha dei testi che sono i dischi. Ma come si fa a studiare un disco? Lo si può tradurre in note. Tutti noi abbiamo avuto un primo approccio semantico, affettivo, emotivo con il mondo musicale attraverso delle cose inanimate, attraverso delle vibrazioni, dischi, file, trasmissioni radio-televisive ecc. 2. S’intende il jazz come una tradizione orale. Il problema di tutto ciò è che non si riesce a classificare questa musica da un punto di vista cognitivo, perchè sono fuori dai soliti criteri della musica scritta. 3. Lo stesso discorso vale per lo swing che è un qualcosa che fa parte del jazz e che se non lo si riconosce, non si capisce cosa sta suonando quello che sa suonare il jazz. Per il rock c’è il termine specifico ovvero “groove” senza il quale la musica risulterebbe spenta. Solo pochi riescono a capire se questo c’è o meno. Insomma, questa musica non può essere interpretata con gli stessi criteri che si interpreta la musica di Bethoven. 4. Saule: modalitè de creatiòn en temps rèal. 5. L’improvvisazione-comme rapid composition. Oggi la distinzione tra le musiche (colte) scritte e musiche popolari non c’è più, le musiche si sono fuse. Audiotattile è una nuova categoria musicologica che serve per definire il modo di cognizione come approccio alla musica del mondo una certa parte dei musicisti. L’audio in realtà è udire, è una forma di tatto. Quando noi udiamo qualcosa, il suono ci tocca il corpo e in particolare la membrana uditiva. Ogni suono o rumore ci tocca. Tutto l’elemento sonoro è un tatto. Il rumore è un suono non musicale, è irregolare, ha una linea molto frastagliata. Il suono musicale è regolare, il rumore non lo è. Più la frequenza dello spazio aumenta, più un suono è acuto. La frequenza è più alta che vibra nello stesso spazio in un secondo (hertz), 32 hertz/ secondo è il suono più basso; 16000 è il suono

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più acuto. Più la nota è alta, più ha le vibrazioni al secondo. Questo ci porta al fatto che il rumore non è armonico ma frastagliato. Audiotattica serve per affrontare il mondo.

17.02.2017 Principio

audiotattile

Quando bisogna definire qualcosa, è importante trovare l’angolatura di definizione. A seconda della posizione in cui io mi metto per osservare qualcosa, questo qualcosa cambia. Nella definizione, quindi, è importante la prospettiva dalla quale si individua un determinato concetto. La posizione interferisce, qualifica, la percezione sia dal punto di vista sensoriale che dal punto di vista noetico, cognitivo (intellettivo). Per definire il principio audiotattile, occorre soprattutto chiarire da che punto di vista lo vogliamo conoscere. Iniziamo però passando per l’aspetto emotivo. Pascal diceva: “il cuore da le ragioni che la ragione non può conoscere”. Noi pensiamo che la nostra ragione sia qualcosa di opposto all’intuizione, alla sfera dell’emotività, della sensibilità. Ma il nostro cuore ha un suo modo di ragionare (è già l’introduzione al principio audiotattile). Quello che ci sembra irrazionale ha una sua logica. Per percepire questo principio dal punto di vista emozionale partiamo dai poeti. Loro hanno sempre detto nelle poesie ciò che poi noi andiamo a sviscerare (indagare a fondo, studiare) in una logica lineare e consequenziale. Sentiamo una canzone del cantautore britannico della contemporaneità: “Father and Son” di Cat Stevens. È un pezzo degli anni 70. Nel 1970 pubblicò un bellissimo disco “Tea for the Tillerman”(il tè per il timoniere). La canzone ha la forma di un dialogo tra un padre e un figlio. Cat Stevens descrive in qualche modo il principio audiotattile. C’è un padre che dice: “si, tu adesso hai quest’età. Il tuo problema è che sei un ragazzo, che sei giovane. Vivi allora la vita, fai come ho fatto io, che sono anziano ma felice. Trovati una ragazza, ti puoi sposare, ti puoi sistemare. Hai tutta la vita”. Gli descrive tutte queste tappe implicite alla vita. Il ragazzo gli risponde (in realtà risponde a se stesso ma cambia la voce) : “Ma come faccio a parlare se ogni volta che ti dico qualcosa, tu ti giri dall’altra parte? Come faccio se sento delle cose, li devo tenere sempre dentro di me e soprattutto sin da quando io ho iniziato a parlare, tutti mi hanno detto “ascolta, tu devi ascoltare”. Quindi come faccio a trovare questa via? L’unica cosa da fare è staccarsi.” A noi ci interessa la causa di questo dialogo perché il padre è buono, felice, dà dei consigli utili per la vita del ragazzo, dice delle cose sensate con affetto. Quello che ci interessa è la logica che muove il padre e la logica che muove il figlio.Una frase importante: “se loro dicessero le cose, io le condividerei ma loro conoscono se stessi, ma non conoscono me.”. Qui abbiamo due mondi che si contrappongono. Come è stato detto prima questo padre è buono, ha visto tante cose, tra cui anche la guerra. Abbiamo uno scontro generazionale che in realtà è stato creato dal rock. Ci interessa la struttura cognitiva cioè come ragionano questi due signori. Il padre dà delle norme, ma dice anche di riflettere e gli dà delle tappe della cosiddetta buona borghesia (sposarsi, laurearsi, avere una famiglia), cioè una strutturazione lineare della nostra società. Il figlio gli risponde: “Di quello che ho dentro, che cosa ne facciamo? Come faccio a ignorare quel mio mondo? Come posso, io, incanalarmi in una struttura lineare che è stata fatta dagli altri ma non da me, chi ha detto che mi debbo inserire in questa nicchia.” Quindi, il padre gli porta delle posizioni strutturali, distintive. E gli dice: “vedi, qua ci sono delle caselle che devi riempire per integrarsi nella società.” E il figlio invece dice: “Ma la struttura mia dove sta?” Giambattista Vico diceva che: “certum vuol dire peculiare, ciò che è peculiare del singolo, quello è certo. Quello che è comune, è sicuramente incerto.” Sono le qualità che abbiamo ognuno di noi, quelle sono certe. Il comune è incerto perché così ognuno di noi è ridotto ad una media che è incerta. Invece è la singolarità che è certa. Ci avviciniamo al principio audiotattile parlando della singolarità. Perché questa singolarità è data dal nostro essere psicosomatico (quando la mente influenza il corpo) che interviene nel mondo e che vive in un certo modo. Mentre la struttura , l’astrazione mi estrae da questa singolarità per comodità, quindi una “conoscenza economica” estrapola da questo soggetto alcune qualità. Platone diceva se ognuno di noi dà la sua opinione, qui non ci mettiamo mai d’accordo, per questo ci dobbiamo estrarre da quest’ultima e trovare un concetto che è valido un pò per tutti. Questo tipo di ragionamento, però sacrifica la singolarità. Dopo di Platone ci sono stati gli artisti ad occuparsi della singolarità e quindi hanno scritto delle storie singole. E quindi l’artista è colui che cerca la singolarità, mentre lo scienziato è quello che cerca la media, la qualità che sia condivisa a scapito sacrificando la singolarità. questi due modi di pensare il mondo

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sono due chiavi per capire come sono strutturati le musiche del mondo. Queste due grandi verità chiamate: matrice visiva (dà l’idea di qualcosa di astrattivo) e principio audiotattile (il concetto è più fluido). Come si può strutturare dal punto di vista cognitivo (intellettuale)? È una forzatura che ci serve per capire anche ciò che non può farsi capire, tutto ciò che è irrazionale. Freud dice che c’è il disagio della civiltà- siamo felici? Possiamo anche vincere, ma quella vittoria ci dà la felicità? Ci sono culture che si sono sviluppate diversamente dalla nostra, che hanno messo meditazione come primo elemento (il principio di prestazione), sono state vicine alla singolarità- conoscersi se stessi e non essere ridotto ad una stringa d’azione predefinita exosomatiche (al di fuori). Il codice è exosomatico in quanto è un sistema di regole. Domanda: “si può trovare un mondo di vita che sia coerente con delle regole che sono interne? ” e la musica ci dà una risposta: Sì! I grandi musicisti, i grandi improvvisatori hanno creato un modo di essere nell’ambiente che nasce dai loro stessi. Si può vivere, quindi, in maniera diversa rispetto al sistema di regole utilizzando il principio improvvisativo? Non c’è mi la felicità perché qualsiasi cosa poi ti riporta ai dei segni che tu vuoi scambiare con gli altri che hanno gli stessi segni, le stesse figurine. Sei sempre povero perché c’è quello che avrà una figurina più grande della tua. Chi vive all’interno di questi segni è condannato all’infelicità. L’approccio poetico. ! Gli studiosi della cultura, gli antropologi (anche noi siamo in qualche modo gli antropologi) capiamo che la cultura ha le sue regole. La cosa è interessante è che quando uno è coltissimo e sa tutto, nel momento in cui va a praticare e quindi agisce con un audiotattile, quello si chiama post-modernismo. sembra che una persona dimentica la grammatica e va a creare delle cose. Ad esempio Picasso: ha rifiutato tutte le regole e si mette a dipingere come se fosse un bambino. Il Jazz. Che cos’è? In che cosa differisce il jazz dal rock? Il jazz è più visivo del rock, perhè in qualche modo è più vicino alla musica classica. Per capire il jazz, prima bisogna capire il rock. Il musicista rock è estremamente audiotattile, singolarizzato, ha la propria creatività che è un tutt’uno con l’immagine scenica, il testo del pezzo, il sound del pezzo (gli accordi nel rock sono molto semplici, di due suoni). Quindi la differenza sta nel grado di visivizzione della musica. Nel rock, invece, che è semantico, i pezzi hanno un significato. Colonna sonora del viaggio interiore, questo è il modo in cui la gente comune approccia il suono dal rock. Nel jazz questo viaggio interiore non è possibile. Il jazz è visivo, non rimanda ad altre cose, funziona come alcuni esempi della musica classica. Il jazz ha un gioco interno che rimanda a se stesso. Il rock è più comunicativo. Il Rock. Quando nasce? Il rock-n-roll (essenzialmente è una musica da ballo) nasce negli anni 50 ma non è rock. Mentre la musica classica, il visivo predilige ciò che si può visivizzare, la melodia, l’armonia, mentre il rock predilige la “botta” quello che arriva al pubblico, la spinta della motoria energetica che arriva al pubblico sotto forma di funzionalità e del volume del suono. Bisogna ascoltare la musica con il volume con il quale i musicisti hanno creato il pezzo. La strumentazione del rock nasce nel 1950 perché prima non è stata inventata la chitarra elettrica. Anni 30: i primi esempi delle chitarre elettriche. Il più grande chitarrista jazz europeo che con due dita riesce a fare delle cose incredibili (audiotattile puro): Django Reinhardt. Lui è analfabeta, non sa leggere e scrivere (origini italiane). Prima c’è il tema sul quale Django inizia ad improvvisare. C’è stato uno studio sulle possibilità che Django poteva fare con un’apertura di 15 cm delle dita. Tante trascrizioni realizzano accordi che lui non poteva fare, quindi sono falsate. Una cosa che fece Django è prendere il concerto di Bach e improvvisarci sopra. Questa musica, in realtà, non presenta nulla, vive di sé stessa. Il rock-n-roll diventa arte quando c’è il testo di Bob Dylan e quando c’è la musica di The Beatles. La poesia di Bob Dylan incontra la strumentazione di rock-n-roll, nel 1964, con il gruppo-The Byrds che fanno “Mr.Tambourine man” (1965) così nasce il rock con la canzone che si riferiva all’ermetismo del 900. Il Rock nasce quando John Lennon dice di aver espresso i propri sentimenti, un concetto poetico in una canzone. Questo succede con “My life”. Il rock è nato in Gran Bretagna perché non c’erano dei regimi totalitari, si è sviluppato un interesse per il blues americano (Hitler avrebbe detto che sono le musiche degenerate, la musica dei neri). Quindi in Germania negli anni 30-40 non hanno avuto nemmeno un sottofondo del jazz. Sia la Germania che l’Italia quindi, sono rimaste indietro. La stessa cosa per quanto riguarda il rock russo, che non esisteva prima degli anni 80. Questi regimi sono stati sempre

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diffedenti a queste musiche. In Gran Bretagna invece si svilupperà poi il rock, il blues, ecc (Led Zeppelin ad esempio).

Musicologia 07.03.17 Il termine “cantautore”è stato inventato in Italia. Ma questo termine non si può adoperare nell’ambito anglofono perché non esiste. Questo termine è stato inventato da un produttore discografico: Vincenzo Micocci. Prima c’erano i cantanti e basta. Parliamo dell’allografia dove c’è un compositore e la musica “classica”. Se il compositore è un interprete, esecutore, si dice: allog...


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